| FOR THE PEOPLE | | FOR EDVCATION | FOR SCIENCE LIBRARY OF THE AMERICAN MUSEUM OF NATURAL HISTORY "ii LA ti A VIT] RIA MRI) il ATTI DELLA REALE ACCADEMIA SONENZIO, [EIENE e etto DI PALERMO AFETI DELLA REALE AGGADEMIA DI SCIONZio LETO RE EEE SIT DI PALERMO SG —__ TERZA SERIE (Anni 1902-1903) Volume VII. AAA PALERMO TIPOGRAFIA |. BARRAVECCHIA ® FIGLIO 1904 L'ACCADEMIA, ai termini del suo Statuto, non si rende garante delle opi- nioni, dei sistemi e delle dottrine comprese nei discorsi dei suoî componenti qui pubblicati. Tavola delle materie Magistrato Accademico. SampoLo Pror. LUIGI — Relazione Accademica per l’anno 1902. CLASSE DI SCIENZE NATURALI ED ESATTE AxGeLITTI Pror. Filippo — Osservazioni di Distanze Zenitali fatte al Circolo Me- ridiano di Repsold nel R. Osservatorio di Capodimonte durante gli anni 1893-94. ZoxA T. e CANTELLI F. — Osservazioni della durata del passaggio del Sole al me- ridiano fatte nel R. Osservatorio di Palermo negli anni 1900-1901. » » — Id. id. nell’anno 1902. Caritò Pror. MicHELE — Le foreste in montagna. CLASSE DI SCIENZE MORALI E POLITICHE FaGGI Pror. ApoLro — Victor Ugo poeta e filosofo. PitrÈ Pror. GiusePPE — Le condizioni economiche del Senato di Palermo verso la fine del Secolo XVIII. PaoLuccI Pror. Giuseppe — La prima lotta di Federico II di Svevia col papato. » » » — Le Finanze e la Corte di Federico II di Svevia. GaruFI Pror. C. A. — I diplomi purpurei della Cancelleria Normanna ed Elvira prima moglie di Re Ruggiero (1117?-6 febbraio 1135). CLASSE DI LETTERE ED ARTI SampoLo Pror. Luigi — Lettera inedita di Giovanni Meli. De Gregorio Giacomo — Relazione sul XIII Congresso Internazionale degli Orien- talisti (Amburgo, 1902). COMUNICAZIONI Riassunto delle osservazioni Meteorologiche eseguite nel R. Osservatorio di Palermo (Valverde) negli anni 1901-902-903. REST SEO GET UO STAI SAN DILLON Ax ki 4 I) ii î i PATRONO IL MUNICIPIO DI PALERMO PROMOTORE Il Pro-Sindaco di Palermo : COMM. PIETRO BONANNO SOCIO ONORARIO S. A. R. LUIGI AMEDEO DI SAVOIA Duca degli Abruzzi eV __3 MAGISTRATO ACCADEMICO Presidente PiTRÈ Comm. Giuseppe, Dottore in Medicina. Vice-Presidenti SALVIOLI Cav. Giuseppe, Professore di Storia del Diritto Italiano nella R. Università. VENTURI Comm. Adolfo, Professore di Geodesia Teoretica nella R. Uni- versità. Segretario Generale SAMPOLO Comm. Luigi, Professore di Diritto Civile nella R. Università. Classe di Scienze Naturali Direttore MaAcaAaLUSO Comm. Damiano, Professore di Fisica nella R. Università. Anziani CERVELLO Comm. Vincenzo, Professore di materia Medica e Farmaceu- tica sperimentale nella R. Università. Borzi Antonino, Professore di Botanica e direttore dell'Orto Botanico. VINI Segretario della Classe GeRBALDI Francesco, Professore di Geometria analitica e projettiva nella Scuola di applicazione per gli Ingegneri. Classe di Scienze Morali e Politiche Direttore Ricca SALERNO Comm. Giuseppe, Professore di Economia Politica nella R. Università. Anziani Di BartoLo Mr. Can. Salvatore. RiccoBoxo Salvatore, Professore di Istituzioni di Diritto Romano nella R. Università. Segretario della Classe Papa D'Amico Lucio, Professore di Diritto Commerciale nella R. Uni- versità. Classe di Lettere e Belle Firti Direttore SaLimas Comm. Antonino, Professore di Archeologia e Direttore del Museo Nazionale. Anziani Giri Cav. Giacomo, Professore di Letteratura Latina nella R. Università. Amico Cav. Ugo Antonio, Professore di Lingua Italiana nel R. Liceo Vittorio Emanuele. Segretario della Classe SALAMONE-MARINO Cav. Salvatore, Professore (libero docente) di Patologia speciale medica e propedeutica clinica medica nella R. Università. Segretario aggiunto TODARO DELLA GALLIA Comm. Antonio, Professore pareggiato di Diritto Civile nella R. Università. Tesoriere Zoxa Prof. Temistocle, Primo assistente all'Osservatorio Astronomico. RELAZIONE ACCADEMICA PER L'ANNO 1902 Letta dal Segretario Generale PROB UuliGMNS ANEROSO nella tornata del 14 Febbraro 1908. IVI P) ON è Inavatg9 KON KKK] TT KCK TC CCC toc VIPILIIITAIIANKM TANTI FUIBITTIMENTATIRATMENEOMFENMACIT 00 DI DI mu COCO OI IONI SOMMARIO : Nuovo Magistrato — Pareggiamento dell’Accademia — Dotazione mu- nicipale — Solenni tornate — Lettura di Mons. Boglino — Letture del Prof. Pao- lucci e del Prof. Salvioli — La quaestio de aqua et terra trattata dal Prof. Ange- litti — Lettura del Prof. Zona —Il Congresso degli Orientalisti in Amburgo ed il Congresso storico internazionale in Roma, vi è rappresentata la nostra Accademia — Il padre Angelo Secchi ed il 25° anniversario della sua morte — Atti dell’Acca- demia — Trasferimento in Pavia del Prof. Faggi — Morte del socio onorario Con- tardo Ferrini — Notizie intorno al socio Senatore Giuseppe Sensales. Signori, Al termine del triennio 1900-1901-1902 il Magistrato Accademico è stato rinnovato. E qui mi è doloroso annunziarvi che l'illustre nostro Presi- dente Mons. Vincenzo Di Giovanni è andato sempre peggiorando, né c’è speranza che si rifaccia e torni ai geniali suoi studî, essendosi spenta già la mente che svolse la sua feconda attività nei campi della filosofia e più in quelli delle lettere e della erudizione. Vi piacque nominarlo Presidente emerito. Rinnovando le cariche accademiche, voi nominaste Presidente onorario l’ uno dei due Vice-Presidenti, 1’ illustre Comm. Senatore G. G. Gem- mellaro, antico Vice-Presidente; e l’altro, che gode meritata fama fra i professanti la scienza economica, Comm. Prof. G. Ricca-Salerno, voleste conservare nella vita attiva nominandolo Direttore di Classe. 4 RELAZIONE PER L'ANNO 1902 Altri mutamenti vi è piaciuto di fare fra i direttori, gli anziani e i segretari, sostituendo a soci insigni altri di non minor fama. Me avete voluto conservare nell'ufficio che occupavo per vostra bontà da non pochi anni. Ed io ve ne rendo pubbliche grazie, e mi adopererò tutto, come per il passato, per la floridezza dell’Accademia. Del pareggiamento della nostra con le altre maggiori d’Italia nulla dirò, perchè finora nulla è stato deciso dal Consiglio dei Ministri. Bi- sogna insistere e fortemente; il magistrato accademico non mancherà di propugnare con tutte le forze la opportunità del pareggiamento (1). La vita della nostra Accademia è stata fiorente più che mai in que- sti ultimi anni. Il Municipio ci soccorre con una tenue dotazione che dal 1791 è stata sempre cresciuta; ed ora è elevata a L. 2000; e dovrebbe essere maggiore. Le letture si sono succedute con frequenza negli anni 1901 e 1902. Tre solenni tornate ebbero luogo, due consacrate a due sommi italiani : Giuseppe Verdi (2), il genio musicale della seconda metà del secolo XIX, e Vincenzo Gioberti (3), uno dei più grandi filosofi ed esteti dello stesso se- colo di cui celebravasi il primo centenario della nascita; la terza fu de- dicata al grande poeta francese Victor Ugo (4). Il Prof. Giuseppe Natoli lesse un forbito ed elaborato lavoro intorno al Verdi,il Prof. Adolfo Faggi recitò le lodi del filosofo e letterato pie- {1) Il novello magistrato accademico inviava all’ on. Zanardelli il seguente tele- gramma : i « Eccellenza Zanardelli — Frascati. « Novello Magistrato Regia Accademia scienze, lettere, belle arti insediandosi invia Eccellenza Vostra reverente saluto e pregala voglia provvedere pareggiarsi nostra Accademia a quelle di Torino, Napoli, Milano, pareggiamento chiesto nostro Magi- strato appoggiato Consiglio Comunale, Provinciale. « Presidente, Pitrè. Segretario Generale, Sampolo » . Il ministro rispondeva : « Prof. Pitrè Presidente dell’Accademia di scienze, lettere e belle arti — Palermo. « Riconoscente del gentile e benevolo saluto lo ricambio di cuore lieto se potrò effettuarne le aspirazioni. Zanardelli. » (2) Solenne adunanza del 28 febbraro 1901. (3) Adunanza del 16 giugno 1901. (4) Adunanza del 15 febbraro 1902. RELAZIONE PER L'ANNO 1902 5 montese V. Gioberti e poi quelle di Vietor Ugo, dopo un breve discorso del Segretario Generale sulla vita del poeta. Il Socio Mons. Boglino tolse a trattare Del movimento storico, letterario in Sicilia nel secolo XVIII e degli studi dì Giovanni Di (riovanni. Il secolo XVII fu splendido in Sicilia e lo descrisse Domenico sScinà nel suo eccellente : Prospetto della storia letteraria di quel secolo. Il Boglino tessè la vita del Di Giovanni taorminese, che concepì e pubblicò il Codice Diplomatico Siculo, annotato e arricchito di appen- dici nelle quali svolse importantissime quistioni storiche coi principî della sana critica. Le amarezze che la grande opera procurò all'autore furono cagione di non essersi continuata e condotta a fine, non essen- done uscito che il primo volume (1). lì Prof. Paolucci, insigne storico che ha scritto Del Comune di Milano e del Comune di Roma, e dettato con tanto amore i gesti del grande patriotta precursore dei Mille, Rosolino Pilo, ha intrapreso ad illustrare la epoca memoranda di Federico II. La giovinezza di Federico II di Svevia e i prodromi della sua lotta col Papato fu argomento della prima lettura (2), cui seguì l’altra La prima lotta di Federico II di Svevia col Papato (3). La lotta tra il Papato e l’Impero, tra la Chiesa e lo Stato, tra i di- ritti della Società civile e quelli dell'Autorità religiosa, rappresentò per più di due secoli l’ oggetto principale intorno al quale si svolse quasi tutta la vita dell'Europa. Questa lotta raggiunse il suo culmine al tempo di Federico II di Svevia, il cui regno cominciato col massimo accordo tra papato e impero, si mutò in una guerra instancabile che fini collo sterminio della Casa Sveva e la vittoria apparente del Papato. Il Prof. Salvioli con quella competenza che gli è propria nelle disci- pline storiche, ragionò della proprietà dei Papi in Sicilia nei Secoli VI e VII. (1) Il discorso di Mons. BoeLino su Mons. Giovanni Di Giovanni è inserito nella Sicilia Sacra, vol. III, p. 36, 47, 273, 361, 454, 457. (2) Adunanza del 21 aprile 1901. (3) Adunanza del 20 aprile 1902. 6 RELAZIONE PER L'ANNO 1902 Il socio Angelitti presentò un lavoro intitolato: La quaestio de aqua et terra (1), attribuita a Dante, ridotta alla sua più probabile lezione se- condo il senso, nuovamente tradotta e commentata. La controversia sull’ autenticità della quaestio de aqua et terra attri- buita a Dante pareva nell’ultimo ventennio definitivamente decisa, per opera di eminenti letterati, che, sull'esame estrinseco del trattatello, lo avevano dichiarato apocrifo. L’Angelitti, in un suo precedente lavoro : Sulla data del viaggio Dan- tesco (2) esaminando il contenuto dell’operetta tentò di far rivivere la con- troversia; e dopo quel tempo alcuni studi sono venuti in luce per so- stenere l'autenticità, altri se ne annunziano, che hanno in mira di com- batterlo. Comunque sia di ciò, nel suo lavoro il nostro socio si propone prin- cipalmente la reintegrazione della quaestio la cui edizione principe del 1508 risulta inquinata di molti errori di stampa e di senso, mentre le edi- zioni posteriori non sempre riuscirono a correggere giustamente quelli, anzi spesso ne introdussero dei più gravi. Nell’assoluta mancanza di qualsiasi manoscritto, in questa reintegrazione l’ Autore si è lasciato guidare unicamente dal senso del contenuto. Egli inoltre offre una nuova traduzione dell'operetta e un ampio com- mento, nel quale esamina tutto ciò che sotto l’aspetto scientifico ha re- lazione con essa, e specialmente quanto si trova di analogo nei trattati di Aristotile e nelle altre opere di Dante. Lo stesso tema della quaestio de aqua et terra fu argomento trattato nella R. Accademia di Scienze di Torino nell’ adunanza del 22 giugno del 1902. Fu letta una relazione dal socio R. Renier sulla seconda me- moria di Giuseppe Boffito intorno a quel tema. Il Boffito ritiene l’autore non un seguace di Aristotile, di Alberto Magno, (1) Il titolo della Quaestio è : Quaestio forulenta ac perutilis de duobus elementis aquae et terrae tractans nuper reperta quae olim Mantuae auspicata, Veronae vero disputata et decisa, ac manu propria scripta a Dante florentino poeta clarissimo quae diligenter et accurate correcta fuit per Rev. Magistrum Joannem Benedictum Moncettum de Castilione Aretino, regentem Patavinum ordinis Eremitarum divi Augustini sacraeque thelogiae doctorem exrcellentissimum. - (@) Intorno alla quaestio vedi ANGELITTI: Sulla data del viaggio Dantesco e dello stesso autore The genviness of the quaestio de aqua et terra, p. 303-39 nel Bullettino della Società dantesca italiana, vol. VIII, p. 52-11. RELAZIONE PER L'ANNO 1902 î di S. Tommaso, ma un discepolo di Egidio Colonna, un teologo Agosti. niano, e pare a lui non abbia nulla di comune con Dante, sì bene con alcuni scrittori famigliari a lui, con autori e opere che egli non conobbe o almeno non mostrò di conoscere. Il Prof. Zona c’intrattenne con vivo interesse sul tema : Diametri s0+ lari con passaggi meridiani. Nel 1875 ebbe principio il Congresso internazionale degli Orientalisti sorto sotto il patrocinio della Sezione di etnografia dell'Ateneo orientale di Francia. Nel 1897 il Congresso ritornò in Parigi e imprese la sua nuov: serie ciclica. La dodicesima si tenne a Roma nel 1899, la tredicesima nel 1902 in Amburgo. La nostra Accademia non vi era stata mai rappresentata. Nell'ultima vi figurò insieme con quella dei Lincei e con la Società Asiatica di Firenze. Il Magistrato Accademico delegò a rappresentarla il Prof. Marchese Giacomo De Gregorio, il quale in una delle sedute del corrente anno vi renderà conto di quella sessione. Per invito del Ministro della P. I. il nostro magistrato delegava a far parte del Comitato Esecutivo del Congresso Storico Internazionale che si adunerà in Roma nel prossimo aprile, il chiarissimo Prof. Giu- seppe Salvioli. Si faranno in Roma onoranze al celebre Padre Angelo Secchi pel 25° an- niversario della sua morte. Era socio della nostra Accademia sin dall'aprile 1856. Direttore del l'Osservatorio Astronomico del Collegio Romano, recossiin Augusta nel 1870 con la Commissione italiana, per studiare il meraviglioso fenomeno del. l’ecclisse totale del Sole. In Palermo, aderendo all'invito del Magistrato Accademico, fece una conferenza intorno a quello ecclisse nell’ Aula Magna dell’ Università, essendo angusta la Sala delle Lapidi all’ accor- rente numeroso uditorio (1). (1) La seduta fu ricordata dalle Nuove Effemeridi Siciliane, vol. II, novembre-dicem- bre 1870, nelle quali si riportò la conferenza del Secchi. Vedi anche Proemio, Conto reso dei lavori degli anni 1870-71-72, vol. IV, Atti della R. Accademia, Nuova Serie 1874. (0 ®) RELAZIONE PER L'ANNO 1902 Egli: diè conto sommario dei risultamenti ottenuti in quella ecelissi ; ed espose gli studi fatti dalla Commissione italiana alle sue due stazioni a fin di determinare le coordinate geografiche (1). È bene che anche noi tenessimo una solenne tornata per rendere tri- buto d'onore a Lui che fu dei più grandi astronomi dell'età che fu sua, e pubblicò la stupenda opera L'Unità delle forze. La terza serie dei nostri A?# si è cominciata nel 1891: in dieci anni si sono pubblicati 6 volumi, e si è intrapreso già il settimo. Pochi è vero, perchè noi vorremmo darne uno per anno. Bisogna però che le letture siano più frequenti e che i discorsi ci si mandino per inserirli negli Atti. Alcuni dei soci pubblicano a parte ovvero in altri giornali le memorie lette. altri non ce le dànno perchè fanno parte di lavori più estesi. Manca quindi talvolta la materia pei nostri Atti. Dei nostri soci collaboratori il Prof. Faggi fu trasferito all’Università di Pavia. Era venuto in fama nelle dottrine di filosofia pura nonchè nel campo della estetica e della sociologia. Apprezzatissimi sono i due vo- lumi da lui intitolati : Principi di psicologia moderna ove sono svilup- pate le teoriche dei fisiologi e dei psicologi italiani e stranieri sulla per- cezione e il lavorio della psiche umana. (1. Piacemi riferire la iscrizione che leggesi in Augusta a memoria del fatto e della Commissione italiana che ivi recossi a studiarlo. SENATUS POPULUSQUE MEGARENSIS AUGUSTARUM GL'ILLUSTRI ASTRONOMI D'ITALIA, INGHILTERRA, AMERICA CONVENUTI IN AUGUSTA A SCRUTARE IL GRANDE FENOMENO DELL'ECCLISSE TOTALE DEL SOLE < DEL XXII DICEMBRE MDCCCLXX QUESTA MERIDIANA COSTRUTTA DURANTE LA LORO DIMORA DAI SOMMI G. B. DONATI E P. ANGELO SECCHI A PERPETUO RICORDO DELL’AVVENIMENTO E DELLA RICEVUTA OSPITALITÀ INAUGURARONO. RELAZIONE PER L'ANNO 1902 9 L'Università palermitana ha perduto un ottimo insegnante, 1’ Accade- mia un socio operoso e di alta cultura. Due lutti ci hanno funestato nell’anno decorso. È morto il Prof. Contardo Ferrini di appena otto lustri, insigne ro- manista venuto in altezza di fama anche nei paesi stranieri, specie in Germania. Amico del celebre Zachariae von Linghental, ne fu il con- tinuatore negli studi del diritto bizantino. Institut. graeca paraph. Theophilo anteces. culgo tributa (incompleta); I commentari di Gaio e l'Indice greco delle Istituzioni; La storia delle fonti del diritto romano; Le fonti delle Istituzioni giustinianee; I legati e i fide- commessi; il 7° volume dell’ opera di Heimbac, / basilicî, contenente il manuale intorno ai medesimi, letto in un palinsesto della Ambrosiana di Milano, e il Manuale delle pandette sono le opere cui è raccomandato il nome .di Contardo Ferrini, e che lo faranno annoverare tra i più illustri romanisti del secolo XIX. E s’accingeva, con altri valenti, a pubblicare : Fontes et documenta juris romani antejustinianei, opera che vincerà per ampiezza di fonti e documenti tutte le precedenti. Noi lo avremmo veduto al Congresso Nazionale Giuridico-Forense che si terrà nella nostra Città e avremmo ammirato la relazione sopra un tema da lui medesimo proposto : Nuovi studi e ricerche sulla storia del diritto romano in Oriente. Ma la inesorabile morte ci ha tolto il piacere di veder lui e di sentirlo svolgere il suo tema. Moriva in Roma nel 22 giugno 1902 il Senatore Giuseppe Sensales, nostro antico socio. Nato in Palermo nel 1833 da famiglia civile coltivò le lettere e nella sua giovinezza insegnò lettere italiane e latine in un istituto pubblico; fu ufficiale di seconda classe nella Sovraintendenza del Grande Archivio di Stato. Collaborò nella /aciZla che dal 1856 al 1859 pubblicavasi da una eletta di giovani con l’intendimento di studiare la letteratura con- temporanea d'’ Italia, di studiare la Sicilia nella sua storia, nelle scienze, nelle lettere e nelle arti, e far conoscere agli Italiani la Sicilia e ai Si- ciliani l’Italia. E fummo allora compagni. Dei parecchi pochissimi rima- niamo, già nel declivio della vita. Addetto al Ministero dell’Interno nel 1860, fu chiamato a prestar ser- vizio in Torino. Nominato Prefetto nel 1873, tenne interinalmente la di- rezione della pubblica sicurezza. 10 RELAZIONE PER L'ANNO 1902 Lo ebbero prefetto le provincie di Catanzaro, Ascoli Piceno, Girgenti, Messina, Pisa, Ravenna, Palermo, e fu molto apprezzato in tutte per la sua cultura e per la vigoria del carattere. Nel 1892 venne eletto Senatore. Nei giorni che seguirono l’esecrato delitto contro il buono, il prode, il pio Umberto che profondamente commosse la coscienza nazionale, scrisse sopra una delle quistioni più ardenti e sempre viva, qual’è quella della sicurezza pubblica: L’anagrafe di polizia in Italia (1) che si pub- blicò nella Nuova Antologia. Incominciata questa istituzione sotto il Ministero di Francesco Crispi nel 1887, ebbe il titolo di anagrafe, libro descrittivo. Non tenuta in conto dal Ministro Nicotera, fu ripristinata dal Crispi nel 1893; abban- donata poi nell’ ottobre del 1896. Ricorda l'Autore i precedenti dell'anagrafe nel parlamento subalpino, discorre della municipale e di quella di polizia, rilevandone le differenze per lo scopo diverso cui mirano. Espone il concetto del Ricasoli sulla polizia in uno stato libero; tocca delle prefetture di polizia di Parigi e di Berlino. Esamina poi i fatti che precedettero 1’ assassinio di Monza, il più gran delitto del secolo, e afferma che nulla fu fatto dal Governo per prevenirlo. Il triste argomento, egli dice, ribadisce e conferma ciò che provano le tavole di statistica criminale, l’assoluta deficienza del nostro servizio di pubblica sicurezza. « L’anagrafe, è questa la chiusa del discorso, com’è voluta dalla legge del 1889, è la tradizione viva, in continuo movimento. L’ avere talora interrotto , talora abbandonato il lavoro, è stato cagione di nocumenti non pochi né lievi alla pubblica sicurezza, e dopo quaranta anni di vita nazionale siamo costretti a dire : abbiamo migliori agenti, migliori ufficiali, ma non abbiamo polizia ». A tre anni di distanza, si può ripetere lo stesso. I recenti fatti ne fanno prova. Il Sensales morendo istitui borse annue di studio di L. 1300 per quei giovani di ottima condotta morale che compiuti gli studi classici o tec- nici non possono per mancanza di mezzi avanzare a più alta cultura. E queste borse di studio volle si conferissero dai sindaci dei paesi ove egli fu prefetto. Questi lasciti che ammontano al capitale di lire duecentomila baste- rebbero a rendere benemerito il Sensales e a tramandarne il nome alle future generazioni. E fu bella e provvida istituzione. Quanti volenterosi (1) Nuova Antologia, 16 maggio 1991, p. 218. RELAZIONE PER L'ANNO 1902 11 sono impediti a proseguire negli alti studi per manco di mezzi, ovvero debbono lottare coi disagi e con la fame, per andare innanzi nella via del sapere. Ma si accresce di molto la benemerenza del Sensales per la fondazione di studi che da lui prenderà nome. Certo che incoraggiare con larghi premi gli studiosi a ponderose opere è nobile pensiero. La Savigny-Stiftung offre premi per il progresso del diritto comparato: la fondazione Bluntschli per lo studio del diritto pubblico generale (comparato); quella Holtzendorff per le scienze criminali e penitenziarie, e pel diritto penale internazionale. In Francia si danno per gli studi di molteplici discipline premi di 1000, 2000, 3000, 5000, 10,000 e fin di 20,000 lire. In Italia l'Accademia dei Lincei distribuisce i premi annuali di L. 10,000 conceduti dal Re Umberto, riconfermati dal Re Vittorio Emanuele III, per le scienze fisiche, per le scienze giuridiche, per le scienze storiche e archeologiche. L'Istituto Lombardo e lo Istituto Veneto danno anche i lorc. L’acca- demia delle scienze di Torino conferisce il premio Bressa di L. 10,000, recentemente aggiudicato al nostro illustre Presidente per i suoi studi di letteratura popolare, e gli altri fondati dal Dionisio, dal Ferraris, dal Gautieri e dal Vallauri. Anche altre Accademie e Università bandiscono concorsi a premio. La nostra Università dispensa i premi di Mr. Giuseppe Gioeni e quelli di Mr. Paolo Di Giovanni, del can. Nicolò Di Carlo, del senatore Petti- nengo e del Prof. Simone Fubini. Lo svedese Alfredo Nobel, dopo avere inventato uno dei più terribili esplodenti che si conoscano, la dinamite, volle lasciare il suo ricco pa- trimonio — nel 1902 si conferirono i primi premi — in favore dei grandi scopritori, dei letterati, scienziati e di coloro che consacrano la loro vita per la pace universale. Fondò cinque premi annuali di 150,000 corone pari a L. 208,000, due per la più importante scoperta in fisica e chi- mica, uno per la più notevole scoperta in fisiologia o in medicina gene- rale; uno per il letterato o filosofo che avrà prodotto l’opera idealmente più alta; il quinto per chi avrà cooperato di più per recare in atto la fraternità fra i popoli, la sopressione degli eserciti permanenti, la propa- gazione della pace; da conferirsi i primi due dall’Accademia svedese delle Scienze; il terzo dall’ Istituto. Carolin di Stocolma; il quarto dall’ Acca- demia di quella Città, e il quinto da una Commissione di cinque membri eletta dallo Storthing norvegese. Il nostro Sensales volle che il suo patrimonio, non ereditato dai pa- 12 RELAZIONE PER L'ANNO 1902 renti, ma formato da lui medesimo coi suoi risparmi, fosse consacrato a vantaggio delle scienze. Riferisco alcune parole del suo testamento : « Per soddisfare, egli scrisse, ad un voto costante dell’ animo mio, alla cui attuazione le vicende della vita e l'adempimento degli uffici governativi, che ho sostenuto, mi hanno impedito di concorrere diret- tamente, voglio che l’intero mio asse patrimoniale sia destinato ad in- coraggiare ed aiutare in Italia la pubblicazione di opere scientifiche e letterarie originali, che possano giovare ai progressi delle scienze e della, cultura generale del paese ». N Il premio sarà triennale da conferirsi da quattro Accademie che sa- ranno designate, meno una, nominata dallo stesso testatore, l’ Accade- mia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo, alla quale il Sensales ap- partezne sin da giovane, e che sarà la prima a bandire il concorso e proporne il tema. Sia lode a lui di avere ricordato questo antico Istituto, dandogli il primo posto fra le altre sorelle. Il premio triennale frutterà al vincitore del concorso L. 100,000 nette, premio che in Italia ogni altro avanza. I concorsi saranno nazionali, imperocchè il fondatore ha voluto inco- raggiare in Italia la pubblicazione di opere scientifiche e letterarie che possano giovare ai progressi della: scienza e della cultura generale del paese. Lo Statuto della sua fondazione sarà compilato dal Primo Presidente della Corte di Cassazione, dal Sindaco e dal Rettore dell’ Università della Capitale. Facciamo voto che la fondazione Sensales, eretta ad ente morale, inco- minci presto ‘ad essere attiva e fruttuosa. Con questa così utile fonda- zione egli innalzava a sè stesso monumentum aere perennius. Signori ! Il nuovo Magistrato Accademico seguirà le tradizioni del precedente ed è a sperare che il novello anno si chiuda, compiendosi il legittimo de- siderio lungamente sentito del pareggiamento della nostra Accademia alle altre più importanti del Regno. E CIESSEDISCIENZENATURAEMED ESATTI LEO, (deb cod "Osservazioni di Distanze Zenitali fatte al Circolo Meridiano di Repsold nel R. Osservatorio di Capodimonte durante gli anni 1893-94 MEMORIA DEL SOCIO FILIPPO ANGELITTI Presentata nella tornata del 20 Aprile 1901 TIT TITO ISS o NE RL ) q 7 ra a 2, Le x ni i ca Si ph È. Lal Imi VITAE ni dd SNO TMVNIVINVN VIVI MIFVIMISNVMONISIINNMOVNVMOVVCIDNCVICRTANOCVATONACCVIMOLIOIUCRIOCOVNOOCOMECCOMOOOOMOOCOMOOCOMAIOOMOOCOMIICOMEIOOPNIOCNTOC COFANO COVO TINRO TORONTO NOTATO PONTI TO OPA NT OTON DENOTANO OTO Osservazioni al Circolo Meridiano di Repsold A CAPODIMONTE INTRODUZIONE Nel Maggio del 1893, quando io era ancora assistente nel R. Osser- vatorio di Capodimonte, espressi al Prof. FERGOLA, direttore del mede- simo, il desiderio di fare una serie di determinazioni di distanze zeni- tali della Polare alle due culminazioni; egli aderi di buon grado alla mia richiesta, e mi concesse l’uso del magnifico Circolo Meridiano di Repsold. L’ idea di tale lavoro m’ era venuta già da qualche tempo, da che, esaminando i risultati delle osservazioni fatte sulla Polare da CARLO BrIoSscHI coi Circoli Ripetitori di Reichenbach negli anni 1819-21, vi avevo trovato un andamento, che simulava una forte variazione di latitudine; e mi parve tanto più opportuno di mandarla ad effetto allora, che lo stesso Prof. FERGOLA aveva appunto cominciata una serie di osservazioni per determinare le variazioni della latitudine col Cannocchiale Zenitale di Wanschaff, mediante il metodo di TALcOTT, seguendo le norme già in uso per siffatta ricerca (1). Per verità, meglio sarebbe stato, per conto (1) Le osservazioni fatte dal BrioscHI negli anni 1819 e 1820 furono dal medesimo pubblicate nell’opera Comentarj astronomici della Specola Reale dì Napoli, vol. I (Na - 4 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE mio, ripetere col Circolo Meridiano tutte le osservazioni fatte dal BRIO- scHI coi Ripetitori, e dedurre nuovamente la latitudine, la costante prin- cipale della refrazione, la costante dell’aberrazione annua e le parallassi delle stelle; ma, in questo intento, avrei dovuto dare alle osservazioni un carattere rigorosamente assoluto, ed invertire frequentemente il Circolo Me- ridiano, allo scopo di eliminare da un’osservazione all’altra l’errore di orien- tazione, ossia la differenza proveniente nelle distanze zenitali dalle due posizioni, diretta e inversa, dello strumento; differenza, che, in una serie di osservazioni fatte dal Prof. FERGOLA nel 1889, durante l’ opposizione del pianeta V2ttoria, si era trovata in media di circa 2’, per stelle comprese tra 2° e 10° di declinazione australe (1). Ora,.il Circolo Meri- diano di Repsold ha un sol cerchio diviso e un sol cerchio porta-micro- scopî, e l'inversione è un’operazione ardua, perchè implica il trasporto da un pilastro all’altro del circolo porta-microscopî, e tutta la fatica di aggiustare nuovamente i microscopî medesimi. Se avesse avuta la di- visione su entrambi i cerchi, e fosse stato provveduto di microscopî da ambo le parti, quell'idea si sarebbe potuta attuare facilmente. Lo strumento io lo conosceva nei suoi più minuti particolari, per la lunga assistenza prestata in circa 15 anni alle osservazioni, che vi si erano fatte; ma non lo aveva mai adoperato : soltanto qualche volta, a semplice scopo di prova, o di verifica, era stato invitato a fare delle letture dei microscopî, o qualche puntata di Nadir. Per assicurarmi del- l'esattezza, che io avrei potuto raggiungere con esso, pregai il Profes- sore FERGOLA di fare anche lui a principio qualche osservazione del ge- nere di quelle, che erano state stabilite. Le osservazioni furono comin- poli, 1824-26); quelle fatte nel 1821 furono da me pubblicate con la memoria Distanze zenitali circummeridiane di alcune stelle principali osservate nell’anno 1821 dall’astro- nomo CarLo BrroscHI, nel volume XIN degli Atti dell’Accademia Pontaniana (Na- poli, 1889). Le variazioni presentate dalle distanze zenitali della Polare osservate dal BrioscHI furono da me esaminate nella memoria Nuova determinazione della la- titudine geografica del Reale Osservatorio di Capodimonte, pubblicata nel 1892 nel vo- lume V, Serie 22, degli Atti della R. Accademia delle Scienze fis. e mat. di Napoli. I risultati delle osservazioni fatte negli anni 1893-94 dal Prof. FeRGOLA al Can- nocchiale Zenitale di Wanschaff sono riportati in una memoria presentata il 10 lu- glio 1897 alla R. Accademia delle Scienze fis. e mat. di Napoli, Novella determina- zione della costante dell’ aberrazione e della latitudine di Napoli (V. Rend., fase. 0, luglio 1897). (1) Vedi : Osservazioni del pianeta Vittoria e di 41 stelle di paragone nella opposizione del 1889 eseguite al Circolo Meridiano di Repsold nel R. Osservatorio di Capodimonte da EmanueLE FerGoLA (Atti della R. Accademia delle Scienze fis. e mat. di Na- poli, vol. VI, Serie 22, pp. 24-43). OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE — 5 ciate nei primi giorni di Giugno 1895, nella posizione Cerchio a West, puntando la Polare alle due culminazioni e determinando ogni volta il Nadir. I primi risultati dettero per la latitudine un valore più pic- colo di quello che si riteneva come esatto: ciò era evidente indizio dell’influenza dell’errore di orientazione; e fu confermato invertendo al principio del Luglio successivo lo strumento, e portandolo nella posi- zione Cerchio a Est, nella quale fu poi lasciato durante tutta la serie. Dapprima si osservò solamente la Polare; più tardi, verso il principio di Agosto 1893 accoppiai la pica con la Polare a culminazione infe- riore, e = Ceti con la Polare a culminazione superiore; più tardi ancora, verso la metà di Ottobre 1893, aggiunsi altre due coppie di stelle, cioè ] Cassiopejae e ® Arietis, che culminano quasi contemporaneamente alla Polare superiore, ed x Draconis e Arturo, che culminano quasi contem- poraneamente alla Polare inferiore. Procurai di dare alla serie la mag- giore possibile continuità, sino alla fine di Giugno 1894; nel qual tempo il Prof. FERGOLA lasciò le sue osservazioni di latitudine al Cannocchiale Zenitale di Wanschaff, e ne affidò la continuazione al Dott. CONTARINO ed a me, sino all’anno 1898. Dal Luglio 1894 sino alla fine dell’anno stesso le osservazioni al Cir- colo Meridiano furono da me continuate, ma molto interrottamente, non solo per la detta ragione, ma anche perchè presi a studiare i tratti della divisione del cerchio, che nelle osservazioni erano caduti sotto i microscopî. Oso dire che cercai di fare tutte le osservazioni con un’ accuratezza pari alla eccellenza dello strumento, e che le ho ridotte tutte io ste sso, senz’altri aiuti, con la maggiore diligenza. Presento ora i risultati im- mediati, senza fare su di essi alcuna considerazione, riserbandomi in un altro lavoro di discuterli, per trarne quelle conclusioni, che saranno su- scettibili di dare. SEZIONE I. Condotta delle osservazioni. 1. Cenni sullo strumento. — Il Circolo Meridiano lavorato da A. Rep- sold pel R. Osservatorio di Capodimonte è uno dei più belli strumenti, che siano stati costruiti nella seconda metà del secolo passato, ed è impiantato in condizioni, che difficilmente si potranno attuare le mi- gliori. Esso è situato nel mezzo della sala meridiana orientale sopra due pilastri di marmo, che, isolati dal pavimento della stanza, scendono 6 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD 4 CAPODIMONTE a incastrarsi sopra un grande pilone piramidale cosiruito in muratura, fondato sul masso del monte, e completamente isolato dai muri dell’edi- fizio. Le parti principali dello strumento sono: un cannocchiale di 0," 165 di apertura e di 2,® 2 di distanza focale, costituito da due ironchi di cono perfettamente simmetrici, nei quali il pezzo oculare si può scam- biare col pezzo obiettivo; un pezzo oculare, che porta uu micrometro con due viti, una nel senso degli azimut e un’altra nel senso delle altezze, con 4 mute di oculari, icui ingrandimenti sono $0, 102, 156 e 240 volte: due circoli sim- metrici di 1" di diametro, dei quali uno solo è diviso con due divisioni, una interna di 10’ in 10’, e numerata di 10° in 10°, che serve per di- rigere il cannocchiale, e l’altra esterna di 2° in 2’, non numerata, che cade sotto i microscopi; un circolo porta-microscopî, al quale sono col- legati 4 microscopî a 90° e una linguetta che serve da indice; un cir- colo simmetrico e quasi identico al circolo porta-microscopî; un cerchio manubrio e un braccio, collegati al cubo centrale, che servono per gi- rare lo strumento, per fermarlo, e per darvi i piccoli movimenti con la vite di richiamo. Lo strumento è contrappesato da pesi, che scorrono lungo delle leve, per modo che si può regolare a piacimento la parte che deve gravare mediante i perni sui cuscinetti. Le due condizioni dello sirumento, che si diversificano per lo scambio del pezzo oculare con l’ obiettivo, si indicano con le notazioni OI ed OI : nelle presenti osservazioni lo strumento era nella condizione OI (1). I microscopî si distinguono coi numeri I, II, II e IV; e, tanto nella posizione Cerchio a West, quanto nella posizione Cerchio a Est, si è con- venuto di chiamare microscopio I l’inferiore a Nord, II il superiore a Nord, Il il superiore a Sud, IV l'inferiore -a Sud. E poichè, nell’ in- versione dello strumento, il circolo porta-microscopî si irasporia in- tegralmente da un pilastro all’altro, scambiandolo col simmetrico, ne segue che il microscopio I nella posizione di Cerchio a West divenia IV nella posizione di Cerchio a Est, e reciprocamente, e il microscopio II nella posizione di Cerchio a West diventa II nella posizione di Cerchio a Est, e reciprocamente. L'indice si trova dalla parte Nord nelle osservazioni fatte col Cerchio a West, a una lettura che è inferiore di 10° a quella del microscopio E e si trova a Sud nelle osservazioni fatte col Cerchio a Est, a una lettura inferiore di 10° a quella del microscopio IV. La numerazione della di- visione del cerchio procede nel senso delle lancette dell'orologio. 1) Da nessun indizio strumentale si può distinguere l° una dall’ alira condizione, essendovi sotto questo aspetto simmetria perfetta. Vi sono tuttavia, segnati con in- chiostro, i numeri I e II nei due estremi del tubo del cannocchiale- OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 7 Le teste delle viti dei microscopî sono divise in 60 parti, e ciascuna vite fa prossimamente due rivoluzioni nell'intervallo di 2° compreso fra un tratto e l’altro della divisione esterna. I telarini si compongono di un filo fisso perpendicolare alla direzione del raggio del cerchio e di due fili mobili, diretti secondo il raggio stesso, e distanti tra loro di circa 20”: l'intervallo compreso fra questi due fili si porta ad essere bisecato dal tratto del cerchio diviso, sul quale si vuole fare la lettura. L’ingrandimento dei microscopî è di circa 30 diametri. I tratti del cer- chio diviso non si veggono da per tutto con egual distinzione, forse per non essere il piano del cerchio esattamente perpendicolare all’asse di rotazione, od anche per essere la superficie, sulla quale sono incisi i tratti, non perfettamente piana, ma alcun poco ondulata: in ogni caso tuttavia un occhio, anche mediocremente esercitato, non tol- lera nella puntata del tratto un errore di 0‘,5. Nelle osservazioni di notte un sol lume a petrolio, della intensità di circa 30 candele, situato a circa 3 metri dallo strumento, serviva a illu- minare il campo, ed anche, mediante un sistema di lenti e specchi, tutti e quattro i microscopî. 2. Aggiustamento a foco, e maniera di puntare. — Quando lo stru- mento mi fu consegnato, e durante tutto il periodo delle osservazioni, l’aggiustamento del reticolo a distanza focale appariva perfetto quanto si può desiderare, così nelle osservazioni di notte, come in quelle di giorno, tanto nelle puntate alle stelle, quanto in quelle del Nadir. Una cura speciale fu messa nell’aggiustamento dell’ oculare a visione: per ottenere le migliori condizioni, situavo il tubo oculare in modo da ve- dere nettamente un filo verticale fisso e un filo verticale mobile, quando questo si fosse avvicinato tanto, che la striscia bianca compresa fra essi fosse eguale alla grossezza dei fili stessi. Siccome nessun altro adoperava lo strumento, non c'era bisogno di questa verifica se non di tanto in tanto. Per le puntate in distanza zenitale, si teneva il filo orizzontale mo- bile a una distanza di circa 7” dal filo orizzontale centrale fisso del reticolo, in corrispondenza alla lettura 207,50 del micrometro. Le stelle si collocavano in mezzo alla fascia formata da questi due fili, che chiamo A e B. L'uso di bisecare le stelle col filo mobile mi avrebbe bensì procurato il vantaggio di dirigere lo strumento in modo, che le letture dei microscopî fossero sempre molto vicine a zero, ma avrebbe reso più difficile l’os- servazione, quando le stelle, culminando di giorno, sarebbero apparse come puntini impercettibili. D'altra parte avrebbe reso forse meno sicura la puntata al Nadir. be) OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 3. Puntata al Nadir. — I fili riflessi nell'orizzonte a mercurio si ve- devano sempre con una nettezza quasi eguale a quella dei fili diretti, e in generale sufficientemente tranquilli. Le osservazioni furono fatte sempre tenendo aperte le porte superiori dell'apertura meridiana: due sole volte ho avuto bisogno di far chiudere completamente le aperture: una sola volta l'agitazione del mercurio è stata tale, da farmi rinun- ziare alle osservazioni del Nadir. i Anche l'osservazione del Nadir si è riferita alla linea, che biseca la fascia dei fili A e B. Nelle osservazioni fatte col Cerchio a West, il filo mobile è dinotato dalla lettera A e il filo fisso dalla lettera B; in quelle fatte col Cerchio a Est, viceversa, il filo mobile è dinotato dalla lettera B e il filo fisso dalla lettera A. L'illuminazione dei fili nell’ osservazione del Nadir si ottiene mediante una lastrina di vetro. inclinata a 45°, che, sovrapposta all’ oculare, riflette la luce di una lampada a olio, portata da un sostegno, situato a Est dello strumento. Ogni osservazione di Nadir si compone di quattro puntate, due nella posizione faccia dell'osservatore verso il Sud e due nella posizione faccia dell'osservatore verso il Nord. In ciascuna posizione dell’ osservatore le due puntate sono state fatte portando il filo A a coincidere con la sua imagine A’ col far muovere le imagini da Sud verso Nord, e successi vamente portando il filo B a coincidere con la sua imagine B' col far muovere le imagini da Nord verso Sud. Si stima che il filo A coincida con la sua imagine A‘, quando i fili B e B' appariscono egualmente distanti da A; e che il filo B coincida con la sua imagine B', quando i fili A ed A’ appariscono egualmente distanti da B. Tali stime si fanno sempre in vicinanza del filo di mezzo del reticolo dei fili verticali. La media delle due puntate fatte con la faccia a Sud, chiamata M,, è quella delle due puntate fatte con la faccia a Nord, chiamata M,, si ritengono come direzioni del Nadir corrispondenti a quelle posizioni. La diffe- renza M, — M,è cambiata di segno passando da Cerchioa West a Cer- chio a Est; e duranie un anno, nella posizione Cerchio a Est, non si è mantenuta costante, ma ha presentato un andamento indubbiamente caria- bile. È questo un primo risultato, che mi sembra notevole, e dimostra che, ove si volessero studiare i cambiamenti di latitudine con un cir- colo meridiano, non è sufficiente osservare il Nadir soltanto in una delle due posizioni, benchè sempre la medesima. 4. Puntata alle stelle. — Nel dirigere il cannocchiale alle stelle, si girava lo strumento mediante il circolo manubrio, in modo che lo sforzo esercitato tendesse sempre ad abbassarlo, e non mai ad alzarlo. Una OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONPE 9 precauzione costante e..minuziosa sempre usai, affinchè lo strumento, pur essendo mantenuto molto leggiero sui cuscinetti, a fine di ridurre al minimo il consumo di questi e dei perni, non rimanesse d’ altronde sospeso sulle staffe dei contrappesi, senza che i perni toccassero i cu- scinetti, gravandovi sufficientemente e sempre nella stessa misura; in conveniente, che si sarebbe potuto verificare, sia a causa di movimenti troppo rapidi impressi allo strumento, sia a causa della disposizione data dal costruttore al congegno di arresto e di richiamo. Ciascun braccio di arresto è girevole attorno ad un asse, determinato dalle punte di due viti fissate al relativo pilastro, ed è, attorno a quest’asse, equilibrato me- diante un contrappeso. Il braccio di arresto, che rimane dalla parte del braccio di richiamo, si riunisce a questo mediante una vite di pressione, e al braccio di richiamo è unita la vite di richiamo ei manubrî a car- dano. Questa disposizione, nel mentre rende complicata l'inversione dello strumento, perchè i manubrî devono trasportarsi con questo, d’ altra parte fa temere che, se le viti che formano l’asse di rotazione del braccio d’arresto sono troppo lente, ci possa essere in questo braccio un gioco nocivo, e, se invece sono troppo serrate, lo strumento tutto possa restare impedito di adagiarsi per proprio peso convenientemente sui cuscinetti (1). Sorvegliai quindi che le viti, costituenti l’asse di rotazione del braccio di arresto, fossero sempre serrate in giusta misura, e che il detto braccio fosse rigorosamente equilibrato. Procurai altresi, nello stringere la vite di arresto dello strumento, di non spingerlo verso l’alto, ma invece di tirarlo in giù con uno sforzo assai moderato. Nel portare poi, mediante la vite di richiamo, l’ imagine della stella nel mezzo della fascia dei fili A e B, feci sempre muovere l’imagine dall’alto verso il basso. 5. Tempo della puntata. — Tutte le stelle, eccetto la Polare, furono osservate in vicinanza del passaggio al filo verticale di mezzo, corri spondente assai prossimamente al meridiano, tranne che condizioni par- ticolari non abbiano obbligato a fare diversamente. La Polare, invece, fu osservata, d’ ordinario, fuori del meridiano, in generale una volta (1) In questo particolare mi pare grandemente preferibile la disposizione adottata dai signori Pistor & Martins per il Circolo Meridiano dell’ Osservatorio di Palermo, nel quale le viti di richiamo, le molle a contrasto e i manubrî sono uniti ai braeci di arresto che sono fissati a ciascun pilastro, e il braccio di richiamo entra fra una vite di richiamo e la relativa molla di contrasto, restando lo strumento completa- mente libero di adagiarsi sui cuscinetti per proprio peso. 10. OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO. DI REPSOLD.A CAPODIMONTE prima e una volta dopo, in posizioni simmetriche, o quasi. Ad ogni modo, di ciascuna puntata fu osservato. il tempo, che veniva preso, ad un mio segnale, sul pendolo di Grimalde, dal signor CORTESE, custode dell’ Osservatorio, il quale scriveva le letture che io faceva dei micero- scopî, e mi aiutò in tutte le operazioni durante l’intera serie delle os- servazioni. La correzione da fare al tempo di Grimalde, come di tutti gli altri orologi dell’Osservatorio, veniva determinata, a dati intervalli, dall’altro assistente dell’Osservatorio, Dott. PEPERE: di essa mi sono avvalso per ottenere il tempo sidereo delle puntate, il quale del resto basta che sia dato con l’approssimazione di IS. t. Lettura dei microscopî. — Le letture dei quattro microscopî furono fatte in due modi diversi. Dal principio delle osservazioni fin verso l’8 Settembre 1893 adottai il metodo tenuto sempre. dal Prof. FERGOLA, di. trasportare la coppia dei fili mobili dal zero del microscopio fino ad essere bisecata dal primo tratto del cerchio diviso, che s'incontra movendo la vite nel senso cre- scente della graduazione della sua testa: questa lettura, ridotta in se- condi d'arco, ed aggiunta al numero dei primi corrispondente al tratto, dà la lettura del microscopio; giacchè è da avvertire che la lettura della testa di ogni microscopio cresce nel senso della graduazione decrescente del cerchio diviso. Per ottenere in secondi d’arco i valori di una parte nelle viti dei microscopî. si misuravano di tempo in tempo sul cerchio diviso, con ciascun microscopio, 30 intervalli di 2”, equidistanti tra loro, e si prendeva un valore medio. La riduzione viene agevolata dall’uso di una formola, come verrà dichiarato tra poco. Dall’$8 Settembre 1895 in poi, furono bisecati i due tratti fra i quali era compreso il zero del microscopio, movendo i fili sempre nel senso crescente della vite. Lo scopo delle due letture. com° è noto, è quello di avere ogni volta il numero delle parti della vite compreso nell’ ia- tervallo fra i due tratti del cerchio diviso, il che, noto il valore del- l'intervallo stesso in secondi d'arco, offre il valore di una parte della vite. Con questo valore si trasforma in secondi d’arco la lettura corri- spondente a uno dei due tratti, e si applica al numero dei primi del tratto medesimo. i. Qualità dell’imagine. — In ogni osservazione, sia di Nadir, sia di stella, si prese nota della qualità dell’ imagine, tanto in riguardo alla precisione, quanto in riguardo alla stabilità. Per i fili riflessi nell’ oriz- OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 11 zonte a mercurio, quanto alla precisione delle imagini, distinsi tre ca- tegorie, indieandole con le notazioni : = netti, bh = sfumati, c= evanescenti, e, quanto alla stabilità, distinsi anche tre categorie con le notazioni : 1-= tranquilli, 2= ondulanti, 5 = ondeggianti. In riguardo alle imagini delle stelle, distinsi pure tre categorie quanto alla precisione, e tre quanto alla stabilità, indicandole con le notazioni : a= distinta, bh = espansa, c= diffusa, 1= tranquilla, 2= tremula, 5 = saltellante. Molto diverse si presentarono le imagini delle stelle nelle osserva- zioni del giorno e in quelle della notte. Im pieno giorno si vedevano ridotte a un puntino luminoso, distinto ma tremulo, e talune volte sal- tellante, di diametro non apprezzabile; in piena notte le imagini erano formate da dischetti, per lo più tranquilli, del diametro da 4 a 77. Nelle osservazioni del giorno tutte le stelle, nel tempo più favorevole alla loro visibilità, e Aytuz0 sempre, apparivano iridescenti, mostran- dosi colorate in rosso verso il centro del campo e in verde dalla parte opposta ; i colori si ricromponevano quando la stella giungeva verso il mezzo del campo. L'idea di osservare le stelle con un diaframma durante la notte mi parve da scartare, essendo molto dubbio che la lente nelle due condizioni, intera e col diaframma, faccia formare l’ imagine nello stesso punto. i Quanto alla stabilità delle imagini delle stelle, bisogna notare che le imagini saltellanti o tremule percorrevano una curva ondulata, la cui altezza d’ onda variava da 6” a 53”, e la cui ampiezza d'onda era di circa 12” o meno; e le imagini, classificate come tranquille, percorre- vano anch’esse una curva ondulata, la cui altezza d’onda era di 2’, o meno ordinariamente, ma con un'ampiezza molto grande, di circa 5‘, 0 più. Quando le imagini erano tremule o saltellanti, la puntata si faceva situando il cannocchiale in modo, che la fascia dei due fili orizzontali A e B fosse bisecata dall’asse ideale, di sopra e di sotto dal quale av- venivano le onde; ciò si poteva fare agevolmente per la rapidità, con la quale queste si succedevano. Quando invece le imagini erano tran- quille, non si poteva far altro che portare, nel momento dell’ appulso, l’imagine stessa a bisecare la fascia dei fili A e B, in quel punto del l'onda nel quale fortuitamente si trovava. Se s'ammette che le imagini 12 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE oscillino intorno alla posizione effettiva, segue questo paradosso, spesso verificato nella pratica, che le osservazioni fatte con imagini tranquille, sebbene lascino l osservatore più soddisfatto, pure non superano in esattezza quelle fatte con imagini saltellanti, anzi spesso sono superate da queste ultime. 8. Indicazioni meteorologiche. — Per l indicazione della pressione atmosferica, dal cominciamento delle osservazioni sino al 13 Novem- bre 1893 si adoperò il barometro Moreno, n.° 1, del tipo Fortin; dal 27 Novembre 1893 in poi si adoperò il barometro Casella, n.° 595, grande modello, anche del tipo Fortin. Per la temperatura si adoperò: 1°) un termometro interno, o annesso al barometro, diviso in gradi e decimi di grado, il quale dal principio delle osservazioni fino al 27 Novembre 1895 fu tenuto sospeso vicino al barometro, nella stessa sala meridiana, e dal 27 Novembre 1895 in poi fu tenuto immerso in un tubo di mercurio, avente lo stesso diametro in- terno della canna del barometro Casella; 2°) un termometro esterno, di Negretti & Zambra, diviso in gradi e mezzi gradi, tenuto insieme con un termografo di Richard in uno schermaglio: meteorico di Stephenson, situato nel piano dell’Osservatorio, a Nord della sala meridiana, in una aiuola ricoperta di erba verdeggiante (1). (1) Ecco la descrizione di questo schermaglio, fornitami gentilmente dal Dott. Cox- TARINO, che ne diresse la costruzione : «Lo schermaglio di Stephenson, in legno di castagno, è costituito da quattro piè dritti di m. 0,055 X 0,055 X 1,550; solidamente fissati nel terreno ai quattro ver- tici di un rettangolo, distanti, tra le facce interne, in due lati m. 0,400 e negli altri due m. 0,600, connessi da otto traverse dello spessore di m. 0,055, delle quali quattro sono incastrate agli estremi superiori e quattro più sotto. Tutte le dette tra- verse sono traforate nel senso verticale, quelle lunghe con tre trafori larghi m. 0,020 e lunghi m. 0,120, 0,160, 0,120, e quelle corte analogamente. Sopra un lato lungo e due corti le traverse superiori hanno l’altezza di m. 0,060, e le inferiori di m. 0,055, e insieme coi piè dritti fanno cornice a tre vani di m. 0,425 di altezza. I detti tre vani sono chiusi stabilmente con tre persiane doppie di 16 coppie di stecche sottili inclinate verso il basso, così esternamente, come internamente; i due piani verticali, sui quali stanno i lembi inferiori delle stecche, distano tra loro di m. 0,080, e quelli, su cui stanno ilembi superiori, distano m. 0,030. Sulla quarta faccia dello sehermaglio le due traverse, superiore e inferiore, sono alte m. 0,030, ed insieme coi piè dritti fanno cornice ad un vano di m. 0,480 di altezza. In questo vano si adatta, con car- dini e serratura, un telaio, il quadro del quale è riempito da una doppia persiana, come le precedenti; i due lati orizzontali del telaio hanno i trafori in corrispondenza di quelli delle traverse. Un tetto doppio piramidale ricopre lo sechermaglio. Le quattro falde esterne del tetto sono di tavolette; al posto del vertice vi è un foro, al quale si OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 1: Tutte le suddette indicazioni meteorologiche, dal cominciamento delle osservazioni sino al 15 Ottobre 1893 furono raccolte immediatamente dopo le osservazioni delle stelle; dal 14 Ottobre 1895 in poi furono raccolte immediatamente prima e immediatamente dopo le medesime. In annotazioni speciali sono indicate le condizioni di nuvolosità in vicinanza delle stelle osservate, quando occorsero. SEZIONE II. Riduzione delle osservazioni. 9. Riduzione dei microscopî. — Per le osservazioni sino all’8 Settem- bre 1893, nelle quali i microscopî furono letti sopra un sol tratto del cerchio diviso, la conversione in secondi d’arco è stata fatta, a volte sepa- ratamente per ciascun microscopio, e a volte applicando alla media delle letture di tutti e quattro i microscopî una correzione, mediante la se- guente formola, usata dal Prof. FERGOLA. I valori, in secondi d’arco, di una parte della vite, pei microscopî I; II, III, IV, siano rispettivamente EC) SFR (120) GEA (Saro) e ET) E Siano inoltre rispettivamente a, Db, 6, d le letture dei quattro microscopîyespresse in parti della testa graduata, da 0” a 120”. La media delle letture dei quattro microscopî in secondi d'arco sarà data da M+4kM+pla-b0)+q(a— 4 s(a—d), adatta un breve tubo, che fa da camino. Le quattro falde interne sono di stecche da persiane, ricoprentisi l’una con l’altra come gli embrici, ma non a contatto. Tra le falde esterne e le interne resta libero uno spazio di circa m. 0,020 in continuazione dello spazio libero esistente tra le stecche delle persiane verticali e dello spazio li- bero dei trafori delle traverse. Tutto lo schermaglio è verniciato in bianco nella parte esterna e in verde nelle parti interne ». 14 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE dove U= |U+b+e+d) 2] 2 Sa rregrivacisrò; p= asp REATO a ac, TO 5 ; ; 3= - (Gee eos) 16 D Il i O, \NS7e: Nel Giugno 1893, essendo lo strumento nella posizione CW-0I, da 50 misure di intervalli equidistanti della graduazione, fatte per ciascun microscopio, si ottenne x =-+0,00288, &=—0,00010, y= — 0,00268, 3= — 0,00060, e quindi k=—0,00012, p= 0,0000, q= + 0,0006, s= + 0,0001. Im Luglio e Agosto 18953, essendo lo strumento nella posizione CE-07, da 30 misure, fatte come sopra, si ebbe x=—0,00057, = — 000154, Yr= —0,00168, è =--0,00715, donde k =--0,00084, p = +0,0006, q= + 0,0006, s= — 0,0016. Nelle osservazioni dopo l 8 Settembre 1893, quando i microscopî si lessero sopra i due tratti, fra i quali era compreso il punto zero, è stata fatta separatamente per ciascun microscopio la conversione delle parti in secondi d'arco, mediante la formola li l hè toni pa ii (Po 120)? dove x è il numero dei secondi d'arco, che corrisponde alla seconda let- tura / del microscopio espressa in parti, ed /+/% è la prima lettura, che risulterebbe negativa, ma qui si suppone aumentata di 120%. Es- sendo % piccolo, il secondo termine della formola sarà una quantità di secondo ordine, e, in generale, trascurabile. Il primo termine si calcola 1. Questa tformola è specialmente conveniente, quando i microscopî sono regolati in modo che i valori di y, 7, s siano piccoli, e le letture cadono sul cerchio in modo che le differenze a —d, a —c, a—d siano anch'esse piccole; in tal caso si possono in generale trascurare i tre ultimi termini. OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 15 con una tavola a doppia entrata, mediante gli ‘argomenti: Z edi W (1). Fa- cilmente si può anche calcolare la correzione da apportare alla prima lettura per avere wr, cosa preferibile quando ? oltrepassa 601. 10. Riduzione al meridiano. — La riduzione al meridiano, che. chiamo m, nel caso in cui le correzioni strumentali di azimut e di inclinazione siano piccole, è data dalla nota formola nv=:P— arc tan (tan P cos 8), dove / dinota la distanza polare nord della stella, e # l’angolo orario, al quale viene fatta la puntata. Quando la riduzione m è un arco di pochi secondi, ho trovato più conveniente calcolarla con la formola, di facile deduzione, log sec # MA= CA \ dove y è la variazione di log tan ? per 1” di variazione di 7, e si ha immediatamente dalla differenza tavolare di log tan P. 11. Rifrazione. — La correzione di rifrazione, che ho chiamata 7, è stata calcolata con le tavole besseliane, e propriamente, adoperando le tavole di ALBRECHT, contenute nelle /ormeln und Hiilfstafeln fiir geo- graphische Ortsbestimmungen (Dritte Auflage, Leipzig, 1894). Quando le indicazioni meteorologiche furono raccolte prima, e dopo le osserva- zioni delle stelle, i termini log 7, log B e >)logy sono stati calcolati in corrispondenza degl’istanti delle indicazioni meteorologiche stesse, e per gl’'istanti delle puntate delle stelle sono stati interpolati, ritenendoli proporzionali al tempo decorso. 12. Riduzione alla posizione media. — Le distanze zenitali meridiane sono state ridotte alla posizione media del 1894,0, e tale riduzione, che ho chiamata 2, è stata calcolata con le costanti del Berliner Astrono- misches Jahrbuch per gli amni 1893 e 1894. Per la Polare la riduzione è stata dedotta dalle declinazioni apparenti date di giorno in giorno nei detti annuarî di Berlino; per tutte le altre stelle è stata calcolata direttamente di giorno in giorno, adoperando i coefficienti A, 5, CD: dati negli stessi annuarî, che comprendono i termini della nutazione \ (1) Il Dr. Gori mette la correzione x — sotto la forma | th the Lh8 lhi | ChiH1 EE PINUS PITT ALEATTTRANLI ETTINE DION, ed allora, con la stessa tavola, ottenuto il primo termine, si può calcolare il secondo, prendendo per argomenti lo stesso primo termine ed 4; e similmente si potrebbero calcolare gli ‘altri termini, se ce ne fosse bisogno. lb OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE dipendenti dalla longitudine della Luna. Per i moti proprî si sono adot- tati i valori dati dal Berliner Astronomisches Jahrbuch. Tutti i risultati dei calcoli sono dati fino al centesimo di secondo d’arco : non si ha tuttavia la pretensione che l’ ultima cifra abbia im- portanza; anzi, nella discussione dei risultati, si esaminerà minutamente da quale incertezza possano essere affetti i diversi termini. 15. Correzione per la flessione del cannocchiale. — Le presenti os- servazioni hanno un carattere differenziale; nessuna correzione quindi è stata applicata per la flessione del cannocchiale. Del resto, il valore di questa correzione nello strumento adoperato è praticamente trascurabile. Il Prof. FERGOLA, da molte misure, fatte adoperando i collimatori oriz- zontali, di cui lo strumento è fornito, prima del 1889 aveva ottenuto per correzione della flessione all’ orizzonte nella posizione CI - OI il va- lore — 0,05 (1). Un'altra serie di molte misure, fatte dal 14 al 17 Mar- zo 1895, con l’identico metodo e nella stessa posizione, dette il medesimo risultato. SEZIONE III. Risultati immediati delle osservazioni. 14. Disposizione dei quadri. — Con le dichiarazioni fatte preceden- temente, la disposizione dei quadri non ha bisogno di molte spiegazioni. Nei quadri relativi alla pressione barometrica e alla temperatura, la colonna intitolata « T. sid.» contiene il tempo sidereo dell’osservazione in ore e decimi di ore; quella intitolata Ta contiene in gradi centigradi la lettura del termometro annesso al barometro; quella intitolata B con- tiene in millimetri la lettura del barometro diminuita di 700; quella in- titolata T, contiene in gradi centigradi la lettura del termometro esterno. Nei quadri dei Nadir, la colonna intitolata « T. sid. » contiene la media dei tempi, ai quali si fecero le quattro puntate, che ordinariamente furono distribuite in modo simmetrico rispetto alle osservazioni delle stelle. Le colonne A e 5 contengono le puntate ottenute facendo coinci- dere i fili A e B con le rispettive imagini. Le colonne .M, ed M, conten- gono le medie dei dati delle colonne A e 5. Il Nadir conchiuso è la media di MV, ed VM, . Il numero dei gradi è quello che venne dato dall’indice. Nei quadri delle distanze zenitali medie delle stelle, il Zenit si è de- dotto dal Nadir togliendo 180°. La colonna intitolata « Stella » contiene 1) Vedi la già citata memoria: Osservazioni del pianeta Vittoria, ete., p. 1. OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 17 la puntata alla stella, e in essa il numero dei gradi è quello letto dal- l'indice. La colonna intitolata $ contiene la distanza zenitale media della stella per il 1894,0. La colonna intitolata /m. contiene la qualità dell’imagine. Invece di disporre i quadri secondo la data delle osservazioni, ho creduto conveniente disporli secondo l'oggetto osservato ; e ciò per eco- nomia di spazio, perchè così si ha la serie dei risultati, che si possono confrontare tra loro, senza bisogno di nuovi quadri. Le date sono contate da un mezzodì medio di Capodimonte all’altro. Per le stelle, le cui letture dei microscopi furono fatte parte con l’uno e parte con l’altro dei due metodi sopra accennati, saranno in ultimo dati degli specchietti di confronto, che forniranno le correzioni per ri- durre tutte le osservazioni ad un unico sistema. 18. OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Pressione barometrica e temperatura Data T.sid. Ta B Te [ Data T.sid. Ta B 1893 1893 h o mm o h to) mm Giugno 4 13.3 1912) 5150 17,0 Giugno 28 3 VICARI 516 £ RN el 18.2 È IS), I 51,7 Gp EER i) 52,5. 16,3 29 ot E 52,2 5 1.3 18.2 51,0 19,9 SOMME 2 51,6 b 13,3 18.7 50,0 15.4 30 1,3 22,4 51,6 TATA AS: 15010 a Luglio 1 1313232005019 7 13 17.9 52,0. 194 1 E 922: S sa SOIA 52.9 17,8 2 dd 233 51.3 s ACE 853; 53.6 22,2 3 14 231 50,6 9 13,4 19.0 52.6. 18,0 4 IR: IRENE IMI 10 13,3 19.3 51.5 18.7 5) 0(N13:3) 0 0242)) (490 10 IR Gi Gio) 20 5 oi 2353 Ma59 11 133 195 501 15.0 do TE Ser a 11 1.3 19.2 504 21,1 6 1,3 231 46,0 12 13:35 \G19% 494 18,8 Ti 3 Sal 30 19 ISIS 20.1 47,1 15.9 S° 134 23,6. 496 3 1,3 19.4 480 133 SS Het. Dal 50.9 d& 1353 201 48.7 21,0 ib e sy 14 AES IST 5000 23.1 9 ADD Ar 52,3 5 4353 205. 499 19,8 10 134 243 52,0 15 1.3 49.4 22,8 10 dt 1232 51,3 16 13.3 49.0 20,3 11 ASL 241 496 16 1.3 5O,L 22,8 11 ici 232 48,5 17 13,3 52.6 20,9 19T | 1399 DIE 48,2 17 1,3 55.dL 22.6 12 LI 92931 | 485 18 13,4 21,1 53.6 21,2 13° 14339. (2453) 466 18 3, 2 io 233 1 E E ODIA 19 13,3 21,3 49.7 21,3 14 1,4 22) 47,1 19 1,3 20,7 488 230 ma el 2% 49,3 DO RR Sala 16,5 204 15 do, 122337 (50% DI 13,3 IL 19.6 16 -134 93), 04 21 1,3 _ 45.9 22.0 16 Ri 39, Sui 22 1353 48.1 20.$ nigi ABgd 22) 50,7 29 13 49,6 227 17 deo > 06 23 13.4 48,3 21.0 1 EE EYE) DARI 7, ET ir 18 1,6 221 484 Sh ai le ERO, Da) 19 Mebi 22o 30,6 DI ISIS) eta 70) 0 Si) GR DEI 50,8 24 TR Sir GENT SI 20 Reel Sw IE) Sb IR 0209 2 134 243 515 25 ls) S0g 49,2 20.8 21 OZ SS 26 1.3 20.9 49.8 21.8 29 134 24,6 50.9 Pri 13:32 50.6 22,2 23 ACL 233 95) 27 a (S159) 51.0 23.0 DI 1,4 230 497 28. 13,3 23,2 Fi al 295 134 25,1 489 [] IO 19 0 n IO = 99 Dt dI © ww w nr do 19 19 19 lo U 2 (SEI (21 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 19 Pressione barometrica e temperatura Data T.sid. Wa Bb Me Data T.sid. Ta B Te 1893 1893 h o mm o h o mm o Luglio 25 1,4 23,8 48,7 21,8 Agosto 19 1,5 24,0 52,9 5 26 13,4 25,3 48,0 27,8 20 13,5 26,6 52,5 3 26 1,4 23,6 48,1 20,7 20 1,5 23,8 52,1 1 27 13.4 25,1 48,1 26,8 21 1365) 26,3 52,1 2 24 1,5 23,8 47,5 21,1 21 1,5 23;3 92,2 21,5 29 13,5 23,4 46,6 29,7 22 1915 26,7 92,3 27,4 29 1,4 23,5 46,2 19,5 22 Ro. 23,6 52,5 21,8 30 13,4 23,4 45,5 23,1 23 13,5 27,9 52,4 29,3 30 1,4 21,9 43,2 17,5 23 To 24,4 52,9 24,3 31 13,4 23,7 46,0 24,0 24 13,5 28,4 92,6 29,4 31 1,4 22,1 47,4 17,8 24 1,5 24,1 51,6 22,6 Agosto 1 13,4 232 49, 23,0 25 13,9 27,0 50,8 28,0 1 1,4 220 51,1 15,4 25 1,5 23,8 49,3 21,9 2 13,5 23.2 53,1 2379, 26 13,5 26,0 47,8 26,8 2 1,4 21,6 52,4 18,4 26 1,5 23,6 47,3 22,0 3 197D) 23,4 52,8 23:9 28 13,5 25,1 50,4 25,4 3 1,5 22.0 52,8 20,0 29 13,5 26,0 51,7 27,3 4 13,5 24,1 51,5 20,5 31 105) 22,4 44,6 20,1 4 1,5 22,3 49,8 19,6 Settembre 1 13,6 24,3 47,2 24,0 5 13,5 23,6 49,2 24,5 I H9) 20,4 48,8 16,3 6 1,5 21,2 48,4 18,0 2 13,5 24,£ 50,0 24,0 7 1,9 21,4 51,4 18,1 2 155) 21,3 49,3 18,7 $ 15,5 2335 52,1 25,4 5) TRO 20,5 48,8 17,3 8 1.5 21,2 51,9 18,0 4 13,5 23,3 51,1 23,3 9 13,5 23, 51,7 24,7 + ro 18,7 52,7 15,6 9 1,5 21,7 51,2 19,3 5 1335 23,1 53,7 22,5 10 13,5 23,7 51,4 24,7 5 1,5 20,1 53,7 17,9 10 1,5 22,1 50,8 192 6 13,6 23,8 54,4 24,3 11 13,5 23,8 50,4 25,4 6 1,5 20,7 54,1 18,0 11 9. 22,5 49,9 20,1 7 RD. 21,5 52,5 20,0 12 1335. 24,1 49,3 26,6 s 13,4 25,4 D1,4 26,2 12 1,5 22,5. 50,0 21,9 s 135. 21,7 49,5 19,8 13 13,5 24,8 50,2 27,0 10 13,5 239 47,5 23,3 13 1,5 23,1 51,5 22,3 10 1,5 20,7 50,2 18,0 14 13,5 25,1 52,4 27,0 11 13,5 24,3 52,2 24,8 14 1,5 23,4 92;9 11 1,5 21,8 52,2 20,9 15 13,5 25,1 53,1 12 1,5 22.9 53,6 22,4 15 115) 23,6 DOT 13 1,5 23,6 56,1 23,3 16 13,5 25,9 54,0 14 13,5 25,8 56,3 28,3 16 1,5 23,6 53,8 15 13,5 26,6 DD, 1 28,0 17 1339 2057 D4,L 27,3 15 1,5 23,1 53,9 21,8 17 1,5 23,8 53,4 22,3 16 1370 26,0 52,8 26,5 18 13,5 25,8 53,0 28,5 16 1,5 22,4 50,5 20,5 18 ia 23,7 Di 22,3 17 1349 24,5 49,8 250,4 19 13,5 25,8 55,5 28,3 19 13,5 DIL 49,5 24,0 20. OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Data 1898 Settembre 19 Ottobre 20 21 21 30 PORPSRCO = NA n vd 9 Hu (SLI Wi ur HW wu vu ua al uo or n Ta ORSI SO) LS] PI) (o) 23,6 22,3 23,6 21,7 22,1 19,1 18,7 21,7 19,4 18,9 etti 19,1 19,3 21,1 21,6 19,8 20,6 21,3 19,5 19,2 19,9 51,0 50,9 51,8 52,4 54,1 54,7 53,1 53,0 52,5 53,0 52,7 52,3 52,0 51,7 54,1 54,2 53,9 53,0 52,9 50,0 Te Mu o Si = (e «is ISIS | (ari Hm tw 9 nn © E Data 1893 Ottobre Novembre : (o) E ho Lis] (ii tw ie N N > Tau a ai T.sid. Pressione barometrica e temperatura ua uu CITIZEN CSI n OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Data 1893 Novembre 13 Dicembre 13 27 27 28 Na ao Pressione barometrica e temperatura Ta o 13,6 14,8 13,3 13,0 12,1 12,6 12,4 9,4 13,6 13,6 11,9 12,6 11,6 11,8 11,5 12,1 12,2 12,4 11,8 11,7 mm 43,6 44,0 45,3 45,3 41,1 41,4 42,1 42,6 45,8 46,2 48,1 48,5 50,2 50,5 51,5 51,8 54,2 54,3 56,4 56,6 58,5 58,9 60,3 SCO n Hu uu ar A Gta do doo (0) (oli =) Data 1893 1894 Dicembre Gennaio T.sid. h 14,3 15,1 14,3 co 00 00 » dI I DI I 00 © IS) 10,0 10,1 9,0 9,3 10,5 10,5 11,0 11,4 11,1 11,0 mm 50,9 u ua ua a QUA oli 9 IN 52,4 52,9 553,2 53,6 54,4 54,6 55,9 56,0 Eg}il 53,3 54,1 54,3 56,1 56,3 56,7 (Di > ve] (511 > Si Go ND o vo dc ur oa dt uo ua ao Ha I DS INI I POR 21 (an =} fi 9 dd mc pd e da i 9 o o 22 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPO DIMONTE Pressione barometrica e temperatura Data T.sid. Ta B Te Data T.sid. Ta B 1894 1894 h D) mm o h (o) mm Gennaio 31 0.7 10,£ 46,7 Ser] Aprile 23 14,3 11,3 Kirdai 31 2,0 10,1 46,6 8,8 4 0.7 12,1 48,6 Febbraio 1 0,7 10,7 438,4 10,1 4 1.9 12.7 43,5 1 2,0 10,4 48,9 9,2 6 0,7 12,8 43.4 1 13.1 Sr 53,6 8,1 6 1,9 13,2 48.3 1 14,3 9,7 54,0 6,3 7 13,1 12,9 51,3 2 0,7 10,6 57,0 10,0 tti 14.3 12,9 51,3 2 1,9 10,7 57,4 10.5 iS 0.7 13,8 51,4 3 0.7 11,3 58,9 12,9 S 1,9 14,7 51,2 3 1,9 11,2 58,8 11,1 SS 13,1 13,1 51,2 3 13,1 10,0 54,7 1,8 g 14.3 1239 51,2 3 14,3 10,1 DAI 7,3 3 0.7 13,9 51,1 4 0,7 11,2 53,0 12.4 9 1,9 14,1 50,9 4 2,0 10,8 53,1 11,5 10 13,1 14,2 49,1 4 13,1 9.5 53,6 8,8 10 14,3 14,0 48.7 4 14,3 9.8 53,6 8.3 10 0,7 15.2 47,5 Ci 0,7 11,0 57,8 12,0 1 1,8 15,6 47,3 ri 1,7 10.8 38,0 11,6 1 13,1 14,3 47,1 s 0.7 11,4 57,3 11,6 11 14,3 14,2 46,7 S RS dna, ino O Ges ale s 13,1 10,4 55,8 8,6 12 14,3 14,2 415,3 Ss 14,3 10.6 55,8 9A 14 13,1 14,1 53,2 9 0,7 11,5 54,8 12,5 4 14.3 14,4 53,0 9 1,7 11,5 54,9 11,9 14 0,7 15,5 54,2 23 0,7 9}2 52,8 9,8 15 1,9 15,7 54.0 23 ed 9,1 92,7 8,9 15 13,1 BESSI 54,3 27 13,1 9.8 3239 10,0 15 ISd 14,5 54,0 27 14.3 10,0 53,0 9.9 24 13,1 14,0 51.1 28 0,7 2 54,0 15,0 24 14,3 14,0 51,3 28 1,7 12,4 54,0 14,0 25 13,1 14,0 53,3 Marzo 2 0.7 11,9 52,1 15.7 25 14,3 14,1 53,3 2 Tri 12,9 52,7 15,3 27 13,1 15,0 49.7 ul 0,7 12,1 51,4 14,0 27 14,3 15,2 49.5 11 0A) 12,8 51,2 14,7 30 13,1 13,3 42.7 26 0.7 GLi 46,9 8,0 30 14,3 13,9 42.8 26 1,9 9.6 46,9 7,6 Maggio 1 13,0 140 485 24 0,7 9,8 49,0 10.3 1 14,3 14.2 48,6 27 1.5 9,9 48,7 10,1 2 13,0 14,5 51,1 29 0,7 11,2 DI,L 4,0 2 14,3 14.4 51,1 29 1,7 11,4 55,1 15,2 4 13,0 14,3 47,2 Aprile 1 0.7 11,2 16,3 13,0 4 14,3 14,5 47.2 1 1.7 11,4 46.1 13.8 5) 13,0 14.6 48,0 1 IBZIE 10,1 47,0 8,8 5 14,3 14.7 48,2 1 14,3 10.2 46.6 8,6 6 13,0 14,9 51,4 3 13.1 11,2 47,1 11,2 6 14,3 15,1 51,1 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Data 1894 Maggio Giugno Hu Ls i > ho x Coni sid. h 0,7 rg 0,7 169) 13,0 14,0 0,7 1,9 13,0 14,3 13,0 14,3 0,7 1,9 13,0 14,3 0,7 1,9 13,0 14,1 13,0 14,3 0,7 1,9 13,0 14,9 0,7 1,9 13,0 14,3 0,7 19 13,0 14,3 13,0 14,3 0,7 1,9 15,0 14,3 0,7 159) 0,7 1,9 0,7 Pressione barometrica e temperatura 16,6 17,1 18,8 18,7 17,5 18,3 19,0 19,4 19,1 19,3 19,8 19,7 19}7 20,0 20,0 19,9 19,7 19,9 19,3 19,3 19,6 19,2 19,4 20,0 19,7 DMOZ 18,4 19,2 18,9 19,0 17,0 17,8 18,7 18,9 19,0 19,0 18,8 19,0 19,0 19,1 18,7 19,5 19,8 19,6 19,1 mm 51,5 51,5 50,7 50,9 54,4 54,4 DA, A 54,5 53,5 53,8 53,9 54,0 53,5 53,4 52,2 De, 53,2 50,1 50,1 50,4 50,7 51,3 51,6 50,5 50,3 47,3 47,4 49,2 49,5 49,4 49,7 53,3 Data 1894 Giugno Luglio ISO Ha 1] [Nelli +] Dal uu uo ut ) 19 hO to SAI T.sid. 1,9 13,0 14,3 13,0 14,3 13,0 14,8 0,7 TI) 13,0 14,3 0,7 1,9 13,0 14,3 13,0 14,3 0,7 IS) 13,0 14,8 13,0 14,3 0,7 1,9 0,7 159, 0,7 1,9 0,7 1,9 0,7 1,9 13,0 14,3 Ta 0 19,6 20,8 20,7 19,9 20,5 20,3 20,6 22;1 21,6 20,5 20,9 21,5 21,4 21,8 21,8 VISO] tO 0 mm NEI (O) tue MH dI I mm 53,5 53,0 53,2 54,0 54,5 (STI bi DS) (3) QE Uta n (=S (rel ni Fi HK_N N Sa Uta 5 5 (3) (=) 99 LI [ SSR Sw do 00 N 99 23 a" MOON 1 How ki 0 00 DO > 10 3 4 9 1 2i DI 2° 2 9 a 04) (O) (=) 24 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Pressione barometrica e temperatura Data T.sid. Ta B Te Data T.sid. Ta B 1894 1894 lo) mm o h o mm Luglio 27 13,0 25,6 47,8 26,0 Settembre 22 141 22,8 51,5 D70 ag 05/2"| 480° 24.5 Ottobre 25 131 211 485 27 0703 O AIA 1919 3 ia |: O TR 27 Agg 3 7A 9 20/6 Sie i IO Agosto 5 de dr SR TI 2 143 io 10 109) 5 1,9 228 52,8 SS ME AZIO 20/60085238 Ti Be 55 50,8 28° 143. 214° 522 ri 14,3 25,0 50.7 Novembre 1 0.7 17.5 57,0 7 0,7 23,0 50,3 1 TOA n075 7 1,9 23,2 504 2 07 164 567 9 13.0 25,3 515 26,8 2 1,9 15,9 56,1 9 0 OG 5i,d 253 16 33-20 9 0,7 23,0 51,8 20,0 16: 143%! 174° 578 9 IR Sa sig #00 Dicembre 27 0,7 9,3 51,7 E Ei O ae 27 1,9 8,9 51,6 ER AE ao 25,3 28 0,7 8.7 499 Dego ai Do 28 1,9 8.9 50,3 DO 143 235° 505, 232 2 0.7 22.0 50.6 19,0 21 1,9 21,9 505 18,8 23 0,7 22.8 56,8 21,8 23 1,9 23,0 56,8 224 25, GEE Sl Ab 29 GLI (li Ei Sa Settembre 22 13,0 22,8 51,6 22.8 Data 1897 Gin. 16 16 16 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Nadir = 255° 27’ Faccia a Sud A 548 58,07 57,98 57,60 57,98 DL i va Soa st at x 7 7,7 2 1 o He 9 = 59,03 DS.67 59,51 59,05 5S,60 59,36 58,08 59,53 59,30 59,81 60,10 59,13 59,75 59,49 59,83 60,01 60,08 59,65 59,80 59,97 59,6 60,42 Bb di 65,91 64,46 65,86 64,74 65,46 65,49 63,57 65,26 Od, AL 64,96 65.54 64,57 66,16 65,50 66,41 65,18 65,89 65,92 66,99 65,79 66,51 65,47 66,05 66,59 65,91 66,51 66,24 66,02 66,26 65,68 66,51 66,13 67,11 66,74 66,55 67,15 66,99 67,57 67,36 67,59 66,59 67,04 67.05 67,20 67,30 al 62/55 61,26 61,92 61.17 61,72 62,12 60,64 61,75 61,29 61,80 62,34 61.40 62,30 61,77 62,55 61,70 62,51 62.15 63,16 62,42 63,11 62,15 62,75 62,51 62,29 PAY 63,01 62,65 62,31 62,81 61,88 63,02 62,72 63,46 63,42 62,54 63,48 63,60 63,68 63,8 63,86 Cerchio a West Faccia a Nord A di 59,16 DR,6b 59,53 58,50 59,40 58,65 58,29 59,80 59,20 55,13 59,80 59,16 60,01 DO,LL 60,00 59,71 60,04 59,96 59,53 60,03 59,75 59,43 509,51 509.34 59,88 59,95 60,13 60,43 59,68 61,05 59,75 60,48 60,83 «52 60,55 60,33 60,78 60.58 60,55 60,65 B di 66,24 64,91 66,31 65,38 66,26 65,99 64,85 65,61 65,57 66,04 66,89 66,18 66,96 66,07 66,79 66,11 67,11 66,55 67,29 66,52 66,94 66,59 67,21 7,44 66,54 67.31 66,59 67,30 667,26 65,99 67,16 66,60 67,34 67,26 66,52 67,69 67,25 67,60 67,76 68,24 67,36 GS.I4 67,26 66,99 67,59) M " ‘IL 62,70 61,78 62,92 62,09 62,83 62,32 61,57 62,08 61,59 62,70 63,35 62,69 63,10 62,65 63,11 62,62 63,45 62,87 63,65 62,83 63,47 62,66 63,28 63,74 63,84 63,10 64,38 63,50) 64,04 64,30 64,38 63,55 GE.A6 63,92 63,77 64,27 Ditt. IM, IU ++t+++ +++++ +++4++ ++t+++ +++4+4+ ++4+4+44 44444 44444 +++4++ IZ, 0,15 0,52 1,00 0,92 Le 0.20 0,93 0,28 0,60 0,90 1,01 1720. 0,50 0,88 0,56 0,92 0,94 0.72 0,49 0.41 0,56 1,00 0,58 0,89 0,90 0,66 0,54 1,06 0,58 0,78 0,50 0,56 0,28 0,42 0,26 0,90 0.26 O, 44 0.62 0,54 0,58 1,04 0,41 0,35 0,41 Nadir conchiuso di 62,63 61,52 62,42 651,63 62,28 62,29 61,10 61,89 62,84 62,05 62,70 62,21 62,83 62,16 62,98 62,51 63,40 62,63 63,29 62,65 63,19 63,25 62,74 63,34 62,92 62,84 63,10 63,63 62,97 63,93 37 63,582 63,99 64,11 63,56 63,94 63,72 63,60 64,06 27 In. «1 al al al al al al al al al al ul al al al al al al al al a 2 al ul al 1 al al al al al in Sì OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Nadir = 253° 27 Data T.sid. 1893 hm Giu. 27 0 56 28 13 48 28 0 55 29 13 42 29 0 56 30 13 41 30 0 57 Lug. 1 13 41 1 0 55 Data T.sid. 1893 hm Lug. 2 13 43 2 0 56 3 LO 4 145 5 13 40 5 1 20 6 13 d4 6 1 45 i 1 49 te) 13.59 Da) 1025 9 13 40 9 1 2L 10) 13 42 10 1 23 11 13. 42 11 1 20 12 13 40 12 1 16 3 13 40 14 13 43 14 148 15 13 49 15 Il bl 16 13 49 16 1 44 17 13 45 17 147 18 13 44 18 1855. Faccia a Sud A 59/64 59,82 60,17 60,15 60,48 60,77 60,00 60,36 60,52 Faccia a Sud A 44 26,31 26,48 27,09 27,26 26,60 26,97 26,74 26,80 27,12 21,91 no w { So] i (=) 0 MON RENTESENTES 0 © had 00 19 9 h9 xv = > 09 66/39 66,88 67,01 67,75 67,30 67,83 67,20 67,92 67,40 2930! B 1561 19,77 19,21 20.38 19,58 20,33 18,95 19,70 19,92 19,81 20,56 19,63 20,56 20,09 20,67 20,12 20,14 19,97 20,40 19,88 19,65 20,45 20.77 20,36 20,46 20,84 20,75 20,88 20,34 21,28 , tI ZA 63,02 63,35 63,59 63,95 63,89 64,30 63,60 64,14 63,96 24,09 99.7 Z20,0f 23,77 24,41 24,28 24,30 24,04 24,56 Cerchio a West Faccia a Nord A 59/64 60,35 60,08 60,93 60,51 60,80 60,19 60.88 60,52 Facci A ‘L 25,83 26,51 26,34 26,81 26,50 26,96 24,42 26,42 26,15 26,23 26,98 26,44 26,94 25,92 26,92 26,80 26,76 3 MN N. no USI bo QUA Dift Di MU, Ma n! LU, ZA ZA 66,98. 63,31 + 0,29 67,73. 64,04 + 0,69 * 67,30. 63,69 + 0,10 67,60 64,27 + 0,32 67,55 64,03 e 014 68,00. 64,40 + 0,10 67,69 63,94 + 0,34 68,00 64,44 + 0,30 67,07 63,80 — 0,16 Cerchio a a a Nord Ditt. B Un Un iù MU, di di di 19,26 22,54 — 0,42 19,83 23,17 + 0,05 20,20 23,27 — 0,23 19,63 23,22 — 0,60 19.13 22,51 — 0,28 19,82 23,39 — 0,26 IUSSTAl e LET — 0,28 LIO 2085) — 0,40 9 N97 0123306. — 0,46 TESTO) 28} — (0;55 20,41 23,69 — 0,21 19,63 23,04 POM ORIS 20,25 23.59 = (29 20,13 23.02 — (0,56 20,12 =, (18% 10870023525 = (i 20,34 23,28 — 0,10 19,70 22,93 — 0,42 19,96 23,38 IUS 19,46 23,11 — 0,38 19,66 23,27 — 0,18 20,23 23,62 0-2 20,06 23,47 — 0,62 19,97 © 23,57 0,00 19,85 23.41 — 0,36 20,46 23,81 — 0,60 20,54 23,92 — 0,36 20,31 23,90 — 0,40 20.81 24,16 SON? 20,66 24,18 — 0,38 | Nadir conchiuso 63/16 63,70 63,64 64,11 63,96 64,35 63,77 64,29 63,85 Est Nadir conchiuso do a N DO I 9 LO 9 19 9 CORPUS DeL PIMS po 9 NN N o 09 da DO 9 (=) ww DU) o i (ts i SUR 23,94 23,33 23,14 23,57 23,30 24,11 24,10 24,10 24,10 24,37 Im. al al al al al al al al al Im. OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONPE 27 Nadir = 255° 0’ Cerchio a Est Data EIBSS I CLONA | Faccia a Sud | Vaccia a Nord | Ditt. | Nadir Im. 1893 A Bb MU, Al DB MU, M, _ My conchiunso Rhum ‘1 ‘i ‘L ti UA Y7À V7, ‘i Lug. 19 145 21,89, (21523 24,54 27,41 20,88 24,14 — 1),40 24,94 u 1 20) 13 dé 28,01 20,83 24,12 217,25)‘ 1020;26 023477 — 0,65 24,10 «1 20) 146 28,27 24,11 24,69 27,68 20,91 24,29 — (),40 24,49 a 1 20 13. 42 27,60 20,71 24,16 27,90) 020;42 © 23496 — 0,20 24,06 al 2 146 280081 n62213) 142533: 28,380 021020) 024,82 Moi 25,08 al PRI 14L 28,46 20,92), 24,09 27,60, 21,28 24,44 — 0,25 2 1 23 1 4L 28,92) 22.17. 25)94 293057 220510) 29:59 + 0,05 Di al Di 1 43 29,10 2 20,74 28,50. 21,68 25,09 — 0;65 2; al 20 13: 49; 28.4£ 20,50. 24,62 27,88 21,10. 24,49 — 0,13 ZLI a 1 25) 1 4L 28,31 2163) 24,97 28,03, 21,33) 24,68 — 0,29 28,52 1 26 13 44 2853601215034 42:69) 27,80). 20,98. 24,39 — 0,30 24,54 al 26 1 46 28,59 20,97 24,78 27,81 .20,89, 24,33 — 0,45 24,55 a 1 24 13 49 28,3 2153L 25.84 28,16. 21,31 24,74 — 0.10 24,79 a 1 27 1 48 28,39, 21,65. 25,01 28,24 21,50. 24,87 — 0,14 24,94 al 249 148 28,99 122,20) 125,96 SO DISLI TEI — 0,58 25,12 al SI 13 46 29;07 228 25,07 28 21,78), 25,11 — 0,86 Zi u2 30 1 45 28197 20,5: 25,1 2 21,4L 24,95 — 043 2 3 SL 13 47 23,43, 22,42 25,93 25 22,12 25,86 — 0,57 2 ct 31 1 AL 29,94 21,60, 25,47 28,56 592002919, — 0,28 2i a L Ago. 1 13 45 290022032955) 28,68. 21,82 25,25 — (1,30 DE al Il 148 29; 40). 22,06, 25,73 25,28 21,44 24.56 — 0,87 25,50 1 2 12 58 28,97 21,61 25,29 28.09) 22,41 29,60 + 0.31 25,44 (DAL 2 1 51 23392) 22:07 125,50. 28,76, 22,12 25,44 — 0,06 25,47 dl 3 12. 59 23,30, 21,22, 24,76 28,13, 21,91. .25,02 + 0.26 24,59 al 3 1: 50. 28,91 22,11 29,51 Spell ILE Bilo — 0,86 25,33 al E tl). (0) 28:48 21,82. 25,15 27,81 20,97 24,39 — 0576 DATI dl + 149 29,30 22.38: 25,84 28,70. 21,36, 25,03 — 0,81 25,43 a 1 h) 13 19 2950170 2152) 120,29 28,20, 21,12 24,66 — 0;63 24.98 al li 149 2952, 22,62. 26,07 28,81 22,42). 25,61 — 0,46 25,84 dl 7 NO) 29438 122/301 125785 28,16 2222) 25; — (),39 25,68 dl 7 Ji 52 2909722512 28,78 22,21 25,50) — 0,10 Zi a 2 S 320 28,93, 21,83 28,00, 21531 25,03 — 10}35. Zi a 1 S 145 29; 51.22.99 29,11 995271 25,69. — 0,36 25, al 9 13,29 29,42 22,06 258.38. 21,28. 21,83 — (0191 25,2 al 9 188) 29,06. È IS. 21,51 216599 — 065 29,92 1 10) 1251 2009 ZIRO 1 2259750 3857 21.78 25,18 CM 0539 29,9£ a l 10 149 28,66 21.60, 25,13 28,38 21,70 25,0L — 0,09 25,08 a 1 ll 12 55 28730, 122,214 29,91 28,37 21,48 24,93 — 0,35 25,12 al 1l 150 28.82. 22,22. 25,52 28,10, 21,31 24.73 — 0,79 20,12 al 12 12.50 27,08, 21,26 24.52 27,63 21,19 24.41 — 0,11 DAT al 112: 150 23/47, 21,22 28,0S. 21,21 24,61 — 0,20 24,74 a 1 153 12.57 28,92. 21,78 5 28,21. 21,41 24,81 — (0:50 25,08 a 1 13 150 22188997 28,47 21,65 25,07 => (0310) 25:12 al L4 12 5I7 28,53 21.48 25,00 27,01 21,03 24,40 — 0,60 24,70 pil 14 1 49 28,51 21,22 24,87 2,00 21,02 24,99 — 0,48 24,63 al nu Ul ceo de DI Di OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Nadir = 253° 0" Cerchio a Est T.sid. | Faccia a Sud | Faccia a Nord | Diîf. | Madir Im. pi B M, A EB M,, Mi _. dI, conchiuso h m V74 ‘i V7, V74 di _ OZ, si si 13 0 285,24 20.71 2448 27,80 21.08 24,44L — 0.04 24.46 al 2À 149 ZISIA. 2ISZI II 20.12 21.06 24.39 = UH 24.45 al 12 5$ 27,52 20.90 24.21 27.08 20.26 23.67 — 0.54 23.94 al 148 2,79, 2127 023853 27,50 20.80 24.15 — 0.38 24.31 al 12 59 27,38 20,81 24,10 26.581 20.52 23.66 — 4 23.8N al 1 53 31,22 241.45 20.36 23.87 — 0.56 24.15 al 12053 20:37 ‘23,74 20,38 23.71 — 0.03 23,72 ali 147 20,67 24.00 20,55 23.93 — 40.07 23,97 al 12 5$ 20,31 23,87 19.96 2347 — 0.40) 23.67 al 149 20.91 24.08 20.26 23,54 — 0.51 23.S1 al 12. 5$ 21.06 24.46 26,88 20.33 23.60 — 4,S6 24.03 al 148 20,98 = 2£.0£ 27.01 2015 23.58 — 0.46 23.81 al 16} 2 20,25 23.536 26 19.78 23,22 — 0,34 23,34 al 1 48 20,25 23,70 26.68 20.03 23:36 — 0.54 23.53 al 12 59 20.32 23.55 26,77 20,01 23.39 — 0.16 23,47 al 147 21,59 20,51 23/93 26.SL1 20.21 23,51 — Wa al i PIRATA 27,03 20.35 23.69 26,41 20.12 23.27 — 042 al 147 27,01 19,98 23.50 3 19192 23122 — 0,28 al 13 23 19.75 23.40 18.959 22,30 — 1.10 al 147 26.86 19,94 23.40 26.24 19.56 23.05 — 4.35 al 12 59 26,51 19,71 23.14 26,25 19,41 a — 0,31 al 146 26,91 19.59 23.37 26,40 19.71 23,05 — 0.32 al 12 57 26,47 19.85 23,16 26,57 19.52 22,94 — 0.22 23.05 al 147 26.26 19,76 23,01 26.30 19,43 22.87 — 0.4 22.94 ali 13 21 27,04 19.96 23.50 26,01 19,45 22.73 — Wiz 23,11 al 13 44 26,26 19.70 22.98 25,83 19.59 22.71 — 0.27 22.85 al 124 2,45 20.66 23.92 217153 019596. 2394 — 0.58 23.63 a3 13 4* 27,30 20,69 24,03 26,61 19,98 23,29 — 0.74 23.66 al 2: 27,52 20.68 24,25 27,23 20.16 23.69 — 0.56 23,97 al 13 4L 26,61 20.16 23.38 26,71 20.09 23.40 + 0.02 23539 al 0) 55 27,358 20,68 241.03 20,28 23,43 — 0.60 23,73 al 0 59 27.35 20,24 23,50 20,02 23.37 = (DLE RL) DI 13 46 27,37 20.22 23.80 d9r91i 23511 — 0.69 23.46 al òÙ 59 27.56 20,68 24.12 20.18 23,48 — W.bL 23,80 al 13.42 27,60 2051 24107 20,03 2347 — 0.60 2377 ai 0 5S 21,62 20/47 24,20 26,92 20,92 23.92 — 0.28 24.06 al 13 49 TRES) TERI 25454) 26,66 19,73 23.19 — 0.40 23.34 al 0 56 27,33 20.8t 24.07 271,13 20.17 23.65 — 0.42 23,86 al 10 27,96 20,98 24.47 27,20 20,33 23,4% — 0.70 24 12 al 13 46 26.13 19,52 23,28 26,30 191356 22.85 — 0,45 23.06 al 10 21,04 24,19 26.98 20,20 23.539 — 0.60 al 13 4 195€ 23,44 26,34 19.73 23,03 — 041 al 0 3 20,38 23.95 26.75 20,29 23.52 = (045) al 13 47 20,10 23.50 26.07 19.81 22.94 — 0.56 al 0 52 20.60 23.89 26.86 20.21 23.55 — zl al OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Data 1895 < “Set. Ott. 12 13 14 ki bo ho ho Wu USS Ww wu DST [SCAN © GI O bo ZU Nadir = 253° 0’ U.sid. | Paccia a Sud [MIL STES bo N a Hip x - ns 26,20 26,32 26,78 26,09 26,38 26,92 26,22 26,43 O NIWWN N Urp ot > Sè 00 Sr MM SHE Lei CA (e 26,95 26,66 26,85 25.77 26.82 27,10 27,07 27.31 27,69 26,96 27,32 26,84 26,83 26,90 26,62 26,95 26,84 26,34 26,80 26,45 26,89 26,94 26,29 26,52 26,44 20/28 20,48 20.06 19,78 20,13 20,22 20,07 19,48 19,45 19,65 19,51 19.78 20,23 19,80 19,42 18,97 18,25 18,89 20,09 20,59 20,57 19,12 19,69 19,29 19,94 19,97 20,48 20,17 20,89 20,44 20,17 20,12 20,01 20,08 19,61 19,90 19,59 19,71 19,63 19,91 19.61 20/02 19,06 19,51 19,42 DM, 8 dI 23,55 23,83 23.42 23,11 23,64 23,33 23,46 22,84 22.90 23,23 22,80 23,08 23,57 23,01 23,38 23,78 23,74 24,29 23,70 23,75 23,48 23,42 23,49 23,12 23,43 23,22 23,03 23,22 23,15 23,25 23,48 22,68 23,02 22,93 laccia a Nord A (4. 26,75 26,92 26,55 26,28 26,93 26.08 26,67 25,90 26,15 25,98 26,01 25,91 26,23 25,83 26,00 24,75 25,40 26,38 26,24 26,31 26,42 25,62 26,49 26,46 25,89 V7, 20,05 20,29 19,98 19,40 19,72 19.41 19,88 19,12 19,16 19,67 19,45 19,09 19,35 18,98 19,34 18,65 17,96 18,68 18,74 19,84 19,43 18,95 19,04 18,65 19,38 19,47 20,01 19,78 19,99 19,73 19,94 19,86 19,71 19,56 19,05 19,24 19,44 19,94 18,58 19,24 19,21 19,11 18,64 18,91 18,85 Cerchio a Est 22,00) 21.36 22,04 99,35 23,11 22,84 22,63 23,29 23,04 23,05 23,11 BO ho io N IO 69 INN 19 1ù £ | Ditt. M,-M DD 8 ZA — 0,46 — 0,22 — 0,54 (27 — 0,51 — 0,58 — 0,18 — 0,33 — 0,25 — 0,41 — 0,08 — 0,58 — 0,78 — 0,60 — 0,26 — 0,24 — 0,20 — 0,25 SL) — 0,60 — (0,92 — 0,26 — 0,54 — 0,39 — 0,44 — 0,59 — 0,49 — 0,44 — 0,92 — 0.62 — 0,46 — 0.44 — 0,37 — 0,38 CSM 0130 — 0,58 — 0,15 — 0,40 — 1,13 — 0,36 — 0,50) — 0,55 — 0,53 — 0,47 — 0,54 | Nadir conchiuso di 23,62 23.72 23,15 Lise be o I ho IN 19 I dI WS CESTI di 2 9 b9 ho ww Lo 99. C vo bo b° oN IN 92 210) Tm Pia pd dm nm Ho dn dm pu hi pmi 50 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Nadir = 255° 0” Cerchio a Est Data sid. | Faccia a Sud | Faccia a Nord | Ditt. | Nadir Imn- 1893 A B JI, A Bb Ma Ma _ MU, conchiuso lm ‘L ‘L 44 44 ‘i, dI. ZA PZA Ott. 15 13.3 26,760 19,980 23517 259;93 0 196102277 — 0,40 22,97 al 16 Il. 318) 26,58, 19,081 22,83 25,820 18,90 | 22.36 — 0.47 22,99 al 16 13 40 26,10, 19,49, 22,80 26,13 18,68. 22,40 — 0,40 22,60 b 17 120 29,401 19,330 122,57 26,16 19,11 22,63 — 0,24 2210) b1 IS 120 26550 11932802293 25,98 16,84 22,41 — 0,52 29,007 al 20 TZ 26,21 019,017 (22,61 25,280 (117,70, 121,49 — 1,12 22,05. c2 21 14 #3 26,59 19,19 22,89 26,29 19,10) 122,70 — 0,19 22,49 c2 22 120 25,96. 19,66 22.81 259,98 d8,14 121,86 — (0:95 2234 c2 23 1 20 26,44 19,641 23,04 25,97) 18,42) 22,20 — 0,54 22,62 al 29) 13 41 26,37 19,68. 23,03 26,14 18,59 22,36 — 0,67 22,69 CRI 24 1 20 2679196 /70023129 26,50, 19,06, 22, — 0,51 23,03 Hal 24 13 42 27,30, 19,54 342 27,00, 18,74. 22,8 — 0,55 23,15 Dil 29 ILE) 26,56, 19,62 09 25,71. 18,45 22, — 1,01 22.58 al 25 13 42 26,48 19,68. 23,08 26,63 19320422591 — 0,17 23,00 Gal 26 120 2 6A OLO 1222763, 25,68) dl5, 671 22,17 — 0,46 22,40 al 25 113839) 27,60, 20,04 23,82 26,70, 19,61. 23.15 — 0,64 al 29) 120 27,593 20.44. 23,98 26,68% 19,40) 23,01 — 0,94 a 2 29) 13 42 27,14 19.80. 23,47 26,99) 119,35, 23,17 — 0,30 23,92 el 30) 120 26,94 109,75 23,34 26,32, 19,70, 23,01 — 0,33 23,17 al 30 13 43 27.29 19,65 23,47 26,66. 18,82, 22,74 — 0,73 23,10 Cl di 13 43 26,17, 19,99, 22,58 260,10 d937 — 0,12 22,82 al NOVARA. e119) 26:80) 19119 423,32 26,24 19.08 — 0,66 22,99 db2 3 13 42 2059 Sn 11523823; ZOLA AL92I — 0.64 225911 b2 4 120 269 OMROL93 SMNZINIO 26,08, 18.87 — 0,68 22,52, bI L 13 40 26,65). 19,13 3 25,91 18,60 200164 22,57 al 5 al 26,173) © 19,27. 23,00. 18,63% 22,07 — 0,98 a 6 120 217,02 119,56). (23:29 18.59) 22,15 — 1,14 22,02 h3 13 1 20 26,35, 19,43 22,59 18,03%; 21,89 — 1.00 22,99 b2 297 1 22 29,10. 21,41 2 20,36 23,91 — 1,35 24.59 a 3 25 13 42 25,44 21.07 24.75 MOLO 122,95 — 1,50 23,55 b2 29 1 20 28,78. 21.48. 25,13 26,19 11933, 02276 — 2,37 23,94 b2 Die. 2 120 28,08 20,73 24,40 26,46 MELI) 22,80 — 1,60 23,60 b2 3 1 21 28,02, 20,14, 24,08 27,21 18,99, 23,10 — 0,98 23,59 b32 d 13. 42 24,03 DELE OO 2808) — 1,00 23,53 b2 î 124 27,55 20,97 DEI 20,03 23,57 — 1,04 23,89 b2 $ IE 1053 28,88) 21,63. 25,25 SSL TA LMeN23759) — 1,66 24,42 cu 2 9 12 28:69) 21,13, 24,91 37,15. 20,64 23,89 — 1,02 24,40 al 9 13 42 28,98, 21,70. 25,34 27,41, 20,10) 23,76 — 1,58 24,55 al 10 015) 2 20,97. 24,97 28,02. 20,84 24,43 = el 24,70 al 10 13 43 29,17 22,56... 25,86 26:97 19,83, 23,40 — 2,46 24,63 al 11 119 28,45. 20,97, 24,72 260,94. 20,59. 23,77 — 0,95 24,25 al 1 118 28,29 21 24,90 27,82. 19,96. .® 23,89 — 1,01 24.407 al 1 13 42 28,60, 21,55. 29,07 20,47, 24,26 _ 1051 24,66 al 15 11318) 25,99 RZ 21578 20,901 23,97 — 0.1 24,38 al L0 tag) 28,22, 21,28 24,70 19,95. 23,50 — 1,25 24,12 al Data 1598 1894 Dic. Gen. Fe). Mar. OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 5 Nadir = 253° 0” sid. m 42 42 19 19 41 43 19 19 19 18 41 41 19 20 dl 19 18 41 118 18 42 119 1 19 dl 119 19 16 17 18 42 Liv 119 41 117 HHWHWH dl 16 1$ dl HH UR 40 18 17 17 19 Faccia a Sud A di 28.51 28,68 28,06 28,31 28,04 28,15 28,58 29,21 28,67 29,40 28,84 28,72 31,19 30,15 30,12 31,50 29,83 29,28 29,64 30,00 29,61 29,42 30,15 29,90 29,95 29,42 30,03 29,90 -29,58 380,09 29,83 29,11 29,390 29,51 29,56 29,31 29.58 29,55 28,86 99,66 30,13 29,50 29,44 29,57 B dI 21,50 20,75 20,96 21,01 21,43 21,57 20,86 21,74 21,24 21,89 21,45 21,80 23,80 22,34 22,23 99,89 992,34 21,96 23,26 21,79 929.04 22,77 292,11 22,46 21.92 22,38 22,36 22,04 22,22 22,74 22,42 29,50 21,58 22,83 DI, ZA 25,00 24,71 24,51 24,66 24,73 o Ha (oe) TONO) qa LIE < 9 DO mm Nn Pri Tan > iv Db o N N Sì Ut © ST 26,36 26,48 26,92 26,19 26,54 25,99 26,12 26,25 25,88 26,05 26,58 26,33 25,96 26,45 26,26 26,04 26,50 25,81 25,58 26,03 25,81 26,01 25,62 25,95 25,96 25,45 25,94 26,44 25,96 26,12 25,55 26,19 Cerchio a Est Faccia a Nord A di 20,48 28,07 27,60 27,37 27,69 26,86 27,25 28,88 29,20 25,96 28,46 27,50 29,08 28,91 28,47 28,81 29,00 28,72 99,18 28,65 28,63 28,34 28,51 28,19 28,71 27,98 98,31 28,45 98,62 28,87 29,35 29,04 28,47 28,14 29,23 B 15/45 20,95 20,13 20,65 20,28 19,25 20,31 20,22 19,53 19,21 18,60 20,63 21.96 22,08 21,18 21,94 21,36 22,19 21,85 22,02 27.55 21,68 21:29 21,94 2172 21,63 21,68 21,29 M n 7) 22:96 24,51 23,87 24,01 23:99 23,05 23,78 23,73 22,66 23,10 22,86 24,24 25,64 25,48 25,19 25,26 24,89 24,02 25,48 25,48 24,99 25,25 25,24 25,20 25,56 25,00 25,53 25,24 25,38 24,91 24,91 25,26 Ditt. M n —M 8 dI 2,04 0,20 0,64 0,65 0,74 1,81 0,94 1,75 2,29 2,54 2,28 1,02 1,31 0,88 1,29 1,66 1,30 2,52 0,51 0,64 1,26 0,63 0,81 1,38 0,77 0,96 0,92 1.02 0,70 1,92 0,66 0.76 1,10 0,86 0,84 0,56 1,10 0,95 0,23 0,77 0,64 0,58 1,21 0,64 0.95 Nadir conchiuso di 23,98 24,61 24,19 24,33 94.36" 23,95 24,25 24,60 23,80 24,37 24,00 24.75 26,30 25.92 25,83 l E ee e RO n ei PERENNIS o PH Fi Ri pi pi ie NH Hu fl ped 9 DI 32 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Nadir = 253° 0’ Cerchio a Est Data ARS; | Faccia a Sud | Faccia a Nord 1 Ditt. | Nadir In.- 1894 A B MU, A B MU, MU, —_ MU, conchiuso hm ‘i ‘i UZÀ ‘i V7À ‘L ‘i Mar. 27 117 29,93 22,37 28,66) 121599 025:33 — 0,82 25,74 al 29 118 29,42 22,49 28,80 21,80 25.3 — 0,66 25,63 al Apr 1 116 31212979 28 20,67 24,70 — 2,50 26,10 al 1 13 42 30,56 22,90 29,79 22,84 26.31 — 0,42 26,52 al 3 13 41 30,46. 23,32 29,54 22;44 25,99 — 0,90 26,44 al tI TRL 31.18 27,40 28,90. 21,18 25,04 — 2,36 26,22 b1 6 11S 30.50 27,19 28,61 21,30 24.95 — 2,24 26.07 al 7 13 42 28,51 24,90 28,16 20.84 24,50 — 0,40 24,70 al S 1.19 28,73 25,25 28,24 21,07 | 24,65 — 0,60 24,95 al bi 13 42 25,89 21.14 24,99 28,17 20,77 24,47 — 0.52 24,73 a2 9 It il 29,83. 22,28 27,88 19,63 23.76 — 2,30 24.91 al 10 13 42 30.00 22,72 27,64 20,38 24.01 — 2,35 25,18 al 10 il ig 30,18. 23,27 28,62 20.94 24,78 — 1,94 5) dI 11 13 43 30,18. 22,48 3,27 20.56 24,42 — 1,91 al 12 13 43 2951 1122327 S'1979 23383 — 2,06 24,86 al 14- 13 H 28,76 21.63 27,60 20,00 23,80 — 1,40 24,50 al 14 115 29,04 22,14 27,53 19.80. 23,67 — 1,92 24,63 al 15 13 LL 28,46 21,25 26,73 19,29 23,01 — 1,84 23.93 b2 24 13 44 28,64 21.15 26,60. 19.86 — 1,67 24,06 b1 25 13 d& 28,21 20,85 26,67 18,63 22,65 — 1,88 23.59 al 27 13 4£ 19,58 23,49 19.34 22 — 0,56 23,06 al 30 13 43 20,95 24,74 NOIL3T237 — 1,59 23,95 52 Mag. 1 13 44 21,40 24,86 ton 2) — 2.54 23,59 al 2 13 4L 27,97 21,49 24,73 19,11 2 — 1,91 23,78 al 4 13 43 27,91 20,51 24,21 19,25 22,99 — 1.22 23.60 h2 D 13 43 27.95 20,99 24,47 25,80 19.12 22,46 — 2.01 23.46 al 6 13 43 28,10 21,22, 24,66 26,12 19.00. 22,56 — 2.10 23.61 hl 15 Ja 27,47 20.25 23,86 26,34 19,00 22.67 — 1,19 23.27. al 22 1 1S 26,79 19,51 23,15 18592223? — 0.64 22,83 al Giu. 1 13 42 26,10 18.74 22,42 18.28 22,04 — 0,38 22,283 b2 2 11S 26,05 18,81. 22.43 25,96 18.36 22.16 — 0,27 22,30 al 4 13 42 26,15 18,29 22,22 313 18,35. 21,74 — 0.48 21.98 al 5) 13 42 259591 18512822105 2070173837 2145 — 0,60 21.75 al 5 120 25,48 18,42 21,95 SIZE 93 MAD: — 0,42 21,74 al b 13 41 25,20 18,26. 21,73 196, 718,12 21,74 + 0,01 21,3 al 7 116 25 23,12 25,16 18.32 21,74 — 0.38 21,93 b1 8 13 42 25 292.16 09 SDA CAT — 0,69 21,81 a 2 10 13 42 25,98 292,18 ,70 18,34 22.02 — 0.16 22,10 al 10 TS, 25.86 22,2 25,92 18.28 21.80 — 0.47 22,03 al 11 3.43 26,15 22,46 85 18,25. 22.05 IT 22 0 12 19, 25,97. 19,14 25,49 18,641 22.07 — 0.48 22,31 a2 13 13 42 26,49 18.51 25,91 18,67. 22,29 — 0,21 22,40 al 14 1.20 ERI RESSE) } 19.21 23:06 — 0,38 23,25 b2 16 13 41 26,35 18.97 18,52. 22,26 — 0,40 22.46 al 17 13 42 26,73 18,97 18.49 22,11 — 074 22,48 al OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 55 Nadir = 255° 0° Cerchio a Est Data sid. | Faccia a Sud | Vaccia a Nord | Ditt. | Nadir Tm. 1894 A B MU, A B MU, MU, SI Mg conchiuso hm EZA V7) di 777 277 4. di. ‘i Giu. 17 118 26,70 19,49% 23,12 25,63 18,90. 22.26 — 0,86 22,69 al 18 13 42 26,62 19,08 22.85 26,02 18.68 22,35 — 0,50 22,60 al 19 1 18 27,29) (19-99 1023:29 26,19 18:97 22,98 — 0,71 22.93 al 21 1 19 27,08 19.53 23,81 26,43. 19,30. 22,87 — 0,44 23,09 al 22 IL a 26,94 19,44 23,19 26,19) 1'8,92. 22,59 — 0,64 22,87 al 23 13 46 25,98 18,21 21.90 20,04 18,26 22,02 + 0.12 21,96 al 28 1 20 25,60 18.30. 21,95 Split calepilite ZI — 0,34 21,78 al 24 1 20, 25,605 18,27 21,96 20,90, 17,94 21,64 — 0,32 21,80 al 25 13 41 25,44 17,76 21,60 24,78 17,74 21,26 — 0,34 21,43 al 25 120. 25,94 18,12 21,73 24,84 17,94 21,39 — 0,34 21,56 al 26 13 41 25,28 17,76 21,52 24,98 ‘17,68. 21,33 — 0,19 21,43 al 27 13 48 25,78 18,30 22,04 25,54 18,28. 21,91 — 0,13 21,97 al 28 13 43 26.04 18,21 22.12 25,68. .18,25 21,96 — 0.16 22,04 al 29 120 25,98. 18,70. 22,34 25,41. 18,13. 021,77 — 0,57 22,06 al 30 13 42 26,76 19,32 23,04 26,60 18,88. 22,74 — 0,30 22,89 al 30 120 26,74 19,86 23,30 26,92 18,80. 22,66 — 0,64 22,98 al Lug. 4 13 42 26,21 19,05 22,63 26,17. 18,72 22,45 — 0,18 22,94 al 8 13 42 24,13 17,17 20.65 291 I6,99) 20718 — 0.47 20,42 al be) 120 24,16 17,0£ 20.60 23,96 16,90 20,43 — 0,17 20,51 al 9 13 42 24,14 16,84 20,49 23,67 16,87 20,27 — 0,22 20,38 b2 10 13 42 N27 DG 7182.0158: 23,96 16,34 20,15 — 0,38 20,34 al 11 1.20. 24,38 17,34 20,86 24,14 16,60 20,37 — 0,49 20,61 b3 12 120 QAS SILA 20576 DITA 190 820596, — 0,20 20,66 ul 13 1.20 24,92. 17,83. (21,37 24,98 «17,07 20,73 — 0,64 21,05 ul 23 120 25,30 18,34. 21,82 25,37 17,98 21,68 — 0,14 21,75 al 24 120 18,13 21,58 20,07 17,61 21,34 — (0724 21,46 al 617,12 21,09 — 0,27 21,23 al 18:22) ‘22,07 25,43 17,91 21,67 — 0,40 21,87 al (1) 17,71 2136 25,0 DA 1891 22,22 25,4 2501 120 25,43 18,43 21,93 — 0,29 22,08 al Ago. 5 1 20 19,50) 23,15 26.49 19,78 23,13 — 0,02 23,14 al 7 13 44 26,72 19,67 23,20 25,88 19,40 22,64 — 0,56 22,92 (dal 7 1 20 27,05 20,19 23,62 26,46 19,59 23,02 — 0,60 23,32 al 9 13 45 26,83 19,66 23,24 26,64 19,30. 22,97 — 0,27 23,10 a2 9 120 26,82 19,70 23,26 26,32, 18,92 22,62 — 0,64 22,94 a2 11 13 41 26,70 19,42 23,06 26,25 19,07 22,66 — 0,40 22,86 al 20 13 dl 26,78 19,72 23,25 26,48 19,07 22,77 — 0,48 23,01 al 21 1 21 26,93 20,05 23,49 26:61 19,72 23,17 — 0,32 23,33 al 23 121 26,66 20,03 23,94 26,36 19,34 22.85 — 0,49 25,10 a2 25 13 41 26,84 19,96 23,40 26,50 19,41 22,96 — 0,44 23,18 al Set. 22 13 42 26,42 18,93 22,68 20,91 18,61 22,26 — 0,42 22,47 al Ott. 25 13 d4 25,99 19,99 22,44 26,95 18,33 21,64 — 0,80 22,04 b2 26 13 d4 26,02 18,98 22,50 25,05 18,33 21.69 — 0,81 2210 b2 28 13 43 25,36 18,66 22,01 24,90 18,22 21,56 — 0,45 21,78 al Nov. 1 1 20 20,48 18,62 22,05 24,69 17,73 21,21 — 0,84 21,63 b2 2 120 25,17 18,49 21,81 24,62 17,40 21,01 — 0,80 21,41 b2 54 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Nadir = 253° 0’ Cerchio a Est Data T.sid. | Faccia a Sud | Faccia a Nord I Diff. | Nadir Im. 1894 A B M A. B M M _—M conchiuso s n n 8 hm D7, dI V7, V74 Za 7/28 7, Mi Nov. 16 13 41 25.22 18,08 21,65 24,84 18.05 21,45 — 0,20 21,559 al Dic. 27 121 28,61 È 25,08 26,29 19.85 23,07 — 2,01 24,07 al 28 121 27,99 20,97 24,48 27,11 19,95 23,93 — 0,95 24,00 a2 NB. Il Prof. Fergola osservò i Nadir, che si riferiscono alle seguenti date : 1893, Giu. 4, 1 ora 20 min.; Giu. 5, 1 ora 20 min.; Giu. 7, 1 ora 20 min.: Giu. $, 1 ora 25 min.; Giu. 10, 1 ora 20 min.: Giu. 11, 1 ora 20 min.; Giu. 12, 1 ora 10 min.; Giu. 13, 1 ora 30 min.; Giu. 14, 1 ora 30 min.; Giu. 15, 1 ora 21 min.; Giu. 16, 1 ora 20 min. ; Gin. -17, 1 ora 30 min.; Giu. 18, 1 ora 2 min. ; Giu. 19, 1 ora 1 min. ; Giu. 21, 1 ora 3 min.; Giu. 22, 1 ora 20 min.; Lug. 8, 13 ore 59 min.; Lug. 9, 13 ore 40 min.; Lug. 10, 13 ore 42 min. Dal cominciamento delle osservazioni fino all'osservazione relativa alla data 1893, Set. 8, 13 ore 46 min. inelusa, come anche nell’ osservazione relativa alla data 1893, Set. 16, 13 ore 45 min., ciascun microscopio fu letto sopra un sol tratto del cerchio diviso, cioè sul primo che s’incontravi movendo i fili, a partire dal punto zero, nel senso erescente della graduazione della testa della vite: e per le riduzioni, nelle osservazioni fatte col Cerchio a West ciascuna lettura fu convertità separatamente in secondi d’ arco, mentre in quelle fatte col Cerchio a Est si trovò conveniente l’uso della formola del Prof. Fergola, data al n. 9. In tutte le altre determinazioni del Nadir, ciascun mieroseopio fu letto sui due tratti del cerchio diviso, tra i quali era compreso il punto zero. Annotazioni. 1893, Giu. 13, 1 ora 30 min., per la eccezionale agitazione delle imagini riflesse dei fili, il Nadir sì è dovuto osservare dopo il passaggio della Polare. Lug. 29, 13 ore. impossibile puutare al Nadir, per il vento forte. Ago. 21, 13 ore 2 min., i fili riflessi si vedevano male, per il vento. Ago. 26, 12 ore 57 min., col vento forte i fili riflessi si vedevano bene e non molto oscillanti. Set. 20, 0 ore 54 min., osservato il Nadir con tutte le finestre chiuse, per il forte vento. Ott. 15, il tempo sidereo 13 ore 37 min. va riferito verso il principio del giorno solare medio. Ott. 16, il tempo sidereo 13 ore 40 min. va riferito verso la fine del giorno solare medio. Ott. 20, 0 ore, impossibile l'osservazione del Nadir, per il forte vento di Nord. Ott. 21, il tempo sidereo 14 ore 3 min. va riferito verso la fine del giorno solare medio. 1894, Apr. 10, il tempo sidereo 1 ora 17 min. va riferito verso la fine del giorno solare medio. Giu. 10, 13 ore 42 min., il Nadir si è osservato con tutte le finestre chiuse. OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Data 1893 1894 Ottobre Novembre Dicembre xennaio N N N d > DN HE Ls) Sii 10 11 13 14 15 16 17 20 22 5 T.sid. h () m 50 50 50 eri DI + ( Zenit 0 4 73.0 CI08 22,66 22,99 22,75 22,67 22,36) 22,05 99,34 92,62 23.08 22,58 22,40 23,51 23,17 22,99 22,82 22,99 23,94 23,60 23,59 23,89 24,42 24,40 24,70 24,25 24,40 24,38 24,12 24,19 24,33 24,25 24,60 23,80 24,37 26,30 20,92 26,09 25,54 25,74 25,95 25,48 Stella (0) Cassiopejae m A. — 92 16 ZA 51,06 52,99 54,06 DIN, 56,20 5 8) 57, 5 esi i UE o ) © © x FNOUN < e) 59,02 59,60 60,34 66,15 65,89 65,25 66,28 67,16 68,30 67,94 67,78 67,84 68,08 67,98 68,21 67,96 68,90 68,36 67,90 67,78 70,59 69,63 69,41 69,78 68,98 69,42 68,56 69,45 69,50 69,02 0/00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0.00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 ? 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 r ZA 119872 19,67 19,66 19,49 (19.49) 20,05 19,96 O REATI 19,91 19,91 19,79 19,88 19,83 19,73 19,72 19,53 19,55 20,19 20,17 19,89 20,22 19,96 19,66 19,85 19,95 20,04 20,07 20,20 20,25 20,09 20,09 20,14 20,41 20,63 20,63 20,30 20,54 20,52 20,37 20,37 20,48 20,39 20,16 20,13 — 20,02 bo) Cerchio a Est UU + 2.12 2,81 3,15 3,48 4,09 4,37 4,65 4,91 5,19 5,47 5,07 6,74 7,07 8,2% 8,47 8.70 8,94 10,75 14,19 14,63 14,76 15,30 15.45 15,61 15,78 15,91 16,24 16,32 16,37 16,50 16,57 17,19 17,22 17,24 17,23 17,15 17,08 16,91 16,82 16,74 16,67 16,62 16,48 16,34 + 15,99 v n (o) Z — 19 16 di 46,00 47,22 47,02 46,95 47,10 46,76 47,48 47,07 47,20 48,06 48,04 46,70 47,38 47,09 47,62 47,32 47,49 47,39 48,19 47,55 47,12 47,05 46,95 48,14 47,41 = (eri dn NN (ee) È + qua u ba à SI er ESE 47,15 47,60 46,95 47,49 46,81 d7 44 47,17 46,93 47,79 46,87 47,38 46,77 47.49 47,34 47,57 In. h2 al al al b2 b2 al al al al al al b1 al al al al 653 b2 al b2 b1 al al al al al bI e2 al al al ce2 b2 bl al al al al al al al al al al 36 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Data 1894] Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio 28 31 14 Mu pPHi_o A bo wo Ra tO N SN = LS] co Ol T.sid. h (0) m 50) 50 50 15 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 Zenit O, + 73.0 25/99 25,75 25,69 25,48 25,20 Bri IS I) ti o 10 9 IN SU oto ww LS] Ur ESSI (Pe) ri 26,10 26.22 26,07 24,95 24.91 25,75 24,63 23,33 22,83 22,30 21.74 21,93 22,03 92,31 23,25 22,69 22,93 23,09 22,87 21,78 21,80 21,56 22.06 22,98 20,61 20,66 21,05 21,75 21,46 Stella (O, 92 16 dI 68.70 67,99 67.67 67,95 66,47 67,28 66,66 66,18 66,49 63,62 62,65 62.98 59,88 55,75 55,90 uu au o a Iv Wav DN D © n 45,80 43.69 42,39 42,31 42,93 42,37 42,67 43,13 43.27 43,45 44,15 43,86 43,42 43,12 43,36 43,80 45,08 44,58 45,42 45,09 48.12 47,76 y Cassiopejae (cont.) mm ‘I 0,00 0,00 0,00 0.00 0,00 0,00 0,00 + 0,29 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 + 0,02 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 + 0,08 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0.00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 x — 1982 20.01 20,03 20 26 20,18 19,99 20,14 20,15 20,03 20,17 19,83 19,75 19,83 20,14 20,03 19,94 19,77 19,49 19,48 19,58 19,51 19,39 19,69 19,33 19,24 19,35 19,26 19,30 19,18 19,33 19,92 19,49 19,36 19,36 19,39 19,33 19,31 19.36 19,46 19,51 19,24 19,34 19,15 19,11 — 19,04 n HAT150 15.10 14,98 14,85 14,72 14.58 14,06 13,87 13,65 10,82 9,61 9.18 6,83 3,05 2,81 2,37 1.67 0,88 + 0,28 — 0,19 0,41 0,80 1,58 6,66 7,20 nu do o (51I ZA QI Br È È © È I (5) N°) G 007, = 19 16 afor 47,15 47,03 47,88 46,68 TOS QUA 1O ua e) IIS NDS 4 cy & co 47,20 48,03 47,65 47,11 47,36 46,56 44,79? 47,65 47.03 47,64 47,43 46,64 47,12 48,46 47,30 47,13 47,41 47,59 47,18 47,63 47,27 47,53 47,40 48,12 47,02 47,20 46,90 Cerchio a Est Im. al al al al al al ad2 a3 a2 a2 a3 h3 2 2 a2 a3 al as b2 a2 63 b2 b2 c3 a2 al al 62 al al a2 al al al al al al al a 2 al b2 al al al al OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE dI -1l Distanza zenitale media 1894,0 y Cassiopejae (cont.) Cerchio a Est , Data T.sid. Zenit Stella m p n S 1894 h O, O. 7 O 7, si 0 + 730 — 92 16 — 19 16 ingl 0 pi 9208 49/08 dii ea = e ve Agosto 5 50 22 23,14 52,27. 0,00 19,41 + 1,54 47,00 al 7 50. 22 23,32 52,04 0,00 19,97 2,03 46,06 e2 bi) 50 21 22,94 53,16 0,00 19,40 2,58 47,04 b1 21 50. 22 23,39. 57,40 0,00 19,44 6,07 47,44 al 23 50. 22 23,10 57,77 0,00 19,41 6,70 47,38 al Novembre 1 50) 23 21,63 79,09 0,00 20,06 29,35 48,17 c'3 2 50. 23 21,41 78,32 0,00 20,24 29,66 47,49 b2 Dicembre 27 50 16 24,07 90,02 0,00 20,39 38,93 47,41 al 28 50 16 24,00 90,54 0,00 — 20,37 + 89,01 47,90 b2 Annotazioni. 1893. Ott. 16, tra nubi e nebbie alte. — Ott. 26, tra nuvole. — Nov. 5, tra nebbie alte. — Die. 14, tra nubi. — Dic. 19, tra nubi. 1894. Gen. 25, tra nubi folte. — Gen. 28, tra nubi rare. -- Apr. 3, tra nubi; ed il tempo sidereo 0 ore 50 min. 13 see. va riferito verso la fine del giorno solare medio. — Apr. 6, appena visibile. — Apr. 10, incerta tra nubi. — Mag. 15, molto incerta per nebbie. — Giu. 7, tra nubi. — Lug. 11, tra nubi. Distanza zenitale media 1894,0 Polare, sup. Cerchio a West Data T.sid. Zenit Stella m P n (e Im. La h 07, O_ 7 O 7 1 — 7328 + 25 36 — 4752 ms ‘L ‘i. 4 IZ, UZ4 YZ, Giugno 4 92 1,52 42,79 + 0,00 — 61,65 — 28,02 48,40 al 5 16) 3 1,63 42,45 0,00 61,20 28,14 48,52 al 7 I) 7 1,10 42,51 0.00 61,39 28,40 48,38 al De) 25 56 1,59 40,52 2,13 60,95 28,54 48,43 al 10 21 51 2,05 42,80 0,36 60,64 28,76 48,29 al 11 18 43 2,21 42,78 0,00 60,89 28,84 49,16 a2 13 19 36 2,51 43,60 0,02 60,66 28.94 48,49 al 14 Il) alt 2,63 43,37 0,00 60,45 28,96 48,67 al 15 16) 2,65 43,55 0,00 60,45 28.98 48,53 al 16 19133: 2,74 44,01 0,00 60,54 28,99 48,26 al 17 15 54 2,92 43,95 0,44 60,94 29,02 48,49 a3 17 1912 2,84 43,85 0,00 60,94 29,02 48,95 a3 17 22 30 2,84 43,40 0,49 60,94 29,02 48,91 a3 15 1% 2,27 43,56 0,00 60,54 29,06 48,81 a 2 19 19 10 3,00 43,66 0,00 60,36 29,12 48,82 a2 21 116), 1183 2,97 43,78 0,00 60,33 29,23 48,75 al 29, 19 21 SOIA 43,86 0,00 60,48 29,29 49,28 al 24 13 35 3,56 43,32 0,91 60,28 29,38 48,99 a2 24 17 12 3,56 44,92 0,17 60,28 29.38 48,13 a?2 24 22 43 3,56 43,72 + 0,55 SGAROR I 48,95 a2 38 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Data Zenit Stella 1893 os o — 73 28 + 25 36 44. ZA Giugno 24 3,56 42,63 29 3,12 45,19 25 3.72 45,35 26 3,60 43,74 26 3,60 44,71 27 3,16 44,01 27 3,16 44,36 28 3,64 43,88 28 19 25 3,64 44,94 29 14 26 3,96 44.05 29 19 21 3.96 14,80 30 13 19 3,00 413,34 30 19 33 3,77 4.86 Luglio 1 15 0 3,88 43,79 1 19 29 3,88 13,66 1 23 59 3,88 14,50 Distanza zenitale media 1894,0 Data T.sid. Zenit Stella 1893 h G o; 1 + 730 — 120 51 m Ss PZA SL Luglio 2 ddu 23.15 40,94 2 19 19 23,15 40,18 2 23 41 23,15 40,83 3 14 24 23.39 41.85 3 19 14 23,39 40,82 3 23 57 23,39 41,73 EI 14 21 23,92 41,09 4 19 15 23,52 410,57 4 24 9 23,52 11,20 5 2711 23,52 44,32 5 2937 23.52 45,47 5 31 36 23,52 417,73 6 SIEYÀ 23,05 44,05 6 11 29 23.05 43,24 6 14 10 23,05 41,09 6 19 14 23,05 410,48 Li 7 16 23,29 46.57 7 10 25 23,29 43,17 7 13 11 23,29 42,11 T 19 19 23,29 40,02 Polare, sup. (cont.) n r dI ZA + 2,30 — 60,28 0,34 60,85 0,00 60,85 0,87 60,65 0.00 60,65 1,03 60,53 0,00 60,53 0,72 60,43 0,00 60,43 1,01 60,46 0,00 60,46 1,53 60,38 0,00 60,38 0,80 60.25 0,00 60,25 DS PENN uu q q d 00 VILLA O 62,24 62,24 62,24 62,24 61,62 61,62 61,75 61,75 63,67 — 63,67 45 Cerchio a Est 3 Bi (SAVINO H= 90 0 ho N Sì OT St SN (O) LS C S 46.64 47,50 47,76 46,46 45,77 47.49 47,03 47,55 46,76 47.23 47,09 48,06 47,26 47,48 46,98 47,83 47,33 47,98 47,37 47,14 47,50 46,95 47,59 46,89 47,95 48,01 47,47 48,00 47,37 47,79 47,16 48,70 47,88 48,29 47,87 Im. al b1 bI1 al al b3 b3 al al al al al al al al al al al al ci3 c3 b2 b2 bl al a2 b2 al al al al b2 b2 al al al al al al al al b2 al 53 b3 44 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Data 1893 1894 Novembre Dicembre Gennaio di 09 WON O o q S Hu (SMS) ww NON NO ng N ho BI 100 00 I T.sid. (=; MH 69 N ES IRSCIESI h Zenit Stella O 7, (i) 2077 730 — 120 51 ZA di 24,59 84,48 24,59 84,89 23,94 84,89 23,94 84.75 23,60 86,26 23,60 83,36 23,60 85,75 23,59 85,68 23,59 85,30 23,89 87.89 23,89 87,58 24.40) 89,00 24,40 88,37 24,70 89,10 24.70 88,92 24,25 88,86 24,25 88,12 24,40 89,95 24,40 89,04 24,38 90,41 24,38 89,11 24,12 90,03 24,12 89,04 24,19 90,62 24,19 89,92 24,33 90,10 24,33 90,01 24,25 90,36 24,25 90.41 24,60 89,84 24,60 89,99 23,80 90,26 23,80 89,09 24,37 90,36 24,37 89.43 26.30 94.22 26,30 93,75 25,92 94.02 25,92 92,97 26,09 93,48 26,09 92,92 25,54 93,59 25,54 92,61 25.74 93,87 25,74 92,93 Polare, sup. (cont.) n + 2/05 2,05 2,04 1.99 2,07 0,00 2.01 2.07 1,99 2,01 2,02 2,06 2.01 2,08 1599, 2,08 1.99 2,08 2,01 2,07 1,99 2,05 1,99 2,08 1,99 2,09 2,04 2,07 2,01 2,05 2,00 1,99 2,05 2,08 11:86) 2.04 1,98 2,06 1,97 2,05 2,00 2,08 2,01 2,08 + 1,99 r 41, — 63,55 63.55 63.69 63.69 62.77 6 62, 63,84 63.84 63.01 INVII] 63.01 62,68 62,68 63.02 63.02 63.31 63.31 63,40 63,40 63,77 Sì SD dI Vw D n dv “I 63,93 63,37 63,37 63,41 63,41 63,59 63,59 64,44 64, AL 65,17 65.17 65,10 65,10 64,18 64,18 64,96 64,96 64,89 64,89 64,43 64,43 64,39 — 64,39 Cerchio a Est DZ, + 13,97 + 13,97 14,61 14,61 15,42 15,42 15,42 15.67 15,67 16.67 sn © POMESI AINAAL O n uu n o do HHH HW = 17,78 17,78 18,48 18,48 18,68 18,68 18,86 18,86 19,21 19,21 19,39 19,39 20,82 20,82 20,98 20,98 21.12 21,12 21,32 21.32 22,40 22.40 22,44 22,44 22.45 [SI <] o ST [RMS] E i ISIS I N ho w (er) [SIE] 47,66 47,25 48,56 47,00 47,78 47,27 47,94 47,03 47,97 47,12 Im. al al b2 h2 al al al bl b2 c3 c3 al al al al al al al al bl bl c3 c3 al al al al al al c2 e3 c3 53 c3 c3 al al a2 al al al al al al al OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 45 Distanza zenitale media 1894,0 Data 1894 «Gennaio Febbraio Marzo Aprile 16 16 w DS ID N hO bo Oui ww 2 09 N 9 I I N Pia Caico DD RANA ss o o mH n ct w © T.sid. h 1 wH x dt o S mi uu N uu IH a (#2) (n vo N _ ra Zenit 0197, + 730 7A 25,80 25,80 TORO Sua o DS) AT o e n © mo N mm x Do) 4A no 5 St ot dt e Hu DD tw pr ra (SI O (310 LUN [KSSS] ST Ue o vw bo w Stella 93,44 93,29 94,46 94,06 95,07 94,52 94,43 94,26 95,70 94,00 93,61 94,74 94,21 93,54 93,16 92,76 92,54 94,05 93,38 92.96 92,59 93,00 92,51 93,22 93,01 90,98 89,91 90,86 89,931 91,12 88,14 89,21 87,29 85,07 87,02 81,73 80,14 82.01 82.29 82,49 80,04 81,23 81,69 Polare, sup. (cont.) m 0,00 1,99 2,31 2,15 0,00 1,72 + 2,16 Tr ‘1. — 64,55 64,55 64,40 64,40 63,73 63,73 63,59 63,59 63,35 63,35 62,66 63,25 63,25 63,33 63,33 63,91 63,91 63,70 63,70 63,17 63,17 63,62 63,62 63,66 63,66 SD Dì o dI dI wow o n SESTO ou oa si D (=) 62,49 62,49 63,60 63,60 63,60 S> N SUA vw IN © CA O RO to tg * dv + + Cerchio a Est n ZÀ 22,49 22,49 22,53 22,53 22,63 o ON ho N no DN [CMS] sd uuio ao a ANAAO ei tm N ho (S) tO tO RO 9 19 °° ww Lol 60, (Sg 21,90 21,83 21,83 21,49 21,49 21,34 21,34 21.18 21,18 18,82 18,82 17,66 = ARRESTI rorò ovs do 14,86 14,86 10,60 10,60 10,60 10,31 9,76 9,76 9,76 8,91 * » O 7, — 47 52 IZ, 47,46 47,63 47,69 47,25 48,07 46,68 48,52 4AT,TA 46,86 47,51 47,47 47,48 46,90 47,41 47,29 > “1 ii i I Mn 46,89 46,80 Im. 46 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Polare, sup. (cont.) Cerchio a Est Data T.sid. Zenit Stella m r n G Im. 1995 h O 7, O 7, O 7, 1 + 730 — 120 51 — 47 52 m Ss UA, ‘1 41 OZ, D7, V74 Aprile 1 18 388 26,10 80,56 + 0,00 — 62,28 + 8,91 47,83 al 4 11 40 26,22 82,74 2,17 61,51 7,95 47,91 ciò: 4 18 35 26,22 80,09 0,00 61.51 7,95 47,43 a3 4 24 4 26,22 80,21 1,21 61,51 7,95 46,34 a 3 6 11 33 26,07 81,60 2,24 61,40 7,25 4AT,A4 b3 6 18 37 26,07 79,01 0,00 61,40 7,25 47,09 a3 6 25 33 26,07 80,65 1,98 61,40 1,25 46,75 b3- 8 9 26 24,95 80,54 3,75 61,71 6,61 46,94 e2 bo) 24 57 24,95 78,47 1,75 61,71 6,61 46,87 ce2 9 11 39 24,91 80,66 2,18 61,46 6,32 48,71 53 9. 18 38 24,91 77,01 0,00 61,46 6.32 47,24 53. 9 25 30 24,91 78,79 1,95 61,46 6.32 47,07 53. 10 11 43 25,75 79,56 2,14 61.10 DATI 47,00 a2 11 18 37 25,75 77,49 0,00 61.10 5,77 47,07 53 11 25 20 25,75 79,44 1,90 61,10 5,77 47,12 a2 14 11 44 24,63 76,81 2,14 61,69 4,70 47,03 a3 14 18 41 24,63 74,07 0,00 61,69 4,70 46,43 a 3 14 259 31 24,63 78,28 2.04 61,69 + 4,70 48,60 a3 Maggio 15 11 57 23,33 68,59 2,14 60,92 — 3,51 47,55 a 2 15 25 46 23,33 69,10 1,97 60,92 3,51 48,23 c3 22 12 9 22,83 67,11 2,07 60,53 4,89 47,63 53 22 25 49 22,83 67,04 1,96 60,53 4,89 47,67 a3 Giugno 2 12.9 22,80 64,50 2,06 60,95 6,57 47,66 a2 2 26 1 22,30 63,45 1,98 60,95 6,57 46,69 ad 5) 12 18 21,74 63,34 2,10 60,61 6,94 47,05 a2 5 26 1 21,74 63,22 1,97 60,61 6,94 47,06 a2 7 12 15 21,93 64,69 2,14 60,80 7,08 48,50 53. 10 12 18 22,03 63,26 2,14 60,32 (1399 46,80 a2 10 2 1 22,03 62,80 1,92 60,32 7,39 46,56 a2 12 1219 22,31 63,28 2A 60,80 7,62 47,25 al 12 26 3 22,31 63,13 1,93 60,80 7,62 47,31 a3 14 12 24 23,25 63.08 2,12 61,55 7,80 47,06 a2 14 268 23,25 63,15 1,95 61,55 7,80 47,30 653 17 12 26 22,69 62,22 2,13 61,32 7,95 46,67 a2 17 267 22,69 62,00 1,91 61,32 7,95 46,67 a2 19 12 24 22,93 63,42 2,18 60,80 7,98 47,09 al ali9) 26 11 22,93 63,26 1,93 60,80 7,98 47,18 a 2 21 13 18 23,09 63,11 1,69 60,92 8,00 47,25 e2 21 26 10 23,09 63,24 19 60,92 8.00 47,16 a2 22 12 32 22,87 63,19 2,11 60,96 8,03 47,20 al 22 26 12 22,87 62,57 1,92 60,96 8,03 46,77 al 23 12) 31 21,78 62,67 2,13 60,86 8,07 47,69 al 23 26 16 21,78 62,16 195) 60,86 8,07 47,36 al 24 12 34 21,80 62,42 2,11 60,73 8,11 47,35 al 24 26 17 21,80 61,41 + 1,95 — 60,73 — 8,11 46,50 al OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 47 Distanza zenitale media 1894,0 Polare, sup. (cont). Cerchio a Est Data T.sid. Zenit Stella m r n (4 Im. 1894 h 0, O 7 DA, 1 + 730 — 120 51 — 47 52 m_ s VZA QU ‘1 EZÀ EZÀ «Giugno 25 12 35 21,56 62,11 + 2,11 — 60,75 — 8,15 47,34 al 25 26 17 21,56 61,44 1,94 60,75 8,15 46,84 al 29 12 40 22,06. 62,53 2,10 61,24 8,20 47,81 a2 29 26 21 22,06 62,19 1,94 61,24 8.20 47,63 al 30 12 43 22,98 62,81 2,08 61,36 8,15 47,26 b2 30 26 28 22,98 62,30 2,00 61,36 8,15 46,83 al Luglio bi) 12 52 20,51 61,08 2,08 60,64 7,67 46,80 al 8 26 30 20,51. 61,20 1,94 60,64 7,67 47,06 al 12 12 53 20,66 62,03 2,14 60,59 T,47 47,29 al 12 26 33 20,66 61,56 1,93 60,59 7,47 47,03 al 13 12 58 21,05 62,59 2,07 60,37 7,38 47,22 al 13 26 36 21,05 62,24 1,95 60,37 7,38 46,99 al 23 13,8 21,75 65,69 2,07 60,12 6,06 48,05 al 23 26 49 21,75 65,25 1,98 60,12 6,06 47,70 al 24 1985, 21,46 65,25 2,08 60,04 6,04 47,79 al 24 26 49 21,46 64,62 1977] 60,04 6,04 47,27 al 27 12 50 22,08 65,64 2:29 60,97 5,58 47,82 652 27 26 45? 22,08 63,96 1,90 ? 60,97 5,58 46,53 ? 62 Agosto 5 1327, 23,14 68,05 1,99 61,30 3,77 47,99 al 5 27. 6 23,14 68,06 2,02 61,30 3,77 47,97 al (1 13 26 23,32 67,88 2,02 61,15 3,41 47,10 al 7 27 5 23,32 68,07 1509) 61,15 3,41 47,32 b2 9 13 28 22,94 68,42 2,02 61,23 2,98 47,67 al 9 277 22,94 68,55 1,99 61,23 — 2,98 47,83 al 21 13 37 23,33 72,37 2,03 61,36 + 0,01 48,36 al 21 27 25 23,33 71,36 2,07 61,36 0,01 47,31 al 23 13 39 23,10 72,64 2,13 61,19 0,56 48,04 al 23 27 22 23,10 71,86 2,02 61,19 0,56 47,37 al Novembre 1 13 58 21,63 93,63 2,06 63,37 25,89 47,42 c3 al 27 50 21,63 93,47 2,06 63,37 25,89 47,26 62 2 14 6 21,41 94,09 1,98 63,91 26,30 48,31 ce3 2 27 49 21,41 93,51 2,05 63,91 26,30 47,66 652 Dicembre 27 13 23 24,07 109,76 2,08 64,28 41,90 45,99 2 27 27 18 24,07 110,81 2,05 64,28 41,90 47,07 al 28 13 23 24,00 110,85 2,07 64,33 42,09 47,02 b2 28 27 14 24,00 111,38 + 2,02 — 64,33 + 42,09 47,60 62 NB. Appartengono al Prof. Fergola le osservazioni, che si riferiscono alle seguenti date : 1893, «Giu. 4, 1 ora 19 min. 2 see.; Giu. 5, 1 ora 19 min. 3 sec.; Giu. 7,.1 ora 19 min. 7 sec.; Giu. 8, 1 ora 25 min. 56 see. ; Giu. 10, 1 ora 21 min. 51 see.; Giu. 11, 1 ora 18 min. 48 see. ; Giu. 13, 1 ora 19 min. 36 see.; Giu. 14, 1 ora 19 min. 11 see.; Giu, 15, 1 ora 19 min. 7 see. ; Giu. 16, 1 ora 19 min. 3 sec. ; Giu. 17, 1 ora 19 min. 12 see. , ed 1 ora 22 min. 30 see. ; Giu. 18, 1 ora 19 min. 7 see. ; Giu. 19, 1 ora 19 min. 10 sec. ; Giu. 21, 1 ora 19 min. 13 sec. ; Giu. 22, 1 ora 19 min. 21 sec. Dal cominciamento delle osservazioni fino all'osservazione relativa alla data 1893, Set. 7, 1 ora 48 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 27 min. 8 see., inclusa, ciaseun mieroscopio fu letto sopra un sol tratto del cerchio diviso, civè- sul primo che s’incontrava movendo i fili, a partire dal punto zero, nel senso crescente della gra- duazione della testa della vite; e, per le riduzioni, fu adoperata la formola del Prof. Fergola, data al n. 9. In tutte le altre osservazioni della Polare superiore, ciascun microscopio fu letto sui due tratti. del cerchio diviso, tra i quali era compreso il punto zero. Annotazioni. 1893. Giu. 8, osservata dopo il meridiano per nebbie. — Giu. 11, fra nubi, tremola. — Giu. 24, tra nubi. — Lug. 4, tra nubi. — Lug. 5, tra nubi, saltellante, salti 77. — Lug. 6, fra nubi, oscil- lantissima, salti 67. — Lug. 15, fra nubi, saltellante, salti 5”. — Lug. 17, tra nubi, distinta: e tranquilla. — Lug. 18, tra nuvole, diffusa e saltellante. — Lug. 30, molto diffusa ed oscil- lante, specialmente alla seconda puntata; nella notte ha piovuto. — Ago. 1, attraverso le nuvole, diffusa, tranquilla. — Ago. 12, male, fra le nubi. — Set. 6, fra la nebbia, debole, ma tranquilla. — Set. 8, diffusa e variabile per nebbia. — Set. 24, tra nubi. — Ott. 2, la prima. puntata ineertissima, tra nebbie. — Ott. 3, dittusa e oscillante tra nebbie; osservazione in- certa. — Ott. 16, distinta e tranquilla tra nubi e nebbie alte. — Ott. 26, osservazioni fatte con un cielo quasi completamente nuvolo. — Nov. 4, tra nubi la seconda puntata. — Nov. 5,. tra nebbie alte. — Die. 2, tra nubi la prima puntata. — Die. 19, la prima puntata tra nubi. — Die. 26, tra nubi. 1894. Gen. 22, alla prima puntata, debole per nubi. — Gen. 25, alla prima puntata, tra nubi. — Gen. 28, tra nubi. — Mar. 27, tra nubi. — Apr. 1, tra nubi. — Apr. 6, debolissima. — Apr. 9, incerte le due prime puntate. — Mag. 15, la seconda puntata molto incerta per nebbie. — Giu. 7, tra nubi. — Giu, 21, la prima puntata tra nubi. Distanza zenitale media 1894,0 Polare, inf. Cerchio a West Data T.sid. Zenit Stella nu n n (A Im. 1900 h O _ 7 0, (O N07, 13 — 7328 +23 4 — 50 23 m Ss OZ) eZ) N, 74 dI, Giugno 4 18 52 2,63 60,04 — 0,00 27,97 42,17 al 5 19 37 2,42 61,24 0,03 28,08 40,98 cali 6 20 10 2,28 60,49 0,07 28,20 41,50 2 7 14 20 2,22 60,57 0,92 28,33 41,98 c2i 7 eo, 2,22 58,81 0,03 28,33 42,85 c2 7 21 34 2,22 59,94 0,31 67,74 28,33 2,00 e2 bi 14 44 1,89 60,61 0.71 67,54 28,47 41,06 c2: 8 21 24 1,89 59,64 0,21 67,54 28,47 41,53 c2i 9 12 39 2.25 62,11 1,70 67,46 28,60 40,70 al 9 18 46 2,25 58,74 0,00 67,46 28,60 42,37 al 9 24 59 2,25 60,11 1,60 67,46 28,60 42,60 al 10 18 44 2,84 58,69 0,00 67,20 28,71 42,64 al 11 18 4£ 2,70 58,97 0,00 67,19 28,80 42,12 al 12 18 4L 2,83 57,89 0,00 66,98 28,87 43,05 b2 13 18 46 2,98 58,69 0,00 66,81 28,92 42,18 b2: 14 18 48 3,40 57,67 0,00 66,42 28,95 43,20 2° 15 18 50 3,29 58,79 0,00 66,72 28,97 42.25 al 16 192 3,19 56,69 0,00 66,59 28,99 44,10 ed 16 28 22 3,25. 62,76 3,78 66,59 28,99 41,87 c3 2 17 19 4 3,34 58,32 — 0,00 — 66,78 + 29,01 42,79 b2, OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Data, 1893 Giugno hO ON Ko 0 NU kol w È 30 Luglio Il Distanza Data 1893 Luglio (CHMISII 12 12 W.sid Zenit Stella h lo) O 7 12 — 73 28 + 23 4 SO, 7, D7, 78 55 3,10 59,04 823 3,10 58,59 78 DI 3,27 IS,Ad 78 56 3,60 58,59 76 10 3,63 59,74 78 55 3,93 58,61 74 19 3,82 59,45 78 56 3599 58,92 83 37 3,99 59,32 48 1L 4,11 99,19 79 28 4,11 58,61 109 31 4,11 78 57 3,94 790. 4,06 I7:90062; 3,70 Ue dl 4,11 79 3 4,35 79 32 4,29 58,87 zenitale media 1894,0 sid. Zenit h O 7, 13 + 730 m s 7, 1 52 22,95 19, 20. 22,95 18 56 22,71 24 14 22,741 14 14 23:29 19 21 23,29 24 32 23,29 14 28 23,13 19. 22 23,13 24 26 23,13 16 23 23,30 19 30 23,30 22.97 23,30 14 45 23,34 19.29 23,34 24 7 23,34 15 15 23,14 19 32 23,14 23 39 23,14 14 45 23,30 Stella 0 74 — 123 22 7, 80,41 85,97 8 St esi ole Pa n 5 7 gi Pa) (Sri (Ss 86,51 85,82 85,23 86,13 84,89 85,37 86,36 85,59 85,46 86,36 Polare, inf. (cont.) nu — 000 0,39 0,00 0,90 0,38 0,00 1,01 0,00 0,86 41,43 0,00 39,71 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 — 0,00 Polare, inf. Mm ELA — 6,77 0,00 0,01 1,03 1,16 0,00 1,15 1,06 0,00 1,09 0,40 0,00 O, dt 0,96 0,00 0,94 0,77 0,00 0,76 = MO v ZA 66,60 66,60 66.43 66,31 66,32 66,40 66,38 66,38 66,38 66,05 66,26 66,36 66,44 66,30 66,09 66,03 65,86 65,69 (cont.) r ZA 65,36 65,36 65,48 65.48 65,79 65,69 65,69 65,69 65,39 65,39 65,39 65,64 65,64 65.64 — 65,24 49 Cerchio a West ZA + 29,04 29,04 29,09 29,15 29,20 29,26 29,32 29,32 29,32 29,36 29,36 29,36 29,39 29,35 29,32 29,27 29,23 29,19 * S 0 / 50 23 4162 42,46 42,17 42,17 41,39 42,46 42,44 42,13 42,59 43,04 42,40 42,93 42,28 42,46 41,78 42,03 42,27 41,92 Im, Cerchio a Est » di + 29,08 29,08 29,07 29,07 28,99 28,99 28,99 28,92 28,92 28,92 N 9 N N N co 00 90 0 00 JN 0 9000 NON N N NS ww n 00 Mm NON G 0 77 — 5023 di 40.51 39,30 40,38 40,45 40,49 40,02 40,48 39,97 39,81 39,66 39,34 3993 39,60 39,75 39,69 39,80 40,07 40,00 40,24 39,82 Im. al al al al 2 miu 2 n 2 Pi do 00 0 50 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Polare, inf. (cont.) Cerchio a Est Data T.sid. Zenit Stella m r n (d Im. ARS h o, O, o, 13 + 730 — 123 22 — 50 23 ms V74 rr. YZ L Y74 di Luglio 14 14 44 23,36 S4,22 — 0,98 — 65,5 + 28.32 39.10 53 14 19 32 23,36 85,78 0.00 5,5: 28,32 39.68 b3 14 24 29 23.36 84.46 1.07 65,58 28,32 39,43 53 15 14 34 23,78 85,03 1,06 65,99 28,20 40,10 a3 15 19 34 23.78 $85,85 0,00 65,99 28,20 39.86 a3 15 24 40 23,78 S4,42 1,15 65,99 28,20 39,58 a3 16 14 53 23,59 83.97 0.94 66,20 28,09 39,43 a3 16 19 33 23,59 S5,46 0,00 66,20 28,09 39.98 ad 16 24 7 23.59 84,21 0.91 66,20 28,09 39,64 a3 17 L'ONI, 24,10 $4,83 0.85 66,28 28,00 39,86 a3 17 19 33 24,10 85,58 0.00 66,28 28,00 39,76 a3 17 25 93 24,10 83,99 1,74 66.28 28,00 39,91 a3 1$S 14 42 24.10 85,33 1,03 65,86 204,91 40,21 a3 1$s 19 35 24,10 85,09 0,00 65,86 27,91 39.94 a3 1S 24 26 24.10 $4,55 1,03 65.86 27,91 39,43 ad 20 14 32 24,10 85,19 1.11 65,41 27.73 39,88 a2 20 19 3S 24,10 $6,19 0.00 65.41 27,73 39,77 a2 20 24 36 24,10 S4.57 1,08 65,41 27.73 39,23 a2 21 15 15 24,06 $5,26 0,82 65,34 27,62 39,74 a2 21 19 38 24,06 $5.65 0,00 65,34 27,62 39,31 a2 21 24 21 24,06 $4,31 0,98 65,34 38,95 a2 22 14 17 24.56 S4.AI 1,24 65.42 39.00 a2 23 19 39 24,56 $6,28 0,00 65,42 39.63 a2 22 24 57 24,56 $4,91 1,22 65,42 39,48 a2 29 14 27 24,55 85,33 1,19 65,08 27,04 40.01 a2 25 194 24,55 $6,59 0,00 65,08 27,04 40,08 a2 25 24 51 24,55 85,13 1.16 65,08 27,04 39.78 a2 26 19 41 24,54 85,91 0.00 64,81 26,S4 39,34 a3 26 22 9 24,54 85,86 0,27 64,81 26,84 39,56 a3 26 24 45 24,54 $4.S6 1,10 64.S1 26,84 39,39 ad 27 150 8ì 24,79 85,16 0.89 65,03 26,65 39.64 ad 29 19 47 24,79 86.56 0,00 65,03 26.65 40,15 a3 27 24 16 24,79 $5.33 0.90 65.03 26,65 39,82 a3 29 21 33 (25,03) 84.69 0.14 65,81 26,28 39,33 ce3 29 26 40 (25,03) $3.51 2.08 65,81 26,28 40,09 c3 29 27 23 (25.03) 82,37 2,53 65,S1 26,28 39.40 c3 30 14 49 25,54 83.86 1,05 BOL OT 26,11 38,83 a2 30 19 47 25, 84,96 0,00 65,57 26,11 38,88 a2 30 DI 49 25: 84,13 1.11 65,57 26.11 39,16 a2 31 14 57 25.6 $4,75 1,01 65,43 25,94 39,61 c3 31 19 48 25,64 85,72 0,00 65,43 25,94 39,57 ce3 31 26 0 25.64 83,36 1,68 65,43 25,94 38.89 c3 Agosto 1 15 15 25,40 83,71 0.89 65,94 S 39,36 a2 1 19 48 25,40 85,23 0,00 65,94 a2 1 24 10 25,40 84,26 — 0,83 — 65,94 39,85 a2 Distanza zenitale media 1894,0 Polare, inf. (cont.) OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE DI Cerchio a Est Zenit Stella mn Ti Il (a In. ( 0.07, 07, 73.0 — 123 22 50 23 ‘i QU EZ4 EZÀ di EZÀ 2 25,44 82,25 2.02 — 66.18 + 25,62 39,39 a3 2 25,44 81,97 2,05 66,18 25,62 39,14 a3 3 24,89 81,89 2.00 66,10 25,47 39,63 ad 3 24,89 81,65 2,04 66,10 25,47 39,43 a3 4 24,77 83,31 1,99 65,62 25,27 40,88 a3 4 24,77 81,67 2,02 65,62 25,27 39,27 a3 5 24,98 81,98 1,98 65,65 25,08 39,55 a3 5 24,98 81,80 2,04 65,65 25,08 39,43 a3 8 25,20 $1,21 2.03 65,71 24,36 39,39 a3 8 25,20 82.13 2,01 65,71 24,36 40,29 a3 25,29 81,25 2,02 65,82 24,08 39,72 a3 25,29 80,66 2.00 65,82 24,08 39,11 ad 25,34 80,81 2,01 65,79 23.82 39,45 a3 25,34 80,75 2,02 65.79 23,82 39.40 a 3 25,12 80,53 2,09 65,64 23,597. 39,57 a3 25,12 80,62 2,03 64 23,57. 39,60 ad 24,47 76,91 D,24 20 23,32 39,56 ce3 24,47 79,78 2,29 20 23,32 39,48 e3 24.47 80,83 2,00 20 23,32 40.24 e3 25,08 80,42 2,12 18 23,08 39,56 b3 25,08 80,00 2,03 65,18 23,08 39,05 b3 24,70 80,37 2,01 65,36 22,85 40,19 a3 24,70 79,83 2,04 65,36 22,85 39,68 a3 24,46 78.58? 2,07 65.06 22,64 38,61 ? e3 23,94 78,87 2.01 65,07 22.42 39,59 a3 23,94 78,70 2,07 65,07 22,42 39,48 a3 23,88 77,51 2,02 65,44 22,21 38,88 a3 17 26 54 23.88 78,44 2,05 65,44 22.21 39,84 a3 18 13 14 23,72 78,72 2,00 65,08 21,96 40,12 ad 18 26 54 23,72 78,23 2,04 65,08 21,96 39,67 a3 19 3113 23,67 78,08 2,02 21,71 a3 19 26 54 23,67 78,73 2,03 21,71 a3 20 13 13 24,03 78,26 2.03 21,43 39,85 a3 20) 26 51 24,03 78,00 1.99 21,43 3955. a3 21 13 15 23,39 76,47 2,01 21,13 39,24 a3 22 13 16 23,47 79,85 2,01 20,82 a3 22 26,57 23,47 76,86 2,04 b 20,82 39,86 a3 23 13019 23,48 75,54 2,03 64,84 20.51 38,42 53 23 26 58 23,48 75,98 2,04 64,84 20,51 38,87 b3 24 1183 al 22,85 75,85 2,02 64,83 20,20 39,65 a3 24 26 58 22,85 75,19 2,03 64,83 20,20 39,00 a3 25 IIAL7 22,98 74,94 2,02 64,95 19,90 39,03 a3 25 26 57 22,98 75,97 2,02 64,95 19,90 40,06 a3 26 13 18 23,05 75,42 2,02 65,00 19,61 39,78 a3 26 26 59 23,05 75,38 — 2,03 — 65,00 + 19,61 39,75 a2 52 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Data 1898 Agosto Settembre Ottobre NON N Hu 2 N29) N 9 N © quat O 9 WD N °° o 0 3 3 T.siq, bo ui 3 > QU Zenit o 4 730 di 23,11 23,11 22,85. 22,89 23,66 23,66 23,39 23,39 23,46 23,06 23,24 23,24 SS] SS) Iso] (So) LS] io 10 10 i N MM N N wo n Na da Sole YI bo Los = 21,46 21,46 22,95 22.95 22,76 O) ISS Go N ho N 29 9 DD CO) CONCA au a vw LS) Stella 73,06 68,64 71,22 71,90 69.12 67,80 69,42 71,68 70,59 70,33 68,16 69,99 67,48 67,56 68,73 68,45 68,71 67,95 66,13 66,74 66,00 66,22 65,64 67,78 64,06 65,70 65,40 64,02 63,86 62,35 63,34 61,23 61,54 60.98 61,90 59,68 62,39 Polare, inf. (cont.) Mm _ 2/02 2,06 2,00 2,03 2.01 6,74 1,98 2,01 2,05 10556) 2,05 1,94 4,47 4,55 2,02 0,37 2,03 2.03 3,97 1,99 3,16 2,01 2,04 2,08 2,06 2,01 2,03 2,01 2,02 2,05 2,03 0,04 3,00 2,00 2,08 1,88 1,97 9,51 2.01 9,15 2.08 2,04 2,01 2,54 — 0,25 | ® D 9 (3) SIMS! SU (®TLS Dì 65,44 65,7 65,7 65,83 65,83 B) D 65,40 65,40 65,36 65,36 65,49 65,49 65,47 65,47 65,76 65,76 65,86 65,86 65.86 65,88 65,88 64,78 64,78 66,40 66,40 66,14 66,14 66,13 66,13 66,53 — 66,53 + + Cerchio a Est n 19/06 19,06 18,79 18,79 17,93 17,93 17.61 17,61 16,91 16.91 16,54 16,54 16,16 16,16 15,44 15.44 14,79 14,79 14,47 14,47 13,54 13,54 13,20 13,20 12,84 12,84 12,47 12,47 11,70 11,70 10,92 10,92 10,92 10,55 10,55 9,50. 9,50 8,82 8,82 8,08 8,08 7,69 7,69 6,43 6,43 4 Im. O 50 23 3996 ‘@3 39,88 a 3 40,07 a2 40,23 a2 39,06 al 395301 al 39,01 a 3 39,49 a3 40,16 a 3 39,30 a3 39,45 a 3 40,02 a3 40,17 e3 38,93 c3 38,38 e3 38,99 e3 40,34 a3 40,08 a3 40,27 a 3 40,12 a3 39,35 a3 38,58 ad 39,95 a 3 39,66 a3 40,38 a3 39,57 a3 38,48 a 3 39,07 a3 39,31 a3 39,56 a3 39,82 a3 39,97 a3 39,21 a3 40,32 a3 40,05 a 3 39,72 e3 39,65 e3 39,49 ad 39.98 a3 38,68 a3 38,92 a3 39,13 a3 40,02 a3 38,79 a3 39,21 ad OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD.A. CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Data 1893 ‘Ottobre Novembre Dicembre DALAI vw © e n pe) HHHH (Cie 14 T.sid. Di 3 T 3 I dd 10 N pi N NH N lm SS © dI © 0 IR 9 I bo Sl bo MH DA w Il [E 3) Da Ho N Cel Zenit (1) 4 73.0 Lo) to 9 IN ID wo SOUL N = HE 22,97 22,97 9 2 N99 69 LO 10 IS ID N ISEE So833 22,69 23,15 23.15 23,00 23,50 23,50, 23,32 23,32 23.10 23,10 23,85 23,53 23,53 24.55 __ Stella o 4 123 22 61/63 62,52 62,80 61,06 6044 60,21 59,76 62,15 60,16 58,82 61.46 59,93 58,78 60,78 58,92 50 56,81 58.72 57,61 52,35 56,64 51,47 53,01 51,55 51,04 51,65 50,63 50,62 50,61. 49,44 49,97 49,59 49,57. 48,90 48,60 48,64 46,21 46,40) 47,19 47,35 31,72 37,17 36,10 36,41 36,37 Polare, inf. (conti) mM OZ, — 1,44 0,13 0.38 1,97 2,00 2,00 2,01 0,02: 2,02 1,92 0,00 2,11 2,00 0,00. 2,0% 0.00 2,06 0.00 2,00 4.40, 0,07 2,11 0,00. 1,94 2,09 1,96 2,20 1,96 1,96 2,13 1,96 92,14 1,94 2,14 1,92 1,46 2,08 1,98 2,12 1,98 2,04 2,01 2,10 2,02 — 2,04 ” YZ4 — 66,53 66,06 66,06 66,06 66,08 66,08 65,72 65,72 65,72 65,68 65.68 65,68 65,68 65.68 65,68 66,45 66,59 66,59 66,59 66,70 66,78 67,60 67,60 67,60 67,49 67,49 67,96 67,96 67,69 67,89 67,59 67,90 67.90 69,89 69,89 68,63 68,63 — 68,78 Cerchio a v n» » a 0 /Z 50 23 di + 6,43 6,01 6.01 6,01 5,20 5,20 14,83% 4,837 4,83 A, 47 4,47 4,47 4,12. 4,12 4,12 3.76 3,04 3,04 3,04 11,85 + ad — 0,92 0,92 0,92 1,63 14,45 14,45 16,28 16,28 — 17,37 39,40 39,25 39.80 39,57 39,42 39,82 39,83 38,98 39,70 40,28 39,19 39,19 39,40 38.53 39,21 39,06 39,95 38,63 39,45 39,31 38,74 39,22 39,56 40,04 39,63 39,38 39.63 39,54 39,90) 40,32 40,10 40,07 39,55 39,16 39,00 39,09 40,25 40,27 40,25 39,67 39,58 39,81 40,01 pei ho 2 ini Bi ho NI 54 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Data 1893 1894 Dicembre Gennaio Febbraio 9 10 10 14 14 16 16 17 17 11 T.sid. h 13 26 26 50 Zenit Stella O, O __7 + 730 — 123 22 s ‘4 24,55 79 24,63 35,37 24,63 35.01 24,66 33,23 24,66 33,16 23,98 33,73 23,98 33,56 24,61 32,50 24,61 33,61 24,36 33,58 24,36 34.05 23,95 30.82 23:95 30,98 24,00 28,02 24,00 28,92 24,75 29,37 24,75 29,67 25,83 29,73 25:83 29,98 25,28 29,47 25,28 30,08 25,62 29,43 25,62 29,39 25,89 31,14 25,89 30,90 25,84 31,28 25,84 31,41 25,48 31,45 25,48 30.81 25,59 32,08 25,59 31,65 25,48 32,10 26,12 37,16 26,12 37,09) 26:52 45,05 26.52 45,18 26.44 47,98 26.44 47.30 24,70 47,49 24,70 47.37 24,73 46,81 24.73 46,20 25,18 49,52 5,18 48,48 25,37 49,42 Polare, inf. (cont.) mm bo de (7.5) (E © © ID I I dd ° © © we WD gd N 0 2,09 — 2,00 rv ‘1. — 68,78 69,45 69.45 70.08 70,08 69,65 69,65 69,70 69,70 69,09 69,09 70,32 70,32 71.71 71.71 71.21 71,21 71,05 71,05 70,89 70.89 71,02 71,02 70,29 70,29 70,06 70,06 70,19 70,19 69,85 69,85 70,00 69.47 69,47 69.21 69,21 68,64 68,64 68.99 68.99 68,86 68.86 68,06 68,06 — ‘67,94 Cerchio a Est PA bo) 40,18 39,38 39,36 40,21 39,98 39,50 39,64 40,02 39,48 40,10 39,78 39,15 40,30 40,28 38.53 38,67 40,28 39,69 40.55 40,51 39,38 38,91 39,93 39,00 39,63 Im. OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Data 1894 Aprile Maggio «Giugno to o N O = Pr DI H nH n (©) (ei Zenit 0 / SIL OMI= s INZA 25,37 24,86 24,86 24,50 24,50 23,93 23,93 24,06 24,06 23,59 23,59 23,06 23,06 23 23,59 23,59 23,78 23,78 23,60 23,60» 23,46 23.46 23,61 23,61 CISETSIO HH Hi gN o © N do 00 03 dI Ls = ou C 21,75 21,73 21,73 21,81 21,81 22,10 22,10 22,25 22,25 22,40 22,40 22,46 23,48 22,48 22,60 Stella 4908 49,41 49,10 47,96 47,82 48,30 47,24 51,84 51,23 50,81 49,52 52,94 52,11 a at sm wo w e (i bo (311 (Ri O I N N WI lo eifta® SS STI w SI 5) x SIMS, a au ai Sta (Si = ni LS] -_ 54,33 54,04 53,80 59,52 59.74 59.06 58,80 59,25 60,84 59,99 60,50 60,24 59,62 59.66 60,26 60,24 59,50 60,75 Polare, inf. (cont.) m V74 — 2,07 2,00 2,07 2,02 2,07 2,01 2,08 1,95 2,13 1,92 2,14 1,88 2,12 1,93 2,13 1,93 2,15 1,90 2,18 1,89 2,14 1,86 2,14 1,91 2.17 1.88 2,17 1,93 2,08 1,90 2,14 1.96 2,10 1,94 2,10 1,91 9,11 1.95 2.13 1,97 2,06 1,89 1,97 2,12 — 1,98 7 V7, — 67,94 68,25 68,25 68,93 68,93 69,13 69,13 ‘68,78 68,78 68,87 68,25 68,64 68,64 68,74 68,74 68,45 68,45 68,49 68,49 68,37 68,37 68,26 68,26 67,46 67,46 67,33 67,33 67,09 67,09 67,39 67.39 67,10 67,10 66,82 DD Cerchio a Est HB do 00 td SS Stu Su ar [art fe] leni I i do dv si 1,57 1,06 1,06 0,23 0,23 0.07 0,07 0,37 0,37 0,94 0,94 1,19 1,19 1,44 1,44 6,51 6,51 6,82 6,82 6,90 6,90 6,98 6.98 AGAIAZIA Do = 9 = n PA S 0007 — 50 23 ‘4 39,36 40,18 39,94 39,25 39,16 40,06 39,07 40,32 39,89 39,58 38,51 40,69 40,10 39.77 39,05 40,49 39,88 39,21 39,60 39,18 38,82 39,91 40,31 39,27 39,29 39,64 39,56 40,60 39,59 40,14 40,34 40,08 39,54 39,20 39,81 40,42 39,77 39,58 39,50 38,99 39,12 39,45 39,45 38,95 39,79 Im. 55 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOL!)) A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 r Data 1894 Giugno Luglio Settembre Ottobre Novembre 4 o MNNN N St or dI D “I ho MN NIN ai x 30 N hON i IT a avi SIRES MON ho N N NN N W Str oatrooinN N outro um mn Sì w (er) 28 28 16 do dv or do Zenit 0.07, + 730 29/60 21,96 21,96 21,48 21,43 21.43 21,43 21,97 21,97 22,04 22,04 22,89 22,89 22,54 22,54 20,42 20,42 20,38 20,38 20,34 23,11 22,86 22,86 23,01 23,01 23,18 23,18 22,47 22,47 22,04 22,04 22,04 (=) [SSN o) fi pd pd N N NA (=) ho N N St 0 0 Stella 61,79 60,90 61,70 61,74 62,54 62,67 62,59 62 40 62.06 62,15 59,82 09.71 60,68 60,05 60,62 60,77 60,42 = ps ot or St (SLI Fa PI x So x 00 Or uN n SU 43,82 44,14 29,93 31,87 30,30 29,66 30,08 28,16 28,99 19,64 — Polare, inf.:(cont:). Cerchio a m ti n (6 O 7 — 50 23 di ZA 4I or 0 ga 19] 39/40 1,94 66,65 8,05 39,79 2,13 66.65 8,05 39,63 1,96 66,42 8,13 39,56 2,11 66,42 8,13 40,09 1,93 66,40 8,17 40,52 2,13 66,40 8,17 39,83 1.94 66,24 8,20 39,71 2,13 66,24 8.20 39,94 1,95 66,26 8,21 40,50 2,13 66,26 8.21 40,81 1,96 66,42 8.18 39,90 2,09 66,42 8,18 39,84 1,97 66.04 7,91 39,62 2,08 66.04 7,91 39,82 1,95 7.69 39,21 9,12 5 7,69 39,27 1.94 65,66 7,66 40,24 2,11 56 7,66 39,78 1,98 65,63 7,57 40,32 2,08 * (65,63 ODIA 40,52 2,02 64.81 5,98 40,50 2,05 64,81 5,98 40,42 2,01 65,22 5,67 40,01 2,07 65,22 5,67 40,17 2,03 65.34 3,50 39,59 2.02 65,34 3,50 40,05 2,00 65,37 3,10 39,59 2,06 65,37 3,10 40,07 2,02 65,42 2,61 39,98 2,05 65,42 2,61 40,54 2,00 65,87 0,36 39,38 1,98 65.87 + 0,36 40,20 2,07 65,09 = — 1,04 39,67 2,03 65,09 - 1,04 40,35 2,08 66,22 10,36 40,01 2,03 66,22 10,36 40,28 2,08 66,23 93,49 39,69 0,20 ? 66,23 23.49 39,75! 2,15 66,23 23,49 40,13 2,07 66,72 23,84 40,19 2,06 66,72 23,84 40,60 2,01 66,38 24,54 39,31 2,07 66,38 24,54 40,20 — 2,09 = — 68,24 —.31,52 39,94 ad a2 a2 a2 a3 a3 «3 a3 ad a2 b3 h3 c3 13. a3 al al al OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOL!) A CAPODIMONTE 57 Distanza zenitale media 1894,0 Polare, inf. (cont.) Cerchio a Est Data T.sid. Zenit Stella m v n < Im. 1894 h 0, 07, 000, 13 LAO = 19320 — 50 28 m_s 1 UZ4 E74 ‘1 ‘1 Novembre 16 27 42 21,55 co SU ee i NB. Appartengono al Prof. Fergola le osservazioni, che si riferiseono alle seguenti date : 1893, Giu. 16, 13 ore 19 min. 2 see.; Giu. 23, 13 ore 14 min. 19 sec.; Giu, 25, 13 ore 18 min. 57 sec.; Giu. 27, 13 ore 19 min. 0 see.; Giu. 28, 13 ore 19 min. 2 sce. ; Giu. 29, 13 ore 19 min. 1 sec. ; Giu. 30, 13 ore 19 min. 3 sec.; Lug. 1, 13 ore 19 min. 32 see.; Lug. 5, 13 ore 7 min. 52 sec. e 13 ore 19 min. 20 sec.; Lug. 6, 13 ore 18 min. 56 see. e 13 ore 24 min. 14 see. ; Lug. 9, 13 ore 14 min. 28 sec., 13 ore 19 min. 22 see. e 13 ore 24 min. 26 sec.; Lug. 10, 13 ore 16 min. 23 see., 13 ore 19 min. 30 sec. e 13 ore 22 min. 37 secondi. Dal cominciamento delle osservazioni fino alle osservazioni relative alla data 1898, Set. 8, in- eluse, non che nell’osservazione relativa alla data 1893, Set. 15, 13 ore 13 min. 28 see., e nelle osservazioni relative alla data 1893, Set. 16, ciascun microscopio fu letto sopra un sol tratto del cerchio diviso, cioè sul primo che s’ineontrava movendo i fili, a partire dal punto zero, nel senso erescente della graduazione della testa della vite; e, per le riduzioni, fu adoperata la formola del Prot. Fergola, data al n. 9. In tutte le altre osservazioni della Polare inferiore, ciascun microscopio fu letto sui due tratti del cerchio diviso, tra i quali era compreso il punto zero. Annotazioni. 1893. Giu. 5, fra nuvole, debole come una stella di 8® grandezza. — Giu. 7, fra nuvole, a volte invisibile. — Giu. 8, fra nuvole, comparend» e scomparendo a vicenda. — Giu. 12, fra nebbie leggiere. — Giu. 13, tra nubi. — Giu. 16, fra nuvole; incertissima la prima puntata. — Giu. 21, debole, tra nuvole. — Lug. 13, fra nubi. — Lug. 17, appena visibile, tra nubi. — Lug. 26, debolissima, tra nubi. — Lug. 29, fra nubi. — Lug. 31, debole, tra nubi. — Ago. 5, fra nubi. — Ago. 12, appena visibile, tra nubi. — Ago. 15, puntata molto incerta; le nuvole inter- rompono le osservazioni. — Ago. 21, perduta per nuvole la seconda puntata. — Set. 6, de- bolissima tra nubi. — Set. 8, appena visibile, tra nebbie. — Set. 14, tra nubi rare. — Set. 21, tra nubi. — Set. 25, appena visibile tra nebbie; osservazioni molto incerte. — Ott. 3, tra nubi. — Ott. 4, le due prime puntate tra nubi. — Ott. 10, tra nubi. — Ott. 14, male, tra nubi. — Ott. 31, perduta per nebbie la puntata prima del meridiano. — Dic. 19, ta nuvole. 1894. Gen. 20, la seconda puntata tra nubi. — Feb. 8, tra nubi. — Mag. 4, tra nebbie. — Giu. 1, tra nebbie e nubi. — Giu. 16, tra nubi. — Ago. 20, alla seconda puntata, debolissima , tra nubi. — Ago. 25, visibile a stento. . Distanza zenitale media 1894,0 s Ceti Cerchio a Est Data sid. Zenit Stella m v n» G Im. NERE h 0, O _7 1 + 730 + 49 35 m_s di EZA UZ4 OZ) Agosto 3 18 41 2i " 0,00 + 65,10 + 1,26 36,49 al 18 42 2 56,21 0,00 64,92 1,38 al 6 18 42 2 0,00 65,18 1,68 al 7 18 42 2 i 0,00 65,41 1,85 b2 bi) 18 42 2 56,65 0,00 + 65,48 + 2,02 b3 (0 6) 58 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Data 1893 Settembre Ottobre OI) 9 Pi US Ha (Sri v9 N N b9 9 5 ° T.sid. 18 h Zenit Hu o o ho bo So I vo bo 9 00 I teli wo 23,36 23,23 23,21 22,94 23,63 23,97 23,73 ho {SE} (SII b9 bo VI O 7 1 22,81 sl bo e iù bo bo bo ho 19, dI Ww DI DI 9 Stella 55,03 53,93 54,96 D4A,6L 55,04 54,14 54,66 54,20 53,78 54,50 57,55 55,60 DO.A4 [IT mi = CT uu ua ur Sì S «1 © wi DI da UL dI dI O ut Ut dI H Ul DD SISI n (ss Ha Lv] Sua oi dt PpoIiao a = Ceti (cont.) mn di 0.00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0.00 0,00 0,00 0,00 0.00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0.00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 x 40 + 65,08 64,83 64,49 64,71 64,70 64,63 64,63 64.61 64.54 64,78 64,71 64,67 64,15 64,49 64,36 64,17 64,37 65,60) 65,09 65,38 66,12 65,67 65,67 65,09 65,3 64,86 64,63 64,64 64,78 64,79 b4,SÉ 64,17 65,17 65,06 63,94 6 63,60 65,40 65,71 65,33 64,85 64,65 + 64,59 Cerchio a Est ULI LI + 2,19 2,49 2,70 2,80 2,86 2,94 3,00 3,08 3,17 3,30 DI IO) v > Ue Si 09 ho G 0 DI L 49 35 36:60 3714 36,80 37,15 37,45 37,15 37,04 36,63 37,59 36,95 37,02 36,88 37,02 36,80 37,19 37,22 37,60 36,17 S7T,44 36,83 DI 0 DS < D pi 9 1 Leali \-) TS Ke I SIUSI AI Ùv è Dv 36,87 36.94 37,39 36,99 37,89 (SE) (oa (de) SUSISIZIOA Do Miu PA DO) = (IX 36.98 36,91 37,29 37,71 37,22 Im. al al al al al al al ul al al al al al al al al b2 b2 653 53 b2 al al al al al al al al al al al al al al al al al al al al al al al al OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Data 1893 1594 Ottobre Novembre Dicembre Gennaio 9 [(SITSORCSRLSATO) Sì I H> 0 N T.sid. Zenit 0 P7 730 UA 22,83 23,00 23,00 22,42 22,78 o iù I Sì n (Si DPL 22,75 22,67 mn to (=) DI 92,34 22,62 23,03 22,58 22,40 93,51 23,17 22,99 99,82 99,53 99,72 22,39 24,59 923,94 23,59 93,89 24,40 24,70 24,25 24,40 94,38 24,12 24,19 24,33 24,25 24,60 23,80 24,37 26,30 Stella 56,15 54,71 54,89 55,60 52,63 51,98 56,73 54,43 54,56 53,49 51,90 52,82 53,06 53,22 53,41 53,21 52,49 52,59 52,56 3 Ceti (cont.) nm ZA 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 r 77, + 65,18 65,99 65,84 65,94 65,92 65,32 67,24 66,86 66,33 66,73 66,65 66,39 66,73 66,43 66,09 66,08 65,43 65,57 67,61 67,47 67,62 67,78 66.90 66,55 66,92 67,22 67,32 ESI ù N o Pa "eJM(0'%) SI AAIANANSA (e) iS] TL Le) 68,42 69,19 69,12 68,07 68,97 68,89 68,40 68,38 68,54 + 68,37 59 Cerchio a Est Mo 10 TORCE IEEE O SO) so n mm 1,99 + 1,33 — 0,06 0,22 0,71 1,18 1,32 1,39 1,46 1,73 1,84 1,97 2.21 9,31 2,70 , 36,70 37,65 37,54 37,42 37,05 37,16 36,49 36,65 36,62 36,81 37.56 36,56 35,56 37,45 38,30 34,60 IRON 36,78 37,17 37.71 36,81 37,17 36,79 37,33 36,98 37,30 36,53 36,13 36,93 37.05 36,72 37,11 36.40 36,90 37,58 36,65 37,49 37,55 37,14 Im, al al al 60. OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 3 Ceti. (cont.) Cerchio a Est Data T.sid. Zenit Stella m r n G Im. MERE h DE O, 0, il LEO > + 49 35 È mi S VZ4 ‘iL ‘i (3 UZ4 YZ, Gennaio 20 18 43 25,64 51,63 0,00 + 67,67 — 4,25 37,43 al 22 18 39 25,95 51,65 0,00 67,51 4,26 37,55 a2 25 18 41 250,48 50,60 0,00 67,26 4.37 37,77 al 31 18 47 25,75 51,29 0,00 67.15 4,64 36,97 al Febbraio 1 18 41 25,69 50,56 0.00 67,24 4.64 37,73 a2 2 1S 41 25,48 51,99 0,00 67,77 4,63 36,63 al 3 18 46 25,20 51,35 0.00 67,63 4,60 36.88 a2 tdi 18 40 25,19 50,30 0.00 67,39 4,64 37,64 a2 S 18 dl 25,40 49,95 0,00 67,59 4,64 38,40 a? 9 1S dl 25,34 49,64 0.00 67,18 — 4,68 38.20 a?2 Giugno 2 1S d4 22,30 60.81 0,00 64,72 + 9.75 35.96 al 5 1S 44 21,04 59,95 0,00 64,35 10,55 36,69 al 12 18 di 22,31 63,24 0,00 64,57 12.11 35,75 al 14 18 dd 23,25 63,96 0,00 65.36 12,51 37.16 (283 17 18 532 22,69 64,51 — 0,01 65,12 13.20 36.49 3 19 1S 44 22,93 64,20 0.00 64,56 13,71 37.00 ce3 21 18 db 23,09 65,64 0.00 64,69 14,18 36.32 al 22 18 44 22,87 64,68 0,00 64,73 14,40 31,32 al 23 18 d4 21,78 64,81 0,00 64,63 14.60 36,20 al 24 18 45 21,50 64,69 0,00 64,48 14,80 36.39 al 25 18 d4 21,56 0,00 64,51 14,98 35,96 al 29 18 44 22,06 0,00 65.04 15,76 36.94 e3 30 18 45 22,98 0,00 65,16 16,00 36,81 a2 Luglio S 18 46 20,51 66.45 0.00 64,40 Tri) 36.25 al 12 18 45 20,66 67.68 0,00 64,34 18,48 35.80 al 13 1S 46 21,05 67.14 0,00 64,10 18,66 36,67 al 23 18 46 21,75 65,90 0,00 63,98 20,50 37,33 al 24 18 45 21,46 68,68 0.00 63,75 20,64 37.17 al 27 18 ? 22,08 70,80 ? 64,74 21,15 S(,17? b2 Agosto 5 15 47 23,14 74.70 0,00 65,08 22,60 36,12 b2 T 18 46 23,32 74,00 0,00 64,92 22,80 37.04 al 9 18 46 22,94 74,75 0,00 65,01 23,04 36,24 al 21 18 47 23,33 77,28 0,00 65,14 24,31 35.60 al 23 18 46 23,10 TO,44 0,00 64,96 24,48 37,10 al Novembre 1 18 48 21,63 76,00 0,00 67,29 23,40 36,32 e3 2 18 47 21,41 78,70 0,00 67,83 23,34 33,88 ce3 27 18 41 24,07 13:92 0,00 68,35 18,01 36,51 b2 28 18 41 24,00 74,04 0,00 + 68,28 + 17.97 36.21 al NB. Dal cominciamento delle osservazioni fino all’osservazione relativa alla data 1893, Set. 7, in- elusa, ciaseun microscopio fu letto sopra un sol tratto del cerchio diviso, cioè sul primo che s'in- contrava movendo i fili, a partire dal punto zero , nel senso crescente della graduazione della testa della vite: e, per le riduzioni, fu adoperata la formola del Prof. Fergola, data al n. 9. In tutte le altre osservazioni di 3 Ceti, ciascun microscopio fu letto sui due tratti del cerchio diviso, tra î quali era compreso il punto zero. OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 61 Annotazioni. 1893. Set. 24, tra nubi. — Ott. 16, tra nubi e nebbie alte. — Ott. 26, tra. nuvole. — Nov. 5, tra nebbie alte. — Nov.13, debolissima per nebbia. — Die. 19, tra nubi. — Die. 26, tra nubi. 1894. Feb, 8, debole. — Feb. 9, debolissima; si comincia a perdere per la forte luce del giorno. — Giu. 2, debolissima per la troppa luce del giorno. — Giu. 12, ancora debolissima per la forte luce del giorno. — Giu. 14, appena visibile, incertissima. — Giu. 17, appena visibile. — Giu. 19, appena visibile. — Giu. 29, appena visibile. — Lug. 27, osservazione incerta; la puntata fu fatta un poco prima del passaggio al meridiano e l’istante non fu notato. Distanza zenitale media 1894,0 fp Arietis Cerchio a Est Data T.sid, Zenit Stella m Di n» ( Im. 1893 1894 ti + 7380 — 5226 + 20 34 mo s V74 ‘1 OZ) YZ V7, IL Ottobre 14 48 46 22,66 23,44 0,00 + 21,10 + 4,64 24,96 al 16 48 46 22,59 23,82 0,00) 21,09 4,91 24,77 al 17 48 46 22.75 23,91 0,00 21,07 5,04 24,95 al 15 48 46 22,67 25,00 0,00 20,91 5,17 23,75 al 21 48 46 22,05 24,71 0,00 21,54 E 24,33 e3 22 48 45 22,34 25,61 0,00 21,39 5,52 23,64 e3 23 48 45 22,62 25,01 0,00 21,27 5,58 24,46 al 24 48 45 23,03 25,60 0,00 21,37 5,64 24,44 al 25 48 45 22,58 25,21 0,00 21,32 5,70 24,39 al 26 48 44 22,40 25,68 0,00 21,28 5,80 23,80 al 29 48 44 23,51 26,32 0,00 21,39 6,12 24,70 b2 30 48 45 23,17 26,16 0,00 21,26 6,24 24,51 e2 Novembre 3 48 46 22,99 20,21 0,00 21,14 6,61 25,53 al 5 48 d4 22,53 24,90 0,00 20,93 6,70 25,26 el 6 48 46 22,72 25,78 0,00 21,01 6,73 24,68 al 183 48 49 22,39 27,55 0,00 21,62 7,17 23,60 e3 27 48 45 24,59 29,57 0,00 21,60 7,79 24,41 b2 29 4S 45 23,94 28,96 0,00 21,65 7,91 24,54 b2 Dicembre 2 48 45 23,60 28,02 0,00 21,34 7,92 24,84 al 3 48 45 23.59 28,61 0,00 21,70 7,91 24,59 b2 7 48 45 23,89 28,51 0,00 21,42 7,89 24,69 b2 s 48 34 24,42 28,47 — 0,03 21,09 (AROI1! 24,92 al 9 48 45 24,40) 29,36 0,00 21,32 ((599) 24,31 al 10 48 44 24,70 29,97 0,00 21,44 7,99 24,16 al 11 48 dd 24,25 28,96 0,00 21,54 8,03 24,86 al 14 48 46 24,40 29,65 0.00 21,57 8,05 24,37 al 15 48 46 24,38 29,23 0,00 21,68 8,03 24,86 al 16 48 45 24,12 29,47 0,00 21,74 (7599) 24,38 b2 18 48 45 24,19 28,68 0,00 21,48 7,92 24,91 al 19 48 db 24.33 28,64 0,00 21,55 7,90 25,14 al 26 4S dk 24,25 28,98 0,00 21,56 7,98 24,81 al 27 48 43 24,60 29,74 0,00 21,91 7,97 24,74 c3 28 48 43 23,80 29,07 0,00 22,17 7,98 24,83 ce3 30 48 42 24,37 30,47 0,00 22,13 7,83 253,86 c3 Gennaio 10 4S 45 26,30 30,58 0,00 + 21,85 + 7,48 25,05 al 62 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Data 1594 Gennaio Febbraio Marzo Giugno Luglio Agosto MNNE CEN] N Ss (ee) vi Hr hh N no © HE 99 N .sid. ns 0 E Gi ot a 48 45 48 47 Zenit O, 730 NO N N To a a S x TS N = © N MESSI) a Lio] Sì) 25,56 25,64 25,95 925,48 25,99 mm n n N sn or or or St ai wW> Ra n n e UU N mb I tao a DO È o o to a oro Dì, I o MON 9 N © N w Ba N so N dI MN No) dI 22,06 922,98 20,51 20,66 21,05 21,75 21,46 22,08 23,14 23,32 22,94 Stella 29,70 30,01 29,78 30,24 29,74 29,83 29,39 29,47 29,46 28,60 98,89 29,05 28,82 Sw 00 SG MN wo DAN o a 3O) (De) [is] =) ) N Di ou vo © MON DINE oa © (I MN I wii SH o [SS 9) (SR SSSI | 9 Mm Ii + DD oli 28,96 28,74 29,46 33,47 33,16 33,44 0 Arzetis (cont.) nm 000 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00. 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 r Dos (11 DO to ho ua bs; poi [SMS IS] Ao [SSR So) ISS) 91,22 21,21 20,68 20,54 20.43 20,60 20,90 20,79 20,56 20,65 20,64 20,64 20,57 20,58 20,75 20,78 20,49 20,41 20,50 20,38 20,39 20,71 20,85 20,79 + 20,82 Cerchio a Est n» G vw N n sl Im. b2 al al al al al al al al al al al al al al al a2 al a2 a3 53 al a2 al al al 52 al al al al al al al (al al al al al al al b3 b2 al al OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 6: (6) Distanza zenitale media 1894,0 8 Arietis (cont.) Cerchio a Est Data T.sid. Zenit Stella m r n G Ton. 1894 n ‘O (0.007 O, 1 da II + 20 34 m Ss e) ll LI 0 V7 v7, Agosto 21 48 49 23,33 36,44 0,00 + 20,86 + 16,36 24,11 al 23 48 50 23,10 36,32 0,00 20,77 16,72 24,27 al Novembre 1 48 51 21,63 44,03 0,00 21,55 26,24 25,39 c3 2 45 5I 21,41 46,44 0,00 21,73 26,35 23,05 c3 Dicembre 27 48 46 24,07 49,72 0,00 21,38 27,76 23,49 al 28 48 46 24,00 50,21 0,00 + 21,87 + 27,76 23,42 e3 NB. In tutte le osservazioni di questa stella, ciasenn microscopio fu letto sui cerchio diviso, tra i quali era compreso il punto zero. due tratti del Annotazioni. 1893. Ott. 26, fra nuvole. — Nov. 5, debolissima per nebbia alta; perduta di vista durante la pun- tata; osservazione incerta. Mar. 26, 29 e Apr. 1, le nubi impediscono l’osservazione della stella. — Apr. 4, la stella si perde per nebbie e per la troppa luce del giorno. — Apr. 6, la stella è invisibile per la troppa luce del giorno, e così nei giorni successivi. — Giu. 2, la stella si rivede per la prima volta, ma debolissima per troppa luce del giorno. — Giu. 14, tra nubi. 1894. Distanza zenitale media 1894,0 Spica Data T.sid. Zenit Stella m P 1593 ln 0, O 7, 13 + 730 — 21 32 m VI ‘4 Li ‘1 Agosto 2 19 34 25,44 87,20 0,00 + 68,73 3 19 33 24,89 86,70 0,00 68,65 4 19 33 24,77 0,00 5 19 34 24,98 0,00 ba) 19 34 25,20 0,00 9 19 33 25,29 87,35 0,00 68,36 10 19 33 25,34 87,38 0,00 68,33 11 19 33 25,12 87,41 0,00 68,17 12 19 34 24,47 85,77 0,00 67,71 13 19 33 25,08 85,58 0,00 67,69 14 19 32 24,70 86,63 0,00 67,88 16 19 34 23,94 85,06 0,00 67,55 17 0833: 23,88 86,06 0,00 67,96 18 19 33 23,72 S5,17 0,00 67,60 19 19 34 23,67 85,35 0,00 67,66 20 19 33 24,03 85,91 0,00 67,53 20 19 33 23,39 85,21 0,00 67,80 22 19 33 23,47 85,07 0,00 67,77 2 19 34 23,48 84,66 0,00 67,34 24 19 34 22,85 85,17 0,00 + 67,33 Cerchio a Est n di + 8,76 8,85 8,94 9,00 9,10 9,12 9,14 9,17 9,22 9,28 9,36 9,55 9,64 9,73 9,80 9,85 9,88 9,90 9,92 + 9,95 G (72 + 51 28 15/73 15,69 15,60 15,66 15,73 15,42 15,43 15,05 15,63 16,47 15,31 16,01 15,86 16,07 16,08 14,96 Im. vu? I vu w vi vw vw vw vw 64 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Data 1893 1894 Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Gennaio T.sid. Zenit SON n N uo 9 N bo dv © QH Gi OI so Sb gi se © © + NON N N Sa bo OH on N LS) (to) Sti PSESTEST=7 SD Pi JD 2 2 2 2 23,32 mn ty © RW [OS VITO 24,66 23,98 24,61 24,36 23,95 24,00 24,75 DER Stella DTS 1 NN 90 0 00 00 UU Ol = do = do dA 0 0 86,76 85,96 86,71 86,81 85,75 86,09 86,00 84,98 88,19 87,19 88,38 89,03 88,5 85,68 87,97 85,06 85,82 86,32 86,17 84,35 84,63 83,31 84,10 Spica (cont.) nm 0/60 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,02 0,04 0,00 0,00 0,02 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 (0,00 0,00 0,00 0,00 0.00 0,00 0,00 r ZA + 67,45 67,50 68,06 67,75 68,11 68,36 68,63 69,06 68,70 67,97 68,30 68,37 67,94 67,89 68,03 68,01 68,31 68,44 67,30 68,97 68,70 68,69 68,64 70,10 70,61 70,38 70,53 70,52 69,70 70,33 69,86 72,62 71,31 71,63 72,17 74,53 74,00 73.84 73,67 + 73,80 Cerchio a Est G n ZA + 10,00 10,04 10,18 10,26 10,48 10,52 10,56 10,56 10,56 10,59 10,69 10,75 10,96 11,02 11,05 11,06 11,05 11,05 11,17 11,24 11,23 11,18 11,09 10,71 10,68 10,63 10,38 10,27 10,05 9,80 9,75 6,80 5,88 5,09 4,86 4,12 9.81 3,66 3,31 1,91 0.98 + 0,81 — 1,55 2,08 — 2,47 15,53 16,30 15,80 16.12 15,36 15,41 14,96 16,97 ? 14,85 15,49 17,22 15,06 16,31 16,06 14,96 16,16 16,11 15,39 16,01 16,50 15,30 15,66 15,45 15,34 15,43 15,81 16,06 16,15 14,83 15,56 15,24 15.42 15,39 16,09 Im. a3 a3 a3 a 2 al a3 a3 53 al a2 a3 a3 a3 ad a3 al al al (E) e2 al e3 a2 al a2 al al a2 a2 a2 a2 a2 a2 al al 53 53 a2 al c2 b2 al b2 al al OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Data 1894 Gennaio Febbraio Aprile Maggio Giugno Luglio uu n A SN KI Ade Les DI to not Ss 7 2 | sid. Zenit di Pb Won Sort dr ci H= o A OD se uN N 24,73 25,18 25,37 24,806 24,50 23.93 24,06 21,95 21,75 21,73 21.51 22.10 22,0. 22,89 22,54 20,42 20,38 20,54 Stella (1) 77 2 32 LI 79.13 76,38 75,83 76.24 T4,46 70,83. 67,15 (57,00 65,30 64,81 63,95 654,63 (54,92 GE.S2 63,89 53,60 63,55 61,33 64,06 63,90 63,53 61,95 62.44 63,19 61,35 60,22 34), 87 59,40 60.25 60,34 59,91 61,87 61,42 62,17 61,62 509,66 509.76 DIA 60.22 60,17 61,42 Spica (cont.) nu ZA 0,00) 0,00) 0,00 (),00 0,00 0,00 0.00 0,00 0).00) (),00 0,00 0,00 0,00 0.00 0,00 0,00 0.00 0,00) 0,00 0,00 0.00 (),00 0,00 0,00 (1,00 0,00 0,00 0,00 0.00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0.00 0.00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0.00 0,00 0,00 I + fi IILAIN AI WON STESTESTESTEESI 70.73 70,60 70.93 71,63 71,84 71.47 71.58 70,53 70,93 71,35 71,45 71,13 71.17 71,05 70,88 70.07 69.95 69,72 70,03 69,74 69,61 70,13 70,31 70,31 70,30 69,26 69,04 69,01 bS.S5 US.SG 69,04 65,64 68,29 68,25 68,20 65 Cerchio a Est Ur) — 3.46 5,53 6,28 6,49 7,19 10,35 14.17 14,28 14,42 14,48 14,65 14,74 14,84 14,99 15,05 15,28 15,42 15,47 15,45 15,43 15,40 15,41 15,453 15,21 15,20 15,21 15,23 15,22 15,15 15,09 14,96 14,80 14,79 14,77 14.64 14,48 14,41 14,33 14,27 14,18 14,15 13,94 13,85 — 13,76 16555 16,45 16,32 15,45 16,62 17,15 17,13 16,48 16,67 17,01 17,31 16,60 16,03 16,32 16,83 16,56 16,27 16,84 15,35 16,27 17,38 16.78 16.04 16,52 16,63 16,65 16,82 16,36 16,35 16,86 15,70 16,55 15,83 16,51 16,92 16,25 16,54 16,27 16,46 16,33 15,34 16,12 16,00 15,75 In. 66 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Spica (cont.) Cerchio a Est Data T.sid. Zenit Stella 1894 h O, ON, 13 + 730 21 32 ms %), Vy, Luglio 25 TH) SYA 211,23 60,90, 27 19 38 21,87 60,99 Agosto T 19 38 22,92 63.62 9 19 38 23,11 62,82 11 19 37 22,86 63,61 20 19 37 23,01 63.94 25 19 37 23,18 63,97 Settembre 22 19 86 22,47 65.67 Ottobre 26 19 37 22,10 64,31 28 19 39 21,78 63,12 Novembre 16 19837 21,55 63,92 m r n S Im. o + 51 28 di LI ZA di 0,00 + 67,35 — 12,83 14,85 e3 0,00 67.78 era i a 3 0,00 67,91 12,14 15.07 a3 0,00 67,94 11,98 16,25 a 3 0.00 67.98 11,88 toi95 a3 "0.00 68.45 11,35 16,17 a2 0.00 67.64 11,07 15,78 a3 0,00 68,81 10.00 15,61 a 2 (0.00 69,33 10,65 16,47 a2 0.00 69,11 10,71 17,06 al 0.00 LL) = 55 15,99 al NB. Dal cominciamento delle osservazioni fino all’osservazione relativa alla data 1893, Set. $S, inelusa. non che nell’ osservazione relativa alla data 1893, Set. 16, ciascun microscopio fu letto sopra un sol tratto del cerchio diviso, cioè sul primo che s’incontrava movendo i fili, a partire dal punto zero, nel senso crescente della graduazione della testa della vite: e, per le riduziovi, fu adoperata la formola del Prot. Fergola, data al n. 9. In tutte le altre osservazioni della Spica, diaseun mieroscopio fu letto sui due tratti del cerchio diviso, tra i quali era compreso il punto zero. Annotazioni. 1893. Set. 5, visibile a stento. — Set. 14. tra nubi rare. — Set. 25, appena visibile. tra nebbie; 0s- servazione molto incerta. — Set. 27, appena visibile. — Set. 30, debolissima per troppa luee del giorno; osservazione incertissima. — Dic. 19, tra nuvole. 1594. Feb. 4, tra nubi. — Aprile 7, piccola per nebbie. — Mag. 4, piecola. tra nebbie. — Giu. 1, piccola per nebbie. Cerchio a Est Distanza zenitale media 1894,0 x Draconis, sup. % S Data .sid. Zenit Stella m 7 n Im. 1893 - iN o O NP ‘ON, 14 + 73.0 970 — 24 1 È m s Li EZÀ VA ‘i IL LL Ottobre 21 128 22,19 71,58 0,00 — 24,54 + 3,79 9.98 al 23 127 22,69 71,35 0.00 24,86 3,06 10,46 al 24 10127, 25,15 71,20 0.00 25,02 2,71 10,36 a2 25 126 23.00 71,38 0.00 25,00 2,34 11,04 al 28 1 26 23,50 69,94 0.00 24,97 1,13 10,28 a2 29 126 23,32 69,68 0,00 25,01 + 0,70 10,67 al Novembre 3 128 22.91 66.93 0,00 24,93 — 1,34 10,29 a2 4 127 22,57 66,61 0,00 24,83 1,71 10,58 al 28 128 23,85 57,69 0,00 25,74 10,89 10,47 a2 Dicembre 5 125 23,53 54,69 0,00 — 13,22 9,172 a2 — 25,94 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 7 Distanza zenitale media 1894,0 x Mraconis, sup. (cont.) Cerchio a Est Data T.sid. Zenit 1893 Dì a TED ii algo Mm s 59, Dicembre 9 128 24,55 10 1 28 24,63 14 1:29) 24,66 16 1.29 23,98 17 1.29 24,61 19 128 24,36 25 128 23,95 30 125 24,00 31 1 26 24,75 Gennaio 11 130 25,83 14 130 16 129 Febbraio 1 TS 3 1831 4 1 32 bi HRS 25,48 27 1034 26,12 Aprile 1 133 26,5. 3 13L 26,44 7 134 24,70 8 agi 24,73 10 1 3£ 25,18 11 I 3L 25,37 12 I 3h) 24.86 14 1833. 24,50 3) 133 23,93 24 137 24,06 25 137 23.59 27 T0S7 23,06 30 138 23,95 Maggio 1037 23,59 2 1 38 23,78 f 153 23,60 5 138 23,46 6 138 23,61 Giugno 1 1 36 22,23 4 135 21.98 5 EN 21,75 6 INS: 21,73 10 134 22,10. 11 136 22,25 18 1.34 22,40 17 134 22,48 18 1} 86) 22,60 23 Il:85) 21,96 Stella di 54,58 53,75 52,91 52,13 51,73 51,47 48,87 47,42 47,45 46,38 45,92 45,6 44,78 45,03 44,34 44,95 46,80 54,05 55.26 54,76 Ut si «il CTNSTUNI mo e N n Un ut 1 (i ni 59,10 60,28 61,32 (59,00 65,61 69,51 69,71 69.90 71,35 70,39 71,68 un di 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,05 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00) MN INN EAMSUECSTAS ne EN n = 1a) mn N Sr our or St ww + Sii lo) di n pos wow Sic ct o ai io e Do - do NN NN 25,10 24,93 24,92 24,82 24, SL 24,77 24,99 25.06 25,06 — 24,67 V74 — 14,60 14,96 16,27 16,82 17,09 17,63 19,46 20.64 20,82 23,05 23,41 23,66 24,99 25,09 25,12 25,05 23,48 16,41 15,82 14,55 14,26 13,72 13,46 13,21 12,69 DI di 10,02 9,68 10,40 10,64 9,91 "10,19 10,32 10,56 9,80 10,82 10,20 9,58 9,88 10,59 9,69 10,35 9,78 Yrol 9,99 10,12 10,52 9,65 10,10 10,58 9,29 9,93 9,38 9,88 4.91 10,08 8,43 9,13 9,50 10,55 10,25 9,89 10,89 10.68 10,06 9.89 9,69 4,53 10,28 9,09 10,04 In. NEI i 3g 424 n DO 6 Distanza zenitale media 1894,0 Data 1894 br] Giugno MEANS NO ANCO DO = Luglio Agosto 4 Ottobre 2 28 Novembre ll; NB. In tutte le osservazioni di questa stella, T.sid. Zenit h o, 14 + 730 Mo s si 133 21.48 134 21,43 134 21,97 134 22.04 134 22.89 33 22,54 134 20,42 135 20,38 134 20.34 132 21.23, 133 21,87 1: 23,11 132 22,86 145 23,18 228 22,04 2/26 22,10 136 21.78 1 23 21,55 Stella Di 4 — 97 0 - LELE 71,55 12.02 15 QI) GI ur I si Www (a SR SII ho LS x 49.62 41.00 x Draconis, sup. (cont.) m di 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0,00 0.00 0,00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 + 0.04 + 0,67 + 0.64 0,00 + 0.01 cerchio diviso. tra i quali era compreso il punto zero. Annotazioni. ciascun r 77, 24,65 24.62 24.54 24.55 21.62 24.47 24.36 24,28 2.00 24.15 24,22 24,21 24.09 24,43 24,62 24,48 — 25,13 5 5.76 5 d.S2 5.74 4,61 4,35 + 2,09 — 17.17 17,51 18,23 — 25,64 OSSERVAZIONI AT, CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 10.69 10.00 10,64 10.94 11,17 Cerchio a Est Im. microscopio fu letto sui due tratti del 1894. Giu. 1, tra nubi. — Ago. II. visibile a stento. — Ago. 25. appena visibile. — Ott. 25, tra nubi. Distanza zenitale media 1894,0 Data 1893 Ottobre 31 Novembre 3 T.sid. Zenit h (De 14 + 730 m s v7, 10 50 229% 10 46 22,79 10 46 22,69 10 45 23,15 10 45 23.00 10 45 23,50 10 45 23132. 10 45 253,10 10/746 22352 10 47 22:91 Stella di 70,06 67.73 69.47 69,60 68.57 67,80 68,19 67.43 66.60 65.76 Ii 0.00 0.00 0,00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0,00 0.00 + + Arturo OZ, 21,37 21,62 21,68 21.68 21.64 21.41 21.61 Cerchio a Est 43/68 44,49 42,19 42,45 43.10 43.65 42.80) 3.01 43,05 43,40 Im. al b2 al al al a2 al al al al OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Data 1893} 1894 Novembre 28 Dicembre Gennaio Febbraio Aprile Maggio Giugno 16 Ro 10 € 10 10 10 | 10 10: 10 10 10 5 10 5 10 5 10 10 5 sid. hi ua a ua E ni Ko I uu ui Sl Pi o re 2a Zenit [SI 4) TO n uv 00 e hO DI no È DIS o È © 23,98 24,61 24,36 23,99 24,00 bo E ON 25,84 25,48 [SS N) CR mn Si SU iv e (er pos a 24,70 24,73 25,18 25,97 24,56 24,50 23,93 24,06 23,59 23,06 23,95 23,59 23,78 23,60) 25,46 23,61 21,98 21,75 21,78 22,10 22,25. 22,40 22,46 22,48 Stella 4.02 52,87 51,90 49,32 50,27 49,79 418,75 47,44 46,26 46,40 45,06 46,01 46,80 45,58 45,60 46,96 45,74 46,42 46,95 46,39 47,45 47,46 47,91 49,05 51,38 49,82 50,52 fd o i airua a DD i TSO) ro ic Arturo (cont.) m di 0,00 0,00 0,00 0.00 0,00 0,00 0,00 0.00 0,00 0.00 0,00 0,00 0.00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0.00 0,00 0,00 0,00 0,00 0.00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0.00 0,00 0,00 0,00 0,00 0.00 0,00 0.00 0,00 uu [iS o en Do b [SS] LO N Pai «IM ] no iù 7a [CIS RIC EN < D al bo NO a LIS] sl (6 o rS bei 154 Pu a ORO : to IO 19 SOI SITO wo LA w (S) FR 22,00 22,15 22,15 21,84 21,S1 21,89 22,12 22,16 22,00 22,12 21,77 21,87 22,02 22,05 21592 21,97 21.91 21,63 21.63 21,58 21,56 21,50 21,68 21.78 + 21,75 69 Cerchio a Est ‘i — 2,09 3,92 5,08 5,40 6,55 7,05 129 7,78 9.56 10,79 11,00 13,65 14.19 14,58 15,85 17,41 17,75 17,90 19,57 18.37 18.15 17,59 17,47 17,26 17,18 17.09 16,91 16,79 15,40 15,29 15,05 14,61 14,43 14,24 153,87 13,69 Pi CI 1458 14,39 13,95 14,07 43,64 44,25 43,75 43,77 42,87 13,52 44,65 45,61 43,51 43,97 44,28 43,53 44,00 43,70 43.77 44,33 43,49 44,60 44,14 44,39 44,183 43,99 44,13 43,70 43,70 44,68 43,56 44,26 44,79 44,14 LE, 15 43,83 42,98 45,11 44,49 13,76 44,25 43,88 44,70 44,51 {4.14 Im. n vu S) )ET N90) PIO II 0 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Distanza zenitale media 1894,0 Data T.sid. Zenit Stella 1894 h ce to 14 + 73000 — 51 32 ms V77 P74 Giugno 15 10 50 22,60 52,64 23 10 51 21,96 52,06 25 10 51 21,43 51,95 26 10 51 21,43 51,88 27 10 51 21.97 53,09 28 10 51 22,0 53,62 30 10 51 22,89 54,06 Luglio + JO 51 22,54 ) 10 52 20,42 9 10 53 20,38 10 10 52 20,34 25 10 51 21,23 27 10 51 21,87 Agosto 7 10 51 22,92 9 10 51 23,11 11 10 50 22,56 56,21 25 10 50 23,15 55,69 Ottobre 25 10 59 22,0 42,32 26 10 50 22,10 46.39 28 10 51 21,78 45,22 Novembre 16 10 50 21,55 40,58 Arturo (cont.) Cerchio a Est , mn DI n s Im. O 4, + 21 7 ZA di ZA ZA 0,00 + 21,75 — 7,37 44. aI 0,00 21,41 6,90 44,41 al 0,00 21,40 6,64 44,24 al 0,00 21,36 6,50 44,41 al 0,00 21,30 6,36 43,82 a1 0,00 21,31 6,23 43.50 al 0.00 21,37 6,03 44,17 bl 0,00 21,24 DSL 43,653 il 0,00 21,14 5,53 43,46 h2 0,00 21,12 D,42 43,39 al 0,00 21,07 5,31 43,20 al 0,00 20,83 4,45 42,94 2 0,00 20,96 4,37 43,45 al 0,00 21,01 4,34 43,38 al 0,00 21,02 4,30 43,67 a 0,00 21,01 4,31 43,35 WI 0,00 20,90 4,82 43,57 b2 0,00 21,20 14,06 46,56 al 0,00 21,35 14,26 42,80 aZ 0,00 21,23 14,46 13,33 hl 0,00 + 21,80 — 19,56 43,21 al NB. In tutte le osservazioni di questa stella, ciascun mieroseopio fu letto sui due tratti del cerchio diviso, tra ì quali era compreso il punto zero. Annotazioni. 1893. Ott. 23, la culminazione osservata è la seconda delle due culminazioni superiori, che ebbero luogo in questo giorno. 1894. Genn. 20, tra nubi. — Apr. 27, fra nebbie. — Giugno 16, tra nubi. — Ott. 25, tra nubi. OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE TI 15. Confronti tra le riduzioni dei microscopî. — Come è stato accen nato ai numeri 6 e 9 e poscia specificatamente dichiarato nelle anno- tazioni ai quadri precedenti, nelle osservazioni fatte col Cerchio a Est, fin verso l’8 Settembre 1895, ciascun microscopio fu letto portando la coppia dei fili mobili a essere bisecata da un sol tratto del cerchio di- viso, cioè dal primo che s’incontrava movendo i fili, a partire dal punto zero, nel senso crescente della graduazione della testa della vite; e tale lettura fu convertita in secondi d’ arco, adottando per una parte della testa graduata della vite di ciascun microscopio un valore medio, già precedentemente ottenuto misurando in parti della vite 30 intervalli di 2’ scelti in punti equidistanti del cerchio diviso. Dall’8 Settembre 1893 in poi, ciascun microscopio fu letto portando la coppia dei fili mobili a essere bisecata dai due tratti del cerchio diviso, tra i quali era compreso il punto zero, sempre movendo la vite nel senso della graduazione cre- scente della sua testa; e la differenza tra le due letture si fece servire a convertire una di esse in secondi d’arco. Nelle osservazioni fatte dopo l’8 Settembre 18983, trascurando la prima lettura di ciascun microscopio, si può ridurre la seconda lettura, come col primo metodo, adottando un valore medio di una parte della testa graduata della vite. Ciò si è fatto per 90 determinazioni complete di Nadir, per 90 puntate alla Polare superiore, e per altrettante alla Polare inferiore, non che per 45 puntate a = Ceti e per altrettante alla Spica, a cominciare dal giorno in cui si introdusse la nuova maniera di os- servare, e adottando per una parte della vite di ciascun microscopio lo stesso valore medio, che era stato adoperato per le riduzioni delle 08- servazioni precedenti fatte nella posizione di Cerchio a Est. I risultati di queste riduzioni, che ho chiamati V, sono stati messi a confronto con quelli registrati nei quadri precedenti, e che ho dinotati con V; la differenza U — V servirà per correggere le osservazioni dal 2 Luglio all'8 Settembre 1893, in modo da renderle uniformi e completamente pa- ragonabili alle susseguenti. La grandezza della differenza U— VW e il cambiamento che subisce, sia col passaggio da un punto all’altro del cerchio diviso, sia col decorso del tempo, daranno un criterio della bontà dei due diversi metodi ado- perati, dell’esattezza della divisione del cerchio, e della stabilità relativa delle diverse parti metalliche, da cui dipende la distanza di ciascun mi- croscopio dal lembo diviso. Ma bisogna considerare che tale differenza risulterà tanto più piccola e tanto meno oscillante, quanto più le singole letture dei microscopî si avvicinano a zero, e quanto più stabile si man- tiene la puntata. Nelle osservazioni delle stelle, la differenza UV — V potrà {2 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE variare anche per il graduale spostarsi della puntata, specialmente se accade che i punti zero dei microscopî da uno degl’intervalli in cui è di- viso il cerchio passino all'intervallo suecessivo. Nelle 90 determinazioni di Nadir, dalle quali si sono dedotti i con- fronti, la differenza 7? — V si è mantenuta più piccola e meno oscillante non solo perchè le letture dei microscopî non sono molto distanti da zero e la puntata non ha variato che di poco, ma anche perchè ciascuna determinazione risulta dalla media di 4 puntate. Nelle osservazioni della Polare superiore si è verificato che fino al 22 Settembre 1893, incluso, i mieroscopî furono letti sui tratti 52’ e 50’; dal 24 al 30 Settembre 1893, incluso, i micrescopî I, III e IV furono letti sui tratti 54’ e 52’ e il mi- croscopio II fu letto sui tratti 52’ e 50‘; e dal 2 Ottobre 1893. in poi tutti e quattro i microscopî furono letti sui tratti 54’ e 52°. I quadri seguenti sono per sè chiari, dopo quanto si è accennato. OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE 73 Confronti tra le riduzioni dei microscopî Data sid. Nadir Ditt. Data T.sid. Nadir Ditt. 1893 U V U—-YV 1893 U V U=-YV hm 77, ‘i VZ, hom ‘1 ‘i Set. 8 10 23,95 23,89 + 0,06 | Ott. 11 12 46 23,21 0,00 10 13 48 23,26 23,24 + 0,02 12 0 49 22,42 0,00 10 0) 54 23,77 23,74 + 0,03 13 0 48 22,78 + 0,04 11 13 47 23,25 23,22 + 0,03 14 120 22,66 — 0,02 11 0) 52 23,70 23,72 + 0,03 15 13 37 22,97 0,00 12 0) 55 23,65 23,62 + 0,03 16 119 22,5! 22,59 0,00 13 055 23,175. 23,172 + 0,03 16 13 40 22,5 22,60 — 0,04 14 13 46 23,18 23,15 + 0,03 Il/ 120 22,75 22,75 0,00 15 1350 23,01 22,98 + 0,03 18 120 22,67 22,67 0,00 15 055 23,54 23,48 + 0,06 21 121 22,06 22,05 + 0,01 16 0 55 23,44 23,37 + 0,07 21 14 3 22,79 22,79 — 0,04 17 13 46 22,69 22,68 + 0,01 22 1-21 22,28 22,34 — 0,06 19 13 48 22,74 22,77 — 0,03 23 120 22,57 22,62 — 0,05 19 0 51 23,07 23,08 + 0,04 23 13 41 22,67 22,69 — (MP 20 0 54 22,76 22,76 0.00 24 1-20 23,03 23,03 0,00 21 13 49 22,50 22:19 + 0,01 24 13 42 23,11 23,15 — 0,04 21 0) 47 23,22 23,18 + 0,04 25 119 22,57 22,58 — 0.01 2213 46 22,72 22,71 + 0,01 25 13 42 23,00 — 0,02 22 0 50 22,85 22,80 + 0,05 26 120 : — 0.03 24 0 49 22,16 22,12 + 0,04 28 13.39 23,50 — 0,03 250 UIBNA5 21,46 21,46 0,00 29° 120 23,51 0,00 25 0 46 22,22 22,16 + 0.06 29 13,42 = 005 27 13,56 . 22,96 22,95 + 0,01 30 120 23,17 sy 0:01 27 053 23,40 23,41 220101. 30 13 43 23,09 23,10 — 0,01 28 0) 49 23,32 23,30. + 0,02 31 13 43 22,81 22,82 — 0,01 29 13 46 22,80 22,76 + 0,04 { Nov. 3 119 22,99 22,99 0,00 29 0 46 23,02 23,00 + 0,02 b) 13 42 22,91 0,00 30 13 51 22,34 22,33 + 0,01 + 120 22,82 0,00 30 0 49 23,19 23,16 + 0,03 (3 13 40 22,57 0,00 Ott. 2 0 52 23,26 23,24 + 0,02 D TN19 22,52 — 0,01 3 13 48 23:53 23,53 0,00 6 120 22,70 22 — 0,02 0 52 23,52 23,52 0,00 13 120 22,37 22, — 0,02 4 13 58 23,83 0,00 27 122 24,59 24 0,00 5) 052 23,42 + 0.03 25 13. 42 23,85 23, 0,00 6 13 48 23,55 + 0,03 29 120 23,94 23, 0,00 6 0 50 253,30 + 0,04 | Die. 2 120 23,60 + 0.02 7 153 48 23,25 + 0,01 3 21 : 0,00 7 0 46 23,33 23,30 + 0,03 5) 13 42 23,58 — 09302 s 15 46 22,99 22,97 + 0,02 7 1:21 23,87 23,89 — 0.02 Da) 0 45 23,18 23,14 + 0,04 ba) 118 24,39 24,42 — 0,03 9 13 49 23,15 23,15 0,00 b) 1:21 24,41 24,40 + 0,0I 9 050 22,83 22,83 0,00 9 13 42 24,58 24,55 — 0,02 10 18 49 22,68 22,66 + 0,02 10 1 19 24,69 24,70 — 0,01 10 0 54 23,03 23,00 + 0,03 10 13 48 24,62 24,63 — 0,01 11 0 51 23,02 23,00 + 0,02 11 119 24,23 24,25 — 0.02 74 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Confronti tra le riduzioni dei microscopî Data T.sid. Polare, sup. Dift. Data T.sid. Polare, sup. Diff. 1893 h 1898 lh 1 U; LA U—YV 1 U V U—-YV n Ss VG v77 IL 41 ‘i Set. be) 13 26 D6,46 — 0,12 | Ott. kei 67,51 67,52 — 0.01 bs) 20 43 54.02 0:04 9 66,76 66.77 — 0,01 Da) 27 10 55,90 — 0,11 9 66.76 66.81 — 0,05 10 13 25 ande — 0,45 10 66,16 66,18 — 0,02 10 DTT 56,25 — 0,13 10 66,30 66.30 0.00 Ill 13 25 57,86 — 0,12 11 13 41 66,75 66,77 — 0,02 11 Dite, 58,62 — 0,37 11 27.29 67,21 67,21 0.00 12 13 28 58,01 — 0,25 12 13 39 67,00 67.01 x. (DU 2 21009 58,49 — (0,49 12 27 23 67,42 67,43 — 0,01 1 13 29 58,96 — 0,25. 13 13 42 67,37 67,38 — 0,01 13 Dido, 58,60 58,98 — 0,38 13 2722 66,90 66.91 EZIO 15 13 30 9030 14 13NIZL 68,18 68,18 0,00 15 Dî 8 — 0,11 14 27 19 68,40 68,39 + 0.01 16 13 30 + 0,02 16 13 35 67,58 67,92 — 0,04 16 20042 — 0,26 16 27 19 67,16 67.19 — 0,03 19 13 55 59,16 59,25 — 0,09 17 13 37 69,53 69,54 — 0,01 19 Dro 60,22 60,03 + 0,19 17 27 20 69,03 69,05 — (Me 20 15) Sl 61,25 61,05 + 0,20 18 13 34 70.32 70,35 — 0,03 20 27 14 60,06 60,44 — 0,38 18 27 24 69,51 69,54 — 0,03 21 9833: 59,79 60,22 — 0,43 21 13 43 68.68 68,70 — 0,02 21 271 59,50 59.75 — 0,25 21 27 25 68,60 68,64 — 0.04 22 13 37 60,35 60.69 — 0,34 22 13 39 70.40 70,44 — 0.04 22 27 17 60,29 60,45 — 0,16 22 27 26 69,68 69,72 — 0,04 * DI Wo835, 61,54 61,58 030% 23 13 41 74,12 71,17 20105 24 27-18 61,29 61,40 — 0,11 23 27 24 70,70 70,74 — 0,04 25 113835 61,61 61,69 — 0,08 24 13 40 71,80 71,82 — 0,02 25 27 13 61,37 61,48 — 0,11 24 2727 71,37 71,41 — 0,04 27 13 40 61,31 61,38 — 0,07 25 13 40 71,98 71,97 + 0,01 27 27 22 60.56 60,99 — 0,43 25 2727 71,40 71,45 — 0.05 28 13 42 61,57 61.69 — 0,12 26 1342 71,56 71,56 0.00 28 27 30 52,68 62,89 — 0,21 26 27 22 71.98 71,99 — 0,01 29 13 41 62,26 62,51 — 0,25 29 13 46 73,28 73,36 — 0.08 29 2719 2 — 0,27 29 27 30 74,15 74,18 — 0,03 30 14 36 63,42 63,52 — 0,10 30 13 46 73,64 73,66 — 0,02 30 27 19 63,04 63,21 — 0.17 30 27 30 74,59 74,90 — 0.01 Ott 13 4l 65,16 65,18 — 0,02 | Nov. 3 13 41 76,41 76,51 — 0,10 2 27 18 64,35 64,36 — 0,01 3 27 24 76.02 76,06 — 0,04 3 13 40 65,64 65,69 — 0,05 4 13 39 76,62 76,70 — 0,08 5 13 37 66,18 66,18 0,00 4 27 23 76,15 76,14 + 0,01 5 27-20 64,91 64,93 — 0,02 5 13 40 77,10 77,14 — 0,04 6 13 38 67,02 67,03 — 0,01 bi) 27 26 76,61 76,63 — 0.02 6 2721 66,90 66,91 — 0,01 6 13 38 78,47 78,46 + 0.01 7 118} SI 67,81 67,83 — 0,02 bi 27-23 77,70 TAI — 0,01 di 27.20 66,99 67,01 = (Me 13 13 38 78,23 78,32 — 0.09 x 13 38 67.73 67.76 20:03 13 27 21 11,92 77,99 — 0,07 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONDE TD Confronti tra le riduzioni dei microscopî Data sid. Polare, inf. Ditt. Data T.sid. Polare, inf. Ditt. 1893 h 1893 h 13 U VA U—V 1894 13 T 4 U=V mos VZA 44, OZ, mos 1 V7) 4) Set, 10 19027 70,39 71),59 — 0,20. fl Ott. 12 27 18 57,98 57,61 — 0,08 10 21009 70,17 70,33 — (0,16 14 10 23 2,92 52,35 — 0.03 11 10 43 68,29 68,16 SMOSIS 16 21.47 56,61 36.64 — 0,03 11 E 69,93 69,99 — 0,06 21 13 29 51,42 5147 — 0,05 14 11 47 67,65 67,48 + 0,17 21 21-12 52,90 53,0)1 — N11 14 DI) 67,94 67,86 + 0,08 21 27 12 51,54 51,55 — 0,01 15 13-28 68,78 68,73 + 0,05 23 13 30 50,95 51,04 — 0,09 15 27 11 68,56 68,45 + 0,11 23 27 14 31,56 51.65 — 0,04 17 13.30 66,07 66,13 — 0,06 24 13 28 50,50 50,63 2200113 17 27 10 66,75 66,74 + 0,01 24 27 16 50,65 50,62 + 0,03 19 13.32 65,86 66,00 — 0,14 25 27, 14 50,50 530,61 ESSONTII 19 27.15 66,25 66,22 + 0,03 28 13.27 49,26 49,4 Al 2) 13 34 65,49 65,64 — 0,15 28 27 14 49,85 49,97 (IL 21 21 20 67,71 67,78 — 0.07 29 13 26 49,54 19,59 — 0,05 21 28 43 64,01 64,06 — (0,05 29 2712 49,49 49,57 E0108 22 13 36 65,52 65,70) — (018 30 13 26 45,74 48,90 MONITO 22 2alo 65,24 65,40 — (0,16 30 27 10 48,49 48,60 — 0 11 5 13. 48 63,86 64,02 — 0,16 31 26 19 48,47 48,64 — 0,17 5 Dr 8) 63,80 63,86 — 0,06 | Nov. 3 13 31 46,05 46,21 lito 257 12 47 62,14 62,35 — 0,21 3 27 15 46,40 46,40 0,00 27 27 14 63,38 63,34 — 0.01 4 13:27 47,16 47,19 — 0,03 29 13.27 61,13 61,23 SONO. 4 27 47,27 47.35 — 0,08 RIN:29 272 61,74 61,54 + 0,20 28 13.23 37,63 37,72 — 009 30 116) F6) 61,07 60,98 + 0,09 28 20,08 37,13 37,17 — 0,04 30 27 16 61,81 61,90 — 0,09 | Die. 5 13 13 36,03 36,10 Zi Ott 3 12 47 59,73 59,68 + 0,05 5 DITO). 36,38 36,41 — 0,03 3 22. dI 62,37 62.39 — 0,02 9 13 16 36,31 36,37 = (KU 3 26 13 61,51 61,53 — 0,02 9 27.2 35,63 35.75 = (1019 4 18 55 62,96 62,82 + 0,14 10 13 13 35,29 35.37 — (0,08 + 23.27 62,74 62,80 — 0,06 10 27000 34,95 359,01 — 0,03 4 27 13 61,06 61,06 0,00 14 13 12 33,18 93,23 — 0,05 (î) 13 35 60,47 60,44 + 0.03 14 Pigni 33.01 33.16 CS 0%15 6 27 21 60,13 60,21 — 0,08 16 13.8 33,63 33,73 — 0,10 7 13 388 DINI 59,76 — (0504 16 26 55 33,47 33,56 — 0,09 Ti Dal dk 62,33 62,15 + 0,18 17 139 32.43 32,50 — (MAI; i 2719 60,01 60,16 Caio 17 26 55 33,49 33,61 = Mpa S 13 38 58,69 58,82 — 0,13 19 13 6 33,52 33,58 — 0,06 S 20.29 61,44 61,46 — 0,02 19 26 DL 33,95 34,05 RUN? s 27 18 59,74 59,93 — 0,19 25 da 2 30,72 30,82 — 0,10 9 13 39 DS,69 DS,7S — 0,09 25 26 46 31,02 30,98 + 0,04 0) 20 26 60,76 60,78 — (0:02 30 12.35 27,92 28,02 0:10 9 2724 N 58,92 CSIONIO 30 27.0 28,93 28,92 + 0,01 10 20.25 3 50 0108 31 12; 53 29,19 29,37 EZIONIS 11 13 34 56,61 56,81 — 0,20 31 26 18 29,59 29,67 — 0,05 11 20.28 58,59 58,72 = (1916) CENA 12 50 249.65 29,173 — N08 76 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE Data 1898 Ott. Nov. wo wo Wa outro x» My bo o e N Li S N i inn N DI w oi Confronti tra le riduzioni dei microscopî NS (IS INIST = St ur dv uu or ot or Me 9 Sè x (Ii {ani Su ot a X= Ot at Cai S 378 DEAL 55,36 55,31 55,65 56,26 56,37 55,31 DA 49 D4,83 DA, TS 55,98 Ok bo O I Sr ou or = DI uu outer St a tuo oi I Ceti I N H>= 00 [3] PISO St ur ar o) dv_ SU P=_NI E U Du ur or St ut co dt a nua i 55,67 56.46 56,27 55,24 54,62 Si or or do 0 Lao I vu a o N di n uo ai 55,89 54,75 54,66 54,95 54,60 55,54 56,01 59,49 56,22 56,48 54,54 56,15 54,71 54,89 55,60 52,63 51,98 56.73 54,43 54,56 Ditt. U—-V + 008 0.22 0,40 0,13 0,06 0,17 0,06 0.03 0,22 0,00 0,02 0,24 0,11 0,33 0,14 0,02 0.20 0,10 0,07 0,13 0,05 0,07 0,24 0,16 0,02 0,05 0,01 0,31 0,20 0,24 0,38 0,05 0,27 0,47 0,42 0,04 0,01 0,36 0,31 0,35 0,20 0,06 0,20 0,19 0.01 Data 1893 1894 Set. Ott. Nov. Apr. 86,53 87.07 83,06 88,18 87,02 84,87 88,32 87,12 $8,05 89,22 D SI DS) 1] {(°.<) (4) (0.4) Gi SU 81,01 79.20 76,16 75,84 76,15 74,45 70,91 66,95 67,08 65,26 64,76 63,94 Spiea 87,97 85.06 85,82 86,32 86,17 84,35 84,63 83,31 84,10 83,95 84,32 82,70 81,48 80.86 79,13 76,38 75.83 76,24 74,46 70,83 67,15 67.00 65.30 64.81 63.95 ZA + 0,15 — 0,23 + 0,08 — 0,07 — 0.14 — 0,19 = 17 + 0.10 EN 0X13 — 0.18 — (gh + 0,18 — 0.07 20183 + 0,19 — 0,18 — 0,23 — 0,10 — 0,07 — 0.10 — 0,05 = bi — 0,26 — 0,31 0.00 ZIONO — 0.15 + 0,01 + 0,15 — 0.19 = (ih — 0,10 (E + 0,15 + 0,07 — 0.22 + 0.01 — 0,09 — 0,01 + 0,08 — 0,2 4 0,08 — 0.04 — 0,05 — 0,01 OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MERIDIANO DI REPSOLD A CAPODIMONTE TT 16. Registro delle osservazioni e conclusione. — In questa memoria ‘dunque si trovano in prima raccolte 402 determinazioni di Nadir, fatte con la faccia a Sud, 402 » » » » No rd ’ ‘dalle quali si può dedurre il valore probabile della differenza dei Nadir nelle due posizioni dell'osservatore, e l'andamento periodico di tale dif- ferenza. Si trovano inoltre raccolte le distanze zenitali medie al 1894,0, in nu- mero di 100 per x Cassiopejae, sup., 452 » la Polare, sup., 3714 >» la Polare, înf., LOSE Cat 86 » | Ardetis, 121 » la Spica, 73 » x Draconis, sup., 76 » Arturo. Accettando i valori delle costanti di rifazione, di aberrazione e di nu- tazione adoperate nei calcoli, e trascurando la variazione della latitu- dine e le parallassi annue delle stelle, queste distanze zenitali sarebbero da considerarsi come definitive. Senonchè appunto sopra di esse si po- tranno opportunamente fondare : 1°) la indagine della variazione della latitudine, durante il periodo delle osservazioni; 2° una nuova determinazione della costante dell’aberrazione;: 3° la determinazione della parallasse annua di ciascuna stella os- servata. Queste ricerche, potendosi fare con diversi criterî, si stima conveniente riserbarle ad un altro lavoro. CORREZIONI ED AGGIUNTE A pag. S. lin. 6. In luogo di una sola volta si legga due sole volte. » 10: > 20. » microscopio » Cerchio. » 16. » 26. » Al » Te. » 20. colonna a sinistra. La data « Ottobre 14, 111,3 » si deve mutare in « Ottobre 15. 141.3 ».. » 20, » a destra. La data « Ottobre 21, 141.3 » » » < Ottobre 22, 14h.3 ». + » 25, in testa. In luogo di Madir si legga Nadir. » 33. Ago. 9, colonna B. In luogo di 19,66 si legga 19.65. » » » » M, - » 23,24 » 23,25. » » » » Diîî. » — 0,27 >» — 0,28. » » » » Nadir. » 23,10 » 23.11. A pagg- 35, 36 e 37, in testa. Per Y Cassiopejae s'intenda Y Cassiopejae, sup. » 36. Febbraio 4£. colonna Zenit. In luogo di 25.37 si legga 25.38. r » » » » » = » 47.32 » 47,31. » » » 23, » Zenit. » 25,61 » 25.59. bd Dl = - » » » » » -. » 47.36 » 17,42. >» 37. Dopo le osservazioni di Y Cassiopejae, SUP., sì aggiunga: NB. In intte le osservazioni di questa stella. ciasenn mieroscopio fa letto sui due tratti del cerchio diviso. tra i quali era compreso il punto zero. 7 A pag. 45. Febbraio 4. colonna dei In luogo di 25,37 si legga 25,38. » » » » » =. » 47.91 » 47.90. » » » » » » » 17,32 » 17,31. » » » 23, » Zenit. » 25,61 » » » » » » & » 48.18 » » » » » » » » 47,25 » rn INDICE DELLA MEMORIA Introduzione o . o A ” . . . . o SEZIONE I. — Condotta delle osservazioni. 1. Cenni sullo strumento . , n ò o ò c . 2. Aggiustamento a foco, e maniera di puntare . Ò 3. Puntata al Nadir. c ù o . 0 ò . 4. Puntata alle stelle o o c . . . 6 5. Tempo della puntata . o 0 0 0 ò . . 6. Lettura dei microscopî. à o . . ù o 0 7. Qualità dell’imagine . o . Ù à . o 9 ‘8. Indicazioni meteorologiche . ò 0 0 0 o 0 Sezione II. — Riduzione delle osservazioni. 9. Riduzione dei mieroscopî . È Ò 0 c o . 10. Riduzione al meridiano ò o . ò à . 0 11. Rifrazione . Ò . 0 . o . . o 12. Riduzione alla posizione media . . c o È : 13. Correzione per la flessione del cannocchiale . > ò SezioNnE III. — Risultati immediati delle 14. Disposizione dei quadri ò È 5 ò 0 ò 0 15. Confronti tra le riduzieni. dei. mieroscopî . . ò o 16. Registro delle osservazioni e conelusione . 6 o . «Correzioni ed aggiunte 5 . 6 o 0 . 5 D PAG. » DI & OSSERVAZIONI DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIAN fatte nel R. Osservatorio di Palermo negli anni 1900-1901 T. ZONA e F. CANTELLI MEMORIA da T. ZONA w COCOnouitiiCcOcccctccqcoqqocqctqc0 co oO ORO I IE TLC IL IUDUDFRRGOTA BK LIBESTA MASELLI MULO VAMEANEA OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Negli anni 1900 e 1901 si fecero, nell’Osservatorio di Palermo, le de: terminazioni della durata del passaggio del diametro solare al meridiano. A tale scopo servi lo strumento dei passaggi, a cannocchiale spezzato, costruito dall’Ing. Salmoiraghi, situato nella torretta a nord dell’Osser- vatorio. Di questo strumento basterà dire che è del tipo dei transiti tra- sportabili di Bamberg, ed ha l'apertura netta di millimetri 74, e la di- stanza focale di millimetri 845, di cui millimetri 5380 al tronco obiettivo e 465 al braccio oculare. T passaggi dei due lembi del Sole furono presi su alcuni fili di un re- ticolo fisso, formato di 29 fili incisi sul vetro, osservando « occhio ed orecchio mediante il pendolo di Cumming, e nella posizione del cannoc- chiale Oculare a Ovest. Non era possibile prendere i passaggi dei due lembi del Sole su tutti i fili del reticolo, e perciò venivano presi su quei fili ove riusciva agevole il farlo, anche per adattarsi alle circostanze atmosferiche che si presentavano. La durata del passaggio del diametro del sole si ottenne, per ciascun filo osservato, sottraendo dal tempo del passaggio del 2° lembo il tempo del passaggio del 1° lembo, senza apportare ulteriori correzioni, perchè nel 1900 e nel 1901 la variazione diurna del Cammig non superò mai i 3%. 4 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Nei quadri delle osservazioni sono riportati i passaggi dei due lembi sopra ciascun filo osservato, le loro differenze, ossia le durate dei pas- saggi determinate, le medie di queste durate e il loro errore probabile. Nei riassunti, che seguono i quadri delle osservazioni, sono anche date le differenze tra le medie delle durate osservate e le durate dei pas- saggi riportate dal Berliner Astronomisches Jahrbuch. Nel 1900, dal 10 giugno in poi, e quando riuscì agevole, ciascun lembo del Sole fu osservato, sopra la prima metà del reticolo dal Prof. Zona, sopra l’ altra dal Dott. Cantelli : ciò perchè si potesse stabilire l’ equa- zione personale dei due osservatori nella stima della durata del pas- saggio del diametro solare. Nel 1900 si osservò a visione diretta e nel 1901 per projezione. Spesso si toglieva l'obbiettivo al cannocchiale, prima dell’osservazione, rimettendolo per osservare: ciò allo scopo di rendere più nitide le im- magini del Sole, equilibrando la temperatura esterna con la temperatura interna del cannocchiale e facendone asciugare la umidità interna. Nei quadri che seguono, la lettera Z indica osservatore Zona, la let- tera C ossercatore Cantelli. OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Data 1900 Mar, 26 Apr. 2 Apr. 4 Apr. 12 Apr. 16 Apr. 17 Apr. 19 (0) Z Tempo del passaggio Oss. 1° lembo 20 lembo OS h_mes Z 0.21 27,0 0 23 36.0 47,0 56,0 22, 7,0 24 16,0 27,9 36,1 47,4 56,0 Medio = 128,84 + 0,07 0 47 25,0 0 49 34, 35,4 45,0 45,5 54,5 55,0 50 4.0 48 5,7 14,7 26,0 35,0 36,2 45,0 Italo 68) 1 19 16.5 22,9 32,1 47,5 bY(5) 18 28,3 20 37,5 Medio = 129,45 + 0,10 1 24 34,2 1 26 43,8 55,0 27 4,0 25 15,2 24,2 35,5 44,7 56,0 28 5,0 Medio = 129,16 + 0,08 1 39 50,3 1 42 0,2 40 10,5 20,9 31.4 40,8 51,3 4300039. Medio = 129,53 + 0,15 Medio = 130,00 Dif. 129,0 129,0 129,0 128,6 128,6 129,4 129,6 129,0 129,0 129,0 129,0 128,8 129,2 129,6 129,8 129,2 129,6 129,0 129,0 129,2 129.0 129,9 130,4 129,4 129,6 130,0 129,7 130,0 130,2 130,1 130,0 Data 1900 Apr. 21 Api. 25 Apr. 26 Apr. 27 Apr. 28 Apr. 30 m Mag. Mag. 4 Mag. 5 c Cc Tempo del passaggio 1° lembo 2° lembo IMNDIES IRE 1 58 20,0 20 30,3 42,4 52,4 DOMMEO Lelio, 19,5 30,0 42,0 3922 Medio = 130,20 + 0,06 28.384 210489 Medio = 130,50 2 12 26,0 2 14 37,0 46,2 UA) 1300750, 15 18,2 28,0 39,1 48,0 RS Medio — 131,28 + 0,09 2 18 25,5 2016) D451 46,0 TORNU7ZO. 28,0 48,7 Medio = 131,32 + 0,09 220 42,0 20122; 33:D Media = 131,50 227 52,0 Medio = 132,00 2139) 0782 237 192 27,8 39,7 48,8 SBIMORI 369,8 21,8 30,5 42,4 Medio = 131,95 + 0,05 243 6,0 2 45 18,6 27,4 39,5 48,2 46 0,6 ds 8,9 21,3 Medio = 132,38 + 0,07 2 46 35,0 2 48 47,0 DDA 49 7,8 47 16,4 28,8 36,4 18,0 58.2 50 10,5 Medio = 132,14 + 0,10 D 6 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Data 1900 Mag. 6 Mag.10 Mag.16 Mag.18 Oss. Tempo de) passaggio Jo lembo 20 lembo 2 54 17,6 2 56 30.5 38,5 51,3 59.5 5I 12,4 55 20,7 33.4 Medio = 132,83 + 0,03 3 5 58,3 SMS 6 19,0 32.8 40,2 53.9 T 14 9 15.0 22,7 36.0 PS DPL] St vo mn GI d H [n [ni © Haug ISINSOÌ vio a (E È ua ui Medio = 133,60 + 0.06 3 13 49,0 14 9,5 31,0 52,1 15 13,1 Medio = 133.56 + 0.07 5 33,5 6 16,2 37,6 58,6 47.7 30,0 51.8 29 12.8 19 bw QUI Medio = 134,10 + 0,14 3 31 43.8 49,9 32 4,0 30 11.2 25,5 32.5 47,0 DI,I 33 8,0 Medio = 134,32 + 0,04 3 37 22,2 339 37,0 43,7 58,0 38 4,7 40 19.7 26.5 41,2 47,6 il 2.3 Medio = 134,70 + 0.08 Ditt. (i o I UNI (=) Hou o 0 VI 19 19 19 "© do i tI 133.3 133,7 133,4 133,5 133,9 134,8 134,3 135,0 134,7 134,7 Mag. Mag.: L Data 1900 Uci 19 Tempo del passaggio 1° lembo 2° lembo 45 Medio — 134,54 + 0,10 Cc 3 49 15,6 36,8 58,3 50 20,1 41.1 Medio = 135,38 3513 Z 3 53 15,0 3 55 30,0 36,0 DIA 57,2 56 13,0 54 19,0 34,3 40,3 DDT Medio = 135,38 + 0,09 Cc 3 57 14,0 3 59 29.0 35,2 50.5 56,6 4 0 12.0 58 18,0 33.8 39,6 55.0) Medio = 135,38 + 0.09 Cc 4 114,9 4 330.5 36,0 51,6 57,8 4 13.6 2 19,4 354 40.6 D6.2 Medio = 135,72 + 0,05 VA 4 538,0 4 7540 6 21,8 8 372 Medio = 135,70 + 0,20 Cc 4 21 49,6 424 6,0 22 11,4 27,4 33,0 49.4 54.7 25 11.0 Medio = 136,28 + 0.06 Cc 4 25 31,8 4 27 47,9 53,0 28 9,6 26 14,8 31,5 36.6 55,0 Medio = 136,45 + 0,09 Dift. 134,3 134,2 134,4 134.9 134.9 155,4 135,2 135,5 135,4 135.4 135.0 135.4 135,8 135,3 135.4 Dv MOI % © n odo (i vo VI VI SI ou ot Ho (a vw 136,1 136,6 136,7 136,4 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Data 1900 Mag. 31 Giu. Ad Giu. 6 Giu. 7 Giu. $ Giu. 9 (Guso. Giu. 10 Oss. (0) Tempo del passaggio 1° Jembo 2° lembo Mama Ùù mos L 29 34,9 4 81 51,5 56,0 32 12,7 30 18,0 34,6 39,9 56,6 Da N IO) 33 18,4 Medio = 136,68 + 0,08 4 45 50,7 4 48 8,0 46 12,3 29,5 34,0 51,5 56,1 49 13,2 47 17,4 34,9 Medio = 137,32 + 0,05 L54 2,6 4 56 19,5 24,0 41,0 45,8 57 3,0 55 80 25,0 29,6 46,5 Medio = 137,00 + 0,04 458102 5 027,1 31.6 48,6 53,5 111,0 59 15,6 32,7 37,5 544 Medio = 137,08 + 0,08 5 218,0 5 435,4 3 1,5 5 18,9 23,0 40,8 45,0 6 2,5 Medio — 137,53 + 0,06 5 6264 5 843,9 48,0 9 52 59,0 16,4 Medio = 137,37 + 0,06 57 95 5 927,0 20,5 37,4 31,5 48,9 Medio = 137,27 +0,13 5 10 33,6 5 12 51,5 50,5 13 13,0 11 17,5 35,0 39,5 57,0 12 1,0 14 18,8 Medio = 137,64 + 0,06 Dift. 6 136,6 137,7 136,6 136,7 136,8 137,3 137,2 137,5 137,1 137,5 136,9 137,0 137,2 137,0 136,9 136,9 137,0 137,5 137,1 136,9 137,4 137,4 137,8 135,5 137,5 137,2 137,4 137,5 136,9 137,4 Data 1900 Giu. Giu. Giu. Giu. Giu. Giu. Gin. Giu. 1l 11 15 14 Oss. (0: HWempo del passaggio 1° lembo 20 lembo IS lì mos 514 30,3 5 16 47,9 43,0 17 0,4 54,0 11,4 l5. 9,0 22,1 15,9 33,2 Medio = 137,36 + 0,06 Di do 37,4 48,3 18 59,0 16 10,0 23,0 5 17 54,9 6,0 Medio = 137,54 + 0,03 DI23I 8250. o 259 19,4 12,8 30,4 23,5 41,0 Medio = 137,55 + 0,04 D 23 56,0 5 26 14,0 24 7,0 25,0 18,0 35,7 29,0 46,5 41,9 59,5 Medio — 137,76 + 0,07 5 26 58,5 5 29 16,4 27 11,2 29,4 22,9 40,0 33,0 51,0 44,2 30. 2,2 Medio = 137,96 + 0,05 52912379. 16,8 34,6 27,5 45,4 38,5 56,5 51,4 30) 9,2 Medio — 137,88 + 0,03 D 31 8,7 5 33 26,3 21,4 39,0 32,3 50,2 43,0 34 0,8 54,1 12,0 Medio = 137,76 + 0,05 5 32 15,6 D_ 34 33,5 26,6 44,5 48,5 35 6,5 33 14 19,0 Medio = 137.85 +0,06 ua dDIAIAdLZAÀ ou ar a è STIA 138,0 138,0 137,7 137,5 137,6 137,9 138,2 137,7 138,0 138,0 137,9 137,8 137,9 158,0 137,8 137,6 137,6 137,9 137,8 137,9 137,9 137,9 138.0 137,6 S8. OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Data Tempo del passaggio Data Tempo del passaggio Oss. Diff. Oss. Ditt 1900 1° lembo 2° lembo 1900 1° lembo 2° lembo IREENS h mas h ms he smes S Giu. 16 Z 5 35 19.0 5 37 36,9 Giu. 22 (6 6. 10245 6 345,5 138,0 31,S 49.4 38,6 56.6 138,0 42.7 38 0.3 37,6 49,5 4 7.5 138,0 53,5 11,0 137,5 20,6 18.8 138,2 36 4.7 22,4 137.7 13,5 31,4 137.9 Medio = 137,66 + 0,05 Medio = 138,02 + 0,03 Giu. 16 C 5 36 37,5 5 38 55.0) 137,5 f Giu. 23 Z 6 429.1 6 647,2 138.1 48.0 39 5.5 137,5 42,3 7 0.0 137.7 59,0 16.5 137.8 53,0 10,9 137.9 37 11.7 29,9 137.8 5 3.6 21,8 138,2 14,8 33,0 138,2 Medio = 137,65 + 0.06 Giu. 18 Z 5 43 39.6 5 45 57.S 138,2 52.8 46105. 137% $ Giu. 23 € 6 5.366 6 75451379 IL 16.5 32.3 1378 47,6 85.5 137,9 DU 43.4 137.7 58,2 16,4 138,2 ; ‘RS 6 94 27,5 138.1 Medio = 137,85 + 0,08 22,1 40,0 137,9 Giu. 18 GC 548467 54, 46 1379 Medio = 138,00 + 0,04 58,0 16.4 138,4 145 85 97.0) 138.5 | Giu. 25 Z 6 12 46,0 615 4.0 138,0 19.5 37,5 138.0 13 20,4 38,4 138.0 32.4 50.5 138.1 32.0) 50,0 138.0 Medio = 138.18 + 0,08 LEITISILI no Di ©) Giu. 27 6 13 53,4 6 16 11,3 137,9 Giu. 19 Z 5 AT 50,2 5 50 8,3 138.1 ZI 91.0 ‘1380 14 45 229;4 13759 ILO 390 138.0 15,5 33,0 137,8 24.6 43.0 138,4 SR si Sos 36.0 540 ‘1580 39,0 57.0 1380 Medio = 138,10 + 0,05 Medio = 137.96 + 0,05 Cin 9 e CR ISU 5 IST IU DZ DI 6 LIO TO II 49 S.S 26,5 137.7 17 8,5 26,2 137,7 19.5 STAI 19,0 37.0. 138,0 30,5 481 137,6 30,0 47,9. 137,9 43.4 52 14 138.0 41,0 59.0 138,0 Medio = 137,56 + 0,06 Medio — 137,82 + 0,07 Giu. 21 CC 556 23,5 558 41.0 137.5] Gia. 26 € 618 3.0 6 20 20,4 137,4 454 59 3.0 137.6 14.0 314 1374 57 7,5 25,0 137,5 24.9 42,3 1374 29.9 47,5 138.0 354 53,2 137.8 510 6 0 90 138.0 48.7 2 6083 Medio = 137,72 + 0,08 Medio = 137.46 + 0,06 Giu. 22 Z 6 020,8 6 2384 137.6 | Giu.23 Z 625114 627 29,2 , 134,8 33,2 51.3 138.1 - 24,6 42.0 1374 did BISI SRO) 35.0 53,1 1381 55,0 13,0 138,0 46.0 28 3.80 137,8 1 6,0 24.0 138,0 57,1 14,6 137.5 Medio = 137,92 + 0,06 Medio = 137,72 + 0,08 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Data 1900 Giu. 28 Giu. 29 Giu. 29 Giu. 30 Lug. 3 Lug. 3 Lug. $ Tempo del passaggio Oss. 1° lembo 2° lembo Daggemits Jens (0 6 26 18.7 6 28 36,0 29,4 47.4 40,4 58,2 51,1 29 9,0 2% 4,3 2230) Medio = 137,74 + 0,08 Z 6 29 18.8 6 31 37,2 92,5 50,0 43,3 PIO) 54,0 11,6 30. 5,0 22,8 Medio = 137,60 + 0,05 Cc 6 30 26.5 6 32 44,4 37,8 55,4 48,5 93 1632 59,5 17,3 31 12,0 30,0 Medio — 137,80 + 0,05 Z 6 33 27,7 6 35 45.0 10,3 57,9 51,0 36 8.8 34 2,0 19,5 56,7 37 14,2 3577 25,3 20,2 38.0 Medio = 137,59 + 0,05 CZ 6 45 53,0 6 45 10,4 46 6,0 23,0 16.7 34,0 27,2 44,8 38,3 EEVO Medio = 137,34 + 0,07 C. 647 0.4 6.49 17,2 11,0 28,3 21,6 39,0 32,8 50,0 45,5 50 2,9 Medio = 137,22 + 0,07 ZL (612765: T 8 44,8 40,0 STA 51,0 9 8,0 TIA 19,0 13,0 30,0 Medio = 137,20 + 0,06 Ditt. MU DAADA va 187,9 137,6 137,7 137 137,3 137,6 137,8 137,5 137,5 137,6 137,8 137,4 137,0 137,3 137,6 137,4 136,8 137,3 137,4 137,2 137,4 137,3 137,4 137,0 137,3 137,0 Data 1900 Lug. Lug. Lug. Lug. Lug. Lug. Lug. 11 11 g. 14 14 16 16 7 Oss. N lempo del passaggio 1° lembo 20 lembo hl mes h ms € 7 34,0 Ti 9 51,0 45,5 10 2,1 56,1 13,0 Ss 20,2 36,5 Medio = 136,70 + 0,11 7 18 53,4 7 21 10,0 19 6,0 22,6 17,0 33,3 27,6 44,0 38,5 55,0 Medio = 136,48 + 0,04 720 10,8 7 22 27,2 21,5 38,2 32.4 49,0 45,2 23) (2:51 Medio — 136,65 + 0,07 731 20,6 7 33 36.8 3) 31,6 47,5 42,0 58,5 53,0 34 9,0 Medio = 136.03 + 0,04 732 14,4 734 30,4 25,4 41,3 36,3 52,0) 47,0 353,0 59,5 15,6 Medio = 135,94 + 0,05 7 39 11,0 741 26,8 23,5 39,0 34,2 49,9 44,7 42 0,4 55,8 11,4 Medio = 135,66 + 0,04 TAO ‘742328 28,1 43,9 38,6 54,4 49,5 43 5.4 41 12,1 17,9 Medio = 125,80 + 0,02 40,3 359,7 51,0 57,1 46 12,5 Medio = 135,28 + 0,06 Dift. 136,6 136,6 136,3 136,4 136,5 136,4 136,7 136,6 136,9 136,2 135,9 136,0 136,0 136,0 135,9 135.7 136,0 136,1 135,7 135,6 135,7 195,5 135,8 135,9 135,8 10 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Data 1900 Lug. 17 Lug. 18 Lug. 18 Lug. 19 Lug. 19 Lug. 20 Lug. 20 Pempo del passaggio Oss, 1° lembo 20 Jembo ) me M Ma C 7 44 18,5 7 46 33,9 29,4 45,0 40,1 55,5 50,8 47 6,3 ASS 18,6 Medio — 135,40 + 0,06 Z 74713,0 749288 5, 25,5 41,0 36,4 51,9 46,5 50, 2,4 DIA 13,3 Medio = 135,66 + 0,05 Cc 7 48 19,0 750 34,4 29,9 45,4 40,4 55,8 51,4 51 6,8 49 3,6 19,5 Medio = 135,52 + 0,07 Ar risi 200 (7053 27,3 24,4 39,8 35,0 50.4 45,8 5L 1,0 56,4 12,0 Medio = 135,38 + 0,04 C 7/52) 17,9 7054 33,0 98,8 43,9 39,5 54.5 50,0 55 5,5 533,0 18,0 Medio = 135,14 +0,06 Zi mis5 04 725,1 23,0 38,0 33,5 48,8 44,0 53,3 55,2 58 10,4 Medio = 135,16 + 0,05 (0) 7 56 16,4 7 58 31,5 27,0 42,4 T,7 53,0 48,7 59. 4,0 DI 1,2 16,3 Medio = 135,24 + 0,0 Data Ditt. 1900 135,4 Lug. 135,6 135,4 135,5 135,1 Lug. 135,9 |. 135,6 Lug. 135,4 135:5 135,4 135,4 135,9 135,3 | Lu 135,4 135,4 135,2 135,6 URI Li 135,1 135,1 135,0 135,5 135,0 Lug. 135,0 135,0 135,3 135,3 135,2 135,1 135,4 135,3 135,3 135,1 Lug. Lug. 2 21 c) So) D 24 ì (SLI l’empo del passaggio Oss. 1° lembo 20 lembo lì mes h ms Z (RD IMI 8. 1 23,6 21,2 36,0 32,0 46,8 42,6 57,2 58,5 2,852 Medio = 134,68 + 0,04 CC 8 0149 8 229,5 25,5 40,5 36,1 51,0 59.6 314,4 Medio = 134,83 + 0,06 PZ STARE O SRO AGR 14,0 28,5 24,6 39,0 35,0 49,7 46,0 10 0,6 Medio = 134,64 + 0,07 (0; ISIMISAMONS 8 10 21.7 17.7- 32,6 28.4 43,0 39,1 53,9 51,5 11 6,3 Medio = 134,80 + 0,04 Z SRNICO 8 13 15,3 13,0 28,0 23,7 38,3 34,2 48,8 45,0 59,8 Medio = 134,66 + 0,08 CI 819) 6 8 14 20,9 17.2 31,8 28,0 42,0 58,4 52,8 50,8 15 5,3 Medio = 134,42 + 0,07 Z 8.14 584 817 13,0 15 11,0 95,3 21,7 36.0 43,1 57,3 Medio = 134,35 + 0,06 Diff. 134,5 134,8 134,8 134,6 134,7 154,6 135,0 134,9 134,8 135,0 134,5 134,4 134,7 134.6 134,9 134,9 134,6 134,8 134,8 134.3 135,0 134,6 134,6 134,8 134,6 134,6 134,0 134,4 134.5 134,6 134,3 134.3 134,3 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Lug. 26 Lùg.2 Lug. 28 Lug. 29 Lug. 30 Cc 8. 19 59,2 Tempo del passaggio Oss. 1° lembo 2° lembo Tems ho ms Cc 816 3,9 S 18 18,5 14,9 29,2 25,4 39,4 36,0 50,3 48,5 19) 13;0 Medio = 134,34 + 0,07 S 22 132 20) 19,9 24.0 20,4 BAL 51,4 45,1 43,6 58.0 Medio = 134,04 + 0,07 24 6,4 20,0 16,3 30,6 27,3 41,5 39,4 93,7 Medio = 134,04 + 0,09 VA 8 26 44,5 56,5 27 1,2 17,4 28,4 8 28 57,8 29 10,0 20,8 31.1 42,0 Medio = 133,64 + 0,03 (0) 8 830 3,0 13,8 24,2 35,0 47,4 Medio = 133,76 + 0,06 Cc 8 31 42,3 53,2 32 26,8 S 39 56,1 dI 6,5 40, Medio — 133,57 + 0.10 Z 8 34 30,6 8 36 44,1 56,2 37 7,0 172 28,2 Medio — 133,50 + 0,02 Ditt. 134,6 134,3 134,0 134,3 134,5 134,0 134,1 134,0 133,7 134,4 134,0 133,6 134,3 134,0 134,3 133,8 133,6 133.7 133,6 133.6 133,5 133,8 134,0 133,9 133,8 133,3 133,6 133,5 133,4 133,6 133,5 133,5 Data Lug. 31 Lug. 31 Ago. 1 Ago. 1 N Cc c c ‘lempo del passaggio lo lembo 20 lembo ho ms ho mes $ 35 35,5 837 49,0 46,4 380,0 56,8 10,3 36 19,6 33,3 Medio = 133,58 + 0,03 8 38 35,2 8 40 48,5 46,0 59,2 56,1 41 9,7 397,0 20,5 Medio = 133,40 + 0,06 8 39 27,8 8 41 41,0 38,5 51,8 49,0 42 2,9 59,5 13,0 40 12,2 20,5 Medio = 133,36 + 0.04 8 42 15,2 8 44 28,5 27,8 41,0 38,2 51,0 48,5 45 2,0 59,4 12,5 Medio = 133,18 + 0,08 $ 43 20,4 S 45 33,3 31,3 44,0 41,4 544 52,2 46 5,0 44 4,4 17,8 Medio = 132,96 + 0,08 $S 46 7,0 8 45 19,4 29.8 40,1 51,0 49 Medio = 132,98 + 0,01 Medio = 132,78+ 0.04 20,0 32,3 42,8 53,1 4,0 11 Ditt. 153,2 133,5 133,5 133,5 133,3 132,9 132,7 133,0 132,8 133,4 133,0 132,9 133,0 133,0 133,0 132,8 133,0 132,7 132,6 132,8 12 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Data 1900 2 Ago. è Aso. 4 Aso. c Ago. 6 aAZo. Tempo del passaggio Oss. 1° lembo 2° lembo h ms h ms Cc S 49 57,6 $ 52 11.0 DO) 52,0 53 5.0 51 29 15.5 13.5 26.4 23,5 36.5 34.0 47,0 (6) S 53 48.4 $s56 1,2 54 0,8 13,5 11,3 23.6 21,5 3IA 32,1 45.0 Medio = 132,72 + 0,07 Z S 54 54,0 S57 6.3 55 24 15.0 37.5 30,2 Medio — 132,53 + 0,08 Cc 9a > 3347 39,6 51,6 30,0 4 2, 2 04 12,5 10,9 23.0 Medio — 132.14 + 0,05 Medio — 132,60 + 0.07 Cc 9 5 16,0 9 728.0 28,1 40.4 18,9 LD 5) 59,6 11.5 Medio =132,13 + 0.07 YA 9 620,9 9 833,0 31,0 43,3 41,8 54.0 32,0 9 dI vo 16.3 Medio = 132.16 + 0.07 Diff. © di I berù 132.1 132,0 132,4 132,1 132.1 132,3 132,9 132.7 132,5 132,6 132,0 132,3 132,3 131,9 132,1 Data Tempo del passaggio Uss. 1900 1° lembo 20 lembo ùÙù ms h ms Ago. $ Cc 998 9 11 16,1 16.3 28,3 27.0 38,6 37,0 49.0 47.6 59,5 Medio = 131.88 + 0,05 ago. SZ 910 90 91a212059 19.4 31,3 D2,3 13 45 Medio = 132,00 + 0,07 Ago. 9 C 912516 915 3,6 13 40 15.6 ILL 26.1 DIA 36.5 35.1 47.0 Medio = 131,56 + 0.06 Aso. 9 Z 913563 916 8.5 4 7.0 19,0 28,0 40,0 40,0 52.2 Medio — 132.10 + 0,04 Ago.10 C 916394 918 50,6 514 19 2,7 ig Dal 132 12.5 23,6 22,8 341 Medio = 131,20 + 0,03 9 17 54,2 18 27,3 920 5,1 38.7 Ago. 10 Z Medio = 131.15 + 0,17 Ago. 11 Cc 9 20 25,7 9 22 37,0 37,9 49,5 4S.1 39,8 58.5 23 10,1 21 94 20,6 Ago. 11 Z 9 21 30.0 9 23 41,9 41,0 52,3 51,0 24 24 SIM 13,0 13.7 932 Medio = 131.54 + 0,07 132,0 131.6 131.7 132.1 131.9 132,2 132,0 132,0 132,2 131.2 131,3 131,1 131.1 131,3 130,9 I3LA 131.3 131,6 131.7 131.6 131,2 131.9 131.3 131.4 131,6 131,5 Data Ago. Ago. 17 Ago. Ago. 20 l'empo del passaggio Oss. 19 lembo 20 lembo ho mos h mes (0; 928. 0,0 930 11,1 12,2 23,4 22,4 33,6 32,8 43,9 43,4 54,5 Medio = 131,14 + 0,02 Z 929 4,4 9.31 15,7 15,0 26,1 35,6 46,7 48,0 59,0 Medio = 131,13 + 0,04 Cc 9 39 21,5 9 41 31,9 33,6 43,9 44,0 54,5 53,5 12 4,b 10 4,3 15,0 Medio = 130,56 + 0,07 Z 9 40. 25,2 9 42 36,0 56,2 437,3 dl 8,4 19,5 Medio = 131,00 + 0,07 O 009700 06180 19,9 30,5 30,0 40,6 40,2 50,6 50,8 46 1,5 Medio = 130,54 + 0,04 C 9 46 52,9 949101350. 47 5,4 15,6 15,8 25,7 25,7 35,7 36,0 46,4 Medio = 130,12 + 0,06 Z 948 750 9 50. 17,8 17,4 28,0 28,0 38,3 40,0 50,4 Medio = 130,53 + 0,07 (0) 9 53 23,1 9 55 33,0 35,0 45,4 55,4 55,1 56 5,4 54 5,9 15,8 Medio = 130,04 + 0.05 Difl. 131.1 131,2 131,2 131,1 131.1 131,3 131.1 131,1 131,0 130,4 130,3 130,5 130,9 130,7 130.8 131,1 131,1 130,4 130,6 130,6 130,4 130,7 130,1 130.2 129,9 130,0 130,4 130,8 130,6 130,3 130,4 129,9 130,1 130,0 130,3 129,9 LS (©) OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Tempo del passaggio 1° lembo 2° lembo Ù mos ho mes 9 d4 26,9 9 56 37,0 37,0 47,4 47,5 57,7 58,0 57 8,0 55 9,8 20,0 Medio = 130,18 + 0,05 LO RK 6:o LO RE1578 16,8 26,0 26,9 36,3 37,2 46,5 Medio = 129,30 + 0,03 O arr 0 4 405 2 81 18,0 18,4 28,0 29,0 38,3 40,8 50,3 Medio = 129,62 + 0,07 10 8 22,8. 10 10 32,4 34,9 44,0 45,0 54,4 9 5,5 11 14,9 Medio = 129,38 + 0,07 10 12 6.1 10 14 15,5 18,4 27,4 28,5 37,8 38,7 47,5 49,0 58,4 Medio = 129,18 + 0,08 TONI 7A 015950 20,0 29,3 30,0 39,2 40,3 49,7 52,2 16) 1,8 Medio = 129,36 + 0,05 10 19 33,4 10 21 42,4 45,1 54,5 55,5 22 4,6 20) 5,5 14,5 15,9 25,0 36,0 45,4 217,0 23 16,0 19,0 28,0 Medio — 129,13 + 0,04 10 23 15,7 10 25 24,7 27,7 36,5 37,8 46,4 47,8 56,7 58,4 267,2 Medio = 128,82 + 0,04 13 Diff. s 130,1 130,4 130,2 130,0 130,2 129,3 129,2 129,4 129,3 129,8 129,9 129,6 129,3 129,5 129,6 129,1 129,4 129,4 129,4 129,0 129,3 128,8 129,4 129,0 129,4 129,1 129,0 129,1 129,4 129,0 129,0 pH pd hd i pd 9 h9 89 N N ND DN o n © (Peo 1) n wai 14 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Data Tempo del passaggio Data Tempo del passaggio Oss. Diff. Oss. Diff. 1900 1° lembo 2°o lembo 1900 1° lembo 2° lembo h mes h ms s h ms h mes Ss Ago. 28 Z 1024 18.1 10/26 27,8 129,7 $ Sett. 4 GI ORT9 195 BL N5IN275 128,0 28.9 38,2 129,3 31.1 394 39.0 IS.4 129,4 41.4 49,4 49,0 IS.É 129.4 DIA 59,4 ) 50 1.5 SO O Medio = 129,45 40,06 21.8 30,0 128,2 31,8 40,3 128.5 Ago.29 C 1026582 10,29 7,6 1294 42.0 50,3 128,3 27 10,0 19,4 1294 92.2 593 04 1282 20,4 29,5 1291 51 4.0 Ra 3a LA DA a Medio = 128.20+ 0,03 Medio = 129.20 + 0,06 Sett. 5 C 1053 2,4 1055 10,6 128.2 14.1 22,4 128,3 Ago.31C 1034261 1036345 128,4 0 I i 37,9 46.6 128,7 7 A 48,0 56.8 128.8 Medio = 128.254 0,04 58,0 37 6,7 sù 35 S6 17,2 128,6] sett5 Z 1054 4,8 1056133 125,5 0a 15.1 23,4 128,3 Medio = 128.64 + 0,05 25.1 33,3 128.2 35.4 44,0 128,6 Ago. 31 Z 1035 29,0_ 10 37 35,0 129,0 47.0 5555 128.5 39,5 48,2 128,7 Did 35 3,4 129,0 Medio = 128,42 + 0,05 36 11,3 20,1 Seti. 6 CU 10 56 45.0 10 58 53,4 128,4 Medio = 128,884 0,05 56,7 59 5,1 128,4 5I 7,0 15,4 128,4 Sett. 1 C 1038 9,4 1040 17,9 17.0 949 127,9 21,0 29.8 37,5 45,5 128,0 30,9 39,5 41,0 50,0 Medio = 128,22 + 0,07 51,6 4 04 SIMO 10,5 Sett. 7 CE ELIO NSRO ILE 128,4 1 94 17,4 128,0) Medio = 128,77 + 0,05 Medio = 128.20+ 0,13 Sett. 3 CC 1045 37,0 10 47 45,3 128.3 : ei Poe da Pa Ae 9) INR NONA Go) 9 TE) 48.$ 57.0. 1282 dI z A Per: 20.7 28,6 127,9 58.8 48 7.4 128,6 ES ss II 46 8,6 17,2 128,6 29 wo: a: : "o SE 40,6 48,60 128,0 19.0 24.9 128,5 » = ol 50,S 58,6 127,8 Medio 8 420,05 Medio = 127.92+0,03 Sett. 3 Z 10 46 50,0 10 48 58, 128,5 | sett.10 C 1111326 1113 40,7 1281 47 0,0 49 8,8 128,8 54,4 14 25 128.1 10,2 $.8 128.6 12 4,0 12,4 1284 22,0 80 128,8 14,8 99,5 127,7 Medio = 125,68 + 0.05 Medio = 128.08 + 0.10 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Data 1900 Sett. 10 Sett. 11 Sett. 11 Sett. 12 Sett. 13 Sett. 14 Sett. 15 empo del passaggio Oss. Da Jo lembo 20 lembo iS hem Zi 10012) 3459 11 14 43,5 45,0 59,5 135,0 15 13,6 17,0 25,4 Medio = 128,53 + 0,03 CS 7059 54,9 182,8 Medio = 127,90 ZA 11 632573 LINO N37 45,6 53,8 57,0 205,5 Medio = 128,37 + 0,06 abisso dial 19 5,3 13,4 15,2 23,4 25,1 33,5 35,4 43,4 Medio = 128,20 + 0,05 CO 11 22 34,6 11 24 42,4 46,4 54,3 DO 25 4,3 23 6,4 14,2 16,5 24,3 26,4 34,5 Medio = 127,88 +0,03 (Gel? 68157 DMN: 82371 27,2 35,0 37,2 45,2 57,5 299 de 27,714 19,9. Medio = 127,94 + 0,03 CRI1R29N5 66M 13255 308,8 16,5 18,5 26,5 28,5 36,3 38,5 46,4 Medio = 127,86 +.0,03 Ditt. 128.6 128,5 128,6 128,4 ia wo IN SICZI n o do 00 0 SUMR ww 128,3 128,1 128,2 128,4 128,0 wo SNZANSNA D O [SIMIL] IRE REI Do H n x & HHHHH ky to to o PAID A H © © dv i ESÌ dui SIUSI 0 N x Data 1900 Sett. Sett. Sett. Sett. Sett. 21 24 24 x “i Oss. (6) Tempo del passaggio 1° lembo 2° lembo AES h_ mes 118317 18;5 411139. 26;0 80,2 37,5 50,0 : 30,0 407,6 10,5 15) Medio = 127,38 + 0,07 1152 0,8. 11054 18,5 , 12,4 20,2 22,5 30,2 32,0 40,0 42,4 50,2 52,5 55 0,5 Medio — 127,83 + 0,04 124 131053121 15188; 12,0 20,0 21,9 30,0 31,9 39,5 42,3 50,1 Medio = 127,90 ala 0,06 TO Seo do io 22,8 30,8 32,5 41,0 dad 52,5 Medio = 128,15 +0,08 12 14 17,0 27,0 3E 36,4 45,0 46,6 55,0 Medio = 128,25 + 0,10 1215 6,4 12/17 14,5 16.7 24,6 26,6 34,6 56,4 45,0 48,4 56,5 Medio = 128,14 + 0,08 12 28 50,4 12 30 59,0 29, 2,3 31 10,4 12.2 20,4 22.3 30,4 32,1 40,4 52,0 352 0;9 30 12,5 21,0 22,9 31,0 B4,d 42,6 Medio = 128,33 + 0,04 15 Ditt. [S] va Sita vr) DOSI 2 << 1 1 1 1 1 1 N io N o_o o 128,0 128,0 128,6 128,4 16 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Data Tempo del passaggio Oss. 1900 1° lembo 2° lembo h mos om me Ott. 5 Z 12 43 43,6 12 45 52,5 53,7 46 2,9 44 3,5 12,2 14,0 22,7 Ott. Ott. Ott. Ott. Medio = 128,78 + 0,03 5 G 12 44 33,5 12 46 42,0 43,7 52,4 53,6 47 2,4 45 3,8 12,5 15,6 24,3 7 Zi 12.50 53,6 12:53 29 Diiitor2 14,0 25,0 34,0 35,3 44,0 45,6 54, A 52 5,8 54 14,5 15,8 24,4 25,8 34,4 37,7 46,6 Medio = 128,78 + 0,03 8 C 12 54 34,2 12 56 43,3 46,0 55,4 56,2 57 5,4 55 6,1 15,4 16,4 25,4 36.4 46,0 46,7 56,2 56,8 58 6,3 56 6,9 16,4 18,7 28,0 Medio = 129,34 + 0,04 9 Z 1258 17,1 13 0 26,3 29,0 38,1 39,0 48,2 49,0 58,0 59,4 1 8,5 59 19,5 28,8 29,6 39,0 39,7 49,0 49,8 59,2 3IMONGINO 2 11,0 Medio = 129,24 + 0,03 Diff. s 128,9 128,8 128,7 128,7 N NO 9 6 KO N do 00 9 00 QUw dA HuHHWHW 128,9 128,8 129,0 128,7 128,8 128,7 128,6 128,6 128,9 129,1 129,4 129,2 129,3 129,0 129,6 129,5 129,5 129,5 129,3 129,2 129,1 129,2 129,0 129,1 129,3 129,4 129,3 129,4 129,4 Data 1900 Ott. 10 Ott. 11 Ott. 15 Ott. 17 Oss. Z (6; Z Z Medio = 130,2: Lssi bo HE D E Tempo del passaggio 1° lembo 2° lembo DEiniss Ù ms I O 9A LI TAO 72. 2 11,4 21,0 21,6 31,0 31,3 41,0 42,0 51,2 32,0 by 10158) 12,0 22,0 22,0 32,0 32,0 42,0 44,2 53,8 Medio = 129,63 + 0,06 13.5 43,1 13 7 52,6 6 25,4 34,7 45,1 54,6 55,5 911533) 7 54 15,8 15,7 25,4 27,5 37,2 Medio = 129,63 + 0,05 13 20 41,0. 13 22 51,3 53,0 23 3,1 21 13,2 13,2 13,0 23,2 23,0 33,3 43,4 54,0 22 4,0 24 14,0 14,0 24,1 26,0 36,4 13 28 12,7 13 30 23,8 24,5 35,0 44.7 54.9 31 29 15,0 35,7 46,0 57.7 32 Medio = 130,67 + 0,05 Ditt. s 129,5 129,6 129,4 129,7 129,2 129,3 130,0 130,0 130,0 129,6 129,5 129,3 129,5 129,8 129,9 129,7 129,7 130,3 130,1 130,0 130,2 130,3 130,6 130,0 130,1 130,4 130,6 130,7 130,3 130,5 131,0 131,0 130,5 130,6 130,8 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO 17 Data 1900 Ott. 18 Nov. 1 Nov. 5 Tempo del passaggio Oss. 1° lembo 2° lembo LERIS IURIS C 13 31 59,4 13 34 10,0 32 10,8 21,7 21,4 31,7 31,4 42,0 41,5 51,8 PHI ar 39 12,5 12,3 23,0 22,3 33,0 32,7 43,2 44,6 55,0 Medio = 130,58 + 0,04 GC 14 630,7 14 8 43,0 42,6 54,6 53,0 O yal 7 3,2 15,2 13,4 26,0 33,8 46,2 44,5 56,6 54,7 10 7,0 85,0 17,2 17,0 29,4 Medio = 132,24 + 0,04 CO 1426 9,2 14 2822,7 21,4 34,5 31,5 45,0 41,6 55,3 52,4 29 5,6 27 13,0 26,4 23,6 37,0 33,8 47,3 44,2 57,6 56,5 309,8 Medio = 133,40 + 0,04 CO 14 42 10,4 14 44 24,5 22,4 36,5 32,6 47,4 43 14,6 29,0 23,1 37,5 57,4 46 12,3 Medio = 134,45 + 0,09 Ditt. I 130,6 130,9 130,3 130,6 130,3 130,8 130,7 130,7 130,5 130,4 132,3 132,0 132,1 132,0 132,6 132,4 132,1 132,3 132,2 132,4 133,5 133,1 133,5 133,7 133,2 133,4 133,4 133,5 133,4 133,3 134,1 134,1 134,8 134,4 134,4 134,9 Data 1900 Nov. 8 Nov. 14 Nov. 19 Tempo del passaggio lo lembo 20 lembo h ms h ms C 1454 18,1 14 56 33,2 30,4 45,3 51,0 57 6,0 55 1,6 16,6 22,5 37,7 33,4 48,4 43,4 58,5 54,0 58 94 56 6,4 21,4 Medio = 135,07 + 0,03 Z 15 18 50,7 LO REZIIORAZATI 191782 34,0 28,0 44,2 38,1 54,8 49,0 22; 5,3 20 10,0 26,8 31,0 48,0 42,0 58,3 54,1 23 10,8 Z (15 31 5352 15:34.10,3 32 25,0 42,0 46,0 35 3,0 57,0 14,0 SIMO) 24,3 18,0 35,2 30,3 Medio = 137,06 +0,04 C 1540 8,6 15 42 26,3 8,7 20,8 38, 31,5 49,6 41 25,0 43 42,5 35,4 53,6 46,3 44 4,0 58,7 16,6 Medio = 137,86 + 0,06 Ditt. 18 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Riassunti dei diametri solari osservati. Osservatore Zona Data Diam. oss. Err. prob. Oss.—B.J. Data Diam. oss. Err. prob. Oss.—-B.J. 1900 1900 Marzo 26 19884 0.07 + 0,22 | Luglio 19 135.38 0,04 + 0,21 Aprile 2 129.11 0,07 E0198 20 135.16 0,05 + 0,15 4 128,50 0,00 — 0,32 21 134,68 0,04 — 0,17 12 129,13 0.08 — 0,21 23 134,64 0.07 + 0,11 17 130,00 0.06 =L DEE} 24 134,66 0.08 + 0,30 19 - 130,00 0,00 — 0.10 25 134,35 1.06 + 0,15 21 130,20 0.06 — 0,15 28 133.64 0,03 — 0,05 25 131,28 0,09 2 0,26 30 133.50 0,02 = 0,16 27 131,32 0,09 = 0,16 31 133,40 0,06 : 0,23 28 131,50 0,00 = 0,20 | Agosto 1 133,18 0,08 - 0,18 30 132,00 0.00 2 0.40 2 132.98 0,01 + 0,15 Maggio 5 132,14 0,10 — 0,26 4 132,53 0,08 + 0,0£ 6 132,73 0.07 - 0.17 6 132,60 0,07 + 046 10 133.56 0.06 = 0.35 7 132.16 0,07 = 0,19 12 133,56 0.07 = 0,02 s 132,00 0,07 = 0,20 18 134,70 0.08 2 0,18 i 9 132,10 0,0£ = tr 22 135,38 0,09 + 0,26 10 131,15 0,17 — 0,31 25 135,70 0.20 + 0.13 11 131,54 0,07 + 0,24 Giugno 4 137.32 0.05 + 0,51 13 131.13 0.04 05 9 137,37 0,06 + 0,16. 16 131,00 0,07 + 0,50 11 137,36 0,06 = 0,02 18 130,53 0,07 033 13 137,55 0.04 = 0.10 20 130,18 0.05 — 0.28 14 137,96 0.05 = 0,47 22 129,62 0,07 — 0,01 15 137,76 0,05 + 0.23 25 129,36 0,05 = pil 16 137.66 0,05 = 0,10 28 129,45 0,06 + 0,54 18 137,85 0,08 0,25 31 128,88 0.05 = 0,28 19 138.10 0,05 — 0,49 | Settembre 3 128,68 0,05 4 0;3£ 22 137.92 0,06 = 0,32 5 125,42 0,05 + 0,22 23 138,02 0,07 1 0,44 10 128,53 0,03 + 0,60 25 138,00 0.00 0147 11 128,37 0,06 0,48 26 137,82 0,07 — 0.32 24 128.15 0,08 = 0,23 28 137,72 0.08 0531 27 128.25 0,10 = HT 29 1:37.60 0,05 + 0,24 | Ottobre 5 128,78 0,03 + 0,02 30 137,59 0,05 1 0,29 7 128,78 0.03 — 0,21 Luglio 3 137,34 0,07 — 0.26 9 129,24 0.03 0,00 S 137,20 0,06 — 0,58 10 129,63 0,06 = 0,26 11 136,48 0,04 + 0,21 15 139,22 0,04 + 0.10 14 136,03 0,04 + 0.15 17 130,67 0,05 = 0,22 16 135.66 0,03 — 0.66 | Novembre 14 136,64 0,07 + 0.07 17 35,28 0,06 — 0.18 17 137.06 0.04 — 021 1 18 135,66 0,05 1 0,34 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO 19 Riassunti dei diametri solari osservati. Osservatore Cantelli Data Diam. oss. Err. prob. Oss.—B.J. Data Diam. oss. Err. prob. Oss.—B.J. 1900 1900 ApnileRNiNCIO 129.45 0,10 + 025 | Luglio 18 135,52 0,07 + 020 16 129,83 0,15 + 0,07 19 135,14 0,06 — 0,03 25 130,50 0,00 — 0,38 20 135,24 0,04 + 0,23 Maggio 2 131,95 0,05 + 0,03 21 134,83 0,06 — 0,02 4 132,38 0,07 + 0,14 ; 23 134,50 0,04 + 0,27 T 132,83 0,03 + 0,10 24 134,42 0.07 + 0,06 11 133,60 0,06 + 0,22 25 134,34 0,07 + 0,14 15 134,10 0,14 + 0,06 26 134,04 0,07 + 0,01 16 134.32 0,04 + 0,12 27, 134,04 0,09 + 0,18 19 134,54 0,10 — 0,13 28 133,76 0,06 + 0,07 21 135,98 0,03 + 0,41 29 133,57 0,10 + 0,05 23 135,38 0,09 + 0,11 30 133.58 0,03 + 0,24 24 135,72 0,05 + 0,30 31 133,36 0,04 + 0,19 29 136,28 0,06 + 0,18 | Agosto 1 132,96 0,08 — 0,04 30 136,45 0,09 + 0.22 2 132,78 0,04 — 0,05 31 136,68 0,03 + 0,33 3 133,05 0,05 + 0,39 Giugno 6 137,00 0,04 + 0,03 4 132,72 0,07 + 0,23 ft 137,08 0,08 + 0,02 6 132,14 0,05 0,00 8 137,553 0,06 + 0,39 tti 132,13 0,07 + 0,16 9 137,27 0,13 + 0,06 8 131,88 0,05 + 0,08 10 137,64 0,06 + 0,36 9 131,86 0,06 + 0;23 11 137,54 0,03 + 0,20 10 131,20 0,03 — 0,26 13 137,76 0,07 + 0,31 11 131,48 0,07 + 0,18 14 137,88 0,03 + 0,39 13 431,14 0,02 + 0,16 15 137,85 0,06 + 0,32 16 130,56 0,07 + 0,06 16 137,65 0,06 + 0,09 Ho 130,54 0,04 + 0,19 18 138,18 0,08 + 0,58 18 130,12 0,06 — 0,08 19 137,86 0,06 + 0,25 20 130,04 0,05 OVE Dal 137,72 0,08 + 0,11 22 129,30 0,03 — 0,33 22 138,02 0,03 + 0,42 24 129,38 0,07 + 0,01 23 138,00 0,04 + 0,42 25 129,15 0,08 20:07 25 137,96 0,05 + 0,43 27 129,13 0,04 + 0,11 26 137,46 0,06 — 0,04 28 128,52 0,04 — 0,09 28 137,74 0,08 + 0,33 29 129.20 0,06 + 0,40 29 137,80 0,05 + 0.44 dI 128,64 0.05 + 0,04 Luglio 3 137,22 0,07 + 0,14 | Settembre 1 128,77 0,05 + 0,26 8 136,70 0,11 + 0,08 3 0,05 + 0,10 11 136,65 0,07 + 0,38 4 0,03 ZIO 14 135,94 0,05 + 0,06 5 0,04 + 0,05 16 135,80 0,02 + 0,20 6 128,22 0,07 + 0,08 17 135,40 0,06 — 0,06 ri 128.20 0,13 + 0,12 20 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Data 1900 Settembre s 10 I6L 12 13 14 Diam. oss. S 127,92 128,08 127,90 128,20 127,88 127,94 127,86 127,38 127,83 127,90 128,14 Err. prob. Oss.—B.J. Ss 0,03 0,10 0,00 0,05 0,03 0,03 0,03 0,07 0,04 0,06 0,08 5 — 0,10 + 0,15 + 0,01 sP10,34 + 0,05 + 0,13 + 0,07 — 0,40 + 0,01 — 0,02 + 0,06 Data 1900 Ottobre Novembre Diam. oss. 3 128,33 128,68 129,34 129,63 130,58 132,24 133,40 134,45 135,07 137,86 Err. prob. 0Oss.—B.J. s 0,04 0,03 0,04 0,05 0,04 0,04 0,04 0,09 0,03 0,06 s 10101 — 0,08 + 0,23 + 0,12 — 0,04 — 0,15 — 0,10 + 0,02 — 0,07 + 0,13 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Data 1901 Feb. 7 Feb. 28 Feb. 28 Mar. 2 Mar. 6 Mar. 9 Tempo del passaggio Oss. 1° lembo 20 lembo DISTES Ion S Ci 2135 4459) 210 3715933 36, 5,2 38 20,4 17,4 32,4 28,1 43,0 38,0 53,3 Medio = 135,08 + 0,05 Zi 23 0 442) 23 2 55,2 56,0 3773, 1 6,5 7,2 16,1 27,1 26,3 37,7 Medio = 131,08 + 0,08 (CR23102/002;1 12,1 29,0 23 4 12,8 23,0 40,0 Medio = 130,87 + 0,06 CO 23 845,1 23 10 55,4 55,2 11 5,5 9 5,3 15,6 15,4 25,8 35.5 46,2 46,0 56,5 59.0 12 6,6 10 6,0 16,7 24,6 35,4 38,2 De Medio = 130,50 + 0,05 Gi 23 23.59.7 23 26 9,8 25 12,2 27 22,6 22,5 43,0 44 4 54,6 Medio = 130,30 + 0,06 Z 23 35 30,0 2337 40,3 42,0 52,2 52,1 38 1,8 362,0 12,0 12,2 22,0 Medio = 130,00 + 0,07 Dift. 5 135.0 135,2 135,0 134,9 135,3 131,0 131,3 130,7 131,0 131,4 130,7 130,9 131,0 130,3 130,3 130,3 130,4 130,7 130,5 130,6 130,7 130,8 130,1 130,4 130,5 130,2 130,3 130,0 129,7 130,0 129,8 Data l'empo del passaggio 1901 1° lembo 2° lembo Ù mos h ms Mar. 9 C 23 36 42,3 23 38 52,0 52,1 99) 2,0 37 2;4 12,0 14,3 23,9 Medio = 129,70 + 0,05 Mar. 14 23 56 31,4 34,0 41,3 44,0 D3I,4 54,0 DR3:3 55. 4,2 13,4 24,4 33,5 34,7 43,6 44,6 53,8 34,6 5800458 56 6,8 15,7 Mar. 16 Z (0 El9970) 04 4,3 27,0 16,0 17,0 26,0 37,2 46,1 Mar. 16 (0) 0 2 56,7 OMO RoT8 36,5 16,2 17,0 26,0 27,0 35,8 38,3 47,7 Medio = 129,14 + 0,08 Mar. 18 (© ‘009304 011 39,3 42,4 51,6 52,3 TONER 10 2,0 11,0 12,1 21,1 32,3 41,3 42,3 54,4 52.5 13 1,5 TI oe 11,7 14,2 23,7 Medio = 129,08 + 0,04 Mar. 25 c 0 35 42.7 0 37 51,6 54,6 38 3,4 36 4,5 T9%9 14,5 23,1 24,6 32,4 44,5 )3,Ò 55,0 39 3,7 37 4,9 13,7 15,0 23,8 26,7 35,5 21 Diff. 8 129,7 129,9 129,6 129,6 128,8 129,3 129,4 129,3 129,2 129,1 128,9 129,2 130,2 128,9 129,3 129,0 129,C 128,9 129,1 129,4 129,0 128,8 129,4 128,9 129,2 128,8 129,0 129,0 129,0 129,1 129,0 129,3 129,5 128,9 128,8 128,8 128,6 128,8 129,0 128,7 128,8 128,8 128,8 24 OSS Data Tempo del passaggio Oss. 1901 Jo lembo 2° lembo h mes bh mes Mar. 28 Cc 047 1,0 049 9,7 12,59 21,4 22,6 31,4 42,5 51,6 48 13,1 50 21.9 23,0 31,8 33.0 41,9 HLT 53.6 Medio = 128.86 + 0,02 52 197 54 18.3 19, 28,6 6 Medio = 128,85 + 0,06 Mar. 30 Z 0 54 32,8 0 56 41.7 AdS 53.7 DIA SU SHI 559 4,3 13.4 14,8 23.9 Medio = 129,12 + 0,04 Mar. 31 Z O 58 36,4 1 tO) 46,5 59,2 56,2 12 59 37.0 46,0 47,0 55,8 57,0 21 6.0 NOIA 17,8 Medio = 128,87 + 0,03 Apr. 3 Cc TRrerez5l 112 3,3 5 10 6,2 15,0 16,2 25,0 26,0 35,0 36,3 45.0 564 13 5.5 11 6.6 15,6 16,4 25,7 26.7 36,0 38,6 47.6 Medio = 129,02 + 0,04 Aprit:8 t@2 129 670 (131.160 23.5 32,6 38,5 48.0 48.7 BRA 30 92 32 18.7 34,4 43.8 51,4 330,5 Medio — 129,41 + 0,05 HuHHHWHL ID io 19 19 19 Kw ly 00 SD 00.090 PZNZ) (2) DI 3 2 DIS Hu 128,8 129,0 128,6 129,0 128,9 129.3 129,2 12951 129,1 o o 090 n 4 o IV ID 9 0 Mw °° © © = 0 HHHHHWHHWHW hO 19 DD @ 129,2 128,8 128,8 129,0 123,7 129,1 129,0 129,3 129,3 129,0 o ei [SR] DIO Uva wo pel 7 19 Ly 19 o Ual ICI iii bo OS = ERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Data Tempo del passaggio Oss. 1901 1° lembo 2° lembo h ms h ms Apr. $ Z 1298700) 1 31 16,2 18,8 29,0 38,3 39,0 48,3 30 94 32 19,0 51,9 33 1,3 Medio = 129,38+ 0,04 1 32 56.5 1 34°15;5 33 13,0 39 22,0 28,0 37,0 38.3 47,5 34 8,8 36 18,0 24.0 33,0 40,8 50,2 Medio = 129,11 + 0,04 Apr. 10 Cc ASTI; 1 39 167 17.3 26,7 27,5 36,9 47,7 57,0 58,0 40 7.4 388,0 17,5 18.1 PAT 30,1 39.7 Medio = 129.45 + 0,03 Apr. 12 Cc 144 14.2 1 46 23.4 52.6 47 2.0 45 3.0 12.4 23,1 32,6 33,6 42,9 Medio = 129.36 + 0,03 Apr. 12 Z 144 21.0 1 46 30,2 33.0 42,3 43,0 52,4 53,0 47 2,2 45 3,2 12.4 23,5 32,8 33,5 43.0 44.0 53.0 54.0 48 3,5 46. 5.8 15,2 Medio = 129,27 + 0,03 Apr. 16 Cc 15990 2 1 18,8 20,5 30,7 31,0 40,8 32,0 42.1 42.1 52,2 54,0 22 43 Medio = 130,05 + 0,06 Dità. s 129,2 129,5 129,3 129,3 129,6 129,4 129,0 129.0 129,0 129,2 129,2 129,0 129,4 129,3 129.4 129,4 129,3 129,4 129,5 129,6 129,7 129,2 129,4 129,4 129,5 129,3 129,2 129,3 129.4 12932 129,2 129,3 129,2 129,0 129,5 129,4 130,2 129,5 130,1 130.1 130,3 OSSER VA ZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO 25 Data l'empo del passaggio Data Tempo del passaggio Oss. Ditt. Oss. Ditt. 1901 1° lembo 20 lembo 1901 1° lembo 20 lembo lì mes lbs S lì mos h_ ms Apr. 16 Z TSO NNAr2 2 11950 129,8 | Mag. 1 Z 2 56 50,0 209) 4230 132,0 21,0 31,0 130,0 57 0,0 2,9 132,3 22,0 329 130,3 10,4 22,6 132,2 32,3 42,6 130,3 42,0 553,7 131,7 42,4 92,7 130,3 92,9 3 0 4,2 131,7 54,5 TUrg 130,2 582,5 14,8 13,0 25,0 Medio = 130,15 + 0,06 25,0 37,2 Medio = 132,05 + 0,06 Apr.18 © 26 43,1 2° :8.153;0 129,9 | Mag. LZ 38.23,7 3 10 36,4 8 16,7 26,7 130,0 36,2 48,7 28,7 39,0 130,3 46,6 59,1 56,9 11 9,0 Medio = 130,07 + 0,08 ORE 6 20,0 28,3 40,6 39,0 DI,A Apr. 19 C 2 10 30,4 2 12 40,4 130,0 49,2 120 (1.7 42,0 52,2 130,3 59,8 12,0 52,4 19) 255) 130,1 10 12,0 24,3 Mi zo Teo Lei Medio = 132,39 + 0,04 12,8 23,0 130,2 é 33,1 43,4 130,3 | Mag.10 C. 332394 334 52,1 43,5 53,8 130.3 49,7 353,0 53,6 IL 843 130,2 33 10,8 23,9 29, Ì 14,0 130,1 21,5 34,7 16,0 26,0 130,0 31.8 45.0 42,3 DD, Medio = 130,16 + 0,02 54,6 367.8 Medio = 133,17 + 0,02 Apr. 20 © 2/1L18,4 2/16 28,7 130,3] Mag.17 Z 4 012,0 4 2264 1344 7 40,5 50, 130,2 24,4 38,7 134,3 50,4 17 ‘0,9 | 13055 45,2 3010) 13458 15 1,1 RS 305 56,2 11,0 134,8 21,3 31,7 130,4 117,5 BO FINORNI34N6 31,7 42,0 130,3 28,4 43,0 134.6 41,8 21113033; 39,0 53,3 134,3 52,0 18263006 49,6 d 501346 16. 4,2 14539 13051 2 2,0 16,4 134,4 edio = 134,53 + 0,04 Medio — 130,33 + 0,03 Medio E Mag.21 Cc 4 16 23,8 4 18 39,4 135,6 Apm 6. deg 27 boa 36,9 51,8 55 ; 36.6 47,0 19 2.4 DI,4 286,0 130,6 ed Sie Dot 16,3 130,6 m0 a 15,6 26,4 130,8 17 dit 23,6 26,0 36,9 130,9 30,0 HE 46,8 57,5 130,7 Anto n6;: DI,2 29 8,0 130,8 5L,4 20 6,8 27, 1,3 18,0 130,7 1S 2,2 17,4 14,6 30,0 Medio = 130,70 + 0,03 Medio = 135,35 + 0,04 24 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Data 1901 Mag. 22 Mag. 28 Mag.30 Z c Tempo del passaggio 1° lembo 2° lembo h ms h ms 4 20 29,2 4 22 dL.7 42,0 57,0 52,4 23 8,0 DANESI 18,0 14,0 29,2 35,4 50,4 46,0 24 1,4 56,8 12,0 2210755 23,0 20,2 3I,À Medio = 135,26 + 0,05 4 45 12,0 4 47 28,0 24,5 40,6 35,3 51,4 46,0 48 2,0 56,8 13,1 46 18,5 34,5 29,4 45.6 40,1 56,1 50,6 ASINO 47 3,6 19,5 Medio = 136,10 + 0,03 4 49 22.2 4 51 38,2 34,3 51,0 45,2 52 1,8 56.0 12,0 50 28,7 45,0 39,6 56, 50,0 3R) DE 51 1,0 17,5 14.0 30,0) Medio = 136,31 + 0,05 4 53 31.7 4 55 47,8 444 56 0,6 55.0 11,0 54 5.6 21.9 16,5 33,0 38,1 Db, 4 49,2 DID 59,6 16,3 55 10,6 26.8 233 39.7 Medio = 136,29 + 0,04 Data 1901 Mag. 81 136,0 136,1 136,1 136.0 136.3 136,0 136,2 136,0 136,4 135,9 Giu. 3 (=) o uirwike wo 136,1 136,2 136,0 136,3 136,5 136,5 136,2 136.7 136,2 136.4 Giu. 7 Giu. 5 Tempo del passaggio Jo lembo h m Z 4 57 4 10,8 21,4 34,2 2° lembo m Ss 59 59,3 0 11,8 22,4 33,0 44,0 1 6,0 16,8 27,4 38,2 51,0 Ur Medio = 136,78 + 0,04 Cc 5 1 52,6 2 19;4 16,0 26,6 37.6 59,9 5 4 9,0 21,8 32.6 43,4 54,0 5 15,8 Medio = 136,50 + 0,04 Cc 5 10 27,6 49,3 Medio = 137,20 + 0,05 27 2,8 15,4 37,0 48,0 289.8 21,0 31,7 29) 4257 5 29 19,8 32,4 54,0 305,0 _26,8 38.0 48,8 59,7 Medio = 137,01 + 0,01 Diff. Ss 137,1 136,8 136,9 136,6 136,6 137,0 136,6 136,6 136,8 136,8 136,4 136,4 136,6 136,8 136,4 136,5 136,8 136,7 136,7 136,6 136,8 136,7 136,9 136,6 187,0 137,6 137,2 137,0 137,5 137,2 137,2 137,1 137,0 137,0 137.0 137,0 137,0 137,0 137,0 137,1 137,0 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO 25 Data Tempo del passaggio Data Tempo del passaggio Oss. Dif. Oss. Diff. 1901 1° lembo 20 lembo 1901 1° lembo 20 lembo LIRE rms h mes h ms Giu. 8 Z 5 31 14,0 5 33 31,2 Ago. 23 ZL ORTO 51092074 26,3 43,3 22,2 32,4 37,2 54,4 32,8 42,3 48,0 34 5,4 42,6 52,4 5951 16,3 53,3 10 3,1 32 21,0 38,2 8 13,5 23,4 32,0 49,1 24,0 34,0 53.4 35 11,0 34,3 44,1 Sh} (6-19) 24,0 44,6 D4,d 56,3 ll ‘(6,3 130,0 Medio = 137,27 + 0,04 Giu. 10 (0) 5\139135,0 5 41 52,3 47,8 42 5,0 58,8 16,0 Ago. 26 C 1018 5,4 1020 147 1293 40 9,4 26,8 1761 26,6 129,5 20,4 37,9 27,5 34,7 129,2 42,0 59,8 37,4 46,80 129,4 53,3 43 10,8 47,8 57,0 129,2 41 15,1 32,2 19 8,0 21 17,2 1292 27,8 45.0 18,6 28,0 129,4 28,8 38,0 129,2 Medio = 137,36 + 0,05 39,0 48,0 129,0 51,0 22 0,3 129,3 Lug. 26 CC 847 56,0 850 10,2 134,2 488,6 22,6 134,0 Medio = 129,27 + 0,03 19,1 33,0 133,9 29,5 43,8. 134,3 Ago. 28 } 25 19,8 0 27 28,8 29,( Medio = 134,10 + 0,06 go CRI È MERO 31.5 40,8. 129,3 41,8 50,9 129,1 Ago. 21€ 9) 591 52;0. 10. 2 2,2 130,2 51,8 28 1,0 129,2 10 0 4,2 14,0. 129,8 26 2,0 11,3 129,3 14,4 24,3 129,9 22,4 31,4 129,0 24,5 34,5 130,0 32,7 41,9 129,2 35,0 45,0. 130,0 43,0 52,2 129,2 55,5 35,5. 130,0 53,0 I Sa 1 6,0 16,0 130,0 27 5,0 14,0 129,0 16,0 26,2. 130,2 26,5 36,4 129,9 Medio = 129,16 + 0,03 38,4 48,4 129,9 57 Medio = 129,99 + 0,09 Ago.29. C 1028 57,0 1031 6,2 129,2 29 9,0 18,0 129,0 Ago.22 C 10 331,7 10 541,3 129,6 ORI FAM IRA 43,7 53,5. 129,8 AA IA ; 53,8 6 3,6 129,8 Sr RE 4 40 13,7 129,7 59/6 STO adi IO 0A 30 10,0 19,1 55,4 7 5,0 129,6 SRO) MO 5 5,7 15,6 129,9 1A don 17,6 27,6. 130,0 Medio = 129,75 +0,04 Medio = 129,18+ 0,03 26 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Data Tempo del passaggio Data Tempo del passaggio \ Oss. E Dif. Oss. Diff. 1901 1° lembo 2° lembo 1901 1° lembo 2° lembo h ms h mes s h ms h ms Ago. 30 C. 1032342 1034434 129,2 | Sett. 7 Cl L09111 307.6 129,0 21.0 29,5 129,0 31.1 39.7 129.1 41,0 49,5 128.8 51.0 59,7 129.0 PA 157) 4 9,8 3 129.1 IL4 19,8 36 6,2 128,7 201 30,1 5 128.8 31,8 40.0 3.3 128,7 11.8 50,2 DIC 5 20 Medio = 128.944 0,04 UNI Medio = 128,44 + 0,03 Sett. 2 Cc 10 42 20.0 10 45 28.7 128,7 Sett. 12 Cc 11 19 5.0 11 21 13,3 128.3 31.7 40.5 128,8 15.1 23.0 127.9 42.0 50,4 128,4 25.0 332 128.2 DAD 46-0:6- 123,6 35.0 43,2 1282 253 RIS) 10,8 128.3 15:53 53.2 127.9 DI FLO; 6 55,0 22. 3,5 1285 32.7 415 128,8 20 5.6 13,6 125,0 250 51,3 128,6 154 23,5 128,1 53.0 41 1.6 128.6 25.6 33.7 128.1 IU 47 13.6 128,9 37.4 4550 1284 Medio — 128,63 + 0,04 Medio — 128,13 + 0,04 Sett. 3. C 10 46 CO Ce ie] St LI O ae CRA 47 154 198.7 SATTA Si x 234 17.6 25,8 1282 25.7 128.7 s= = 35.7 s 35.7 128.7 e SEA 46.1 128,8 PD DÈ È ta, 50 63 128.6 n dal 48 8,0 16,7 128,7 O 29 VE 18,0 26.4 1284 si ORO 16,007 41330 ica sc. MIDO. 18.0 26,0 128,0 i pra: 514 39.8 47,1 127,9 40.0 48.7 128.7 TO OI Medio — 128,02 + 0,03 Sett. 16 G 113316 1135 96° 128.0 Sett. 6 C 1052 36,2 10 54450 128.8 13.6 21,5 127,9 48.0 56.7 128,7 23.5 31,4 127,9 58.0 55 6.8 1288 33,6 41:30 1207 53 80 16.6 128.6 43,7 Gig ierr 26.8 128.4 53,8 365 azia 47.0 128.5 34 3.9 11,6 127.7 57-£ 128,6 14,0 li air 55 7.5 128,7 23.9 31,5 127,6 54 9,0 56 17.5 128.5 34.0 41.5 127,5 20,8 294 128,6 45.8 53,4 127.6 Medio — 125.62 + 0.03 Medio = 127,13 + 0,03 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO 27 Data Tempo del passaggio Data Tempo del passaggio Oss. Ditt. Oss. Diff. 1901 lo lembo 20 lembo 1901 1° lembo 2° lembo i sm Luggenis S h ms D mes s Sett. 18 C 11 40 5,0. 11 42 12,8 12758 Nov. (8'°4C 250 6,0 2 52 21,0 135,0 6,8 127,7 18,0 2 135,2 26,7 127,8 28,6 43:10000135;1 36,6 127,7 38,7 53,7 135,0 46,8 128,0 49,4 53 46 135,2 56,7 43 127,9 51 0,0 15,2. 135;2 41 6,8 127,8 10,3 25,0 134,7 17,0 127,8 31,0 46,6. 135,6 27,0 35, 128,0 42,0 57.0 135.0 37,1 45,0. 127,9 54,0 54 9,4 135,4 48,8 56,7 127,9 ui Medio = 135,14 + 0,06 Medio = 127.85 + 0,02 Sett. 19 C 1143 38,7 11 45 46,3. 127,6 50,2 58,0 127,8 44 0,4 46 850° 127,6 10,2 17,81! 127,6 20,5 28,0 127,5 30,5 38/2) 2757 40,4 48,0 127,6 50,7 58,3 127,6 45 0,7 47 82 127,5 10,8 TRS 12707 22,5 30,0. 127,5 Medio = 127,61 + 0,02 28. OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Data 1901 Febbraio Marzo Aprile Data 1901 Febbraio Marzo Aprile Maggio Riassunti dei diametri solari osservati. Diam. oss. s 131,08 130,00 129,05 129,12 128,87 129,38 129,27 130,15 Diam. oss. s 135.08 130,87 130,50 129,70 129,23 129,14 129,08 128,80 128,86 128,85 129,02 129,41 129,11 129,45 129,36 130,05 130,07 130,16 130,33 130,70 133,17 135,35 136,10 136,29 Osservatore Zona Err. prob. s 0,08 0,07 0,06 0,04 0,03 0,04 0,03 0,06 (0,41 + 0,08 + 0,48 + 0,21 + 0,35 — 0,07 + 0,43 Data 1901 Maggio 1 17 22 29 31 Giugno 55) 8 Agosto 23 Osservatore Cantelli Err. prob. s 0,05 0,06 0,05 0,05 0,08 0,08 0,04 0,02 0,02 0,06 0,04 0,05 0,04 0,03 0,03 0,06 0,08 0,02 0,03 0,03 0,02 0,04 0,03 0,04 Oss.—-B.J. Ss + 0,14 + 0,10 + 0,03 + 0,11 + 0,11 + 0,17 + 0,23 + 0,18 + 0,24 + 0,19 + 0,26 + 0,38 + 0,01 + 0,28 + 0,02 + 0,33 + 0,13 + 0,10 + 0,15 + 0,13 0,00 + 0,41 + 0,16 + 0,09 Data 1901 Giugno 1 Luglio 26 Agosto 21 Settembre 2 19 Novembre 8 Diam. oss. S 132,05 134,53 135,26 136,31 136,78 137,20 137,27 129,87 Diam. oss. s 136,50 136,72 137,01 137,36 134,10 129,99 129,75 129,27 129,16 129,18 128.94 128,63 128,73 128,62 128,44 128,13 128,02 127,73 127,85 127,61 135,14 Err. prob. Oss.—B.J. s 0,06 0,04 0,05 0,05 0,04 0,05 0,04 0,04 bi + 0,32 + 0,22 + 0,17 + 0,21 + 0,46 + 0,34 + 0,16 + 0,28 Err. prob. Oss.—B.J. Ss 0,04 0,02 0,01 0,05 0,06 0,09 0,04 0,03 0,03 0,03 0,04 0,04 0,04 0,03 0,03 0,04 0,03 0,03 0,02 0,02 0,06 s + 0,06 + 0,06 — 0,02 + 0,10 + 0,03 + 0,18 + 0,08 + 0,10 + 0,22 + 0,34 + 0,20 + 0,18 + 0,36 + 0,47 + 0,35 + 0,27 + 0,21 — 0,05 + 0,07 — 0,18 + 0,07 OSSERVAZIONI DELLA Durata del passaggio del bole al meridiano fatte nel R. Osservatorio di Palermo T. ZONA e F. CANTELLI MEMORIA ornata del 7 Dicembre 1902 da T. ZONA TAVGY (6)) dI DE Li QT___-_-=>+---+1/_ =©P—_ °—--—---=-<=--=*<*-<-*<-=“-<<<-- << Osservazioni della durata del passaggio del Sole al meridiano —T — <-.. ——_ Durante l’anno 1902 sono state continuate, nell’Osservatorio di Palermo, le determinazioni della durata del passaggio del diametro solare al meridiano. A tale scopo è servito, come negli anni precedenti, lo strumento dei passaggi, a cannocchiale spezzato, costruito dall’Ing. Salmoiraghi, situato nella torretta a nord dell’Osservatorio. I passaggi dei due lembi del Sole sono stati presi su di un reticolo fisso, formato di 29 fili incisi sul vetro, osservando, per proiezione, « occhio ed orecchio mediante il pendolo di Cumming. Nella seguente tabella sono riportate le distanze equatoriali dei fili del reticolo dal loro medio aritmetico. I fili portano la numerazione da 1 a 29, per la posizione dello strumento Oculare a OVvest, e nel senso del movimento di una stella, a culminazione superiore, veduta nel cannoc- chiale. 4 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO | Filo | Distanza dal medio Logaritmo Filo Distanza dal medio Logaritmo | | 1 | + 71,67 1,85534 29 — 71,90 1,85673 » | 2 65,01 1,81298 28 65,22 1,81438 x | 3 58,39 1,76634 27 58,57 1,76768 2 4 51,76 1,71399 26 51.77 1,71408 » | 5 39,99 1,60195 25 40,14 1,60358 x | 6 35.06 1,54481 24 35,18 1,54630 » | 7 30,05 1,47784 23 30,08 1,47756 n | ICE 95,08 1,39846 29 25,05 1,39881 n | | | 9 20,26 1,30664 21 20,19 1,3051314 n | 10 i 18,24 1,26102 20 18,16 1,25912 n TIRI 13,40 1,12710 19 13,30 1,12385 n | (MRET2 10,03 1,00130 18 9,94 0,99739 » 13 | 6,75 | 0,82930 17 6,67 0,82413 n 14 dA | 0,53403 16 — 3,32 0,52114 » 15000) IL 0) | 911391 — 10 | Le osservazioni sono state fatte nella posizione dello strumento Uculare a Ovest; sino al 25 Aprile furono presi i passaggi dei lembi del Sole sui fili 4, 5, 9, 12, 15, 18, 21, 25, 26; dal 24 Aprile in poi si è preferito pren- derli sui fili 4, 5, 8, 11, 15, 19, 22, 25, 26, rispettivamente indicati, nel Quadro II, coi numeri da 1 a 9. L’azimut e la collimazione dello strumento sono state determinate, di tempo in tempo, per mezzo delle stelle. La correzione di inclinazione si è determinata tutte le volte, dieci minuti prima dell’ osservazione, tenendo conto della ineguaglianza dei perni, eguale a + 05,044 per la posizione dello strumento Oculare a Ovest. Queste costanti sono riportate nel Quadro I; dove mancano sono state assunte per le riduzioni le costanti precedentemente determinate. I passaggi dei lembi del Sole, riportati nel Quadro II, sono stati ri- dotti al medio aritmetico dei 29 fili del reticolo, mediante l’aggiunta del termine è Bsecè, in cui # è la distanza equatoriale del filo osservato dal medio aritmetico di quelli del reticolo , è la declinazione del Sole, B=0,00012 x A, essendo Ala variazione in ascensione retta del cen- tro del Sole, espressa in secondi di tempo, durante un’ora di tempo medio. OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO — 5 Il tempo del passaggio del centro del Sole, sul medio aritmetico dei fili del reticolo, è stato ottenuto facendo la media dei tempi dei passaggi dei due lembi sullo stesso medio dei fili. I passaggi conchiusi dei lembi del Sole sul medio dei fili sono riportati nel Quadro II. Per determinare la correzione dell’ orologio, al tempo del passaggio del centro del Sole sul medio dei fili, è stato aggiunto il termine tB=|[@ sin(g— 3) sec è + dbeos (gf — 3) secò + (c — 05, 021 cos 4) sec | 8, (1) e la somma si è sottratta dall’ascensione retta del Sole a mezzodì vero. La riduzione al meridiano, +5, la correzione di Cumming, 7, — €, e la sua variazione diurna sono riportate nel Quadro I. La durata del passaggio del Sole al meridiano è stata calcolata con la formola MITE IT in cui 7" e 7° sono rispettivamente i tempi dei passaggi conchiusi, sul medio aritmetico dei 29 fili del reticolo, del 2° lembo e del 1° lembo del Sole e A 7” e A 7’ le correzioni dell’orologio a questi tempi. Questa durata è riportata nel Quadro II, ove, nella colonna Oss. — J, è pure data la sua differenza con quella calcolata e riportata dal Berliner Astronomisches Jahrbuch, effemeride usata nelle riduzioni. Nel Quadro II, dove l'osservatore è indicato con la lettera Z, si vuole intendere che ha osservato il Prof. Zona, dove con la lettera C, che l'osservatore è stato il Dr. Cantelli; il quale ha fatto anche le riduzioni ed ha preparato il lavoro per la stampa. Cfr. Chauvexet : SpRerical and practical astronomy; Ediz. V, Vol. II, pag. 152 6 OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO QUADRO I. © 8) © Î © 2 © | pata |=| S| 5 Sa | cata |3| S| $ Se | sl sE |TB|Te-C 85 ERRATO || 1902. |< = = Fi 1902 | < 5 = rs Î Ze ° > Î 9 o > | i (5) | = (>) | Ss Ss S s ms | s S s S mo s Apr. 15|13.89/—0,22|--0,35){--2.06| —14 19,68 s [Sett. 12;3,92/—0,21)--0,91]{+2,90/—15 46,59] _s | qnd —3,62 I 18| » | 0,17 » 1.971 14 53,69 16|| > |4-0,04| » || 3,19) 16 1,06 0) Il | Il 3,4 I z| >| oa» 2,02|. 1 0,82 17.» |—0,05| » 3,14) 16 4,50 Il 9,35 I 5,07, | 22] » 0.19 » 1,92 110,17 18) » |—-0,03 » 53,18) 16 9,57 | 12,27 al | 231 » | 0,34| » 1:76) 122,44 19] » [40/03] » || 3-24| ‘16 15,08 | | 12.36 6,12 | 28 » 0.31 » 1,69 2 24,25 20) » 0,03)» 3.27) 16 21,20 | 11,81 | 5,81 | 29|3.96) 0,54| 0,60) 1.74| 2 36,06 23) >» | 0,14) >» 3,42] 16 38,63 | 9,99 | 5,58 | 30)| >» | 0,54| » 1,73| 246,05 21 > | 0,03| » 3,35) 16 44,21 | 11,79 | | 5.41 Mag. 6 >» | 0,24 >» 1.91] 356,81 30) » | 0,04| » 3,49) 17 16,65 | Il 6,53 l'Set.(*)9 4,19) 0,33! 1,06] 3,03! 15 27,06 Ott. ll » 140,07 > 3:93 17123518 Il 6.58 | | 3.70 | 10) >» | 0,08] » 3,27| 15 33,64 di » |—-0508| >» || 3:48] 1734,29 | 6.77 —3,39 | 1 » | OJil » 3,27] 15 40,41 (#) 26/4,21| 0,00|40.84|{-4,16| —18 48,79 | — lE | | | 12/(3,92|—0,21|-+-0,91j[+2,90|—15 46,59 | | NB. Le correzioni di azimut e collimazione sono state determinate dal Dr. Gori, eccetto quelle corrispondenti al 26 ottobre, determinate dal Dr. Cantelli. QUADRO II. | I ' ] | | 3 | na S|] Passaggi ai fili || Passaggio . | Durata Ki 2 | 2 conchiuso del RESI 1902 Ei RO/RI | | sul medio passaggio v b | 2 | | 1 DS E o RIGRRINE7A ESSE 09 dei fili |del Sole i Ò © || Sl Il — | | | | hh ms Mms È , 3 a 3 10 | 1 43 16.8 |28,2|48,6/59,0| 9,4/19,2|29,8/50,0| 2,0] 144 9.23 9 SIE d 9 (E PIeatog AC oo | 145/26.2 [38,0(58,3| 8:6/18,8/29,0|39,3|59,7/11.6| 14618,84 | 12999 | — D:02 130,19 | + 0,26 54 ... | 8,3|28,2|38,4| ... [59,0] 9,4/30.0/41,8| 1 55 48,93 57 6,3 |18,0/38,6|49,0| ... | ... [20,0|40,0|52,0| 157 59,14 PS NESSO) CZ E 153 5.10 5 DE È D4 22,8 |34,4]54,8 130,39 | -+ 0,10 | 1 58 16,0 |27,8|48,0|58,6| 8,8| ... | 1.) [49/9] 1/8 eo | = Wall 14,0|34,4 34|45,0 130,46 | — 0,09 | (*) Vedi annotazioni. OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO 7 QUADRO II. (cont.) | | = o: dd Data 5 È Ì Passaggi ai fili Passaggio Durata bo] co |P 2 conchiuso del 2 | 3 ila rin io 088. — 1. 1902 5|3 ; : ) È || sul medio |passaggio! | CI til 1 2 3 4 5 6 7 S 4) dei fili del Sole (=) 9 Î | Mn oos 3 To. 219.52 4,83|19,5|31,5 ti) SRI CIRO SSSTIDA RL o 00” l mos 5,4| .. |11,4/27,0| || 2.20/45,47 7,0) ... |23.0/38,7|50,5|| 2 22 57,08 b Sa) o be oe 131,59 | + 0,35 18,6/30,7|44,4|58,2/10,3|26,0| ... 224 44,49 PRG | 131.42 nati 4,4/30,0|42,0|56,0| 9,7|22,0|37,4|49,7| 2 26 55,93 PS Mais: 00A| 226 2,4 [li | ; lo || 227... |... 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[51,3] 3,0|16,2/29,4|41,4|56 8,2|| 12 17 16.26 > 4 TR: È 1918 | | 0 2418/37/4/49/3 4/4|16/2) 1219/210009 | 127.99 # 0:05. | 10 || 12,38 34,0 i 128,22 | — 0,02 ta] 4| 0,7|12,6|26,0/39,2|51.0| 6,2/18,2)| 12 39 25,91 12 40 42,3 5) 0| 9,0|20,6/34,1|47,5|59,2|14,5|26,2|| 12 41 34,14 . | 10 | 12.42.17.5 |29,3|44,6|56,0| 9,6/22,8|34,7/49,6| 1,4 1243 949 | oege| _ nar | Ott. 1|C.| 20 | 1244 25.8 |37,7(52.4| 41|17.4|31/0|43,058,0| 9,61 12 45 17.66 | 13:16 0,16 boa |iuanotil vanotil cool oss REVO] ae 530,0 |41,6|56,5| 8,3|21,4|35,0]46,7) 2,0|13,8 12 54 13,55 1 GI 2 56 2170 128,16 O,4k 2 2 ot 1o || 14.16 6,2|30,3|_... (57,8 10,0| 14 17 16,62 132,05 | — 0,02 U 20 || 14 18 35,4 |47,6| 3,1|14,8/28.7|42,3|54,4|10,0|21,8| 14 19 28.68 (*) Vedi annotazioni. 8. OSSERVAZIONI DELLA DURATA DEL PASSAGGIO DEL SOLE AL MERIDIANO Annotazioni. Aprile 21: Si trova l'orologio fermo perchè terminata la carica: si rimette in movimento d’ae- cordo col pendolo di Janvier; si vedono male i fili del reticolo durante i passaggi del 1° lembo del Sole. — Aprile 22 : Si vedono male i fili del reticolo durante il passaggio del Sole. — Aprile 28 : Osservazione tra nubi. — Settembre 9 : Le costanti strumentali d’azimut e collimazione , ripor- tate nel Quadro I, furono effettivamente determinate la sera del 30 Agosto. — Settembre 16 : Os- servazione tra nubi: brutte immagini. — Ottobre 4 : Osservazione tra nubi. — Ottobre 26 : Le eo- stanti riportate, d’azimut e collimazione, furono effettivamente determinate la sera del 20 Ottobre. LE FORESTE IN MONTAGNA Prof. Comm. MICHELE CAPITÒ nella tornata del 15 Novembre 1903 E "4 si vid dale È AT.-TTTN—. Egli intende e rappresenta tutti i lati del cuore e dello spirito umano: dà una voce a tutto ciò che sentiamo dentro noi stessi e che il più delle volte non siamo capaci di esprimere: simpatizza con tutto ciò che e nobile ed elevato, e lo va a ricercare anche nei più bassi strati so- ciali, fra gli orrori della miseria e della corruzione. Un’ ingente figura come questa, per essere guardata da tutti i lati, richiederebbe un vo- lume: limitiamoci perciò a tratteggiare nelle linee più generali il poeta e attraverso il poeta il filosofo, perchè non vi è forse grande poeta che non sia nello stesso tempo, anche senza volerlo o saperlo, filosofo. Im una deliziosa poesia dei Raggi ed Ombre, V. H. ci descrive la sua VICTOR HUGO POETA E TILOSOFO 5 prima educazione : Io ebbi nella mia bionda infanzia, ahimè troppo breve, tre maestri: un giardino, un vecchio prete e mia madre. Il giar- dino era grande, profondo, misterioso, sottratto da alte mura agli sguardi curiosi, seminato di fiori che si aprivano come tante palpebre e d’ in- setti vermigli che correvano sulle pietre : pieno di mormorii e di con- fuse voci : in mezzo quasi un campo, in fondo quasi un bosco, Il prete, tutto nudrito di Virgilio e d’Omero, era un dolce vecchio: mia madre era mia madre! Quella che colle sue cure dette due volte la vita al poeta; l'angelo che su tre figli attaccati ai suoi passi spandeva l’amore senza misurarlo; l’ispiratrice di quei bellissimi versi: Oh! amor di una madre, amore che nessuno dimentica! Pane meraviglioso che un Dio divide e moltiplica! Tavola sempre imbandita al focolare paterno! Cia- scuno dei figli ne ha la sua parte, e tutti l'hanno intiero ! Il poeta fanciullo vivea felice in quella disciplina; ma un giorno venne da sua madre un personaggio arcigno, calvo e brutto, di cui non solo egli ma la madre stessa ebbe dapprincipio spavento. Era il diret- tore d’un collegio, venuto per dimostrare che il piccolo Vittore doveva ormai averne abbastanza del sole, dei fiori e dei boschi, e che era suo- nata lora di rinchiuderlo per farlo progredire qualche pò negli studi. La povera madre rimase sbalordita ai gravi ragionamenti del grave personaggio, ma non sapea risolversi a staccarsi dal figlio. Era d'estate; la luna sorgeva in una di quelle belle sere che somigliano al giorno con meno chiarezza ma con più raccoglimento, ed ella errava, sempre triste e sempre indecisa, nel suo parco, ove giuocavano la luce e la brezza, interrogando a bassa voce l’acqua, il cielo, la foresta. Ma tutto ciò che nel giardino aveva una voce le disse in quell'ora solenne : La- sciaci questo fanciullo! Lasciaci questo fanciullo, povera madre agitata ! Questa pupilla ardente, ingenua, stellata, questa pura fronte che alcun lutto non ha per anco velata, quest'anima ancora nuova, o madre, la- sciala a noi! Lascia alla nostra aria limpida, ai nostri dolci vapori, ai nostri sospiri leggeri come l’ala d’un sogno questa bocca dove mai non passò la menzogna, questo sorriso ingenuo che il candore fa santo. Noi non gli ispireremo che buoni pensieri, dagli albori della sua anima fa- remo spuntare un bel giorno: Dio diverrà visibile ai suoi occhi ine- briati: poichè noi siamo i fiori, i cespugli, gli alberi, noi siamo la na- tura e la sorgente eterna, ove ogni sete si sazia, ogni ala si tempra. I boschi e i campi, compresi solamente dal saggio, fanno l’ educazione di tutti i grandi spiriti. Lascia crescere questo fanciullo fra i nostri su- blimi rumori. Noi lo penetreremo di quegli intimi profumi che il softio celeste sparge in ogni bel luogo, che fanno uscir dalla terra e salir fino 6 VICTOR HUGO POETA E FILOSOFO a Dio, come il canto di un liuto, come l’incenso d’un vaso: di fanciullo lo faremo uomo e di uomo poeta. Per formare la corolla inquieta dei suoi sensi, tu devi sceglier noi, e noi gli mostreremo come dall’ alba alla sera, dalla querce al moscerino la vita in mille aspetti rida nei verdi piani. Noi te lo renderemo semplice e innamorato dei cieli, e fa- remo germogliare d’ogni parte in lui quella pietà per l’uomo, triste effetto perduto sotto tante cause, quella pietà che nasce dallo spettacolo delle cose! Lasciaci questo fanciullo! Noi gli faremo un cuore che intenderà la donna, uno spirito non beffardo, non cinico, ove nasceranno facil- mente il sogno e la chimera, che prenderà Dio per libro e i campi per grammatica ! Victor Hugo fu dunque il grande alunno della Natura: pochi furono come lui disposti a gustarne tutte le bellezze e intenderne tutte le voci. La Natura è per lui una bibbia fatta di flutti, di montagne, di alberi, di cupa notte e di azzurro sereno: Dio è lo spirito vivente che circola nelle sue vene. Egli ebbe veramente Dio per libro e i campi per gram matica: i campi dai solchi feraci e inesauribili, ove germina il pensiero accanto alla spiga. E questa Natura che egli ama e in cui vive, Victor Hugo sa descriverla con colori tutti suoi. Leggiamo, p. e., questa bella strofe nella Pioggia d'Estate delle Odi e Ballate: « La pioggia ha versato le sue ondate : il cielo riprende il suo blù cangiante : le terre brillano fecondate come sotto una rete d’argento : il piccolo ruscello della pia- nura, gonfio per un’ ora, volge e trascina fili d’' erbe, lucertole addor- mentate; ei corre, e precipitando dall’ alto di un ciottolo che inonda, fa dei Niagara per le formiche!» E in Spettacolo rassicurante dei Raggi ed Ombre: « Fra i boschi ove ogni rumore si sperde il timido cerbiatto gioca sognando : nei verdi serigni del musco luce lo scarabeo, oro vivente. La viola folleggia con l’ape baciando il vecchio muro: il caldo solco gaiamente si sveglia, agitato dal germe oscuro. Tutto vive e si posa con grazia: il raggio sulla soglia aperta, l'ombra che fugge sull'acqua che passa, il cielo tur- chino sul verde, colle. Il piano brilla felice e puro; il bosco chiacchiera, l'erba fiorisce. Uomo, non temere: la Natura sa il grande segreto , e sorride ». La Natura è per V. H. animata, pensa cioè e sente come l’uomo ed è perciò in grado di rispondere ai suoi pensieri e ai suoi sentimenti. Io non ho mai errato pei boschi, così egli dice in una delle Voci ènte- riori, senza veder trasalir l'erba, e cullati dal vento pendere a tutti i rami confusi pensieri. Dio freme nella canna, guarda nell’aurora, canta nell’ uccello. Ciò che tu chiami cosa, oggetto, natura morta, dic’ egli VICTOR HUGO POETA E FILOSOFO i altrove, sa, pensa, ascolta, intende (1). V. H. dissemina intorno a sè l’anima e la vita: come tutto ciò che Mida toccava si facea. d’ oro, tutto ciò ch’ egli tocca, tutto ciò a cui egli si rivolge si fa vivente ed animato. La parola stessa è per lui un essere vivente (2), e chi non ricorda i capi- toli dei Miserabili, dove anche il gergo dei forzati e dei banditi è pre sentato come un rettile che vive della vita orribile della miseria e del delitto ? La personificazione è perciò lo strumento più possente dell’ arte vit- torughiana, e la facoltà regina in V. H. è quella che ben potrebbe chia- marsi la facoltà mitologica; quella per cui ogni processo fisico si cangia in processo psichico, ogni rumore diventa una voce, ogni fremito un palpito, ogni moto l’ estrinsecazione di una volontà. Spariscono così le barriere fra l’animato e l’inanimato, fra lo spirito e la natura, fra l’uomo e le cose: e l’anima del poeta può ritrovare una sorella in tutto ciò che la circonda. Una delle poesie in cui V. H. ha ricavato più effetto dalla personi- ficazione dell’inanimato è quella intitolata Sunt lacrymae rerum e scritta per la morte del Re Carlo X. Il poeta così rivolge la parola ai cupi cannoni, schierati davanti agli Invalidi: Perchè mai, a questa voce che un tempo vi avrebbe fatti ruggire in coro «Il Re di Francia è morto », perchè mai alcun di voi, come un leone prigioniero che scuota la sua catena, non trasali sulla sua base di quercia e non disse, risvegliandosi con uno sforzo subitaneo, al suo negro vicino: Il Re di Francia è morto ? Perchè si è chiusa senza le vostre salve funebri quella bara che hanno inchiodata là nelle tenebre ? Perchè, prostituiti nelle nostre tur- bolenze civili, voi siete come noi, fieri, sonori e codardi! Perchè arrug- giniti, invecchiati, incatenati al vostro posto; sempre inginocchiati da- vanti a tutto ciò che passa; sottratti alle pugne e guardati in questo oscuro cantuccio, sotto un vecchio muro, da soldati zoppi; vani fulmini di parata obliati dall'esercito; facenti fumo intorno ad ogni vincitore; riser- vati per la pompa e per la solennità, voi avete messo radice in co- desta vigliaccheria! Onta a voi, cannoni che la guerra non vuole, la cui voce senza terrore si snerva nelle feste; a voi che glorificate col vostro grido profondo sempre quelli che vengono, non mai quelli che vanno! Vili, voi preferite quelli che la sorte preferisce: nello stampo ardente il fonditore per fabbricarvi mise lo stagno e il rame e l’oblio del vinto! (1) Ce que tu nommes chose, objet, nature morte Sait, pense, écoute, entend. (Contemplations L. VI- XXVI. Paris, 1868). (2) Nelle Contemplazioni: Car le mot, qu'on le sache, est un étre vivant. (L. I, VIID. 8 VICTOR HUGO POETA E FILOSOPO Ma no: il poeta si accorge del suo errore. Su noi insensati, ricade il disprezzo. Voi ci obbedite, voi siete prigionieri, voi siete schiavi. Voi eravate fatti per la battaglia, e noi vi abbiam preso per imbrattarvi del fango di Parigi, per inchiodarvi sulla soglia d’ un palazzo centenario, per mettervi nel ventre un lampo senza fulmine. Siamo noi che dob- biamo esser maledetti, noi, che disonorati diamo la nostra anima abietta a questi sacri bronzi. Voi non potete, o cupi prigionieri, il giorno in cui muoiono i re proscritti, prolungare, gettando il fumo a fiotti, su Parigi il vostro echeggiante singulto, 0, come cani legati alla muraglia, seguire con un urlo lamentoso il loro feretro. Muti e coi lunghi colli piegati a terra, voi restate là cogitabondi e tristi, pensando agli uomini, freddi spiriti, cuori bassi, anime incerte, che fan commettere all’acciaio tante vergogne ! Ed è possibile forse, parlando appunto di cannoni e dell’uso della per- sonificazione in V. H., non ricordare il celebre capitolo del 93, dove è descritta la lotta dell’uomo contro un cannone, che, avendo rotto il so- stegno, corre all'impazzata su e giù per la nave, messo in moto dal rullio di questa, rovesciando e distruggendo ogni cosa? Un cannone che rompe la sua gomena, dice V. H., diviene bruscamente non si qual es- sere soprannaturale. È una macchina che si trasforma in bestia; è l’en- trata in libertà della materia, dello schiavo eterno che si vendica. Niente v'ha di più inesorabile che la collera dell’ inanimato : voi potete ragio- nare con un cane, stupefare un toro, affascinare un boa, spaventare una tigre, intenerire un leone, ma non potete trovare nessun espediente contro questo enorme bruto di bronzo, un cannone slegato. Non potete ucci- derlo, è morto : e in pari tempo vive, vive d’una vita sinistra e indo- mabile; egli è agitato dalla nave, la quale è agitata dal mare, il quale è agitato dal vento. Egli si dimena, avanza, indietreggia, colpisce a de- stra, colpisce a sinistra, passa, fugge, delude l’attesa, spazza l'ostacolo, schiaccia gli uomini come mosche. Ma ecco un uomo si presenta con una sbarra di ferro in mano per arrestarlo nella sua corsa sfrenata: allora comincia la battaglia della materia e dell’intelligenza, dell’uomo e della cosa; sotto di essi, il flutto, cieco, dirige il combattimento. Il cannone pare abbia un’anima d'odio e di collera: la sua cecità ha come degli occhi: il mostro ha l’aria di spiare l’uomo, di coglierlo all’improv- viso ner schiacciarlo, evitando la sua sbarra: non vi ha forse dell’astu- zia in quella massa di bronzo, e quando rimane per un istante immo- bile a causa delle oscillazioni del mare, non par stupefatta che un uomo osì farlesi contro ? Una delle particolarità più squisite dell’anima di V. H. è il suo amore, VICTOR HUGO POETA E FILOSOFO 9 la sua ammirazione pei fanciulli. Il grande poeta che cercava e trovava dappertutto la vita, dovea particolarmente aver cari quelli esseri gen- tili, che della vita sono le immagini più fresche, più liete, più spontanee. To non voglio abitar la città dei viventi, egli diceva, se non in una casa, che un rumor di fanciulli faccia sempre agitata e folle. E chi non ri- corda quei suoi versi: Oh Dio! non far mai che l'estate sia senza fiori vermigli, la gabbia senza uccelli, l’alveare senza api, la casa senza fan- ciulli ! E quella meravigliosa poesia delle Voc? Interiori: Ad alcuni uccelletti scappati via? Io non posso resistere alla tentazione di dirvene due pa- role. Un gruppetto allegro e spensierato di fanciulli si è introdotto nello studio di Victor Hugo, e ha osato nientemeno che bruciare alcuni versi manoscritti del poeta; così, per giuoco, per veder levarsi da quelle carte una bella fiamma. Figuratevi il poeta! Li ha subito cacciati via dalla sua camera con acerbe parole, rauco e pallido di collera. Ma subito dopo si pente, trovandosi solo, senza quelle care voci, senza quelli allegri ru- mori. È lui il punito, e si raccomanda ai piccoli esiliati che tornino subito, che facciano tutto quel che vogliono nel suo studio, saltino, cantino, gridino, sfoglino i volumi illustrati, gli diano delle gomitate mentre scrive, in modo da fare spuntar tra i suoi versi un angolo acuto come un campanile che s’innalzi improvvisamente in mezzo a una pia- nura. Egli ha avuto torto; essi hanno fatto bene a fare una così bella fiamma con così brutti versi ! Con che parole dovea perciò V. H. piangere la morte di una sua figlia! Udite: Quante sere d’inverno radiose e incantevoli, passate a ragionar di lingua, di storia e di grammatica, coi miei quattro bambini aggrup- pati sui ginocchi, la loro madre vicina, alcuni amici chiacchierando al canto del fuoco! E dire ch’essa è morta! Ahimè che Dio mi aiuti! Io non ero mai lieto quando la sentivo triste : ero malinconico nella festa più gaia solo che vedessi appena un'ombra nei suoi occhi. Tre sono le grandi armonie della Natura, secondo V. H., la primavera, il mattino, l'infanzia. La vita è sacra, più vicina alla sua essenza im- mortale nei primi albori, sia la vita d’ un anno, quella d’ un giorno 0 quella d’un uomo. Jean Valjean rimane estasiato, dimentica tutti i suoi dolori e l’ inseguimento tenace e serpentino di Iavert a veder la piccola Cosetta che dorme colla bocca semi-aperta. E a questo sentimento per il bambino si unisce in V. H. il sentimento per un essere altrettanto delicato e poetico della creazione, per la donna. La donna, come il bam- bino, significa la beltà, la grazia e nello stesso tempo la debolezza: perciò la società il più delle volte li opprime e li calpesta. Il nostro pensiero corre subito a Fantina e a Cosetta dei Miserabili. Chi non 10 VICTOR HUGO POETA E FILOSOFO ha veduto che la miseria dell’uomo, dice con sublime parola V.H., non ha veduto nulla : bisogna veder la miseria della donna: chi non ha veduto che la miseria della donna, non ha veduto nulla; bisogna veder la mi- seria del fanciullo. —E come egli sa, con un solo verso delle sue Contem- plazioni, dare la caratteristica diversa del cuore maschile e del cuore femminile! Parla dei primi giorni del mondo, di Adamo e di Eva e del fratricidio di Caino, e dice : Tutta la notte piengevano in silenzio, pian- gevano tutt'e due gli antenati del genere umano: è padre su Abele, la madre su Uaino. Parrà anzi strano che un uomo capace di sentimenti così fini e gen- tili riuscisse poi a trovare i colori per descrivere in maravigliosi modi le scene più tremende che mente umana possa concepire, come, p. e., nei Lavoratori del Mare la lotta di Gilliatt contro la piovra, o in Notre Dame de Paris l’agonia di Claudio Frollo sospeso sull’abisso e trattenuto appena da un tubo di piombo, che si piega continuamente sotto il suo peso, mentre i suoi ginocchi grattano disperatamente il granito della torre per trovare un appoggio. Ma qui appunto sta l’upiversalità dell’ingegno di V. H., che intende e rappresenta non uno solo o alcuni, ma tutti i lati della vita, il patetico e il ributtante, il delicato e il terribile, il co- mico e il tragico. Quest'uomo che parla amore, che fa in questo senso l’apologia del Cristianesimo, che crea la figura del vescovo Bienvenu, che afferma l’ anima amante e sofferente essere in uno stato sublime, trova poi negli Chatiments gli strali più roventi d’ odio e di vituperio contro il delitto del 2 dicembre e il terzo Napoleone. Bisogna, dice egli stesso in una delle sue Contemplazioni, che il poeta sia come una di quelle foreste, verdi, fresche, profonde, piene di canti, amor della brezza e della luce, dove all’improvviso s'incontra un leone. Come dei dolori umani, così di quel gran mistero che è la Morte, V. H. ha un sentimento profondo. Che guarda dunque quell’occhio sbarrato del morente, egli si domanda? In una stupenda poesia delle Odi e Ballate, la nonna morta è circondata dai nipotini che la credono addormentata, e, impauriti dalla solitudine della notte e dall’impallidir della lampada, la supplicano di svegliarsi. Altrove, nella Infanzia delle Contemplazioni, un fanciullo canta, la madre nel letto estenuata agonizza: la morte erra in una nuvola sopra di lei. Il fanciullo ha cinque anni, e vicino alla finestra il suo riso e i suoi giuochi fanno un lieto rumore; la mamma, accanto a quel caro piccolo essere che canta tutto il giorno, tosse tutta la notte. La mamma va a dormire in cimitero, e il piccolo fanciullo seguita a cantare. Il dolore è un frutto: Dio non lo fa nascere sul ramo troppo debole ancora per sopportarlo. — E come non ricordar qui le la- VICTOR HUGO POETA E PILOSOPO 11 grime del poeta e i versi da lui seritti per il terribile accidente di Vil lequier, quando una sua figlia perì miseramente col marito nelle acque della Senna, mentre andava a diporto in battello ? V. H. era figlio di un generale dell'impero: e dal padre ereditò l’am- mirazione per la grande epopea napoleonica e il gusto delle battaglie, ch’ei sa descrivere in una maniera tutta particolare. Basterà ricordare in prosa la famosa descrizione della battaglia di Sedan e quella della battaglia di Waterloo: in poesia la battaglia di Talaveyra, raccontata in Tutta la lira, da suo padre, deve inglesi e francesi si ritrovano per un momento fratelli nel bere ad un rivo, nel soddisfare l’atroce bisogno della sete; e nella Leggenda dei Secoli, poema maraviglioso che presenta in tanti quadri gli avvenimenti più grandiosi e più caratteristici della storia umana, lo stupendo squarcio, Il Cimitero d'Eylau, dove un pugno di 120 uomini, comandato dallo zio del poeta, il capitano Luigi Hugo, sostenne per tutta una giornata l'urto dell'esercito prussiano. Il Tolstoi non ha pure descritto stupendamente la battaglia di Austerlitz e l'assedio di Sebastopoli? In una delle Odi e Ballate (La mia Infanzia) V. H. dice: Ho dei sogni di guerra nella mia anima inquieta: sarei stato soldato se non fossi poeta. Ma quando scriveva questi versi, nel 1823, egli era giovane, fiducioso nell’avvenire e tutto pieno nelle imprese napoleoniche che suo padre gli raccontava: più tardi, molto più tardi, nel 1870, quando egli dopo Sédan tornò dall’esiglio, dovette narrare in quel suo libro così pieno di lagrime, l'Arno terribile, umiliazione della disfatta, l’eroismo inutile, l’agonia della Francia, gli ultimi sforzi disperati contro lo straniero e gli orrori della guerra civile. E anche allora al suo cuore esulcerato e sanguinante di patriota fu raggio di sole il sorriso dei suoi nipotini, Giorgio di 2 anni, Giovanna di 6 mesi. Ma che cosa sono queste descrizioni di battaglie, di barricate e di bombardamenti rispetto alle descrizioni che V. H. grande psicologo oltre che grande poeta ci ha lasciate dell’ anima umana ? Chi ne ha sentito meglio di lui la vastità e la terribilità? Nulla havvi di più terribile e di più maraviglioso, egli dice, che l’analisi di una coscienza. L'occhio dello spirito non può trovare altrove più lampi e più tenebre che nel- l’uomo, non può fissarsi su nulla che sia più pauroso, più complicato, più misterioso e più infinito, se pure questo comparativo può farsi. Vi è uno spettacolo più grande del mare, ed è il cielo; vi è uno spettacolo più grande del cielo, ed è l'interno dell'anima. Fare il poema della co- scienza umana, non fosse che a proposito di un solo uomo, magari del più vile, sarebbe fondere tutte le epopee in una epopea superiore e de- finitiva. La coscienza è il caos delle chimere, dei desideri, dei tentativi, ) 12 VICTOR HUGO POETA E FILOSOFO la fornace dei sogni, l’antro delle idee di cui si ha vergogna, il pande- monio dei sofismi, il campo di battaglia delle passioni. Penetrate attra- verso la faccia livida di un essere umano che pensa, guardate dentro, guardate in quell’anima, in quella oscurità. Là, sotto il silenzio esteriore, combattimenti di giganti come in Omero, mischie di dragoni e d’idre e nuvoli di fantasmi come in Milton, visioni eteree come in Dante. Qua- simodo, Claudio Frollo, Jean Valjean, in qualunque modo si vogliano giudicare come caratteri, restano pur sempre grandi esempi di analisi psicologica. Come il palombaro nelle profondità dei mari, V. H. si tuffa nelle profondità nell’ anima umana, e ne riporta spesso alla superficie qualche cosa d’ignoto, di nuovo, di stupefacente. Ma per comprendere a fondo l’ arte di V. H. ci conviene dare uno sguardo alla famosa Prefazione del Cromzcell, dove il poeta ha esposto i principî supremi dell’arte sua e dell’arte moderna in genere. Secondo V. H. adunque il sublime è proprio dell’arte antica: proprio dell’ arte moderna è il grottesco. Se volete comprendere l’effetto del grottesco, pen- sate a quei quadri del Rubens, in cui tra pompe reali, incoronazioni e brillanti cerimonie, spunta la schifosa figura di un nano, di un Triboulet. Il sublime è il trionfo dell’anima, dello spirito che non si sente avvin- ghiato dai tentacoli del corpo, della materia, della bestia, e spazia a suo agio nelle serene regioni del bello e dell’ideale. Il grottesco invece è la vendetta della bestia umana, che riesce ad affermarsi davanti alla libertà e alla sovranità dello spirito. Il Cristianesimo mostrò appunto che, ac- canto all'anima, c'è il corpo, l’altro, e che fra i due principî non è pos- sibile un accordo: esso mise in luce quell’ opposizione, quel contrasto, quell’antitesi, che le Religioni pagane avean cercato di velare e di na- scondere. Mentre l’ arte antica o pagana non ammetteva che il Bello, l’arte cristiana o moderna introduce anche il Brutto: poichè l’arte an- tica non avea coscienza della profonda contradizione che l’uomo porta in sé stesso e dovea perciò ammettere e ricercare unicamente l’armonico, il perfetto cioè il bello: l’arte moderna invece rappresentando la lotta e l’antagonismo fra i due elementi inconciliabili onde l’uomo risulta, la materia e lo spirito, deve necessariamente rappresentare anche il disar- monico, l’imperfetto, cioè il brutto. La vita è perciò nel suo insieme una mescolanza di grottesco e di sublime, di terribile e di buffonesco, di comico e di tragico, e tale infatti apparisce nel dramma dello Shake- speare. L'arte moderna è contrasegnata dalla prevalenza del dramma e del- l'elemento drammatico, perchè infatti il dramma nasce dal contrasto e dalla lotta. I tempi primitivi, secondo V. H., furono lirici, i tempi clas- VICTOR HUGO PEOTA E FILOSOFO 13 sici epici, i tempi moderni sono drammatici. L'ode vive dell’ideale, l'epopea del grandioso, il dramma del reale. La Bibbia, Omero, Shakespeare rappresentano queste diverse epoche della Umanità. L’ode canta l’eter- nità, l’ epopea solennizza la storia, il dramma dipinge la vita. Ma il dramma non è una semplice e insulsa riproduzione del reale , perchè il dominio dell'Arte e quello della Natura non coincidono perfettamente. L'Arte deve svolgere e integrare o completar la Natura; il dramma è perciò uno specchio di concentrazione, che riunisce e condensa i raggi dispersi : il teatro è uno strumento d’ottica per cui ogni figura dev’esser riaddotta al suo tratto più saliente e più individuale, sia questo volgare od elevato, triviale o sublime. L'artista non deve adunque scegliere il bello, ma il caratteristico. Victor Hugo ha applicato nei suoi romanzi e nei suoi drammi questa teoria, che comincia col riconoscere la superiorità del grottesco, afferma il principio dell’antitesi e termina col sostituire il caratteristico al bello. Prendiamo il suo primo romanzo, Han d'Islanda: il tipo di questo ban- dito nordico è grottesco per eccellenza. Non rappresenta egli il completo trionfo della materia, l’orgia direi quasi della massa e della forza bruta? Tanto che le gentili e galanti Parigine per poco non attribuirono all'autore, che aveva allora appena 18 anni, capelli rossi ed ispidi, occhi sinistri e feroci, barba sozza ed incolta, unghie lunghe ed istinti cannibaleschi. Altro tipo grottesco indimenticabile è Quasimodo; Jean Valjean non è deforme, ma è dotato di una forza fisica straordinaria, gigantesca (1). In omaggio al principio dell’antitesi, V. H. pone i sentimenti più no- bili ed elevati in un forzato come Jean Valjean, in una prostituta come Fautina: l’amore più puro e più ardente in una figura orrenda come quella di Quasimodo, l’amore materno più forte e più santo in una don- na d’infami costumi come Lucrezia Borgia, gli spiriti più intraprendenti e regali in un lacchè come Ruy-Blas. E poichè l’arte non deve rappre- sentare il vero ma il caratteristico, voi avete il vescovo Bienvenu che in sè concentra tutte le perfezioni del sacerdote cristiano e l'ispet- tore Javert che è la quintessenza di tutti gl'ispettori di polizia. (1) Han d’Islanda è il progenitore di Quasimodo : ma Quasimodo è già la bestia che si è fatta e si fa uomo: egli ha un sentimento cieco e profondo di devozione al suo benefattore Claudio Frollo ; sul suo occhio spunta una grossa lacrima quando Esmeralda gli porge sul patibolo, dov’ei versava sangue dalle battiture e bruciava di sete, un biechier d’acqua; e l’amore per quella fanciulla lo trasfigura e lo sublima ai nostri occhi. Con Han d’Islanda e Quasimodo, V. H. ha voluto fare quell’esperi- mento psicologico che fu il pensiero principale della sua arte: l’anima in un antro. L'antro è il corpo grossolano, immenso, deforme, dove l’anima è chiusa e sepolta. 14 VICTOR HUGO POETA E FILOSOFO Ma quello che più mi preme ora di rilevare è che la lirica stessa di V. H. è eminentemente drammatica, perchè nasce spesso dall’ antitesi e dal contrasto fra il pianto e il riso, tra la vita e la morte, tra la materia e lo spirito. La bellezza penetrante della poesia La nonna non sta nell’antitesi tra la povera vecchia morta e i nipotini che rappre- sentano la vita ancora ignara della morte e la scambiano perciò col sonno ? E questa stessa antitesi è ripetuta nell’ altra poesia da noi ri- portata Infanzia. Nella poesia delle Voci èrteriori intitolata La Vacca, che è forse una delle cose più belle di V. H., c'è il contrasto fra la dol- cezza e l’indulgenza della vacca superba, enorme, rossa e screziata di bianco, che distratta guarda vagamente in qualche parte, e la vivacità, il frastuono, il tramestio dei fanciulli che corrono e si affollano intorno alla sua mammella; contrasto in cui il poeta vede simboleggiata la se- renità e l’indulgenza della gran madre Natura, che senza turbarsi so- gna del suo Dio, mentre tutti noi uomini, mistici e sensuali, poeti e scienziati, ci attacchiamo affamati e urlanti, alla rinfusa, da tutte le parti alla sua forte mammella. In Sunt lacrymae rerum c'è il contrasto frala materia inerte , passiva e la fredda malvagità dello spirito, che le fa commettere cose vili. Nell’ altra dove V. H. racconta la sua prima edu- cazione, c'è il contrasto fra la libertà e la vita rappresentata dal giar- dino, dai fiori, dagli alberi, dai boschi, dai mille animali che vi susur- rano, dalla fresca verginità dell'anima del poeta , e il tanfo della pri- gionia, l'oppressione della disciplina, la rigidità cadaverica rappresen- tata da quel duro e freddo direttor di collegio. E potremmo continuare a piacimento, ritrovando poi sempre nel fondo l’antitesi madre di V. H., per cui egli vede nell'uomo un angelo accanto a un mostro, un essere che confina da un lato coll’azzurro per non si sa quale purezza, dal- l’altro colla materia per non si sa quale delitto (1). Da quello che siam venuti dicendo fin qui risulta già assai chiara- mente il concetto filosofico che V. H. s'era fatto dell’uomo, della Natur: e di Dio. Tutto è dunque per lui vivente : il filo d’erba che trasalisce al vento, il grano di sabbia che l’onda del mare travolge ed affatica nei suoi turbini vive della stessa vita che la grande anima umana. Que- (1) Im un luogo delle Contemplazioni quest’antitesi è espressa in versi così carat- teristici, che meritano di esser riportati testualmente in francese : La chaîne de l’enfer, liée au pied de l'homme Iramène chaque jour vers le cloaque impur La beauté, le génie envolés dans l’azur, Méle la peste au souffle idéal des poitrines Et traîne: avec Socrate Aspasie aux latrines. (VI, XXVI. VICTOR HUGO POETA E FILOSOFO 15 sta vita che circola dappertutto è Dio. In una poesia delle Contemnpla zioni egli sembra risuscitare l’ antica dottrina indiana della Metempsi- così o della trasmigrazione delle anime, per cui si ammette una salita o una discesa di queste attraverso i gradi innumerevoli dell’essere se- condo i loro meriti e demeriti. L'anima buona, assottigliando sempre più il suo fardello di materia, s'innalza verso l'angelo, l’anima cattiva con un fascio sempre più grave sulle spalle precipita sempre più in basso verso gli animali più immondi, arrivando anche fin là dove la materia sembra del tutto soffocare o irrigidire lo spirito, fino cioè al regno minerale, alle pietre, alle rocce. Dio non ci giudica, siamo noi stessi che ci giudichiamo, salendo o discendendo per una insita forza di gravità che è costituita dalle nostre azioni. L'assassino impallidirebbe se vedesse la sua vittima che è lui stesso : il vile oppressore, il tiranno cupo e pazzo, picchiando senza pietà su tutti, fabbrica il chiodo , che lo confinerà nell'ombra in fondo alla materia (1). Quell’ alternativa anzi quell’opposizione di bello e di brutto, di bene e di male , di luce e di tenebre che costituisce il mondo, fa quasi pen- dere V. H. verso il Dio doppio, il terribile Giano bifronte dei Manichei. Il male è talvolta così perfetto nel suo genere, vi sono creature che raggiun- gono in maniera così maravigliosa e piena lo scopo d’ispirare l'orrore e lo spavento come, p. e., la piovra, che il nostro pensiero è quasi involonta- riamente portato a vedervi 1’ opera d’ un’ intelligenza, la quale abbia messo le sue forze infinite in servigio di ciò che non dovrebbe essere. In una poesia delle Contemplazioni, ispiratagli dal suo dolore di padre per la tremenda catastrofe di Villequier, il poeta esclama: Nei vostri cieli, o Dei, di là dalla sfera delle nuvole, in fondo a quest’ azzurro immo- bile e dormente, voi fate forse cose sconosciute, in cui il dolore del l’uomo entra come elemento.—Ma questo dolore, come il dolore di tutte le creature, di tutto l'universo non sarà eterno: ogni essere aspira a salire, e perciò noi dobbiamo guardare con interesse e simpatia anche i più umili, i più immondi, il mollusco, il ragno, lo scarabeo, il rospo. Verrà un giorno in cui si vedrà uscir trasfigurato dalle tenebre il gregge delle formidabili idre : le stelle spunteranno nei buchi neri dei loro crani, e i mostri diventati diafani vestiranno il dolce colore del- (1) L’assassin palirait, s' il vovait sa vietime; C'est lui. L'’oppresseur vil, le tvran sombre et fou En frappant sans pitié sur tous, forge le clou Qui le clouera dans l’ombre au fond de la matière. (Contemplations VI, XXVI). 16 VICTOR HUGO POETA E FILOSOFO l'azzurro celeste; un’aureola fonderà le loro corna e nei loro artigli gio- cheranno i raggi della luce come ramoscelli d’olivo o di palma. Allora il male cesserà, le lagrime si asciugheranno, non vi saran più nè tor- menti, nè gemiti, nè urli, nè bestemmie; un angelo griderà il fatidico motto: Cominciamento. Dio non è solamente la vita, ma l’idea, l'assoluto, la perfezione, tutte parole identiche, dice V. H. in un luogo dei Miserabili. L'infinito sola- mente è; noi non siamo, ma esistiamo : a lui solo possiamo attribuir l’idea di essenza, mentre non possiamo attribuire a noi che quella di esistenza. Par di udire il Gioberti, come, tra parentesi, par di udirlo per ciò che si riferisce all’ Architettura, nel noto capitolo di Notre Dame, Ceci tuera cela. La negazione dell’Infinito mena dritto al Nihilismo, e al- lora le cose non esistono più per sè, ma il mondo tutto diventa una fantasmagoria subiettiva, una concezione dello spirito. Col Nihilismo non c' è discussione possibile; poichè il nihilista logico dubita che il suo interlocutore esista e non è ben sicuro di esistere egli stesso. Ma ei non s'accorge che tutto ciò che ha negato deve tornare ad ammetterlo pro- nunciando questa semplice parola, sp?rito. Si dirà che vi sono stati e vi sono illustri atei. Ma questi, dice V. H., se definite Dio a modo loro non son più atei; ein tutti i casi, se non credono a Dio, essendo grandi spi- riti, con ciò solo lo provano. L'uomo vive di affermazione più che di pane : credere ed amare sono le due grandi energie dell'anima umana. La filosofia deve aver per sco- po e per effetto di migliorare l’uomo : la contemplazione dee condurre all’azione. L’assoluto dev’'esser pratico dice V. H.; e questa è in pari tempo la sentenza del Kant. Cioè, la realtà assoluta non ci è data dalla scienza, che può darci solamente il fenomeno e il relativo, ma dalla fede morale, per cui ci sentiamo liberi, spezziamo le ferree catene della necessità e ci inalziamo nel mondo ideale. L' assoluto non può essere un freddo principio cosmico come la Materia di Democrito o l' Idea astratta dell’Hegel, ma la Vita nel suo significato più concreto e pieno, che abbraccia la coscienza, la fraternità e la felicità di tutti gli esseri. Sono io riescito, o Signori, a tratteggiarvi brevemente dal lato poe- tico e filosofico la nobile e bella figura di V. H? Una grandezza che io ancora debbo segnalarvi di lui è quella dell’espressione, della frase. Come Dante, come Shakespeare, V. H. ha una maniera non solo di con- cepire, ma anche di esprimere tutta sua, e voi avrete potuto già ve derlo dai luoghi che di lui ho riportati. Egli sa rivestire d’ immagini concrete e sensibili le idee più astratte, onde fu detto giustamente che la caratteristica di V. H. è il pensare per immagini. Vuole egli dire, VICTOR HUGO POETA E FILOSOFO 17 p. e., che nel nostro secolo la forza brutale del fatto la vince sulla logica dei principî? Egli dirà che nel nostro secolo il fatto, questo cupo flutto, schiumeggia sull'idea. Vuol egli dire che il calcolo matematico, il numero col suo passo lento, misurato e freddo, non è adeguato alla grandezza e alla vitalità dell’Infinito? Egli dirà ai matematici: Perchè coi calcoli rodere l’ immensità e scandagliare l impossibile, e fare, © tetri sognatori, arrampicar sull’infinito il verme dei numeri? La mate- matica è per lui una torsione dell’ idea al di fuori degli esseri, degli aspetti, dei raggi e dei corpi, dove l’immagine sta tutta in quella pa- rola torsione. Notate quest’ altra immagine : Il pensiero simile a quel- l’ uccello favoloso che si cangia in pesce per passare il mare, prende a poco a poco la forma del sogno per attraversare il sonno. Ma la nostra ammirazione per V. H. non deve farci dimenticare i difetti che molti e grandi in lui si riscontrano. Egli disse che il gran- d'uomo va accettato nel suo insieme, coi suoi pregi e i suoi difetti, che costituiscono un tutto inseparabile, poichè gli uni sono necessariamente condizionati dagli altri, e quindi, togliendo i difetti, togliete senz’avve- dervene anche i pregi; come non potete togliere il lato scosceso e pre- cipitoso d'una roccia senza togliere nello stesso tempo la sua sublimità, e non potete ottenere un rilievo in un medaglione senza un corrispon- dente incavo. Ciò è vero: ma noi saremo sempre nel nostro dritto di ricercare quali specie di difetti si uniscano a certe specie di pregi; e potremo anche riconoscere, che, a parità di grandezza positiva, certi in- gegni sono meno difettosi di certi altri; che. p. e., Dante è meno difet- teso dello Shakespeare, Shakespeare è meno difettoso di Victor Hugo. Insomma come i lati belli è doveroso riconoscere i lati brutti delle cose, in omaggio, se non altro, alla verità e alla giustizia. To volevo adunque dire che talora le immagini di cui V. H. cerca rivestire il suo pensiero sono strane, disadatte e contorte. In una poesia egli definisce l’ uomo come un mostro in cui si uniscono i miasmi del nadir ai raggi dello zenith : amenità geografica od astronomica per dire che nell’ uomo c’è un elemento alto, radioso che è l’anima, e un ele- mento basso e fangoso che è il corpo. Della piovra dirà che è la tenebr: fatta bestia, perchè egli si piace a contrapporre la luce alle tenebre, il giorno alla notte, come simboli, l’uno della perfezione e del bene, l’altro del male e della corruzione. Che direbbe il povero Newton se sapesse che il suo binomio è stato paragonato al carro d’Elia? Eppure V. H. non si perita a dire: Come Elia ha il suo carro, Newton ha il suo bi- nomio. E quanto poi all’aggruppamento dei nomi storici, che cosa non ha mai osato V. H.? Cambronne colla sua famosa parola, che poi sem- 18 VICTOR HUGO POETA E FILOSOPO bra non abbia mai pronunziata, oltre a chiudere insolentemente Waterloo col martedì grasso, completa Leonida con Rabelais! In una delle Cor- templazioni sono messi alla rinfusa Dante, Socrate, Scipione, Milton, Tommaso Moro ed Eschilo! In una pagina dei Miserabili è detto che socrate deve entrare in Adamo per produrre Marco Aurelio; gerogli- fico per dire che la filosofia rappresentata da Socrate deve far scaturire dall'uomo della felicità, cioè Adamo, l’uomo della saggezza cioè Marco Aurelio. Nella poesia che dapprincipio ho riportato, alla frase: Questo secolo aveva due anni, segue subito quest'altra : Roma sostituiva Sparta. Io ho fatto ai miei uditori (debbo qui umilmente confessarlo e farne ammenda) il piccolo inganno di non riportarla, non essendomi franca. mente riescito d’intenderla. Perchè nel 1802 Roma sostituiva Sparta ? Che ha inteso di dire il poeta? Forse che il concetto dell’ impero rap- presentato da Roma sopratfaceva la rigidità e la fierezza dei principî del 95, rigidità e fierezza rappresentata da Sparta? Non oserei affer- marlo, e l’immagine e il ravvicinamento storico sarebbero sempre molto strani. La sua abitudine di pensare per contrapposizioni e per antitesi lo porta a formare delle frasi, i cui termini paiono escludersi l’ uno col- l’altro; ond’egli sembra talora fare, coll’Hegel, della contradizione il nerbo logico del pensiero. La sua frase oscilla qualche volta a filo di coltello tra il sublime da una parte e il barocco o il ridicolo dall’altra. Se egli ha sempre la ricchezza e la sovrabbondanza delle immagini, non ha sempre la precisione e l’ esattezza: si riconosce troppo spesso in lui quegli che rimproverò ai matematici, tetri sognatori, com’ei li chiama, di scambiare l’esatto per vero. Talora uno squarcio stupendo è turbato da una improvvisa incongruenza o drcorcinnitas che salta agli occhi del lettore. Nella poesia dal titolo La Vacca, che ho già avuto occasione di mentovare, quante meravigliose pennellate! La bianca casa di cam- pagna, dove qualche volta, verso mezzogiorno, viene ad assidersi un vecchio sulla soglia intiepidita : le cento galline che mescolano le loro creste rosse : il bel gallo inverniciato che risplende al sole :la vacca im- mobile, superba, enorme, rossa e screziata di bianco :i fanciulli dai denti di marmo e dai capelli arruffati come macchie o prunaie, tinti di carbone come vecchi muri, che le si affollano intorno e chiamano ad alte grida altri più piccoli che vengono avanti barcollando; che premono per mille fori sotto le loro dita il latte insanguinandosi per la fretta e la ressa del succhiare tutti insieme la bocca : la madre dal pelo rosso, che, buona, possente e piena del suo tesoro si lascia mungere distrattamente, fa- cendo appena fremere a momenti sotto le mani dei fanciulli il suo bel VICTOR HUGO POETA E FILOSOFO 19 fianco più ombreggiato che un fianco di leopardo ! Il poeta con felicis- sima idea, come ho già detto più sopra, simboleggia nella Vacca la Na- tura, indulgente e possente, alla cui forte mammella ci affolliamo e pen- diamo noi tutti, alla rinfusa, mistici e sensuali, poeti e scienziati. Pec- cato che egli aggiunga: Noi aspiriamo a fiotti, o Natura, la tua luce e la tua fiamma, i fogliami, i monti, i prati verdi, il cielo azzurro. Chi non vede l’incongruenza di far succhiare da una mammella dei boschi, dei monti o dei prati ? Non parlerò dell’abuso delle metafore e delle personificazioni, per far subito due parole di critica ai canoni dell’arte moderna posti nella fa- mosa prefazione del Cromwell. Che 1’ arte cristiana sia contrassegnata dalla prevalenza del grottesco non pare così evidente, perchè il grotte- sco si ritrova anche nell’ arte orientale, ove si associa al sublime ma- tematico, quello cioè che nasce dall’immensità della massa. Nè è vero che il brutto abbia mille tipi, mentre il bello non avrebbe che un tipo solo, con che V. H. vuol dimostrare la superiorità dell’ arte moderna sull’ antica : superiorità che nascerebbe dall’ avere 1’ arte moderna col disarmonico e col grottesco introdotto una varietà e una moltitudine di tipi. Non è il brutto quello che introduce la varietà nel bello, per- chè vi possono essere e vi sono varie forme e specie del bello in se stesso: Ettore e Andromaca, Romeo e Giulietta, Beatrice e Desdemona. È curiosa la somiglianza su questo punto delle idee di V. H. con quelle di un grande filosofo contemporaneo alemanno, Eduardo Hartmann, il quale sostiene pure nella sua Estetica che il Brutto serva alla caratte- ristica del Bello. Ma quello che V. H. intenda precisamente per grottesco non è chiaro. Grottesco è per lui il senato romano, che delibera sul modo di cucinare il rombo di Domiziano; Socrate, che bevendo la cicuta e conversando dell'anima immortale e del Dio unico s’ interrompe per raccomandare che si sacrifichi un gallo ad Esculapio; Cesare, che sul carro del trionfo ha paura di ribaltare: grottesco è l’incontro di Romeo col farmacista, di Macbeth colle streghe, di Amleto col becchino. Come raccogliere fatti e cose così diverse sotto la stessa categoria ? Il principio dell’antitesi ha poi portato V. H. ad accumulare i contrasti nella natura umana, a non prendere quindi i suoi tipi dalla realtà, come lo Shakespeare, ma a raffazzonarli alla sua maniera, perchè presentino i chiaroscuri e le al- ternative di luce e d’ombra da lui volute. Se perciò nei suoi drammi vi sono quadri maravigliosi, passioni sfolgoranti e commoventi, di rado spicca o risalta la verità e la naturalezza dei caratteri; e se questo av- viene è appunto in quei caratteri, dove V. H. non pensa di manifestare il suo principio. 3 20 VICTOR HUGO POETA E FILOSOFO E per un altro verso ancora i suoi personaggi vengono a mancar di vita reale; per la sua idea cioè che il dramma e il romanzo debbano essere specchi di concentrazione o strumenti rinforzativi di ottica. Jeap Valjean è senza dubbio un tipo nobile, grandioso, interessante, ma non reale, perchè in lui troppe qualità, troppe virtù si riuniscono; troppe sono le cose belle da lui compiute, troppa è la generosità e la magna- nimità da lui spiegata dopo la sua redenzione, perchè sì possa credere d’aver davanti ai nostri occhi un essere vivo o reale. Lo stesso potrebbe dirsi di Javert, che è ispettore di polizia in ogni pensiero del suo capo, in ogni atto, in ogni movenza del suo corpo: egli rappresenta la legge, la società, come Jean Valjean la coscienza: sono tutt'e due tipi rappre- sentativi, ma non caratteri reali; conseguenza necessaria del processo di condensazione e di concentrazione seguito da V. H. Arrestiamoci qui, e non crediamo di aver tolto con queste osserva- zioni critiche la grandezza di V. H., come non fu tolta la grandezza dello Shakespeare da chi disse ch’egli è un barbaro o un selvaggio sulla scena, e che la metà dei suoi dialoghi è gioco di parole o calembour. Non domandiamo a V. H. ciò che egli non ha voluto darci, la realtà nella sua comune e grossolana schiettezza : in lui accanto all’osservatore c'è sempre il sognatore. In un luogo dei Miserabili si parla di un osser- vatore, di un sognatore, che si aggirava in mezzo alle barricate per veder da vicino la rivolta. Quest'osservatore, questo sognatore è proprio lui, e lo dice egli stesso. Quante volte non gli sarà accaduto di sognare alla finestra la sera, mentre l’ombra si addensava nella sua camera, come racconta in una delle Orientali, intitolata appunto Reérerie. I grandi alberi profondi, che vivono nei boschi e lo vedono venir da lungi verso di loro, si dicono a bassa voce (così racconta il poeta in una delle Con- templazioni): È lui, è il sognatore. Anzi il sogno è una fatalità, una necessità per il pensatore. Nella poesia Sunt /acrymae rerum più volte ormai da noi citata, per indicare che nulla si è cambiato o mosso nel mondo alla notizia che un Re di Francia è morto e tutto ha continuato tranquillamente per la sua via, così si esprime: Ciascuno verso il suo scopo, la marea verso la spiaggia, la folla verso il denaro, ?/ pensatore verso il suo sogno, tutto è continuato a camminare, a correre, e nulla ha detto al mondo: Un Re di Francia è morto. Il sogno è per V. H. un occhio aperto sull’ infinito, sul mistero. Egli dice di sè stesso : Ho vissuto sorridendo, in piedi, ma inclinato dal lato del mistero. Contemplare vuol dire lavorare, pensare vuol dire agire. Le braccia incrociate lavorano, le mani giunte fanno. Lo sguardo al cielo è un’opera: pensare all’Ombra, all’Ignoto è una cosa seria. Queste ultime sentenze si ritrovano nei Miserabili. VICTOR HUGO POETA E FILOSOFO 21 Uno scrittore francese, un filosofo, che ha pubblicato un bel libro su V. H., il Renouvier, dice che malgrado la sua innegabile possanza, V.H. non ha esercitato sullo spirito francese quell’azione educativa che eser- citò sullo spirito alemanno il Goethe. Io lascio allo scrittore francese la responsabilità del suo giudizio: quanto all'Europa o al mondo civile in genere dubito però che il Goethe abbia avuto o possa avere l’azione e l'efficacia di V. H., a parte anche la considerazione che il francese è linguaggio più diffuso e noto del tedesco. Il Goethe fu per molti lati il contrapposto di V. H.:in questo predomina il sentimento, in quello il giudizio : quello che è in V. H. [Immaginazione divien nel Goethe Fantasia : V. H. tende alla personificazione, alla ipotiposi, il Goethe, come nella seconda parte del Fausto, all’astrazione e al simbolismo; l'uno cerca l’idea e trova l’immagine, l’altro cerca l’immagine e trova l’idea; l’uno lancia i suoi pensieri come leoni, l’altro li lancia come aquile: V. H. si lascia spesso trasportare dall’oceano delle cose; il Goethe lo osserva solamente, con occhio olimpico e sereno: il cuore di V. H. batte all’ unisono col ritmo delle tempeste, quello del Goethe non dimentica mai il ritmo su- premo dell'armonia. Forse le qualità del Goethe sono più adatte per edu- care un popolo, quelle di Victor Hugo per agire sugli uomini in generale. Certo V. H. avea tutto il dritto di dire di sè stesso quelle sublimi parole delle Contemplazioni, prese in prestito dal lavoro dei campi a lui si cari : «Io non ho rifiutato il mio compito sulla terra. Il mio solco, eccolo : il mio covone, è qui ». Il suo solco è un solco di gloria che non si can- cellerà mai :il suo covone di grano sono i grandi, i nobili pensieri che egli ha seminati in tutti i cuori: e l’Italia che egli amò vede ancora come la Francia allargarsi nell’ ombra fino alle stelle il gesto augusto del grande seminatore. tai RLibir Do gi vivi È past avi spinti LOT at ron È } tt a Loi alli pati prati SILE sie. di bhagmanbata A (e UT Lai pad uininib @ sant ot ade doh si i chagui {NCd, Auestiie stinee Al VIS, età VITO A siate (3g Ut Gffeazi debe ) fd alii ui Magg i i sati tua jido Di (Apa tti a Mato) BL aconigeston ri tei u l'ad bi. upload SICURI Wa ar Di \ bal DT PTTEAI 6) È : } net ale Rao ASPRI! IPOTETICI tdi nagtini TTT sn Mi Ma ATALA 1 mp i Me 7-1 san L'UABNI Slap tran debtenet i ite, ati Da nine Vipee spa MMuE® Lodi ALL dari i î ‘ RIVELÒ Ò GEuuI sti Fs! [N] li Dr stà iT ast Wat TALL ‘ fallire i en dd ;4) mo it At, lisa cha Mi n Piet de Ea La trim te linate : Hi dito) A maga! ta gta sia Voti La 4 ai 3 î bi , La vi La prima lolla di Federico Îl di Svevia. GOL: PAPATO n MEMORIA del Prof. GIUSEPPE PAOLUCCI letta nella tornata del 20 Aprile 1902 NETTA 45) TOO ICON CONICO MI OO COMI OO I OO OO OC OO OO OC OCIOCI TONCO ICON CONO OI OOI OO OO OO OC Oc La prima lotta di Federico Il di Svevia col papato In uno scritto precedente parlai dei prodromi della lotta di Federico II di Svevia col papato (1). Ora per trattare della prima loro guerra, pre- metterò un cenno sui Comuni Lombardi, la cui parte diretta o indiretta in questa lotta è importante, e sulla prima spedizione di Federico II in Lombardia. Dopo la pace di Costanza la lega delle città Lombarde, che aveva combattuto con successo il dominio tedesco nell'Italia superiore, non si sciolse ufficialmente, ma si andò continuamente disgregando. Già prima di questa pace Cremona si era staccata dalla lega ed aveva conchiuso un trattato particolare con Federico Barbarossa; il suo esempio fu se- guito poco dopo da Tortona e da Alessandria. Quindi si fece sempre più chiaro l’antagonismo delle due parti, che si contendevano il primato nella pianura Lombarda, delle quali erano a capo Milano e Cremona. Milano, che, per opera di Federico Barbarossa oltre tanti innumerevoli danni aveva perduto il dominio di Lodi e Como, era rimasta avversa agli im- peratori; Cremona favorita nelle sue aspirazioni e vogliosa di sottomet- tere a se Crema e la insula Fulcherii si manteneva favorevole. Nel dicem- bre 1191 Cremona riusci a comporre una lega particolare con Pavia e (1) Atti della R. Accademia di Scienze e Lettere di Palermo, Nuova Serie, Tomo VI, Palermo, 1901. 4 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO Como, che avevano già seguita la parte imperiale , e con Bergamo e Lodi, che in generale le erano state avverse, alle quali città poi si ag- giunse Parma e il marchese Morello Malaspina; il loro intento era di distruggere l’antica lega e società, nella quale primeggiava Milano, e di rendere preponderante la loro. Ma al principio del 1194 Enrico VI dan- dosi l’aria di moderatore impose la concordia alle due leghe rivali (1). In questo tempo il potere imperiale nell'Italia superiore sembrava dive- nuto più forte che mai e perciò più opprimente che mai il peso del si- gnore tedesco : l’acquisto del regno di Sicilia fatto da Enrico VI sul finire dello stesso anno sembrava dare al dominio imperiale un rincalzo po- tentissimo. Intimorite di ciò l’ anno appresso undici città guelfe con a capo Milano rifecero una confederazione per 50 anni. Ma le cinque città, che riconoscevano Cremona come guida politica, non si lasciarono smuo- vere dalla loro lega particolare nè aderirono all’altra più vasta, che prese il nome di societas Lombardie, Marchie et Romanie. La morte imprevista di Enrico VI e l’indebolimento del potere impe- riale ruppe di nuovo queste alleanze e diede libero corso agli odi di vi- cinato, che risorsero con furore in tutta l’Italia superiore, dove non si sapeva nè ubbidire all’ Imperatore nè vivere concordi. Se per qualche tempo si sospendeva la lotta tra città e città, non per questo si rima- neva tranquilli, perchè nel seno di ciascuna città scoppiavano guerre feroci tra nobili e popolani (mlites et societas militum, populus et societas populi). La nobiltà feudale, ch'era stata costretta ad entrare nella citta- dinanza, non sapeva rassegnarsi all’ ubbidienza del magistrato e della legge comune : le classi inferiori che sempre più si sviluppavano vole- vano partecipare al governo e non più sottostare all’insolenza dei nobili. Perciò dappertutto guerre intestine o governi vacillanti. Le città nei loro odi inestinguibili o i partiti cittadini nelle loro lotte implacabili cercavano di fortificarsi con l’aiuto del papa o dell’imperatore, ma non per questo s'innalzavano a vedute od aspirazioni generali : il loro intento era sem- pre locale e particolare, poggiato e radicato nelle meschine passioni mu- nicipali. Pure nell’immenso disordine ferveva la vita e sovrabbondavano le energie: quando le passioni trovavano un degno oggetto, gli avveni- menti municipali divenivano fatti importanti nella storia dell’ Europa. La vasta vallata del Po contava molte città cinte di alti fossi, di mura (1) Mox. Germ: Leges, IV, tom I, 505 - 13—MorIonpI, Mon. hist Aq. I, 103, n. 89 — TorcHE: Nuiser Heinrich VI, Leipzig, 1867; pagg. 205, 324, 419 — Im opposizione al TorcHE cf. BLocKk : Zur politit Kaiser Heinrichs VI, Berlin, 1892. LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO D solide e difese da una numerosa popolazione avvezza alle armi (1). Non meno della borghesia era animata contro il dominio tedesco e il di- ritto imperiale la nobiltà, cioè i capitanei e valvassori, che ferocemente oppressori verso il popolo erano però dotati di somma bravura militare. E a noi non è difficile di rappresentarceli, secondo la descrizione di Ro- landino, inforcati a cavalli ardenti (soripedes ignientes) cogli scudi d’ac- ciaio forbito e colle lancie in resta (clypeis ardentibus et lanceis apprehensis) formare squadroni difficilmente superabili o quasi irresistibili nell’assalto. Quando Ottone IV fu generalmente riconosciuto re di Germania, i due partiti di Cremona e di Milano credettero ciascuno di averlo favorevole a se; Cremona per la sua adesione costante agl’imperatori, Milano per gli antichi legami con la casa Guelfa. Prevalse Milano : allora Cremona aderì allo Svevo Federico, appena fu proclamato imperatore eletto. Nel luglio 1212 Federico per recarsi da Genova in Germania dovette traver- sare la Lombardia, che gli era quasi tutta nemica e aveva pronte molte schiere per impedirgli il passo. Ma egli su rapidi cavalli sfuggi loro e giunse salvo a Cremona (2). Così gli giovò l’essersi molto esercitato coi cavalli nei primi anni ed avere imparato a fondo il loro maneggio (3). Divenuto preponderante in Germania, Federico rivolse le sue mire anche alla Lombardia per pacificarla e nello stesso tempo rimetterla nella sua dipendenza. Ma nella Lombardia l'influsso della chiesa Romana proponderava di gran lunga su quello dell’impero. Dal 1218 vi era an- dato il cardinale Ugolino d’Ostia per eseguirvi la deliberazione del con- cilio Laterano del 1215 di pacificare la regione. Il legato papale si oc- cupava di sopire le discordie, di avere denari e soldati per la crociata, di far cacciare gli eretici, ma principalmente di aggiogare i Comuni alla politica della chiesa nelle maggiori quistioni del tempo (4). Anche (1) IMlis (Lombardis), quos populorum mumerositas profunditasque vallorum , ar- morum copia ac muorum reddit altitudo munitos ete. Epist. saec. XIII, p. 618—SAL- VIOLI: Città e compagne prima e dopo il Mille. Contributo alla storia economica d'Italia nel Medio Evo, pag. 51-6. (2) A civitate Ianue disperate fortune se committens Lombardiam intravit. H-B I. 894. Que tota Lombardia ipsa preter Cremonam et marchionem Montis ferrati cum domino Ottone corde et animo erat. id. id. Ma con Cremona bisogna intendere le altre città con essa collegate. M. G. H. XVIII, 426. (3) Electioribus gaudet equis atque propedibus. Quos frenis urgere, ad cursus mittere neminem dixeris melius scire quam regem. Vedi il mio scritto: La giovinezza di Fe- derico II ete., p. 38. (4) Legazione del CARD. UGOLINO D'OstIa nelle pubblicazioni dell’ Istituto Storico Italiano, Roma, 1890. 6 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO Federico volle farsi pacificatore: nel Febbraio 1213 aveva nominato suo legato generale in Italia il vescovo di Trento (1): ora nell’estate 1218 nominò allo stesso ufficio il vescovo di Torino (2). Lo scopo di questi legati era di ricevere il giuramento di fedeltà dalle città Lombarde (3), di riacquistare e rivendicare i beni della corona (4), di far valere i di- ritti imperiali riconosciuti dalla pace di Costanza. Ma questi tentativi davano scarsi risultati: i beni della corona erano stati da troppo lungo tempo usurpati dalle città e dai feudatari: i diritti imperiali riconosciuti dalla pace di Costanza caduti quasi in disuso: lo stesso giuramento di fedeltà non era voluto facilmente prestare dalle città del partito Mila: nese e Federico rimaneva sempre capo del partito di Cremona e non sovrano di tutto il regno d’Italia. Nella pace, che Milano e Piacenza conchiusero a Lodi il 2 dicembre 1218 per opera del cardinale Ugolino, la chiesa non curò affatto di far mettere che i Milanesi dovessero ri- conoscere Federico (5). Eppure dall’elezione di Federico l’ accordo sem- brava massimo tra papato e impero e gl’interessi loro convergenti. Ma il papato voleva essere la guida politica delle città Lombarde nè forse gli conveniva, ora ch’era morto Ottone e Federico non aveva compe- titori, ch’egli fosse generalmente riconosciuto. Perciò Onorio III alla do- manda degli Alessandrini, se dovevano giurare fedeltà al re Federico, risponde il 50 agosto 1219: « Sulla richiesta che ci avete fatto di conoscere se vogliamo che voi cogli altri amici di Lombardia prestiate, se sarete richiesti da lui, il giuramento di fedeltà al nostro carissimo figlio in Cristo, Federico re di Sicilia ed imperatore eletto dei Romani, vi diciamo che se gli altri cittadini di Lombardia gli presteranno il giuramento di fedeltà, consen- tiamo pel momento e nell’interesse della vostra tranquillità che anche voi gli giurate, salvo sempre e in tutto la fedeltà e il diritto della sa- crosanta chiesa Romana vostra madre (6)». Onorio in fondo mostra piuttosto indifferenza che opposizicne o ripugnanza: egli aveva uno (1) Zteg. Imp. n. 689-692. (2) Za. id. n. 1000. (3) WINKELMANN, Acta, I, 146. (4) FickER: Forschungen, I, 340. — SaLvioLI: Annali di Bologna, II, 405. (5) BoEHMER: Acta imperii, II, 826. — VIGNATI : codex diplom. Laud., p. 260. — Mox. Germ. HIST: XVIII ann. plac. guelfi, p. 442. — Murat. XI, Gualvaneo Flam- ma, p. 668. — GiuLINI: Mem. di Milano, VII, 364. (6) Ep. sagc. XIII, n. 102: « Sustinemus ad presens pro pace vestra ut sì ab ipso (Friderico) fweritis requisiti, iuretis eidem ete. ». LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO Il DI SVEVIA COL PAPATO { scopo diverso da quello di Federico ma per allora non opposto (1). Del resto i Lombardi erano troppo spossati dalla guerra civile. Il podestà di Piacenza scrive al cardinale legato il 6 settembre 1221: «Sulla richiesta fattaci d’una certa quantità di militi per il soccorso della Terrasanta, rispondiamo con nostro dispiacere che la città in preda alla guerra civile è così danneggiata e mal ridotta che non può gio- vare per ora nè a se nè ad altri: eppoi il governo è nuovo e l’erario è vuoto » (2). I diritti che l’imperatore poteva far valere, quando ne avesse avuto la forza, non erano pochi. Secondo la pace di Costanza, che non aveva fondato un nuovo diritto pubblico ma riconosciuto alle città alcune con- cessioni di diritti politici e civili e assimilate le città ai grandi feuda- tari come conti e marchesi, all'imperatore erano riservati, oltre molti diritti minori, due principali (3). Il primo era quello degli appelli dai tribunali comunali ai giudici imperiali; il secondo era la contribuzione diretta (fodrum regale), che comprendeva un’ imposta fissa ed annuale (census, pensio) da pagarsi all'imperatore ed un’altra eventuale dovuta nel caso d’ una spedizione o d’un soggiorno dell’ imperatore in Italia. Oltre a ciò le città come i feudatari dovevano una certa quantità di milizie nel caso d’ una spedizione di Roma per la coronazione o d’una guerra intestina. Toccava all'imperatore il diritto di battere moneta, di scavare miniere, di costruire strade, castelli e fortezze. Egli poteva mettere i turbolenti e ricalcitranti al bando dell’ impero, cioè privarli dei diritti politici e civili. Ma dopo la morte di Enrico VI, per la con- fusione e il disordine che ne nacque, l impero non potette che casual mente e parzialmente esercitare qualche diritto. Ricondurre l’Italia su- periore ai termini della pace di Costanza valeva rialzare 1’ impero ad un alto grado di autorità e di forza, ricostituirlo daccapo legislatore, giudice supremo e moderatore di tutte le città. Perciò non e’ era biso- (1) Il FeLTEN (Papst Gregor. IX, p. 34. Freiburg, 1886) dice che il riconoscimento di Federico da parte dei Milanesi nella pace di Lodi s’intendeva da se, senza che fosse espressa. Ma il non averne parlato mostra almeno indifferenza. Alla corona- zione di Federico nel novembre 1220 intervennero 100 nobili Milanesi (M. G. H. XVIII, 401: Honorius coronavit Fridericum... cum 100 militibus Mediol). Ciò mostra anche meglio che la chiesa non si opponeva alla riconciliazione dei Milanesi. (2) Registri del card. Ugolino, Roma, 1890, p. 189 «(civitas) in se ipsa ruens adeo adflicta est, quod nec sibi nec alii prodesse potest ad presens et regimen movum et commune Vacuum ». (3) HoruLarD-BrEHOLLES : Hat politique d’Italie de 1188 à 1318. Paris, 1873. lo LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO gno di annullare quella pace: bastava anzi a Federico rimetterla in vigore; ma è facile capire che avrebbe di poi sempre più ristretti o annullati i diritti comunali sanciti nel celebre trattato. Come nel regno di Sicilia Federico aveva voluto dal suo primo ritorno (dicembre 1220) tutto ricondurre alle buone consuetudini ed usiî di Guglielmo II, così in Lombardia voleva tutto ricondurre al tempo della pace di Costanza. Ma queste espressioni avevano il principale significato ch’ egli voleva rinsaldare l’autorità regia. Infatti nella curia di Capua del 1220 aveva. non concesso, ma imposto l’osservanza degli usi del tempo di Gugliel- mo II (1); e con ciò aveva rivendicato a se una folla di diritti e pos- sessi usurpati in 30 anni di disordine da vescovi, baroni e città (2). Quindi non è meraviglia che la convocazione d’una dieta in Cremona, con lo scopo non di provvedere soltanto alla crociata, ma anche di rialzare i diritti dell'impero (3) producesse una commozione nei feuda- tari e nelle città dell’ Italia superiore, che pensarono a difendere le: libertà che si erano sviluppate dalla pace di Costanza o se si vuòle le usurpazioni che avevano compiuto. Ma in Lombardia l impresa im- periale era molto più difficile che nel regno di Sicilia e di Puglia, nel quale Federico in sei anni di lotta aveva depresso i nobili e i Sara- ceni. Quivi le tradizioni della signoria bizantina, araba e normanna. gli agevolavano la via; ma in Lombardia, dove da più d’ un secolo la tradizione era la libertà comunale e la lotta contro l’autorità imperiale, egli urtava nelle forze più vive del tempo, cioè nei Comuni e nel papato loro alleato, prodotti assai più spontanei della vita medioevale che non l'impero. La dieta dell'impero era convocata a Cremona per la Pasqua del 1226. Ma prima di questo termine 11 città Lombarde nelia chiesa di S. Zenone nel Mantovano rinnovarono l’antica lega (6 marzo 1226). I documenti della. formazione e costituzione di questa seconda lega Lombarda sono scarsi. Ma. mi sono accorto da quei pochi, che tradotti in italiano ci sono conservati dal Corio nella sua Storia di Milano, che essi corrispondono al testo latino. dei documenti della prima lega, salvo alcune particolarità richieste dalla diversità dei tempi, e perciò quella del 1226 è letteralmente una ricosti- (1) Precipimus omnibus fidelibus, videlicet prelatis ecclesiarum, comitibus, baroni- bus, civibus, terris et omnibus de regno mostro omnes bonos usus et consuetudines,, quibus consueverunt vivere tempore regis Guillelmi, firmiter observari. Mon. stor. della società Napol. di St. patria, I. 101, (2) Capitoli di Capua neì Ohron, priora di Ricc. de S. Germ. (3) Vedi il mio scritto precedente: La giovinezza di Federico II etc., p. 23. LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 9 tuzione dell’aztiqua liga (1). Si confronti il giuramento dei rettori della seconda lega, che si legge tradotto nella storia del Corio, con quello della prima, il cui testo latino fu pubblicato nel 1866 dal Vignati e si vedrà che sono identici. Quello del Corio è il seguente : «Io che sono rectore juro per li saneti Evangelii che con buona fede exerciro lo officio a me comesso e le ragioni de la jurisditione a me per vigore di officio sottoposte e concordevole sero con li altri rectori in tutto quello sera pertinente al commune stato e utilitate de tutta la predicta liga e de ciascuno cumune che entrara in essa...... e niente pigliaro per mi ne per summissa persona sotto questo regimine in de- trimento de la predicta societate; e se cosa alchuna mi sara offerta, quanto piu presto potero sera manifestata a tutti li rectori di quelle tale confederazione. Le querele serano facte a me o mei colleghi, ad arbitrio de gli altri rectori infra quaranta giorni diffiniro mediante la ragione (diritto) e bona consuetudine, non interveniente justo impedi- mento o dilatione; e avante che venga lexito (l'esito) del mio officio, infra 15 giorni daro opera si facia un altro rectore quale drictamente guida la societate e che quegli jurano si come io ho iurato etc. » (2). (1) « Per il comune Mantovano l’antigua liga fece rinnovare con inviolabile sacra- mento » Corro, L’historia di Milano, Padova, 1646 pag. 174—H. B. II, 926. (2) CORIO, op. cit. p. 175. H-B, II, 927. Questo è il testo latino per la prima lega: «Saeramentum rectorum civitatum scilicet longobardie marchie Romanie et Venetie. In nomine domini nostri Jeshu Xristi amen. Ego iuro ad sancta dei evangelia quod bona fide sine fraude regam homine huins socieratis scilicet lombardie et marchie et romanie et venetie et eos qui in hane societatem venerint postquam recepti fuerint secundum quod credidero melius esse societati. Ego fraude non evitabo quominus intersim parlamentis que constituta fuerint a rectoribus civitatum vel ego vel unus ex consulibus mee civitatis. Ego non recipiam aliquod avere ad meam propriam uti- litatem nec per me nec per interpositam personam nec ad comanem utilitatem omnium civitatum predicte societatis et si ego recipiam aliquod avere pro predicta societate vel designabo prediete societati vel expendam ad comunem utilitatem pre- dicte societatis bona fide. Et si aliquod gravamen in rebus vel personis imposuero super civitatem aliquam bona fide imponam secundum possibilitatem civitatis supra quam impositum fuerit. Ego illas querimonias vel lamentationes que nobis facte fuerint arbitrio rectorum infra XL dies finiam secundum rationem vel bonum usum vel secun- dum quod a maiori parte reetorum civitatum constitutum fuerit nisi remanserit per parabolam lamentatoris vel qualitas negotii dilationem postulaverit vel iusto impedi- mento. Ita tamen quod non sim astrietus recipere appellationes eius, qui appellaverit a sententia data ab uno ex consulibus sue civitatis. Et ego bona fide dabo et curabo ut alii reetores eligantur qui regant predictam societatem antequam-exeam infra octo dies et iurent ut soprascriptum est. Et hoc omnia bona fide et sine fraude os- servabo usque ad kalendas madii proximas». VIGNATI, Storia diplomatica della lega Lombarda, Milano, 1866, p. 197. 2 10 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO Ogni città eleggeva annualmente un rettore, che curasse gl’interessi della lega nella propria città e prima di scadere dall’ufficio proponesse il successore. I rettori erano obbligati a intervenire a tutti i parlamenti con- vocati da loro o a farvisi rappresentare da un console della propria città. Non potevano accettar nulla nel loro privato interesse o almeno dove- vano usarne pel bene della società. Avevano il diritto d’imporre tributi a persone e a città per sopperire al bisogno della lega, ripartendoli in proporzione delle facoltà dei contribuenti. Potevano fare concessioni, accordare privilegi, decidere in ultimo grado cause giudiziarie, sempre nel caso che l'interesse della lega lo richiedesse. Decidevano a maggio- ranza. Con tutto ciò la prima e la seconda lega Lombarda non rappre- sentavano la fondazione d’un nuovo Stato o d’una vera confederazione, ma una lega di potenze eguali ed indipendenti, che volevano rimaner tali a qualunque costo e che si univano per ragioni politiche e militari, sempre a tempo, sia pure per 25 o 30 anni. Le città non si spogliavano di nessun diritto essenziale a favore del potere centrale, ma rimanevano come prima nel pieno possesso del fare statuti o leggi, dell’attribuire competenze od autorità, del decidere di alleanze, pace, guerra. I rettori della lega non erano che gli esecutori degli obblighi liberamente con tratti da ciascuna città. Non potevano per loro decisione far pace o guerra, nè leggi o regolamenti, sia pure per la funzione ed esplicazione. della lega stessa. Decidevano, è vero, delle contribuzioni di ciascuna città, ma non trovo che avessero agenti propri per riscuoterle né forza coattiva per esigerle. Le loro attribuzioni giudiziarie erano quelle indi- spensabili per non far rompere la lega da un momento all’ altro. In questa condizione di cose le due leghe, se furono formidabili nel resi- stere, erano poco valide nell’assalire. Quando Federico nella primavera del 1226 marciò dal sud dell’Italia verso il nord, le città Lombarde temevano non un'invasione pugliese o siciliana, ma l'invasione e il dominio tedesco, che sembrava una con- seguenza della rivendicazione dei diritti dell'impero. Esse miravano so- pratutto a impedire che un esercito tedesco scendesse in Italia, timo- rose di non ricadere in quello stato, dal quale le aveva tratte la prima lega Lombarda, cioè sotto il dominio dei tedeschi. L'intento delle due leghe si può riassumere nel grido dei Lombardi, che ci è riferito in una lettera di Federico Barbarossa : nec Zeutonici dominabuntur nostri (1). (1) Teutonicorum imperium, quod multo labore multisque dispendiis ac plurimorum principum ac illustrium virorum sanguine empitum et hactenus conservatum est, re- futare et exterminare conantur dicentes : nolumus hune regnare super nos, nec Teu- LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO ll Questo dominio straniero s’ era rifatto minaccioso con Enrico VI, ma dopo la morte di lui il papa Innocenzo III aveva ripreso con successo la politica di liberare l’ Italia dalla minaccia tedesca. Ora col Cesare ricco e potente, quantunque venga dal sud, ritorna quel pericolo e quella paura, e l’autore del Carmen placentinuni rimprovera Cremona e i suoi alleati di voler far distruggere la Lombardia dai tedeschi (1). Federico costeggiando l’ Adriatico giunse il 1° d’aprile a Ravenna. Le sue forze dovevano essere molte scarse a fronte della lega, malgrado che gli si fossero unite molte squadre di Marchigiani e Romagnuoli e molti principi tedeschi laici ed ecclesiastici, alcuni dei quali erano ve- nuti ad incontrarlo sino a Pescara e fossero a lui favorevoli le città di Cremona, Pavia, Parma, Reggio, Modena, Imola ed Asti. Queste città si preparavano con giubilo a sostenerlo, certo persuase come i Geno- vesi che tutto dovesse arridere all'imperatore (2). Per questa sua debo- lezza Federico da Ravenna mandò a chiamare il figlio Enrico, che con un esercito doveva venire dalla Germania. Im aspettazione di questo aiuto l’imperatore stette cinque settimane in Ravenna dandosi cogli altri principi ai divertimenti della caccia ed altri trattenimenti. Enrico negli ultimi di aprile giunse a Bressanone nel Trentino e quindi si estese fino a Trento con un esercito potente di cavalleria, ma scarso di fanti (3). tonici amplius dominabuntar nostri. M. G. IV, 116. Lettera di Federico Barbarossa del 1168 al vescovo di Frisinga. — Non perchè si era sempre disposti ad accettare l’imperatore tedesco, per questo la lotta non era contro il governo dei tedeschi. Si riconosceva l’imperatore, ma non l’esercizio del potere pubblico con tutti i vantaggi personali e nazionali, che vi sono annessi, da parte dei feudatari o funzionari tede- schi nominati da lui. (1) Cremonenses cum Papia, Quos nunc odit Lombardia, Affectabant pretaratam Alemannis fore datam Ut sic posset destrui. Quare gressun direxerunt, Velud multi modo ferunt, Ad immensam marestatem Obtinentem potestatem Totius Apulie Lombardiam pollicentes. Mon. Germ. Hist. XVIII, 439. (2) (Januenses) cogitantes quod eidem imperatori ad ipsius beneplacitum deberent omnia arridere ete., M. G. H. XVIII, 160. (9) Carmen placentinum, cit. 12 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO Ma là dovette trattenersi sei settimane senza poter superare le chiuse Veronesi, perchè pure nello stesso tempo la lega in due diete (20 aprile a Verona e 28 in Mantova) aveva deciso d’impedire la calata dei tede- schi. Federico offrì alle città d’indennizzarle di qualunque danno faces- sero i tedeschi e di darne sicurtà (1). Ma i rettori delle città (Milano, Brescia, Mantova, Verona, Treviso, Padova, Vercelli, Bologna, Faenza, Piacenza, Alessandria) pretendevano : 1° che Enrico non potesse con- durre più di 1200 cavalli; 2° che prima dell’arrivo di lui l’ imperatore dovesse licenziare il proprio esercito ; 3° che l’imperatore finchè dimo- rasse nell'Italia superiore non potesse mettere le città al bando dell’im- pero; 4° e che dovesse essere scomunicato dal legato papale, se mole- stasse le città con la guerra o in altro modo. Federico come crociato era sotto la protezione della santa sede e do- veva essere scomunicato chi ne offendesse i diritti o i possessi; perciò il vescovo di Hildesheim, che ne aveva avuto incarico speciale dal papa, citò i rappresentanti delle città al cospetto dell’ imperatore. Ma quelli non se ne curarono. Li citò anche l’imperatore, ma con lo stesso risultato. Frattanto a Mercaria presso Mantova per opera del legato apostolico, degli arcivescovi di Milano e di Tiro, dei vescovi di Brescia e Mantova, del maestro dei Teutonici e del cappellano papale Alatrino le città fe- cero un progetto di accordo (formam pacis), che fu trasmesso ai nunzii im- periali (2). Pare che Federico abbia accettato in massima il progetto e chiedesse dei convegni per discuterne i punti. La lega però stringeva sempre più i freni: impediva che le vettovaglie mandate da Federico giungessero ad Enrico, il quale verso la metà di giugno dovette tor- narsene in Germania: fu proibito a tutti i componenti della lega ogni comunicazione personale o per lettera con l’imperatore e con le città che tenevano per lui: nessuna città della lega poteva scegliere podestà che dalle città della lega stessa e da Venezia o da Roma. Il 22 giugno l’imperatore pose il campo a Borgo S. Donnino perchè la città di Cremona non era luogo adatto a trattative di pace; i rettori della lega andarono a Firenzuola nel territorio di Piacenza e dal 4 al 10 luglio vi fu scambio di messi e trattative. Forse Federico pretendeva ostaggi e sottomissione incondizionata prima di riconfermare alle città (1) Licet dominus imperator indempnitati civitatum cavere offerret et disponere usque- quaque. H. B., II, 610. (2) H-B, II, 676. LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 15 i privilegi della pace di Costanza. Il carmen placentinum dice ch’ egli voleva ingannare i rettori (1). Non essendosi potuto venire a nessun accordo, l’11 luglio nella chiesa maggiore di S. Donnino il vescovo di Hildesheim, che certo qui oltrepassò le intenzioni di Onorio III, scomu- nicò le città della lega e l’imperatore le mise al bando dell’impero (2). Ma furono tutte vane solennità e dichiarazioni. Federico se ne do- vette partire di notte (3) per tornarsene in Puglia attraverso la To- scana. Il suo insuccesso era evidente e la sua umiliazione doveva esser grande. La contumacia dei Lombardi spezzava in due tutte le sue forze del nord e del sud e gl’ impediva quella concentrazione di poteri in tutto l’ impero la quale era nel suo intento. Ma aveva visto col fatto ch'egli per allora non ci poteva nulla. Il 29 agosto con lettera da As- coli rimise all’arbitrato incondizionato del papa la causa tra lui e i Lom- bardi. Egli diceva che l'opposizione dei Lombardi gl’impediva di proce- dere come voleva contro l’eretica pravità, di risollevare la libertà ec- clesiastica e di procurare il sussidio di Terrasanta. Ma taceva il pen- siero, ch'era certo principale in lui, di voler rialzare il diritto dell’im- pero (reformatio iuris imperti) e farne valere l’autorità nell'Italia. Certo per queste difficoltà sin dal suo primo arrivo in Lombardia aveva cer- cato di troncare con lettera, ch’egli s'era sforzato di rendere affettuosa, la quistione col papa pel ducato di Spoleto (4) e poi tornato in Puglia, ammise nelle loro sedi i 5 prelati, che prima s’ era rifiutato d’ acco- gliere (5). (1) «...dÎmperator optimus,.. Nihil fecit cum nuntiis, Quos tradere mendatiis Nisus est. Hec ut viderunt e Ad propria redierunt Decimo die Julio» p. 439. (2) La seconda lega Lombarda era legale ai termini del trattato di Costanza: Item socie- tatem quam nunc habent tenere et quociens voluerint renovare eis liceat. ViGNATI : Stor. diplom. della lega Lomb. p. 389. — Murat: Antiq. IV, col. 308. — Ma i Lombardi opponendosi alla venuta di Enrico dalla Germania ed al vettovagliamento del suo esercito offendevano l’altro articolo che diceva: Nobis intrantibus in Lombardiam— mercatum sufficiens nobis et nostris ete. Perciò Federico chiama la lega d’ allora cor- iuratio et societ:s illicita. (H-B, II, 642-5). Cf. KòonLER; Das Verhiltnis Kaiser Fried- richs II zu den Pripsten. p. 10. (3) « Post de nocte refugit.» Carm. plac. (4) Vedi la mia Giovinezza di Federico II ete, p. 32-3. (5) Tune (ottobre 1226) prelati omnes, quos papa creaverat , scilicet Brundusinus, Consanus Salernitanus archiepiscopi, Aversanus episcopus et abbas sancti Laurentii de Aversa, în suis ecelesiis recipiuntur. Rycc. pe S. GERMANO. 14 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO Il papa, al cui arbitrato incondizionato si erano rimessi sì l’ impera- tore che i Lombardi (1), il 5 gennaio 1227 diede il suo lodo: 1° Amni- stia e perdono da parte dell’imperatore di tutto quello che avevano fatto contro di lui città e persone della lega Lombarda: l’ imperatore doveva ricevere nella pienezza della sua grazia le città della lega (Mi- lano, Piacenza, Bologna, Vercelli, Faenza, Alessandria, Torino, Lodi, Bergamo, Brescia, Mantova, Verona, Padova, Vicenza, Treviso, Crema, Ferrara), oltre il marchese di Monferrato e il conte di Biandrate. 2° La lega doveva dare all'imperatore 400 cavalieri (m24/7tes), che servirebbero per un biennio a spese di essa in Terrasanta: doveva inoltre osservare ed eseguire tutte le leggi ecclesiastiche ed imperiali contro gli eretici. La decisione era tutta a danno dell’imperatore che doveva condonare i danni e le offese fattegli, senza ricevere nessun compenso: non sal- vaguardava che gl’interessi dell'impresa di Terrasanta e della persecu- zione degli eretici. I diritti dell'impero sembrava che non esistessero pel papa, che pensava solo alla libertà ecclesiastica e ai fini della politica Romana. Eppure l’imperatore accettò la sentenza, ma le città Lombarde non sì curarono di rispondere nè di dichiarare la loro volontà di con- formarvisi: onde Gregorio IX succeduto nel marzo ad Onorio rimpro- verò ai Lombardi di non aver notificato regolarmente all’ imperatore d'aver accettato il lodo papale. Il vero era che i Comuni combattevano la libertà ecclesiastica cioè i privilegi della chiesa non meno dei diritti dell'impero nè volevano con la scusa delle leggi contro gli eretici dare al papa e forse anche all'imperatore, che se ne vantava curatore ed esecutore, troppi diritti e qualche prevalenza nei loro governi. In quello stato di cose il pensiero principale del papa era la crociata, dell’im- peratore la sottomissione della Lombardia o almeno la limitazione delle sue libertà, dei Comuni Lombardi il non cadere sotto il dominio dei funzionari o feudatari tedeschi. IL. Nel marzo 1227 ad Onorio III succedette nella sedia pontificia Gre- gorio IX; mutamento dannoso a Federico, perchè a un papa mite, di umore pacifico e travagliato quasi sempra da infermità succedeva un altro forse ancora nel vigore dell’ età, di tempra ferrea e di propositi irremovibili (2). Gli intenti e i principi erano comuni ai due papi; 1, «In nostrum et nostrorum fratrum providentia et dispositione libere et absolute ponentibus (Federico e i Lombardi) totum ipsum negotium». Ep. saec. XIII, n. 327. (2) Secondo Matteo Paris, Gregorio IX morì quasi centenario (fuit autem cum a saeculo isto recessit, fere centenarius). Chron. Maius, (Ed. Luard, V, 162); e nella LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 15 ma Gregorio di mente più elevata li comprendeva in forma più rigida e assoluta e li sosteneva con un tono reciso e una secchezza di forme, che rendeva più inconciliabili i dissidi. Con tutto ciò se Onorio fosse vissuto più a lungo, non si sarebbero evitati a mio parere gli urti che accaddero con Gregorio IX. Dopo le amare parole corse tra papa e im- peratore nell’aprile e nel maggio 1226 non era più possibile una nuova dilazione per la crociata, alla quale Federico s'era obbligato da dodici anni. E mentre l’insuccesso di Lombardia rendeva al certo l’imperatore più restio ad allontanarsi dai suoi Stati, il papato vedeva bene la con- venienza di battere il ferro ancora caldo per ridurre l’imperatore a una inferiorità duratura e impedirgli di ritentare l’opera con forze maggiori. Il nuovo papa ricordò subito a Federico l’ obligo che fra pochi mesi scadeva, né Federico a quanto sembra cercò di schermirsene : doveva aver capito l’inutilità di qualunque tentativo a questo riguardo. Si av- vicinava l'agosto 1227, data fissata due anni prima per la spedizione transmarina : nel porto di Brindisi si raccoglievano galee, chelandre e navi per l’ imbarco dei pellegrini armati, che già affluivano nella Pu- glia da tutte le parti. Federico sembrava disposto e preparato a man- tenere i suoi impegni. Egli nel luglio 1225 s’' era obbligato di mante- nere per due anni (1227-29) a sue spese 1000 cavalieri in Terrasanta, di pagare prima d’imbarcarsi 100 mila onze d’oro in cinque rate, di preparare il trasporto di due mila cavalieri, dei loro scudieri e di tre cavalli per ogni cavaliere, « Egli poi è personalmente tenuto a partire al termine soprascritto (agosto 1227) pel giuramento prestato e per la scomunica già dichiarata dal nostro venerabile fratello Pelagio vescovo d’ Albano e dal diletto nostro figlio Gualo vescovo cardinale del titolo di S. Martino alla presenza e col consenso dello stesso imperatore, nella quale scomunica egli cadrà, se non partirà al tempo stabilito 0 non condurrà seco e non manterrà per due anni 1000 cavalieri o non de- porrà nel tempo assegnato le 100 mila onze d’oro» (1). « E così, con- Hist. minor. (EA. Madden, II, 456) : etate centenarius. — M. G. H. XXVIII — Quindi sarebbe stato eletto di circa 85 anni. Ma il Felten (Papst Gregor IX, p. 6, n. 7) os- serva che centenario non deve intendersi alla lettera, perchè il cronista chiama tali anche uomini morti a 70 anni. — Secondo lo stesso Felten warscheinlich fiillt Gregors Geburtum, 1170, p.6. — BALAN : Storia di Gregorio IX e dei suoi tempi, Modena 1872-3. — AuvRAY: Les règistres de Gregoire IX, in Biblioth des ècoles Franc. d’ Athènes et de Itome, II, Sèr. IX. \l) « Ad transeundum autem termino infrascripto tenetur personaliter, prestito iura- mento, excommunicationis sententia per venerabilem fratrem nostrum Pelagium epi- scopum Albanensem ac dilectum filium nostrum Gualum tituli S. Martini presbite- rum cardinalem ipso imperatore presente et ronsentiente iam lata, ipse incidet, si vel assignato tempore ete. » Chron pr., p. 116-20. — Of. M. G. LL.IV, tom. II, p. 128-31. 16 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO chiude Onorio, non senza soddisfazione, quell’imperatore che non erasi obbligato che a partire pel soccorso della Terrasanta, ora è obbligato a molte altre cose per la liberazione di essa» (1). Ora col nuovo papa avvicinandosi il tempo della partenza forse i sospetti e le rivalità politiche si acuivano. Il papa forse già pensava che per Federico la crociata era un pretesto per fare meglio i propri affari con l’aiuto della chiesa, come dichiarò poco dopo (2), e Federico che il papa meditasse qualche cosa a suo danno, come pure poco dopo affermò (3). Con tutto questo i preparativi per la partenza erano gran- diosi e i crociati accorrevano nella Puglia. Il 5 di agosto giunse il Lan- gravio di Turingia, ch'era partito dalla Germania con un seguito così numeroso da sembrare un esercito. Federico da Melfi gli andò incontro sino a Troia e quindi tutti e due proseguirono per Brindisi. Frattanto una pestilenza, che serpeggiava in varie parti della cristianità, si svi- luppò con maggiore violenza nella Puglia pel caldo eccessivo e la scar- sezza dei viveri :i pellegrini morirono in gran numero, 40 mila secondo alcuni (4). Federico stesso mentre andava col Langravio da Troia a Brindisi fu colpito dal male e i medici gli prescrissero il riposo; ma egli senza curarsene proseguì a cavalcare alla volta di Brindisi (9), dove giunsero il 16 agosto. Otto giorni dopo (24 agosto) partì la prima spedizione di crociati, della quale fecero parte 700 cavalieri dei 1000 che Federico doveva mantenere a sue spese per due anni secondo i patti del 1225. Frattanto la pestilenza faceva progressi: il 23 agosto morì in Brindisi il vescovo di Augusta. Ciò non ostante altri otto giorni dopo (1° settembre) sciolse le vele la seconda spedizione con la camera imperiale e il seguito dell’imperatore. Rimaneva la terza parte, con la quale doveva partire lo stesso imperatore. Questi l°8 settembre navigò da Brindisi all'isola di Sant'Andrea poco distante; il 9 da Sant’ Andrea (1) « Zi ita qui erat sempliciter obligatus ad transeundum in subsidium terre sancte, nunc obligatus est ad multa alia ipsi terre ». Chron. pr., id. (2) Sicque idem (imperator) sub crucis verillo usque ad hec tempora negotia propria plenius ct perfectius consumavit. Circolare di Gregorio del 10 ott. 1227. Ep. saec. XIII, pag. 282. (3) Reatini qui sunt fideles ecclesie, quos de nostra fuit magnificentia consecuta, tam cito quam eis innotuit apud Brundusium nos intrasse galeas, «instigantibus illis », qui sì beneficiorum imperii reminiscerentur prohibuisse debuerant et « sine quorum permissione » nullatenus attemptassent ete. Circolare di Federico del 6 die. 1227. M. G. LL, IV, Tom. II, p. 148. — H-B, III, p. 46. (4) M. G. H.: XXVII, 467. (5) Gravi egritudine sumus a domino in itinere visitati, quì sic nos vehementer in- vasit, ut moram nobis medici suaderent. Circolare di Federico cit. LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO IE ad Otranto, dov'era l'imperatrice che pure doveva imbarcarsi. Ma V11 morì in Otranto il Langravio di Turingia. Federico, che pure era rica- duto malato, si turbò e contristò molto a questo fatto. Fu tenuto un consiglio su quello che bisognasse fare, cioè se partire o rimanere. I convocati non vollero prendersi la responsabilità di risoluzioni, delle quali nessuno poteva prevedere |’ esito: Federico decise di rimanere. Affidò il comando supremo della flotta già partita al duca di Limburgo, imbarcatosi con la prima spedizione; diede oltre 20 navi al patriarca di Gerusalemme, che pure parti; ed egli rimise al prossimo maggio con altre forze la sua personale andata alla Terrasanta. Frattanto mandò messi a Gregorio per informarlo del cattivo stato della sua salute e d’aver rimandato la sua partenza alla prossima pri- mavera e per fare le sue scuse. Ma Gregorio non volle accettare scuse o giustificazioni : gl’'impegni presi non erano stati mantenuti: l’impera- tore aveva accettato che cadrebbe nella scomunica, se non fosse par- tito al tempo prefisso : egli dunque senza bisogno di nuove dichiarazioni era incorso nella scomunica e Gregorio da quel momento lo considerò scomunicato, come dichiarò solennemente il 29 dello stesso mese. Su questo punto della malattia di Federico si è molto discusso. Le te- stimonianze storiche pongono fuori di dubbio ch'egli cadde malato. Ma era tale la malattia da non farlo partire una o due settimane dopo e da costringerlo a rimandare la partenza all'anno appresso ? Riccardo di S. Germano dice : « Non piccola parte dei crociati mori in Puglia per la infermità sopravvenuta (superventente infirmitate cecidit per mortis occasum). Tuttavia l’imperatore col langravio e gli altri cro- ciati si prepararono al passaggio e nel giorno della natività della Ver- gine (8 settembre) va per mare da Brindisi ad Otranto; e dando spe- ranza a quelli, che aveva mandati avanti, del suo passaggio, volle fer- marsi presso Otranto per causa necessaria (morari apud Ydruntum ex causa necessaria coluit)y; dove per disgrazia il langravio mori e lo stesso imperatore per malattia sopravvenuta non parti come aveva dispo- sto (1)». (1) « Et ipse tune imperator sicut disposuerat superveniente egritudine non transivit » . Rycc. pe S. GERM. all'anno 1227. — Il FeLTEN (Papst Gregor IX, p. 66 n. 2) dice che non è ben chiaro se l’egritudo è dell’imperatore o dell’ esercito; ma nel passo si parla del solo imperatore e l’egritudo non può riferirsi che a lui. Il Felten ag- giunge: «ganz unklar ist es aber, ob das « sicut disposuerat» heissen soll: « er fuhr nicht ab und das hatte er auch beabsichtigt» oder « er fuhr nicht ab und doch hatte er beabsichtigt abzufahren ». Certamente il sicut disposnerat non è collocato bene, 9 (9) 18 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO lI DI SVEVIA COL PAPATO Riccardo ci accerta della malattia, ma non ci toglie il dubbio se la gravità ne sia stata tale da impedire la partenza per quell’anno. Il cro- nista prosegue: « Allora (ai primi di ottobre) l’imperatore venne dalla Puglia ai bagni di Pozzuoli » (1). Non sembra la malattia molto grave, se non gl’'impedisce di viaggiare, tanto più che nel novembre, secondo lo stesso cronista, Federico girò per Sessa, Gaeta e Capua. Con tutto questo Riccardo, come abbiamo visto, giudica arbitraria la scomunica del papa. Il Breve Chronicon Siculum pubblicato dall’ Huillard-Bréholles e la continuazione della storia di Guglielmo di Tiro riportata dallo stesso concordano con Riccardo nel dire che l’ imperatore cadde malato, ma non aggiungono nessun particolare (2). perchè doveva essere posto dopo il #rarsivit. Ma non per questo il senso è meno chiaro ; tanto più che il cronista poco dopo dichiara arbitraria la scomunica papale. «Cum non solum pro velle ipsum (imperatorem) dominus papa ercommunicaverit, verum etiam quod ipsum excommunicatum scirent et tanquam excommunicatum vita- rent eundem patriarche Iherosolimitani mandavit, ete.; Ryce. all’anno 1229. Riccardo era già notaio e impiegato imperiale prima del 1222, nel quale anno comparisce mandato a regolare in alcune province del regno il ragguaglio dei tarì vecchi d’A- malfi coi nuovi denari di Brindisi. « Yo quod non melius forum pro istis denariis novis habetur quam pro veteribus habeatur (leggi: habebatur), Pagano Baldino magi- stro Sicilie nostre Brundusio (leggi: magistro sicile nostre Brundusii) et notario Ric- cardo fidelibus nostris, quos pro servitiis nostris mictimus, dedimus firmiter in man- datis ete.; Chron. pr. p. 108. Pagano Baldino era direttore della zecca di Brindisi e non « maestro giustiziere della Sicilia » come dice il Gaudenzi negli stessi Chroricea priora (pag. 52), leggendo erroneamente il testo, che per altro egli scopri e pub- blicò. (i) I bagni o terme d’acque minerali o sudatori di Pozzuoli erano ritenuti efficaci contro molte malattie del fegato, dei pulmoni, dello stomaco ete. Vedi il poemetto De balneis puteolanis, composto da Pietro da Eboli e dedicato allo stesso Fede- rico II: Suscipe, sol mundi, tibi quem presento libellum... Ebolei vatis, Cesar, reminiscere vestri. Di questo poemetto il Pèrcopo pubblicò una versione in prosa del secolo XIV nel- l’Arch. Stor. Napol., XI : « Recrea lo pulmone fatigato per molta tosse : rescalda lo corpo che fosse raffreddato per tosse : releva la voce, retorna lo appetito » : pag. 694. L'HumnLarp-BréHoLLES leggendo nel secondo verso riportato : Ebolei vatis invece di Huboici mostrò che il poemetto era di Pietro da Eboli (ib. p. 612) il quale fu eccle- siastico, medico e poeta e morì verso il 1220. Cf. Broni, Una fonte per la storia del regno di Sicilia, Genova, 1901. (2) «Dominus imperator magnum fecit apparatum et voluit transfretare cum eser- citu christianorum, qui tunc temporis convenerat de universis mundi partibus in Brun- dusio. « Et superveniente infirmitate transire non potuit ». Nihilominus tamen mon tardavit mittere erercitum cum patriarcha Hierosolimitano, ele ». H-B, I, 897. — « Ensi LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 19 E. Winkelmann, l’insigne storico di Federico II, che oltre all’ avere pubblicato innumerevoli documenti del tempo Svevo seppe unire a un esame minutissimo e larghissimo delle fonti pagine splendide di sintesi storica, dice nel primo volume del suo Aaiser Friedrich LI edito nel 1889: «Nella mia precedente storia di Federico II pubblicata nel 1863) io terminava con queste parole la mia trattazione della malattia di lui : Il cronista Riccardo di S. Germano, 1’ autore del Breve Chronicon Sicu- lum e il continuatore della storia di Guglielmo di Tiro sono convinti che Federico fosse malato; e tanto basta per noi. Io li credo anche oggi sufficienti e vi aggiungo soltanto la testimonianza della contempo- ranea cronaca di S. M. de Ferraria, che si esprime in modo reciso (ganz positive sich ausdriick): languore detemptus» (1). Questa cronaca dice: « imperator languore detemptus — în regno remansit» (2). Ma non pare che col vocabolo larguore voglia indicare una malattia grave, per- chè poco dopo riferendo le difese di Federico per la scomunica ag- giunge : « /mperator e converso — excusavit se, quod cum valida infirmitas eum detinuisset, iniuste cum (papa) excommunicavisset » (3). Ora la va- lida infirmitas, con cui il cronista esprime la difesa dell’ imperatore e che corrisponde alle parole dell’ imperatore stesso «gravi egritudine sumus 4 domino visitati » (4) sembra che dica assai più della parola languore, con la quale il cronista esprime il suo parere e che pare vo- glia significare indisposizione di pochi giorni. Il Winkelmann conchiude : « Non cattiva volontà, ma un caso impre- vedibile indusse Federico a restare contro le sue previsioni e possiamo anche dire contro il suo desiderio » (5). Ma se per caso imprevedibile intendiamo la sola malattia, abbiamo contro di noi la testimonianza come il durent muovoir maladie prist a l’emperaor par quoi il ne se pot metre en mer. Il manda pour le patriarche Girot et il dist que il ne pooit passer a ce passage pour sou dehaît, ete. ». H-B, III, 481. — Cf. MaRTENE et DuRAND, Ampliss, Coll. V, col. 697. (1) WINKELMANN, Kaiser Friedrich II, vol. I, p. 332, Leipzig, 1889. (2) Mon. Stor. Napol., Vol. I, p. 39. (3) Id. id. (4) H-B, III, 44. (5) « Nicht boser IVille, sonder ein nicht vorauszusehend: Zwischenfall bedingt Frie- drichs Zuriickbleiben, wie gesagt, gegen seine Vortheil und, wie wir daraus schliessen, gegen seine Wunsch». WiIxk, K. Friedrich II, vol. I p. 3353. — CHERRIER dice : «i ne- mici di Federico sembravano di fargli un delitto della sua guarigione e del non es- ser soecombuto come tanti altri all’ epidemia ». Mist. de la lutte, ete. Ma questo è piuttosto un’arguzie che un giudizio. 20 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO dello stesso Federico. Il quale dice ch’ egli in Otranto ricaduto malato e contristato dalla morte del Langravio consultò i principi ed altre illu- stri persone delle parti orientali, «i quali considerato lo stato della no- stra persona e tutte le altre circostanze (2nspecto statu nostre persone et quibuslibet circumstantiis indagatis) non credettero di consigliar la par- tenza (consulendum de transitu non viderunt» (1). Dunque pare che il solo stato fisico di Federico non sarebbe stato sufficiente a rimandare la partenza : ci entrarono altri motivi. E questi sono chiaramente espressi dallo stesso Federico nella circolare contro la scomunica e nella lettera al re d'Inghilterra. Nella prima dice: «i Reatini, che sono sudditi della chiesa, la quale li ottenne dalla nostra magnificenza, appena seppero che noi in Brindisi ci eravamo imbarcati, a istigazione di quelli che se si ricordassero dei benefici ricevuti dall’ impero avrebbero dovuto impedirli e senza il cui permesso i Reatini stessi nulla avrebbero ar- dito, invasero armata mano il nostro regno per sbaragliare i nostri fedeli, che stringevano d’ assedio un nostro ribelle (2); ma per opera della destra di Dio furono sconfitti dai nostri fedeli e incapparono nel laccio che avevano teso » (3). E più chiaramente nella lettera al re d’Imghilterra: « Lo sa Dio scrutatore di tutte le cose che infuriano in- giustamente contro di noi dicendo che non volemmo partire al termine stabilito, mentre eravamo trattenuti, oltre che dagl’'incomodi della ma- lattia (preter infirmitatis incomoda), anche da molti intrascurabili e gravi affari dell’ impero e della chiesa, dei quali il primo fu l insolenza di alcuni Siciliani ribelli (4); nè sembrava sano partito ed utile alla cri- stianità che noi andassimo in Terrasanta, lasciandoci alle spalle la guerra intestina, come non giova al medico, quando il ferro è infisso nella ferita, applicarvi un cataplasma » (5). Le persone delle parti orien- tali chiamate a consulta forse capirono che le forze militari e finan- ziarie dell’imperatore non erano sufficienti alla vittoria nell’ Oriente: però non vollero consigliarlo di partire ad ogni costo. Possiamo conchiudere che Federico nel momento di partire da Otranto (1) H-B, III, 44. (2) « Domini de Pupplito rebelles facti sunt imperatori» Ricc. pe S. GERM. (3) M. G. LL. IV, Tom. II, 154. — H-B, III, 46-7. (4) Quorum primum fuit ribellium Siculorum insolentia. — Federico chiama Siculi i ribelli, perchè appartenenti al regno di Sicilia, nè scrivendo al re d’ Inghilterra voleva entrare in determinazioni regionali, ma certo allude ai ribelli posti al con- fine dello Stato della Chiesa. (5) H-B, III, 50. LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 21 per la crociata fu realmente malato, ma le considerazioni politiche lo ritennero più degl incomodi della malattia. Il papa pure sapeva bene della malattia di Federico, ma la giudicò transitoria e ad ogni modo dalle considerazioni politiche fu indotto ad essere inflessibile verso di lui per umiliarlo. Così la quistione della malattia passa in seconda linea e diviene principale quella politica. Gregorio non dice falsa la malattia, ma poco grave: « abiectionem corporis frivolis ercusationibus gestiens pal- liare retrorsum abiit ad consuetas delicias regni» (1). Partire per la cro- ciata voleva dire esporsi a fatiche, a pericoli, a privazioni d’ogni sorta. Il non volere affrontare tutto ciò è quello che Gregorio chiama abiectio- nem corporis; egli rimprovera a Federico la sua snervatezza (2). Perciò non credette necessario di fare larghe inchieste e discussioni per appu- rare il vero, nè volle accettare scuse: il 29 settembre dichiarò Feder:co in- corso nella scomunica pronunciata due anni prima nel caso che non partisse. Quanto più si delineava netta la politica di Federico, che avrebbe voluto stringere nel suo pugno di signore temuto e rispettato i freni dei popoli che si stendevano dal mare Baltico alla Sicilia senza quella troppo larga interruzione del territorio della Lega Lombarda, tanto più cresceva pel papato il bisogno ch'egli partisse per la crociata e man- tenesse le promesse, che secondo Onorio III aveva tante volte eluso. La posizione e la politica dei due rivali si facevano così divergenti, che la più piccola cosa, che avesse carattere di verosimiglianza e pro- babilità, diveniva una pruova certa della malignità dell’ avversario. L'uno e l’altro mosso dalla considerazione di pericoli reali o immagi- nari nel presente o nel futuro credeva in buona fede di operare per la propria difesa e che l’altro non avesse nessun diritto di chiamarsi -of- feso. Così forse esagerarono tutti e due: ma il sentimento della respon- sabilità propria, lasciando stare l'ambizione personale, in un punto ch'era così strettamente collegato al primato ed alla superiorità del papato o dell'impero, li doveva spingere a determinazioni esagerate. Gregorio il 10 ottobre 1227 così scrive ai vescovi dell’orbe cattolico: «La spaziosa navicella di Pietro posta anzi esposta nella vastità del mare ai turbini e alle tempeste è così continuamente agitata dai flutti (1) Ep. saec. XIII, n. 368. (2) « Christi causam — tam enerviter — proiecisti ». Ep. saec. XIII, n. 370. Solo 12 anni appresso Gregorio esagerando o confondendo i fatti dice di Federico : sano di ‘corpo si mise a letto fingendosi malato (in Zeeto egritudinis simulatus decubuit) H-B, V, 929. 22 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO Il DI SVEVIA COL PAPATO e dalle procelle che i suoi timonieri e remiganti appena possono un poco respirare tra le strettezze delle pioggie precipitanti. E se qualche volta col vento in poppa tende a piene vele verso il porto, subito con- tro si precipita un vento soffiato da chi coll’ alito brucia le navi; ma la nave si tuffa e non si affonda, perchè in essa sta il Signore, che ec- citato dai clamori dei discepoli fuga gli spiriti della procella e comanda al mare e ai venti». Qui rifà la storia dei benefici recati dalla chiesa a Federico, delle dilazioni di lui per la crociata, del suo restarsi ad Otranto e prosegue : « Considerate e vedete se vi è dolore come quello della vostra madre l’apostolica sede tante volte e così crudelmente in- gannata dal figlio, nel quale aveva collocata la sua speranza, sul quale aveva accumulata l’ abbondanza di tanti beneficii, dissimulando frat- tanto, perchè con un pretesto non si distogliesse dal sussidio di Terra- santa, gli esilii dei prelati, le spogliazioni prigionie e ingiurie molteplici fatte a chiese frati e preti ed ascoltando le querele molteplici dei po- veri dei borghesi e dei nobili del patrimonio della chiesa contro di lui, che credo siano entrate nelle orecchie del Signore Sabaoth » (1). Da tutte queste accuse Federico si difende con la lettera circolare del 6 dicembre 1227: « Ci fa immensa meraviglia che laddove aspettavamo gratitudine per i molti benefici, di là ci vengono addosso offese e contumelie di vario genere. Parliamo mal volentieri, ma non possiamo tacere, perchè nel tacere vi è una speranza che forse c'ingannerà. Siamo arrivati alla fine dei secoli, perchè non solo nei rami ma anche nelle radici la carità sembra mancare. Non solo insorge gente contro gente e regno contro regno minaccia, non solo la peste e la fame conturbano e atterriscono i cuori dei viventi, ma financo la carità, per la quale si regge il cielo e la terra, s'intorbida non nei rivoli ma nella stessa fonte; e l’ impero Romano deputato dalla divina provvidenza alla difesa della fede cri- (1) Obaudiens querelas multiplices pauperum, popularium et nobilium patrimonii ecclesie. Ep. saec. XIII, p. 283. Questo patrimonio della chiesa è il regno di Sicilia, come mostra una lettera della fine del 1227, nella quale Gregorio dice a Federico di non voler tollerare da lui quello ch’egli non tollera dai suoi feudatari. « Preterea cum regnum Sicilie pleno proprietatis iure ad Romanam spectet ecclesiam, non solum calamitatibus oppressorum compassionis affectu confodimur, gementium quod illos in eis sustinemus impie servitutis abusus, quos vix debemus in aliis regnis comportare, sed confundimur a vocibus exprobantium et obloquentium quod tales affliviones in hiis, qui ad sedem apostolicam te mediante pertinent, quales ipse in hiis qui ad te spectant aliquo medio nullatenus tolerares...». Ep. saec. NITI, p. 287. LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 23 stiana è fieramente assalito non da persone infime, ma da quelli stessi ch’esso aveva onorato ed innalzato come padri. Se un nostro nemico insorgesse contro di noi, se un persecutore della chiesa, se un nemico della fede concitasse i popoli a noi soggetti contro di noi, prenderemmo le armi della difesa e la spada che Dio ci diede per la difesa della fede e della ecclesiastica libertà e combatteremmo con tutte le forze le battaglie del Signore. Ma quando quel padre universale, vicario di Cristo e successore di S. Pietro, nel quale ponemmo la fiducia della nostra speranza, indegnamente e fortemente si scaglia contro la nostra persona e sembra sforzarsi in tutti i modi di suscitare odio contro di noi, chi non si conturberebbe e stupirebbe che si preparino guerre così feroci contro la nostra innocenza; alle quali solo l’ urgente necessità ci co- stringe, ma di mala voglia, ad andare incontro; perchè noi vogliamo usare ogni umile deferenza a S. Pietro per la riverenza di chi gli con- feri nel mondo la potestà di sciogliere e di legare. Ascolti dunque e comprenda il mondo che noi siamo tratti e provocati dalle scritture e dai messi della chiesa, già nostra madre ed ora matrigna, da essa di- retti contro di noi in tutte le parti del mondo» (1). Qui Federico rifà a modo suo la storia delle vicende del regno di Sicilia e dell'impero Ro- mano dalla morte di sua madre l'imperatrice Costanza per mostrare ch'egli sempre ricevette danni e non favori dalla corte Romana. Quindi espone diffusamente i fatti di Brindisi e di Otranto, per i quali aveva ri- mandata la partenza (2). Frattanto molti crociati, che alcuni dicono 40 mila, partiti da Brin- disi e giunti in Terrasanta, come seppero che l’ imperatore non ve- niva più « risalirono con impeto nelle stesse navi con le quali erano venuti e ritornarono all’occidente, salvo i settecento cavalieri comandati dal duca di Limburgo » (3). « Molti ritornarono miserabili e rovinati, mor- morando e bestemmiando contro papa e imperatore, che li avevano (1) H-B, III, 37. (2) L'imperatore si giustifica pienamente dell’ avere scelto Brindisi come punto d’imbarco, dell’assoldamento dei 1000 cavalieri e del pagamento delle 100 mila onze d’oro. Secondo Gregorio «nec promissum numerum militum in expensis suis tenuit vel transmisit, nec pecuniam quam promisit destinavit, ete. Ep. saec. XIII, n. 371 e 399. L'imperatore risponde : septingentos milites transalpinos — ad nostra stipendia solidatos, CC et L milites regni — ibi fecimus retineri — De centum millibus unciarum satisfecimus, mittentes primo in tribus terminis seraginta millia unciarum, ete. — M. G. LI. IV, Tom. II, 150 — H-B, III, 456. (3) H-B, III, 21 n. 1. 24 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO mandato laggiù per essere oggetto di scherno e di obbrobrio ai Sara- ceni e nulla avevano operato per loro e molti di loro erano morti. Ag- giungevano che su questo punto non intendevano affatto d’allora in poi di sentire ordini o consigli di nessuno di loro» (1). Questo fatto è una pruova di quello che sarà svolto in alira parte, cioè- che mentre papa eimperatore vagheggiando ambedue un vastissimo ideale- contrastavano per la gelosia dei primato nella direzione del mondo, il mondo sfuggiva dalle loro mani e già si rifiutava di riconoscere la loro superiorità. La spedizione di Lombardia aveva potuto far accorto Federico quanto gli fosse difficile di far valere sopra i suoi sudditi l’ autorità imperiale. E Gregorio nel tempo stesso della crociata aveva visto in Roma un altro far da papa, quasi rendendo inutile quello che ufficialmente rappre- sentava S. Pietro. Riccardo di S. Germano racconta: « Nel luglio 1227 un tale in Roma facendosi vicario del papa, che era assente e niente ne sapeva, sostenuto dal favore di alcuni Romani, che tolleravano ciò per guadagno, postosi presso il portico di S. Pietro e usando la potestà apostolica dispensava tutti i crociati dagli oblighi che s'erano assunti e- per mezzo dei Romani fautori di tanto misfatto ritirava la croce che. quelli avevano preso. Questo tale, denunciato dal papa al Senatore, fu preso e punito nella persona come si doveva ». Nella stessa Lombardia gli eretici erano numerosissimi (ritium heresis dicitur in Lombardia plurimum excrerisse) (2). II. La ragione principale, che aveva trattenuto Federico dal partire, era stata probabilmente la scarsezza delle sue forze militari e dei suoi mezzi finanziari per un'impresa tanto difficoltosa, qual'era la liberazione. del regno di Gerusalemme. Nè ceric voleva esporsi così presto a un altro insuecesso, dopo la sua spedizione di Lombardia dell’anno prece- dente. Ma dopo la scomunica papale, essendogli necessario di dimo- strare coi fatti al cospetto della cristianità la sincerità delle sue pro- (1) Plures eorum redieruni inanes ei despecii blasfemanies et murmurantes contra utrumque idest contra apostolicum et contra imperatorem, eo quod misissent eos în derisum et opprobrium Sarracenorum ei nihil egissent et eorum multi defecissent: adi— cienies quod de huiusmodi re deinceps eorum monita vel precepia minime audirent ». Chron. S. M. de Ferraria, p. 39. 2) Ep. saec. XIII, n. 141, eic. LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 25 messe e l’ ingiustizia delle accuse che gli si facevano, preparò nuove forze. Riccardo di S. Germano scrive al dicembre 1227 : « l’imperatore con- vocò tutti i conti del regno a Capua, dove tenne un’ assemblea gene- rale e stabili che ciascun feudatario pagasse per ciascun feudo otto onze d’oro e per ogni otto feudi desse un milite, che pel prossimo maggio doveva partire per la crociata: l’ abate di Monte Cassino fu tassato di 100 uomini con tutte le armi e le spese necessarie per un anno ». Le terre del monastero dovettero perciò pagare 1200 onze, che poi per grazia furono ridotte a 1100. Il papa vietò che la nuova colletta fosse pagata, ma invano. Nel gennaio 1228 ritornò dall’ Oriente l'arcivescovo di Palermo, che forse vi era andato nel luglio precedente con Tommaso d’Aquino conte: d’Acerra, bailo dell’imperatore in Palestina. L’arcivescovo aveva preso accordi o stretto patti col soldano d'Egitto contro quello di Damasco, che dominava la Terra santa. Questi accordi favorivano l’ impresa del- l’imperatore, che nella Pasqua ricevette notizie anche più favorevoli da Tommaso d'Aquino: il soldano di Damasco (ElMuazzan, che Riccardo di S. Germano ed altri cronisti chiamano Coradino) nell’ ottobre 1227 era morto e i suoi successori trovavansi minacciati da tutti i lati. Nel- l'aprile 1228 Federico mandò altri 500 cavalieri in Palestina sotto la guida del marescalco Riccardo Filangieri. Indi tenne un’ assemblea so- lenne in Barletta, nella quale fece leggere in forma di testamento al- cuni capitoli prescriventi che i prelati, i feudatari e i sudditi vivessero nella sua assenza secondo gli usi e le consuetudini del tempo di Gu- glielmo II; nominò suo vicario nel regno Rinaldo duca titolare di Spo- leto e parti il 28 giugno per la Siria. Quello che fece nella crociata abbisogna d’uno studio a parte nè può essere qui trattato per incidente. Egli stette circa un anno fuori del regno (dal 28 giugno 1228 al 10 giugno 1229). Nel partire aveva lasciato una piccola insurrezione ai confini: quando tornò, trovò gran parte dello Stato in rivolta, molte provincie già in potere del nemico, altre pronte a sollevarsi: dapper- tutto disordine e confusione. I nemici di Federico nel regno e fuori non erano pochi : essi aspet- tavano un'occasione per assalirlo e vendicare ‘i loro danni. Onorio II così scriveva a Federico nel giugno 1223: « Non potrebbe darsi per noi amarezza maggiore che di trovarci costretti a turbare il tuo stato di cose, che cercammo in tutti i modi di avvantaggiare, o di fingere di non vedere che sia turbato da quelli che sono pronti a farti danno, 26 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO se conoscessero che non hai più il favore della chiesa » (1). Dopo la sfavo- revole spedizione di Lombardia alcuni feudatari dei confini del regno si agitano. Riccardo di S. Germano riferisce al dicembre 1226 : « il conte Rinaldo figlio di Rinaldo de Bareto si ritirò e fortificò in Antrodoco con- tro l’imperatore : Bertoldo fratello di Rinaldo detto Duca di Spoleto lo assedia con un esercito e lo costringe ad arrendersi ». Ma il fuoco non era spento. Al luglio 1227 il cronista nota: « l’ imperatore fa prendere ostaggi da tutta la Marsica ». Riferimmo quanto dice Federico sui Rea- tini che nel settembre 1227 erano penetrati nel regno per soccorrere un suddito ribelle (2). Nel maggio 1228 il cronista di S. Germano nota: «i signori de Puplito si ribellarono all'imperatore » (3). Malgrado questi indizi di sconvolgimenti Federico, che sentiva la ne- cessità di giustificarsi agli occhi della cristianità, parti nel mese succes- sivo per la Terrasanta. Il bailo del regno, Rinaldo d’Urslingen, nell’ago- sto 1228 andò in persona nell’Abruzzo e pose il suo quartiere generale in Antrodoco. I signori de Popleto si dovettero arrendere, ma ottennero libera uscita. Frattanto i soldati imperiali avevano passato i confini dello stato ecclesiastico e saccheggiato un borgo: a questo fatto seguirono altri, finchè la guerra si allargò all’Italia centrale e meridionale. Di chi la colpa? del papa, dell’imperatore o del vicario imperiale ? Chi deve tenersi responsabile delle prime ostilità ? Federico prima di partire aveva rilasciato al suo vicario un diploma, col quale lo nominava legato imperiale per la Marca d’Ancona, per i beni della contessa Matilde e per altri territori, ch'egli dal 1213 aveva dichiarato appartenere alla chiesa (4). Ciò sembra dimostrare ch’ egli abbia com- (1) Nec quicquid amarius facile posset nobis accidere quam — statum tuum — pertur- bare — aut perturbari ab aliis — illum perturbare paratis, conniventibus oculis per- transire. Ep. saec. XIII, n. 232. (2) Vedi pag. 20. (3) Cf. il diploma di Federico del marzo 1253 : Rogerium de Gallutio, Raynonem de Prata, dominos Popleti, Theodinum de Amiterno, Conradum de Lucinardo (Liitzelhard) et omnes alios barones qui tempore turbationis inter nos et ecclesiam mote contra nos ipsi eccelesie adheserunt, ete.» — M. G. LL. IV, Tom. II — BoEHMER, Acta imperii selecta, n. 301— BinpI, Mon. stor. degli Abbruzzi. (4) « Constituimus Raynaldum ducem Spoleti legatum imperii in marchia Anconi- tana, tota terra comitisse Malfildis, Valle Lacus et Marittima et ei concessimus in cisdem plenarie vices nostras » — M. G. LL. IV, Tom II, p. 156 — Valle Lacus, nella valle del lago (di Perugia). In HviLLarp- BréHOLLES, (INI, 165) si legge : valle, Zacu; parole che non si potevano interpretare, malgrado gli sforzi del FickeR (Forsch. II. 473) e del WIxKELMANN (K. Friedrich II, vol. 2°, 18-19). LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 27 messo al vicario di assalire nella sua assenza lo Stato ecclesiastico e di ritogliere i beni già ceduti. Con altro diploma del 21 giugno diretto alla città di Civitanova delle Marche annulla la cessione di essa fatta alla chiesa e la rimette nella sua soggezione e dominio (1). E da ciò sembra indubitabile che per ordine imperiale il vicario del regno sia pe- netrato nelle Marche. Eppure Federico nega risolutamente che Rinaldo per suo ordine e con sua saputa abbia invaso gli Stati della chiesa (2). È il Papa nel corso di questa guerra non accusa Federico di aver fatto invadere lo stato ecclesiastico, anzi nel novembre 1228 scomunica il solo Rinaldo come invasore delle Marche e il fratello Bertoldo per offesa allo Stato ecclesiastico. E solo molti anni dopo accennando a que- sti fatti dice che Rinaldo con diplomi imperiali muniti di bolla d’ oro era penetrato nello Stato ecclesiastico (3). Nel marzo 1230 rinnova la scomunica contro i due fratelli, ma non nomina affatto l’imperatore. È vero che c'erano allora le trattative aperte per la pace; ma se i due fra- telli avessero operato per conto dell’ imperatore, non potevano essere colpiti di scomunica, nella quale questi non fosse compreso; tanto più che Rinaldo di Spoleto in quel tempo si mostrava molto attivo nel se- condare le richieste dell’inviato papale. Non avendo dunque il papa ritenuto l’imperatore autore primo del- l'invasione delle terre ecclesiastiche ed avendo l’imperatore negato più volte che essa siasi compiuta con sua conoscenza, bisogna ritenere che i due diplomi del giugno 1228 fossero rilasciati a Rinaldo solo condi- zionatamente e che egli senza tener conto delle condizioni, presentatasi l'occasione, abbia invaso ed occupato le terre ecclesiastiche. La condi- zione certo doveva essere che solo quando il papa avesse assalito con (1) « Concessionem nostram predictam ipsi Romane ecclesie de vobis mer to durimus revocandam ».— M. G. LL. IV, Tom. IL, p. 157-8: «encyclica de revocandis donatio- nibus ccclesie factis» — H. B. III, 68 — Nella mente di Federico le terre concesse alla chiesa rimanevano feudi dell’impero, che n conservava sempre l’alto dominio : «ita in utilitatem ecclesie —nostrum beneficium concessimus, ut—vos semper haberemus cum exrpediret, ad nostra et imperii servitia preparatos, quos ex concessione eiusmodi a iurisdictione et servitiis imperii nunquam fieri volumus alienatos » id. p. 67. Ma la chiesa non riconosceva affatto che il suo dominio temporale fasse soggetto all’auto- rità imperiale. Cfr. la mia Giovinezza di Federico II, ete.; p. 27 seg. (2) « Raynaldus filius olim ducis Spoleti preter scientiam et voluntatem nostram— ter- ram ecelesie parabat intrare ». H. B., V., 296— « Aliqui — se nostros nuntios facientes vos nomine mostro receperint — dum motu proprio sine nostra certa scientia processe- mint». HB. Vi, 3010. (3) H. B, V, 330. 28 LA PRIMA LOTTA DI PEDERICO II DI SVEVIA COL PALATO le armi il regno di Sicilia, bisognava per contraccolpo e rappresaglia rivendicare all'impero le terre dell’Italia centrale (1). Non essendo dunque stati i primi arompere le ostilità nè il papa né l’imperatere, fu Rinaldo il colpevole ? Certamente, perchè invase prima il ducato di Spoleto, poi le Marche. Eppure il papa lo minaccia di sco- municare solo nel caso che non abbandoni le Marche e di questa sola invasione pare che lo rimproveri (2). Con ciò forse riconosceva che Ri- naldo non era stato troppo colpevole nell’invadere il ducato di Spoleto, che da quel lato confinava col regno. Sui confini dei due Stati si tro- vavano non pochi centri di banditi e di predoni «le cui mani erano dotte nella preda ed amiche delle rapine » (3). Rinaldo che combatteva i nemici in Antrodoco , forse per impedire altri danni e saccheggi da parte dei sudditi papali o degli esuli del regno, senza far al papa re- clami probabilmente inutili, marciò addirittura contro di loro nelle terre ecclesiastiche. Questa incursione, che forse in tempi tranquilli non avrebbe prodotto una rottura tra i due Stati (4), fu allora la scintilla, che destò un grand’incendio. Rinaldo aveva un esercito agli ordini suoi:il papa ne aveva un altro per nulla inferiore (5). Rinaldo spintosi avanti volle cogliere l'occasione di occupare il ducato di Spoleto, del quale egli aveva il titolo trasmessogli dal padre ma non il possesso: così gl’interessi per- sonali di lui s'intrecciavano con quelli dei quali doveva tener conto come governatore del regno di Sicilia. Il 31 luglio 1228 Gregorio sciolse i sudditi del regno e dell’ impero del giuramento di fedeltà al sovrano. Che il papa procedesse a que- sto fatto senza l’ intenzione di detronizzare Federico e la casa Sveva, (1) FickER: Der Einfall Reinalds von Spoleto in den Kirchenstaat. Innsbruch, 1883, p. 3559 seg. Il FickER reca altri esempi di diplomi rilasciati per un uso condizionale o prima del tempo in cui dovevano servire. (2) « Nune Marchiam Anconitanam ingressus — fraudes et vires exerces, te mani- festum ostentans sedis apostolice inimicum — Protinus Marchiam ereas et dimittas — Alioquin—te ac fautores tuos — excommunicatos publice nuntiet ». Lettera del © nov. 1228, Ep. saec. III, n. 379 — Cf. la lettera dell’agosto 1229 n. 399. (3) « Cum locus ille (nei confini del regno e delle terre pontificie) consueverit esse latronum spelunca et habitatores eius manus habuerint doctas ad predam et rapinis amicas » — Lettera del cardinale Tommaso di Capua (dicembre 1229) Nezes Archiv. der Gesellschaft fiir ciltere Geschichtskunde, XVIII, 188. (4) Nel 1222 il ducato era stato invaso da Gunzelinus imperialis aule dapifer-Ray- nald. Ann. Eceles. a. 1222 $ 27-29 — THEINER, Cod. diplom. dom. temp. I, n. 116-19. (9) « Et quia primos virium suarum (di Rinaldo) conatus a primordio non repres- simus, cum facile potuerimus, etc. »- Lettera del 30 nov. 1228. Ep. Saec. XIII, n. 376. LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 29 mon è credibile. Per l'impero si poteva avvalere delle armi di altri e non combattere direttamente: e infatti cercò subito di far sorgere un anti-Cesare in Germania (1). Ma pel regno di Sicilia non c’era bisogno «di creare un anti-re : il regno era feudo del papa, il quale credeva di avere il diritto di prenderne per proprio conto il dominio. Forse nel ducato di Spoleto si preparavano forze, che presto o tardi avrebbero tentato di occupare il regno: l’ invasione del ducato era perciò pel vi- ‘cario di Federico un atto di legittima difesa. Questo forse fu ricono- sciuto dal papa, che di essa non fa gran carico a Rinaldo. Ma questi, che ormai aveva preso l’abbrivo, vuol procedere avanti; assale il terri torio di Perugia, ma n'è respinto (2); allora passa l’appennino ed entra nelle Marche, dove lo chiamava un forte partito imperiale. Il papa vede la necessità di fare i maggiori sforzi per arrestarne i progressi : scomu- nica nel novembre Rinaldo e prepara un esercito per scacciarlo dalle Mar- che. Ma nello stesso tempo ne prepara altri due per assalire ed occupare il regno (3). Così cominciò la guerra, della quale la responsabilità è in parte del duca di Spoleto, ma in parte maggiore dello stato degli animi e della situazione delle cose. i Gregorio il 29 settembre 1227 aveva notificato al pubblico che Fede- rico secondo i patti da lui stesso giurati era caduto nella scomunica col non partire. Forse sperava che Federico si sarebbe sottomesso come con Onorio nel 1226; e allora oltre il fatto della crociata si sarebbero dovute risolvere e trattare molte altre quistioni riguardanti il regno di Sicilia, nel quale a parere di Gregorio Federico non era che il vassalio o vicario temporale del papa. Ma quando vide che Federico non sde- gnava il tribunale della pubblica opinione, innanzi al quale era chia- mato; che coi suoi manifesti si difendeva vigorosamente e non vi era speranza che si piegasse; pronunziò il 23 marzo 1225 la scomunica, nella quale l’imperatore era incorso da più mesi. Ma ottenne poco effetto : la maggior parte dei vescovi di Puglia e di Sicilia rimasero per allora fermi a Federico: gl’insorti dei confini del regno furono vinti. Federico parti per la crociata. Allora Gregorio procedette al secondo fatto importante : sciogliere i sudditi del regno e dell'impero dal giuramento di fedeltà (31 (1) Cf. H. B, IV, 683 — M. G. H, II, 181 seg. (2) « Perusi partem — occupare presumpsit (Raynaldus). Quem licet fideles eiecis- sent, ete. Ep. saec. XIII, p. 647. — Perugia non faceva parte del ducato di Spoleto — Vedi la mia Giovinezza di Federico II, ete.; p. 14 n. 1. (3) « Yribus ad hoc exrercitibus congregatis ». (Lett. 21 dicembre 1228). 530 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO luglio 1228). Nello stesso tempo fece lega coi Lombardi per sostenere con le armi la sua causa (1). i Sul finire del 1228 il papa preparava tre eserciti; l’uno per la Marca d’Ancona capitanato dal cardinale Giovanni Colonna e dal re titolare di Gerusalemme Giovanni di Brienne, l’ altro per l’ Abruzzo a risolle- varvi la ribellione ancora calda e il terzo per assalire ed occupare il regno stesso di Puglia e Sicilia sotto la guida del cappellano e legato papale Pandolfo d’ Anagni e dei Conti Tommaso di Celano e Ruggiero di Fondi fuorusciti del regno. Un assalto dell'esercito papale nell'Italia meridionale non era nuovo. Già Leone IX nel secolo XI vi aveva combattuto i primi Normanni oc- cupatori della Puglia; e nel secolo XII Innocenzo II prima in compa- gnia dell’imperatore Lotario, poi solo aveva marciato contro Ruggiero II fondatore del regno di Sicilia. Ma tutti e due i papi vi erano stati fatti prigionieri; Leone IX era stato vivamente biasimato dai suoi contemporanei e in ispecie da S. Pier Damiano, Innocenzo II aveva (1) La lega con i Lombardi secondo il Ficker fu fatta prima del 23 marzo. (Mittheit des Inst. fiir Oesterr. Geschichtsforsch. IV Band. p. 373) — Il Winkelmann nota che di ciò non vi è traccia sicura e che in quel tempo non v’era in Lombardia nessun legato papale per stringere i patti (#riedrick II: Zweiter Band, pag. 487). Perciò egli crede la lega stretta poco prima del 31 luglio, nel quale giornoi sudditi dell’im- pero, e quindi anche i Lombardi, furono sciolti dal giuramento di fedeltà — H. Otto invece vuole la lega fatta ai primi di settembre, perchè «da ripetute espressioni del papa vien fuori chiaramente che la lega fu fatta quando i Lombardi temevano un serio assalto dall’ imperatore e la stessa chiesa correva pericolo. Si temeva che Ri- naldo passasse dal ducato di Spoleto alla marca d’Ancona. I Lombardi potevano te- mere che anche per loro fosse venuto il giorno del rendiconto » (Mistorische Viertel- jahrschrift. Anno 1900. p. 537). Mai Lombardi, ch'erano stati così formidabili per Fede- rico nel 1223, non potevano temere del vicario di lui nel 1228: nè quando Rinaldo, forse nell’ottobre 1228, passò realmente all'occupazione delle Marche, si mostrarono molto zelanti. Se poi nemmeno in appresso dopo la liberazione delle Marche diedero quell’aiuto che Gregorio sperava, ciò dipese che le leghe sono poco efficaci nell’assa- lire e non già come vuole l’Otto « che lo scopo dei Lombardi era rimasto 1’ allon- tanamento di Rinaldo dalle Marche: alla conquista della Sicilia essi non avevano nessun interesse » (id. p. 539). Perciò è erronea la conseguenza ch’egli trae da queste premesse cioè « che i Lombardi primieramente posero la spada nelle mani di Gregorio (erst die Lombarden ihm das Schwert in die Hande gedruckt haben)» p. 539. Invece Gregorio prese la spada da se. Nè settembre può essere il mese della lega, se gli Ann. Guelfi Plac. informano che proprio in quel mese giunse ai Lombardila richiesta papale di mandare le truppe pattuite e i Lombardi le avrebbero mandate senza un contrordine di Gregorio. La lega dunque fu fatta prima di settembre e la determina- zione del Winkelman sembra la più accettabile. LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO }I DI SVEVIA COL PAPATO 31 visto poco dopo la sua sconflitta insorgere Roma e ricostituirsi sul Cam- pidoglio il sacro senato Romano. Gregorio IX non imitò i due suoi pre- decessori coll’andare in persona contro l'oste nemica: ma si trovò in condizione più sfavorevole perchè quelli combattevano i dominatori del- l’Italia meridionale coll’ aiuto o consenso degl’ imperatori, mentre nel fatto di Gregorio era appunto imperatore il re di Sicilia. Il 18 gennaio del 1229 i chRiavesegnati, come si chiamavano i soldati papali, entrano nel regno per Ceprano ed espugnano Ponte Solarato : quindi occupano S. Giovanni de Incarica e Pastina. Ma non potettero avere Fondi: « perciò confuso l’ esercito e non senza grave danno ri- tornò a Ceprano» (1). Il maestro giustiziere Enrico de Morra, che dopo il vicario era il maggiore personaggio del regno, raduna forze e va a S. Germano. L'esercito papale cercò d’ assalire Rocca d’ Arce; non essendovi riuscito bruciò il villaggio e tornò indietro. Ma il 3 marzo si rifà avanti, entra nel territorio soggetto a Monte Cassino, espugna Pie- dimonte, prosegue sino al punto chiamato Monumento e per Piombarola e Pignataro giunge verso S. Angelo Todici, riuscendo così al sud di Monte Cassino; ma non avendo potuto espugnare S. Angelo, dopo vivo combattimento cogli abitanti di vari luoghi, sono costretti a ritirarsi nel territorio pontificio. Queste due spedizioni erano più che altro scor- rerie nel territorio nemico fatte forse a caso: il volersi addentrare nel regno senza curarsi di Monte Cassino e di S. Germano, nel quale il maestro giustiziere aveva raccolte molte forze, si mostrava dannoso e inefficace. Ma il 17 marzo torna la terza volta l’esercito papale dirigen- dosi appunto a Monte Cassino e si divide in due parti: l una verso S. Germano, l’altra verso il monastero. Il maestro giustiziere manda da S. Germano ad occupare i monti vicini, nei quali s'impegna un vivo combattimento : egli stesso corre a sostenerlo, ma quando arriva i suoi erano già volti in fuga, egli si trovò circondato da nemici e a mala pena potette riparare al monastero. Il cappellano e legato papale Pan- dolfo si avvicina coi principali dell’esercito e tra minaccie e promesse seppe indurre l’abate Landolfo a consegnargli il monastero; il che l’a- bate, che Federico considera come traditore (2) e che Riccardo di San Germano non sa come giustificare (3), fece a patto che il maestro giustiziere e i suoi uscissero salvi: quindi si arrende S. Germano. Il maestro giu- stiziere si ritirò in Capua. (1) Ricc. pe S. GeERM. ad annum. (2) Lettera di Federico all’emiro Fachreddin, la quale riferirò in appresso. (3) « Longo super hoc tractatu habito, quem ego mescio, Deus scit ». Ricc. de San Germ. 32 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO Questi fatti di Monte Cassino e il successo, che sembrava incredibile, delle armi pontificie fecero un'impressione profonda. I nemici di Fede- rico alzarono la testa, credendo venuto il loro momento; una potente agitazione si manifestò in tutto il regno. Molti nobili e vescovi si di- chiararono pel papa; ma la borghesia rimase in generale fedele al so- vrano. Lo mostra il fatto di S. Germano, i cui abitanti serbavano unanimamente la fede all'imperatore (1); e poi venuti in potere dei pon- tefici giurarono di mala voglia fedeltà al nuovo signore (2). E «in Ca- iazzo troviamo i nobili col vescovo e col clero partigiani del pontefice, il popolo fedele e devoto a Federico » (3). Giovanni di Brienne già re di Gerusalemme e il cardinale Giovanni Colonna coll’ aiuto di numerosi stuoli di Lombardi (4) scacciano dalle Marche Rinaldo, che retrocede nell’Abruzzo dove è assediato in Sulmona. lgli forse aveva temuto che gli si togliesse la ritirata nel regno, ma aveva conservato le città acquistate nelle Marche. L’ Abruzzo era in- sorto in gran parte, specialmente Ortona e Lanciano; ma erano solle- vazioni di poco conto, tanto che la Marsica fu sottomessa nell’ ottobre dell’anno stesso per mezzo di soli duecento cavalieri (5). In Sicilia insorgevano i Musulmani di Gallo, Cinisi, Iato ed Entella, ma delle città pare la sola Lentini (6). Frattanto si spargeva la voce che l’imperatore fosse morto in Siria: il partito papale e baronale ac- quistava con queste voci nuove forze e proseliti o almeno si faceva più audace e prendeva un sopravvento momentaneo; ma la massa della. popolazione, a mio parere, era dappertutto per Federico. Non credo giusto quello che dice il Winkelmann, cioè che sin d’ allora il sistema amministrativo di Federico fosse penoso non pei soli baroni ma anche. per le città che insorgevano principalmente contro il fiscalismo ammi- nistrativo di lui (7). Sin allora si può dire che Federico o non aveva. (1) « Cives fidem cesaris servabant unanimiter ». Ricc. DE S. GERM. (2) « Homines Saneti Germani iurant ad opus pape, licet inviti » id. (3) FARAONL: Caiazzo patria di Pier della Vigna, p. DI. (4) « Et Lombardorum copiosus erercitus ». Ricc. pe S. GeRrm. Sembrano contra- dire a Riccardo gli Ann. Gib. Plac. (M. G. H. XVIII, 469), che recano a non più «li 300 i cavalieri mandati dalla Lega al papa. Ma lo stesso Federico in una lettera, , che riporteremo tra breye, dice che i Lombardi erano il grosso dell'esercito papale. La contradizione può togliersi colla notizia degli Ann. Dunst. (M. G. H. XXVII, 507) che dei Lombardi. andarono. al papa 1000 « et alii amici sui secundum affectionem ». Così molti altri Lombardi, oltre i 300 mandati dalla Lega, corsero come avventu- rieri e per conto proprio a militare sotto le bandiere papali. (5) Ricc. DE S. GER. (6) Regesto di Federico. (7) « Der Druck des von Friedrich gehandhabten Werwaltungssystem nicht blos von: LA PRINA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 33 abusato o aveva abbastanza giustificato le imposizioni, che metteva. Il suo riordinamento e inasprimento fiscale fu posteriore a questi tempi. La borghesia doveva essere assai contenta della sicurezza e giustizia, che godeva dal 1220, specialmente ricordandosi del disordine degli anni precedenti. Frattanto l’esercito papale faceva nuovi progressi acquistando Vena- fro, Isernia, Teano ed altre terre. Giunge a Sessa, che fortemente in- vestita si arrende: procede a Rocca Dragone, che pure viene espugnata. Gli abitanti di Gaeta insorgono, s'impadroniscono del castello e si pro- clamano a comune. Ma si voleva che la città obbedisse alla chiesa : perciò il cardinale vescovo d’ Albano, ch’ era succeduto al cappellano Pandolfo nel comando dell’esercito, la sottopone all’interdetto (1). Quindi proseguono i successi dei pontifici, che acquistano Aquino, Pontecorvo, Traetto. I Beneventani incoraggiati da questi successi fe- cero scorrerie e depredazioni nella Puglia: il conte Raone da Bal bano è sconfitto: onde il maestro giustiziere devastò anch’ egli il ter- ritorio di Benevento. Capua, ch'era ben fortificata e difesa, nemmeno fu tentata dai nemici; ma Telese ed altre terre si arrendono e così l’eser- cito pontificio giunge a Benevento. Di là si spingono assaltando e bru- ciando sino ai pressi di Montefusco a due giornate al sud di Benevento. Ma all'improvviso si sparge la voce che l’imperatore era tornato dalla Siria; tanto bastò per incutere sgomento all’ esercito, che cominciò a sbandarsi e ripassando il Volturno si ritirò precipitosamente sino a Te- lese (2). Pare che alla stessa notizia gran parte dell'Abruzzo ritornasse all’ubbidienza dell’imperatore e perciò l’ex-re Giovanni e il cardinale Colonna, che assediavano Rinaldo in Sulmona, si trovassero a mal par- tito (3), tanto più che furono abbandonati dagli avventurieri Lombardi (4). den Baronen peinlich empfunden vorden ist». WINKELMANN, Kaiser Friedrich Il, Zweiter Band, p, 53. — « Die Dinge, die vorzugweise zu der Erhebung der Stidte ge- gen das fiskalische Regierungssystem Lbeitragen haben werden ete » p. 59. Per me le sollevazioni di questa o quella città, che non avesse speranza di reggersi a Comune come Gacta, indicano non l’opera della cittadinanza ma di una minorauza audace, che approfittava del momento favorevole ma poi era con poco sforzo abbattuta. (1) Quia parere nolunt ecclesie, supponitur interdicto. Rice. pe S. GERM. (2) Papalis erercitus causa metus cepit dissolvi. Ricc. De S. GERM. (3) Così intendo le parole della lettera, che ora riporterò , di Federico all’ emiro Fachreddin: «il re Giovanni e suoi seguaci si ridussero in certe gole di monti, nelle quali non potevano muoversi nè uscire, etc. » AMARI : Estratti del Vari Man- suri, nell’Appendice alla Bibl. Ar. Sic. — Torino, 1889. (4) Id. id. DO) 34 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO Perciò chiamati in aiuto dal vescovo di Albano lasciano l’assedio e cor- rono a lui, formando così un solo esercito, che pone l’assedio a Caiazzo nella prima metà di giugno. Federico realmente il 10 di questo mese era sbarcato a Brindisi. Colà raccolse quante genti potette: « manda lettere del suo felice ritorno in Sicilia e in Calabria, esorta ed anima i suoi fedeli mandando in loro aiuto Tommaso d’Aquino conte d’ Acerra e promettendo loro un altro pronto soccorso » (1). Andò a lui il duca Rinaldo coi suoi soldati, ch’e- rano in gran parte Saraceni. Non pochi crociati tedeschi tornando dalla Siria sbarcarono a Brindisi: Federico li arruolò per se. Così formava un forte esercito composto in gran parte di Tedeschi (2) e Saraceni (3); e passato da Brindisi a Barletta attendeva con calma ad accrescere le sue forze. Eppure appena sbarcato aveva mandato al papa alcuni ca- valieri dell'ordine Teutonico « per mezzo dei quali supplica il papa per avere la sua grazia e dichiara di voler essere all'ordine di lui e della chiesa » (4). Non molto dopo mandò di nuovo al papa per la pace « gli arcivescovi di Reggio e di Bari e il maestro dell’ordine Teutonico » (5). Ma il papa non volle piegarsi a nulla. Federico in questo tempo rice- vette lettere dell’emiro Fahr ad Din (Fachreddin), figlio del sayh degli sayh (capo degli scheik) del sultano d’ Egitto, che aveva preso parte alle trattative diplomatiche prima dell’ andata di Federico in Terra- santa e poi al trattato di pace tra i due monarchi. Riporto una parte della risposta di Federico nella traduzione fattane dall’Amari : « Il ridottato Cesare, imperatore di Roma, Federico figliuolo dell’ im- peratore Arrigo figliuolo dell’imperatore Federico, vittorioso per grazia di Dio, possente per decreto di lui, esaltato dalla divina possanza, re d’Alemagna, Lombardia, Toscana, Italia (Puglia) (6), Longobardia (prin- cipati Longobardi) (7), Calabria, Sicilia e del reame gerosolimitano di Siria, sostegno del pontefice di Roma, aiutator della religione del Messia... (1) Ricc. pe S. GeRM. (2) Id. id. «Gli Alemanni che ci avevano seguito in Siria ». AMARI, Bibl. Ar. Sic., Appendice, Torino, 1889, p. 60. (3) « AD ista parte Capue Sarracenorum cuneos ordinavit ». Ricc. DE S. GeRm. (4) Id. id. (5) Id. id. (6) Cf. EpRISI in AMARI, Bibl. Ar. Sic., I, 33 — ScHIPA, Arch. Stor. Nap., XX, 431. (7) Amari, Bibl. Ar. Sic.,I, 24. — EpRISI, L’Italia descritta, versione di M. AMARI e C. ScHIAPARELLI, Roma, 1883, p. 99-101. LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 35 «..Sapendo che la signoria vostra sente di buon grado le novelle ap- purate che ci riguardano e le azioni nostre ben riuscite, ci facciamo ad informarnela. Come gà le spiegammo in Sidone (1), il papa ricomin- ciando l’opera sua di perfidia e di frode prese una delle nostre fortezze più difendevoli che s'addimanda Monte Cassino, consegnatagli dal ma- ledetto abate di quel monastero, il quale gli aveva promesso di far molto di più, ma non potè, perchè i sudditi fedeli aspettavano il nostro ritorno. «Indi il papa fu necessitato a spacciare la nostra morte e far giurare i cardinali su questa e sulla impossibilità del nostro ritorno. Con base di tal fatta accalappiarono essi la gente e che alla nostra morte nessun altro che il papa avrebbe potuto governare il nostro reame per conser- varlo al nostro figliuolo. Su la fede di costoro, che sono i pontefici della religione e i: successori degli apostoli, fu raggirata un’accozzaglia di ba- lordi e di malfattori. « Come prima noi approdammo al porto di Brindisi, che Iddio lo co- studisca, trovammo che il re Giovanni e i Lombardi irrompeano a gare nel nostro reame; ma sparsa che fu la nuova del nostro sbarco, dubi- tarono di quanto i cardinali avevano affermato con giuramento. Quanto poi noi scrivemmo e inviammo messaggi a significare ch’ eravamo ri tornati sani e salvi, cominciarono i nostri nemici a turbarsi : entrò negli animi loro il terrore e la confusione: voltarono le spalle ritraendosi di- sordinatamente a due giornate di cammino. E i nostri fedeli venivano a noi ubbidienti. Gli stessi Lombardi poi, ch’erano il grosso dell’ eser- cito papale, non volendo lasciarsi cogliere sul fatto della ribellione e della slealtà verso il signor loro, andarono via tutti. Ma il re nominato di sopra e i suoi seguaci, presi di vergogna e di paura, si ridussero in certe gole di monti, nelle quali non potevano muoversi nè uscire, per- chè tutto il paese tornava a noi ed all’ ubbidienza. In questo mezzo avevamo messo insieme un esercito numeroso, accorrendovi gli Ale- manni, che ci avevano seguito in Siria e quegli altri che partiti prima di loro, i venti li avevano ricacciati nei nostri dominii. Infine ce’ erano altri nostri fedeli e ufficiali dello Stato. Così noi senza metter tempo in mezzo moviam ora contro i nemici. «Dopo ciò segnaliamo alla signoria vostra il ricapito delle sue lettere, (1) Deve dire Accone, dove Federico sbarcò il 7 settembre 1228 e quindi proce- dette al sud sino a Giaffa e Gerusalemme, non mai al nord verso Sidone. C€7. Re gesta Imperii, Vi. 36 LA PRIMA LOTLA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO le quali ci ragguagliano dell’esser suo, dei suoi proponimenti e delle sue faccende; e riferisca i nostri saluti a tutti i capi dell’ esercito, ai suoi propri paggi, ai mamluchi (schiavi cioè condottieri di soldati schiavi) e a tutta la gente di sua casa. E alla signoria vostra auguriamo salute e la misericordia e la benedizione di Dio. « Scritta in Barletta, che Dio la costudisca, ai dì 23 agosto della se- conda indizione (1229) » (1). Il cronista arabo riporta in parte una seconda lettera di Federico della metà di settembre relativa alla liberazione di Caiazzo ed alla rioccupazione della Terra di Lavoro e conchiude: «Ho voluto inserir queste lettere a fin di accertare quali reami aduna sotto il suo scettro il re ed imperatore. In vero non fuvvi mai in cristianità, dai tempi di Alessandro in qua, un monarca simile a questo per la possanza e so- pratutto per l’audacia con la quale egli osa di provocare il papa, loro califo, e muove contro di esso e lo caccia via ». Federico parti da Barletta l’ultimo di Agosto. « E volendo entrare in Foggia, questa con Troia, Casalnuovo, S. Severo e la terra di Civitate si ribellarono, non vollero ricevere nè lui nè i suoi nè concedergli di vettovagliarsi. Ed egli agli 8 di settembre giunse in Capua » (2). Questa ribellione della Capitanata in un momento così inopportuno, quando l’esercito papale si era ritirato impaurito e l’Abruzzo in gran parte era tornato all’ ubbidienza e l’imperatore aveva ricostituito le sue forze, sembra poco spiegabile. Nè sembra ragionevole che l’imperatore in pre- senza di tale ribellione avvenuta sotto i suoi occhi (3), invece di fermarsi un poco per vedere almeno che sviluppo prendesse, corre difilato & Capua. Evidentemente deve trattarsi di un tumulto al quale l’ impera- tore dava poca importanza, tanto più che il cronista Riccardo ne parla solo quando quelle città tornarono all’ubbidienza (marzo 1230) e non già nel principio della sollevazione. Esso forse era nato da cause locali, le quali devono trovarsi nel fatto della celebre colonia musulmana di Lu- cera fondata da Federico nel 1224. Il baiulo Paolo de Logoteta fu fatto a pezzi dagl’insorti di S. Severo e molti possessi imperiali depredati (4). (1) AMARI, Estratti del Tarìh Mansuri; in Appendice alla Bibl. Ar. Sic., Tori- no, 1889, p. 57-63. — Arch. Stor. Sic., IX. (2) Breve Chron. Sic. in H-B, I, 902. (3) « In faciem imperatoris » id. id. p. 903. (4) « Casale S. Severi per iudicium fuit destructum, quia homines illius loci tempore perturbationis occiderunt Paulum de Logotheta baiulum imperatoris et armenta impe- rialia diripuerunt ». Dispaccio di Federico del 1238 in 7-5, V, 252. Riccardo di LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 31 Ma, come s'è visto, Federico senza badarvi troppo passa rapidamente l’appennino e va a Capua. Il vescovo d’Albano legato papale « per man- canza di denaro fece prendere il tesoro della chiesa di Cassino e di quella di S. Germano; e il clero di S. Germano convenne in una determinata quantità di danaro perchè il tesoro della chiesa non fosse portato via » (1). Se ciò fosse stato fatto da qualche funzionario imperiale, chi sa quante grida d’esecrazione sarebbero risonate nella cristianità. Ma l'esempio non andò perduto, perchè Federico in appresso fece lo stesso (2). Frattanto l’imperatore assalta ed espugna Calvi «e fa impiccare al cuni prigionieri della campagna Romana » (3). Quindi senza che i nemici lo potessero impedire va a S. Maria de Ferraria : riceve Vairano, Alife, Venafro « e tutta la terra dei figli di Pandolfo ». Il legato papale e l’ex-re di Gerusalemme retrocedono a S. Germano; ma saputo che s'avvicinava l’imperatore, si ritirano a Monte Cassino con pochi seguaci. L'esercito papale s'era sbandato. L'imperatore saccheggia Piedimonte di S. Lucia, ma assalta invano il monastero di Monte Cassino. Poco dopo tornano all’ubbidienza Sessa, Alife, Isernia, Presenzano, Rocca d’Evandro, Arpino e tutte le terre del monastero, il cui intero demanio è confiscato (4). Il 4 ottobre assalta e brucia Sora; ma la fortezza di Sorella resiste e rimane in potere dei nemici. Così Federico era giunto vincitore al confine dello Stato ecclesiastico : erano state conquistate tutte le terre al nord di Monte Cassino, che così era strettamente assediato da tutte le parti: un assalto dato era stato infruttuoso, ma non poteva essere che questione di tempo: il monastero tra pochi mesi al più doveva arrendersi. Così S. Germ. inesattamente chiama giustiziere Paolo de Logoteta e attribuisce a cause troppo vaghe la sua morte: « In Apulia illis diebus quidam Paulus de Logotheta im- perialis iustitiarius membratim trucidatus est eb hiis, qui odio imperatorem habebant » . Gli storici (Cherrier, Winkelmann, Ficker nei Regesta imperii ete.) dicono che nello agosto l’imperatore non andò a Foggia. Io pubblicai un documento di Federico ap- punto dell’agosto 1229 datato da questa città e lo Scheffer- Boichorst un altro dello stesso luogo e data. Ved. il mio Parlamento di Foggia del 1240, p. 37 e SCHEFFER- BorcHorsr, Das Gesetz Kaiser Priedrich's II: De resignandis privilegiis, p. 158. Però lo Scheffer- Boichorst credette che in agosto andasse in Foggia non Federico, ma la curia che rilasciava i diplomi. Ma nel documento da lui pubblicato Federico dice : Sane cum feliciter Fogie gauderemus, ete. il che sembra affermare la presenza di lui nella città. (1) Ricc. DE S. GERM. (2) Cf. la mia Giovinezza di Fed. II, ete., p. 45, doc. X. (3) Ricc. pe S. GERM. (4) Ricc. pe S. GERM. 38 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO salvo questo, nel quale si difendeva disperatamente il legato papale Pelagio vescovo d’Albano, salvo la fortezza di Sorella e le città di Gaeta e di Sant'Agata, che prima s'erano ribellate per la speranza di governarsi a Comune e poi s'erano dovute sottomettere alla chiesa, tutto il regno era. stato riconquistato. In tanta prosperità di vicende Federico mandò a doman- dare per la terza volta dal suo ritorno la pace al papa « offrendosi pronto a ritornare all’ubbidienza della chiesa ». La curia Romana accettò di apri- re le trattative. « Il maestro dell’ordine Teutonico riporta all’imperatore liete notizie, che presto si divulgarono, della composizione tra lui e il papa » (1). Lo stesso maestro va incontro al cardinale Tommaso di Capua. del titolo di S. Sabina, che veniva da parte della curia. Così terminava. la guerra e cominciavano le trattative della pace. IV. Gregorio aveva visto con dolore la rovina dell’ impresa nel regno, ch’egli diceva patrimonio della chiesa. Aveva contato sull’ aiuto delle città Lombarde; ma quei Lombardi ch’ erano venuti per conto loro e come avventurieri al servizio della chiesa, s' erano dileguati coi primi successi delle armi imperiali e le città immerse nei loro odi e nei loro interessi particolari non curavano o non erano in grado di mandare aiuti. Le due leghe di Milano e di Cremona avevano prese le armi e proprio nel settembre del 1229 s’ erano date una gran battaglia sulle rive del Panaro, senza che nessuna riuscisse decisamente superiore. Gregorio si lagna amaramente coi Rettori della lega: « Ricordiamo d’a- vervi più volte scritto che i soldati, che destinaste al servizio della. chiesa al disotto del numero promesso, vennero con tale incuranza e lentezza volontaria, per non dire colpevole, che calcolando il tempo del venire e del tornare servirono poco o nulla. — Voi sapete e crediamo che come uomini prudenti consideriate spesso che noi aderendo al vo- stro ardente desiderio e alle vostre ponderate deliberazioni cominciammo quest'impresa (2) contro l’ex-imperatore, che con tutte le forze dell'anima aspirava allo sterminio della Lombardia. Ma mentre noi sosteniamo la ‘1) Ricc. pe S. GERM. (2) «Ex summo desiderio et deliberato consilio vestro contra Fredericum dictum im- peratorem negotium nos inchoasse ». Per negotium intendo l’avere sciolto ‘i sudditi di Federico dal giuramento di fedeltà e non l’ appello alle armi, il principio della guerra, come vuole H. Orto nella Historische Vierteljahrschrift, II, Jahrgang, p. 930. Negotium non significò mai dellem. Ved. pag. 30. LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 39 loro causa in terre estranee, mentre freniamo l’impeto del nemico aspi- rante al loro sterminio, ecco che i Lombardi ritardarono di tanto l’aiuto promesso, che non vogliamo dire come abbiano servito quelli che fu rono destinati al servizio della chiesa » (1). E in altra lettera del 7 ot- tobre 1229 all’arcivescovo di Milano e al frate domenicano Guala: « Dio voglia che non mai i Lombardi si fossero offerti al nostro ossequio, che non mai avessimo da loro sperato qualche aiuto, perchè potevamo prov- vedere in ben altra maniera al diritto della chiesa; ma non volendo loro sottrarre la destra aiutatrice, accogliemmo le loro suppliche e pro- messe » (2). Zrn den altra maniera per me vuol dire organizzando bene e a tempo le sole forze della chiesa (3). Gregorio volle portare alle ul- time conseguenze l’organizzazione gerarchica ecclesiastica già resa molto ferma e solida dal tempo d’ Innocenzo II. Considerandosi come capo feudale della chiesa e i vescovi come suoi vassalli, diede ordine a tutti o a parte di loro di muovere in suo aiuto con tutte le loro forze. Così la chiesa diveniva un impero nell'impero e avrebbe in certo modo as- sorbito o annullato l'impero temporale. Gregorio sperava principalmente d’aiutarsi con i Francesi contro i Tedeschi, come al tempo della reg- genza d’Innocenzo III nel regno di Sicilia. Egli scrive il 28 settembre all'arcivescovo di Lione: « Ti avvisiamo ed esortiamo e in virtù del- l'obbedienza pel prestato giuramento ti ordiniamo che senza perdita di tempo, con quel numero di soldati che puoi, ti affretti a venire in per- sona da noi» (4). Ma pare che non sia accorso che il solo vescovo di Beauvais. Frattanto Federico dopo la conquista di Sora giunto vincitore, come dicemmo, al confine dello Stato ecclesiastico mentre il legato pontificio as- sediato in Montecassino non poteva sfuggire e poche città del regno dove- vano ancora essere sottomesse, invece di lasciarsi trasportare dal corso degli avvenimenti e di cedere all’impeto del momento, offre per la terza volta la pace al papa. Questa moderazione nella vittoria mostra il suo di- (1) Ep. saec. XIII, n. 395 (26 giugno 1229). (2) Ep. sacc. XIII, n. 406. (3) L'espressione a mio parere non significa affatto che (Gregorio già pensasse alla pace, alla quale non era ben disposto nemmeno sei mesi dopo. P’otevamo prov vedere allude a tempi precedenti e vuol dire soltanto che la guerra avrebbe avuto uno svolgimento differente. (4) « Monemus et hortamur — per apostolica tibi scripta in virtute obedientie sub debito iuramento districte precipiendo mandantes — quatenus sine more dispendio cum congruo exfortio bellatorum ad nos personaliter venire festines ». Ep. saec. NITI, n. 403. 40 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO scernimento politico. Il papa come sovrano dello Stato ecclesiastico non valeva molto, ma come capo della corporazione ecclesiastica dissemi- nata in tutta l'Europa e potentissima per feudi e prestigio presso la maggioranza dei popoli europei era poderosissimo. Egli ebbe lo stesso intuito del primo console Bonaparte, che dopo la vittoria di Marengo volle trattare la riconciliazione con la chiesa e all’ambasciatore mandato al papa disse: «trattatelo come avesse 200 mila soldati». Federico dunque mandò il maestro dell'ordine Teutonico alla curia pontificia con un progetto di pace (formam concordie), nel quale « chiede perdono, promette di emen- darsi, offre città e castella per cauzione della sua fede: il sommo pontefice: finalmente sopraffatto (derictus) dalle istanze di molti consentì » (1). Nella corte papale, che allora dimorava in Perugia, vi era un partito decisa- mente avverso alla pace, composto di preti ch’ erano soliti di pescare assai bene nell'acqua torbida (2), ma vi erano anche quelli che deside- ravano « la tranquillità della chiesa, la quiete del popolo » (3). Questi ultimi nel disastro dell'esercito papale prevalsero. La condizione principale di Federico era di essere subito liberato dalla scomunica. Ma Gregorio non voleva far ciò nè venire a patti senza l'accordo e il consenso dei Lombardi; perciò il 10 novembre trasmise loro le pro- poste imperiali chiedendone il sincero parere e promettendo loro che non mai li avrebbe abbandonati. Frattanto incaricò deile trattative col l’imperatore il cardinale di Santa Sabina Tommaso di Capua, del quale 15 lettere relative a questi avvenimenti furono pubblicati dal Roden- berg il 1892 nel Neues Archie der Gesellschaft fiir altere Geschichtskunde (Tomo XVIII). Queste lettere sono prese da una summa dictaminis fatta nell'Italia meridionale e poco dopo il 1251 portata in Francia. Il cardinale Tommaso partito da Perugia era giunto a Rieti, quando Bertoldo di Urslingen, che da un mese governava la Marsica e aveva raccolti molti predoni, fece un'irruzione nel territorio papale, forse in- calzando alcuni ribelli, e devastando e bruciando tutto. Ma l'arcivescovo R. (4) che da parte di Federico accompagnava il {1) Vita Gregorii in Mur. Scriptores, III, 91. (2) «Multi sunt clerici, qui nituntur impedire concordiam, consueti fecondius in aqua turbida piscari ». Lett. del card. Tommaso di Capua a Gregorio (dicembre 1229). Neues Archiv. der Gesellschaft fiir diltere deutsche Geschichiskunde. XVIII, pag. 183. (3) « Desidero tranquillitatem ecclesie, populi quero quietem ». id. id. p. 186. Lo stesso Tommaso ad alcuni cardinali: « Scio vos amatores concordie, pacis amicos ». id. id. (4) Reginus, secondo il Rodenberg. Il Winkelmann vorrebbe modificare R. in B. e intendere Berardo di Messina. Ma all’indicazione del grado ecclesiastico segue ge- neralmente il nome del luogo e non della persona. Così in queste stesse lettere : ve- nerabilis patris domini Albanensis (p. 150): venerabilem patrem Albanensem episco— pum (p. 181). LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 41 cardinale, spedi un messo a Bertoldo rimproverandolo di quanto ave- va fatto: Bertoldo licenziò quelli che aveva raccolti e si trasferì in altre parti; il cardinale e l'arcivescovo si avviarono da Rieti a Tivoli, dove era andato loro incontro il maestro dell'ordine Teutonico, e giun- sero il 27 novembre ad Aquino. Di là lo stesso giorno il cardinale andò a S. Germano, dove s’incontrò coll’imperatore. Ma questi aveva saputo dall'arcivescovo di Reggio che il cardinale aveva poteri assai limitati, che non recava affatto risposte precise alle proposte imperiali, che non aveva il potere di togliergli la scomunica: perciò il trattare con lui non poteva condurre ad alcuna soluzione (1). Il papa intendeva prima di mettersi d’ accordo coi Lombardi, mentre Federico desiderava che si separasse la causa degli uni da quella dell’ altro, come s' era fatto mezzo secolo prima alla pace di Venezia: per cui allora i Lombardi s'erano lagnati come di essere traditi. Ma se Federico non voleva ri- petere l errore del suo avo Barbarossa , che solo dopo la sconfitta di Legnano si persuase della necessità di separare la chiesa dalla Lega Lombarda, Gregorio forse alla sua volta non voleva far rinnovare le le- gnanze d’allora, ma restar fermo e fedele nell’accordo dei Lombardi. Il cardinale poco dopo l’incontro con l’imperatore scrive a Gregorio : « Della forma del negozio a me affidato si accorse l’esperienza dell’ar- civescovo mio compagno di viaggio. Entrato nel regno dopo inondazioni che avevano rese sdrucciolevoli le vie, seppi che all'imperatore era stato riferito non essermi stata data nessuna facoltà importante (mullius po- testutis mihi esse potenciam); perciò egli mi fece sapere che prima vo- leva una risposta alla sua domanda (cum de responsi exrpectatione respon- deret). E perciò l’affare dallo stesso principio presentava difficoltà, anzi sembrava quasi disperato. Pure partito per un luogo poco lontano il principe, ebbi il passo per Aquino e salito a Montecassino trovai il ve- nerabile padre vescovo d’Albano andato giù per molta debolezza, ag- gravato di molta infermità; e non trovando altra via per trarlo di là coi nostri devoti della campagna (Lazio) se non quella di parlare col principe, feci ciò una sera col consiglio dello stesso vescovo; e dettogli quello che Dio m’ ispirava e udite le sue risposte, non si potette ve- nire a nessuna conclusione per quelle ragioni che vi dissi in altre let- tere. Di poi per mezzo d’alcuni si ottennero dei vantaggi per il vesco- vo d’Albano e i suoi, come pure pel monastero e i beni di esso » (2). (1) « Spero in domino quod mandatorum vostrorum fines servabo ». Lett. del cardi nale a Gregorio. Newes Archiv., XVIII, 181. Riccardo di S. Germano dice inesatta- mente che il cardinale « venit Aquinum cum forma concordie ». (2) Neues Archiv., vol. cit., p. 181-2. 6 49 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO Infatti Riccardo di S. Germano narra che nel dicembre 1229 « consilio et suasione dictorum cardinalis et magistri domus Hospitalis Teutonicorum » Federico fece uscire liberi e salvi da Montecassino il vescovo d’Albano coi vescovi d'Aquino e d’Alife e coi soldati della campagna (Romana). Dello stesso monastero e dei suoi beni fu data I’ amministrazione al maestro dell'ordine Teutonico, come uomo di fiducia del papa e dell’im- peratore, il quale doveva amministrarli quasi dominii neutralizzati sino alla conclusione della pace. Gli uomini del monastero dovevano pre- stare giuramento ad Ermanno de Salza maestro dell'ordine Teutonico e non a Federico (1). Così questi concedeva qualche cosa alle richieste pa- pali, senza ch’ egli però avesse ancora ricevuto nulla. Ma egli era il vincitore e certo senza danneggiarsi faceva pruova di buona volontà. Il cardinale di Capua aveva ottenuto la liberazione del vescovo d’ Al- bano e dei suoi, ma come grazia e generosità dell’ imperatore. Perciò egli scrive a Gregorio di volerlo scusare «se non aveva dato impor- tanza a qualche esteriorità, purchè nulla manchi della sostanza » (2). L'imperatore, come s'è detto, chiedeva per prima cosa l’ assoluzione dalla scomunica; ma il papa trattenuto da qualche speranza o volesse il consenso espresso dei Lombardi non si sapeva risolvere a darla. Nel dicembre 1229 l'inviato papale scrive a un cardinale: « Tra i desideri del nostro imperatore questo, si dice, è principalis- simo, di potersi in tale maniera riconciliare con la chiesa e unire al signor nostro, il papa, che la pace rimanga ferma e durevole e tutti e due ne profittino in Dio. Pure per le notizie mandategli da alcuni della curia e da altri di Roma (come mi fu riferito) già comincia ad avere in sospetto quello che gli dissi sulla sincera volontà del papa (di fare la pace): perchè da quasi tutte le parti gli si scrive che con lui si agi- sce frodolentemente; il che io contrasto con ogni forza e pazienza chia- mandone Dio in testimonio. Saprete inoltre che sono andato (a Sessa) sì per la carestia che vi è a S. Germano e sì per i Gaetani, in cui pro volevo dire quello ch’era necessario. Ma mi scrissero che avevano man- dato un nunzio al signor nostro (il papa). Onde mi astenni dai colloqui, aspettando che risposta il nunzio avesse ricevuto dalla sede aposto- lica >» (3). (1) « Non ero in facto, qualiter in alterius deveniat manus ». Ricc. pe S. GERM. (2) « Aliquid obmisi sollempnitatis, cum de substantia non deesse credatur ». (3) « Noveritis me ivisse (Suessam). Set intelleri per litteras, quas ab illis recepi, quod miserant nuncium ad dominum nostrum. Unde supersedì colloquiis, expectans quod ipse receperat ab apostolica sede responsum ». Neues Archiv., XVIII, 184. Ipse si LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 45 Poco dopo la fortezza di Sorella capitolava; le città di Foggia, La- rino, S. Severo ritornavano all’ubbidienza. L’ imperatore aveva licen- ziati i crociati tedeschi arruolati l’anno precedente, ma raccoglieva nuovi soldati (1). Egli era a stento rattenuto dall’abilità del legato papale che non facesse le sue vendette su quegli ecclesiastici e laici, che gli si era- no dichiarati contrari. Eppure nella corte papale gridavano di più quelli che volevano la guerra e davano addosso al cardinale ambasciatore, il quale serive ad altri cardinali : «So che avete lo zelo di Dio, perchè vi so provvidi zelatori dell’onore della chiesa di Dio (quia scio vos honoris et ecclesie Dei prorvidos zelatores)... Ora scrivo al signor nostro il papa alcune cose, che la vostra circospe- zione potrà leggere se vuole trascritte. Aggiungo questo solo, che con- siderate le condizioni nostre e della parte avversa, se non si provvede in tempo, la chiesa ne resterà confusa ed umiliata, periranno quelli del regno che aderirono alla chiesa, salvo che un miracolo della divina po- tenza non conduca le cose in altro modo ». E ad alcuni suoi amici con quella sottigliezza e concettosità arguta, per la quale fu celebre dittatore nel suo secolo : « Sentii che alcuni mi tirano contro parole come pietre: ma m’indi- cassero almeno perchè mi lapidano! Se è un male ciò per cui mi man- darono, non s'imputi all’ubbidienza di me misero, ma all'ordine di chi mi mandò. Se poi è un bene, perchè mi danno addosso ? Sento la pena, ma ignoro la colpa, se pure non mi si vuole a tutti i costi dar colpa, che con la speranza della divina clemenza lavorai nel trattare la pace. Desidero la tranquillità della chiesa: cerco la quiete del popolo. Se que- sta è la causa della mia vessazione, mi si tragga in tribunale, si fac- ciano avanti di buon animo gli accusatori, non mi servirò di nessuna pregiudiziale, non respingerò i testimoni e ubbidirò alla sentenza, di- chiarato reo per colpa di tal fatta » (2). Al marzo del 1250 non si era più progrediti di quello che si fosse in dicembre. Il cardinale Tommaso scrive al papa: « Trattai col principe di quello che poteva rendere più facile la pace riferisce al nuncivm del periodo precedente e non all'imperatore, che nel passo non è nominato. Perciò erroneamente il Winkelmann dice il passo « wicektig als Beweis, dass Friedrich auf seine Antreige, noch gegen Weihnachten ohne Beschied war». K. Friedrich II, Zweiter Band, p. 174 n. 3. i (1) « Ut si quis esset vel esse vellet in apparatu militari ad servitium imperatoris » ecc. Ricc. pe S. GERM. (2) Neues Archiv., XVIII, 186. d4 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO e capii ch’egli sarebbe stato abbastanza cedevole ai desideri della chiesa, se gli si offrisse subito il beneficio dell’assoluzione. Egli aveva presentito, prima ch'io entrassi nel regno, che l’aspettare la risposta dei Lombardi teneva in sospeso la sua riconciliazione : ciò gli dispiacque assai e l’at- tribui a inganno e disprezzo (1). Tuttavia per togliere questa causa in- tollerabile di ritardo mascherata col pretesto delle formalità necessarie al processo dell’assoluzione Q. (2) e il (maestro dell’ ordine Teutonico) vennero alla sede apostolica: ma non so che abbiano fatto. Io frattanto vivo in un tristo malessere, legato come sono dal mandato di Vostr: Santità : e perciò mi si mostra a dito come sospetto e si dice che sono escluso (dalle decisioni importanti) » (3). Il legato papale si trovava assai a disagio in una missione, nella quale compariva come apportatore di pace, senza che poi la pace si facesse o forse sembrasse che si volesse fare. Egli doveva sempre fare richieste all'imperatore a vantaggio di chiese, preti o ribelli, ma poi non poteva nè sapeva che rispondere a proposte precise di lui. Ed egli ne scrive al papa non senza far trasparire all’ ultimo un certo risentimento per l’infelice figura ch’era costretto a fare : « Sento che molti disputano della mia dimora (nel regno): ma voi sa- pete quali ordini mi avete dato nè forse quella fu inutile. Se non fossi rimasto nel regno, i beni dei chierici e delle chiese già sarebbero al- l’intutto in saccheggio e preda, i prigionieri e gli altri del regno, che il principe teneva sospetti, avrebbero subito, si crede, l'estremo suppli- zio. In ciò niente ascrivo a me, ma a Dio ed a voi. Perciò vogliate per- donarmi se vi supplico che considerate le condizioni vostre e della parte avversa con matura discussione e a ragion veduta risolviate che cosa sia più utile secondo Dio e gli uomini, cioè la pace e la guerra » (4). Con i zelanti della corte papale che biasimavano qualunque transa- zione, con i Lombardi che non vedevano di buon occhio la riconcilia- zione del papa con Federico, non si sapeva che credere e sperare. Ep- poi le pretensioni dei due contendenti erano troppo opposte. Per Gre- gorio il regno di Sicilia era un patrimonio della chiesa e Federico il (1) Anche il primo console Bonaparte si doleva che il papa nelle trattative con lui aspettasse il consenso di Vienna e forse degli emigrati. (2) Q. deve leggersi R. come nota il Rodenberg, cioè Reginus archiepiscopus. (3) Neues Archiv., XVIII. 185. (4) « Ad hoc impetrata venia supplico ut, consideratis vestris et partis adversis ad- verse processibus plene discussionis arbitrio decernatis quid secundum Deum et homi- nem plus expediat, scilicet pax an guerra ». N. A., XVIII, 185. LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 45 suo vassallo o vicario temporale. Per Federico lo stato ecclesiastico ri- maneva sempre sotto il dominio imperiale e l’imperatore vi aveva sem- pre il diritto di comandare. Ma Federico, che voleva a tutti i costi se- parar la causa della chiesa da quella dei Lombardi, sui quali sopratutto gl’importava di prendere la sua rivincita della spedizione del 1226, ri- chiese i principi tedeschi di farsi mediatori tra lui e il papa e i prin- cipi accettarono. L'imperatore tra i feudatari del regno germanico non era che « primus inter pares» : la sua autorità vi era molto limitata dalla potenza dei principi che in questa occasione furono chiamati o si offrirono mediatori per trarne buon partito ed accrescere il loro potere (1). Importava inoltre loro mol- tissimo che il sacro Romano impero fosse conservato alquanto forte per- chè non svanisse il loro predominio, divenuto allora molto incerto, sull’Ita- lia. Ma tutto questo per la lotta che sembrava senza uscita tra papato e impero, correva allora gran pericolo. Nel marzo 1250 si formò una commissione di quattro cardinali, dei duchi d’ Austria, di Carinzia e di Merania, del patriarca d’ Aquileia e dell’arcivescovo di Salisburgo. Questa commissione formò un disegno e trattato di pace (2) e andò con esso nell’ aprile dall’ imperatore ch’ era nella Puglia e fece con lui la Pasqua. Ma l’imperatore non volle accon- sentire a molti punti e fra gli altri che le città di Gaeta e Sant’ Aga- ta, ancora inespugnate dalle armi imperiali, restassero al papa: onde la commissione dovette ritornare a Roma. Di più il papa nel giovedì santo aveva riscommunicato Rinaldo duca di ‘Spoleto e il fratello Ber- toldo per l'invasione delle Marche; e l’imperatore nel maggio, forse per rappresaglia, fece abbattere le mura e riempire i fossati di Foggia, Ca- salnuovo e S. Severo, risottomesse nel marzo. I principi e i cardinali che nel maggio dal papa tornavano all’imperatore in compagnia di molti vescovi esuli del regno, che si rassicuravano per la speranza della pace, a quella notizia tornarono precipitosamente indietro e fecero ritirare i vescovi da S. Germano a Ceprano; quindi col solo abate di Monte Cas- sino andarono a Capua. L'imperatore vi giunse il penultimo di maggio, (1) Federico ricompensò tosto i principi dell’opera a lui prestata con lo statutum in favorem principum, ch'egli fece loro concedere dal re Enrico suo figlio nel mag- gio 1251 alla dieta di Worms e che egli confermò a Cividale nel marzo 1232. — M. G. LL., II, 391. — H.-B., IV, 332 — BrESLAU, Handbuch der Urkundenlehre, p. 931 seg. — BLONDEL, Politique de l’empereur Friderie en AUemagne, Paris, 1892, p. 129 seg. — BoHMER-FICKER, /regesta, V, n. 4195. (2) « Cum tractatu et forma concordie » — Ricc. pe S. GERM. 46 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO ma non accettò che Gaeta e Sant'Agata restassero alla chiesa. I cardi- nali tennero un convegno a Sessa con alcuni rappresentanti di Gaeta che vi erano andati sotto la garenzia dell’abate di Casemari, del maestro Pier della Vigna e del contestabile Filippo de Citro; ma i deputati delle due città non vollero piegarsi a ritornare sotto l’imperatore. Nuovi viaggi dei commissari dal papa e dipoi dall’imperatore. Frattanto il primo andò da Roma a Grotta Ferrata e il secondo da Capua a S. Germano : qui venne: col maestro dell’ordine Teutonico e col vescovo di Reggio Emilia il frate domenicano Guala : l’imperatore accettò le condizioni e le esortazioni di quest’ultimo. Sonorano a questa notizia tutte le campane delle chiese di S. Germano e il frate Guala ripartì subito alla volta del papa, che in questo frattempo era venuto ad Anagni. La pace era fatta. Il 9 luglio nella chiesa maggiore di S. Germano Tommaso d’ Aquino conte d’ Acerra in nome dell’ imperatore e per or- dine di lui giurò pubblicamente in presenza dei principi tedeschi, di alcuni cardinali arcivescovi e vescovi, di baroni e di plebei che 1’ im- peratore avrebbe soddisfatto alla santa chiesa Romana in quelle cose per le quali era stato scomunicato (1) e che starebbe agli ordini di essa. Gli ordini espressi dai cardinali a nome del papa furon questi : 1. l’imperatore restituirà tutte le terre della chiesa occupate da lui o dai suoi nel ducato di Spoleto e nella marca d’ Ancona; 2. restituirà tutti i beni dei monasteri e specialmento di S. Quirico di Antrodoco, delle chiese, dei Templari e Spedalieri, dei baroni e di qualunque altro del regno avesse seguito le parti della chiesa; 3. nessun ecclesiastico potrà essere citato per causa civile e penale al tribunale secolare, salvo per cause feudali; 4. non si potranno imporre taglie e collette alle chiese, ai beni o alle persone ecclesiastiche; 5. le elezioni dei prelati, le richieste e conferme delle nomine (electiones postulationes et confirmationes eccle- siarum et monasteriorum) dovranno farsi secondo i decreti del concilio Laterano del 1215; 6. amnistia completa per tutti i sudditi del regno, per i Tedeschi, Lombardi, Toscani e Francesi, che nella guerra aderi- rono alla chiesa e annullamento di tutte le sentenze portate contro di loro; 7. Gaeta e Sant'Agata torneranno al dominio dell’imperatore, ma in modo onorevole per la chiesa, dentro un anno. Se questo termine tra- scorrerà inutilmente, si eleggeranno quattro arbitri due dalla chiesa e due dall’ imperatore ; e se costoro non potranno mettersi d’accordo, ne eleggeranno un quinto essi stessi e quindi decideranno @ maggioranza. (1) Ricò. pe S. Germ., M. G. LL. IL. LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 47 Rimaneva di regolare molti particolari e di togliere la scomunica al- l’imperatore. Il 5 agosto il vescovo di Sabina e il cardinale di Capua andarono da 5. Germano a Ceprano, dove poco dopo andò lo stesso imperatore a capo di numerose milizie, accampò fuori dell’ abitato e fece la rassegna dei suoi soldati. « Frattanto per il lavoro continuo dei nunzi del papa e dell’ imperatore , specialmente del maestro dell’ ordine Teutonico e dei principi tedeschi si fece la pace tra lo stesso papa e l’imperatore; e al- cune fortezze del regno furono date in custodia al maestro dell’ ordine Teutonico per un certo tempo per una maggiore sicurezza della chiesa. E allora l'imperatore stesso nell’accampamento avanti Ceprano nella cap- pella di Santa Giusta fu sciolto dal vincolo della scomunica per il vescovo di Sabina e con lui tutti i suoi il 24 agosto. E l’ultimo d’agosto parti per Anagni, al cui piede si accampò; e invitato dal papa entrò nella città magnificamente accompagnato dai cardinali e dai più nobili di essa e sedette quel giorno alla mensa col papa: e poi loro due soli, tuttavia alla presenza del maestro dell’ ordine teutonico, discorsero lungamente nella camera del papa. E il giorno dopo colla grazia del papa e dei cardi- nali ritornò all’accampamento » (1). Di questo colloquio col papa Federico dice : « Il primo settembre entrammo nella dimora apostolica e ossequiammo il santissimo nostro padre Gregorio per grazia di Dio sommo pontefice. Il quale ci ricevette con affezione paterna, suggellò la pace dei cuori coi sacri baci e ci apri con tanta benignità e benevolenza le sue inten- zioni, nulla tralasciando di quanto era accaduto e svolgendo il tutto con evidente ragione, che se i fatti precedenti ci avevano agitato o potuto produrre in noi qualche rancore, la somma benevolenza di lui leni ogni moto dell’ animo e rasserenò pienamente la nostra volontà; sicchè non vogliamo più ricordare il passato che fu prodotto dalla necessità, affinchè la virtù che nasce dalla necessità operi una grazia più larga » (2). Così fu conchiusa la celebre pace di S. Germano, che alcuni vogliono chiamare di Ceprano, perchè in questa fu tolta la scomunica all’impe- ratore. Ma evidentemente il fatto di Ceprano non è che una conseguenza dei patti di S. Germano o almeno un accessorio; tanto più che l’impe- (1) Ricc. DE S. GERM. (2) M. G. LL. IV, tom. II, n. 147 — I documenti della pace di S. Germano si tro- vano in M. G. LL. II. p. 269-76 e IV tom. II p. 170-580. Nelle Epist. saec. XIII vi è an sommario di quasi tutti i documenti, p. 533. 48 LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO ratore non aveva fatto nessun conto della scomunica papale come ingiusta e partigiana e aveva sempre fatto celebrare in sua presenza le sacre fun- zioni. E credo bene che avesse consentito a farsi togliere formalmente la scomunica solo per riguardo all’amor proprio e al decoro del papa e della sua corte. E mal a proposito si ricorda pei fatti di S. Germano o Ceprano la scena di Canossa: perchè in questa Enrico IV apparve sup- plichevole ed umiliato, « coi piedi nudi e gelati > e in abito di penitente a Gregorio VII: mentre Federico si presentò in S. Germano come vin- citore e in Ceprano a capo d'un esercito, del quale, forse non senza un secondo fine, egli fece una gran rivista e mostra di armi e cavalli (1). Ma quanto alla sostanza dei fatti di S. Germano gli storici esprimono pareri opposti. Gli uni dicono: Federico si sottomise, dunque riconobbe il suo torto (2). Gli altri dicono : il papa lo assolvette, dunque riconobbe di averlo scomunicato senza ragione (3). È notevole che nel trattato non si parla che del regno di Sicilia e solo a proposito dell’amnistia si accenna a quei Lombardi, Toscani, Francesi e Tedeschi che avevano tenuto dal papa. Della crociata nemmeno una parola: eppure essa sembrava la. causa e la prima radice di tutta la guerra. Gregorio scrivendo al re di Francia dice: « Federico tornando umilmente e devotamente agli ordini della chiesa meritò di ottenere il beneficio dell’assoluzione > (4). Ed ai Lombardi : « Scegliendo come più sicura la via della pace egli si umiliò di tanto che tornando riverentemente agli ordini della chiesa meritò di essere assoluto >» (5). Ma la pace era un’umiliazione per Federico ? o non piuttosto per Gre— gorio ? La chiesa aveva avuto sodisfazione in molte cose particolari, ma aveva dovuto abbandonare il suo intento principale. Si erano otte- nuti non pochi vantaggi per taluni feudatari e per le immunità eccle— (1) Precepit militibus suîs ostentationem facere in equis et armis — Ricc. DE S. GER. (2) Es war dieser Friede ein grosser Sieg des Papstes, eine Anerkung der Gerechti gkeit der von ihm gegen den Kaiser erhobene Anklagen scitens der Fiirsten die îhn ver- nuttelten und beglaubigien, und ein Beweis, wie schlecht es mit Recht und des Ausli- chien Friedrichs, der doch im Felde Sieger war, gestanden haut. FeLTEN, Papst Gre- gor IX, p. 101. (3) Durch die Vermittelung der deutschen Fiirsten wurde die Curie zum Frieden, aber auch zu dem Eingestindnisse genothigi, das die Anklagen, auf welche hin sie den Kaiser ercommunicirt hatte, grundlos gewesen seien. SCHIRRMACHER, Die Enistehung des Kurfiirstencollegiums, Berlin, 1874, p. 30. 4) Ep. Saec. XIII, n. 419. 5) id. LA PRIMA LOTTA DI FEDERICO II DI SVEVIA COL PAPATO 49 siastiche nella Puglia e nella Sicilia, ma Federico era rimasto padrone del regno ereditario e la corona imperiale rimaneva sul suo capo più salda di prima. Il papa aveva dovuto implicitamente riconoscere buono tutto quello che aveva dichiarato pessimo ed abominevole, specialmente la condotta di Federico nella crociata e lo stesso trattato fatto col Sul- tano. Federico non s'era umiliato al papa che nelle forme esteriori e in fatti secondari: la vera umiliazione era per la chiesa, la cui forza e il cui prestigio ricevettero un piccolo colpo. Dal lato morale, ch’ era il più importante, il trattato fu una grande umiliazione per la chiesa (1). L'imperatore rimaneva più potente di prima. Egli aveva brillato nel lontano levante a danno dei Musulmani, che avevano restituito Geru- salemme e le terre sante, il cui regno Federico univa a quello di Sicilia e all'impero Romano; aveva domato in pochi mesi la ribellione di gran parte dell’Italia meridionale e costretto il papa a recedere dalle sue pretensioni di dominio o predominio : la sua gloria e grandezza omai egua- gliava o superava quella dei suoi predecessori di stirpe Sveva. Ma si fermerà egli al punto in cui è giunto ? o non ne prenderà maggior animo per attuare la sua autocrazia nel regno e nell'impero ? E d’altra parte la rassegnazione del papa alla inferiorità politica sarà duratura? non aspetterà egli il momento di precdere la sua rivincita o di trionfare alla sua volta ? In fondo dunque niente era ancora risoluto e questa di S. Germano è piuttosto una tregua che una pace. Federico doveva ancora sottomet- tere i Lombardi, Gregorio doveva ancora rilevarsi dalla grande smentita data a se stesso quando dopo tante accuse fatte a Federico veniva an- cora a riconoscerlo legittimo imperatore. (1) Cf. Historische Vierteljahrschrift. Anno III p. 540. (H. Orto). L. da ere QUA | Li MA a la mu i da due iemaeegiini La TASIEINA uv er pico è rp dibdelen è antaralo asiii di / e i n da A i e mit : da roba fat seggio i Lal î b b {zig is pica turn ti A pi a ron So a o itcioti ul) vlad Fp ie ne " i” PA ae fi Ai Lie 2 iii i "n ‘el tere I b aan fluo i ‘ 5 pa fi ins FOLIO . pa io dont hi ; ti, ba ar x. v Si sta le pese: + ara ngi pene " lu a riva 108 dui ls w i # a x È var: di nei inf ablerat pene pred DIST na Lù calli: prat sv pe rt Ù “ ur - Ù è SCI è TT 1, fp PE SCONDIZIONITECONONMICHE DEL SENATO DI PALERMO VERSOREASEINERDE SECOLO GIUSEPPE PITRÈ Presidente Comunicati nella seduta del 14 Febbraio 1903. DOO_o._ <<< -<<<->-<-©<. Il fornimento delle varie colonne è provvista fissa. La nuova libertà di vendere vari generi di annona non può sottrarre il Senato al dovere delle varie provviste « per moderare li prezzi a fronte de’ pochi traffi- canti e per non restare mancante un genere tanto sperimentato, neces- sario e desiderato ». Le centomila onze della consumata Colonna fru- mentaria devono rifornirsi ! Non vè dunque resipiscenza; nè ve ne può essere, perchè il ricono- scimento dell'errore e quindi il passaggio dal male al bene non può più nascere ed assurgere a coscienza pubblica quando il sistema economico dominante persiste. Si cerca il bene degli amministrati col male che involontariamente loro si fa, male che sovente prende proporzioni al- larmanti pel deteriorare della natura e qualità dei generi chiusi nei magazzini del Comune! I suggerimenti della R. Giunta portano la data del 1786; due anni dopo sono voleri sovrani: tre anni appresso (1791) pigliano carattere di Riforma (1). Ma ahimè! se la cosa pubblica muta indirizzo, il disavanzo continua e cresce, non per incuria di ufficiali. non per disonestà di Se- natori, ma per ingiurie di tempi e per errori di uomini. Quasi tutti i danni fin qui deplorati sono dello scorcio del secolo, in seguito all’appli- cazione della Riforma. Né essa è unica o sola, nè altre precedenti sono state più fortunate. A che valse infatti quella del 1739? A che l’ul- tima del 1:16? L’anno 1793 segna la maggiore rovina delle finanze del Comune, anno di carestia e di fame, in cui il sistema della Colonna frumen- taria, (2) delle provvigioni vittuarie, delle vendite pretoriane conduce a sempre nuovi disastri finanziarî. che più tardi si traducono nell’ in- sopportabile caro dei viveri sia per le guerre dei Francesi (1796), sia per le truppe richieste dagl’ Inglesi nel Mediterraneo e per 1’ affluenza dei forestieri, specialmente de’ Napoletani, a Palermo (1799) (3). (1) È quella indicata nella nota di pag. 9. (2) Vedi per la Colonna frumentaria il mio seritto: Assenzeismo. (3) Sansoxe, (Gli avvenimenti del 1799 nelle Due Sicilie, cap. II. Palermo, 1901. VERSO LA FINE DEL SECOLO XVIII 11 Scrivendo, per incarico del Senato palermitano, della Origine e giuris- dizione dell’Ecc.mo Senato, il Teixejra, più volte citato in questo scritto, esce dall’abituale suo riserbo nel giudicare dei sovrani provvedimenti relativi all’ azienda comunale. « La libertà di panizzare è stata una rovina pel paese; nobili, forestieri, proprietarî , monopolisti ne hanno tratto poco utile; la povera gente gravissimo danno; povertà e libertà son due date eterogenee ed opposte così che vanno sempre in collisione: avvegnachè la introdotta libertà non fa esente al Senato di soccorrere nel bisogno i poveri; e perciò mantener si dee sempre una certa prov- vigione di grani per provvedere nei casi fortuiti il popol tutto, il quale non può restar soddisfatto del pane di voluttà, il quale non riconosce limiti per la quantità, e leggi per la qualità. E vi è di più: che questo voluttuoso pane non potrà trovarsi in tutti i tempi con la uguale ab- bondanza, perchè nei tempi di penuria mancar sogliono queste braccia dirette soltanto dal privato guadagno e non dalla comune felicità; ed ecco in tal caso mancare questo precario sussidio, o almeno con tale minorativa che uguaglia la mancanza (1). « La libertà di panizzare — aggiunge — ha portato anche questo : che quasi tutte le comunità religiose vendono pane pubblicamente, nulla curando le chiesastiche proibizioni in canone ridotte » (2). Queste osservazioni hanno valore quasi officiale. Il Teixejra scrive per incarico e con compiacenza del Senato, il quale lo premia del suo lavoro e ci vede la sua glorificazione. Avrebbe potuto il glorificatore del Senato scrivere ben centoquindici pagine contro l’ abolita proibizione di libera vendita decretata dal Re senza il pieno consenso e favore del Senato ? La sua dissertazione quindi rispecchia le opinioni dell'onorevole consesso civico. Dopo questa fugacissima escursione nel campo economico del Comune, una riflessione sorge spontanea in chi abbia visto le spine e gli sterpi ond’esso era disseminato, cioè che molto del nostro passato è tutt'altro che lieto. I laudatores temporis acti hanno perpetue querimonie per l’at- tualità, nella quale non trovano la candida rettitudine d’una volta; per le amministrazioni, nelle quali manca la primitiva rigidezza dell’operare; per gli uomini, dimentichi delle virtù degli avi. Ma se per poco fissiamo questo tempus actum e riesciamo a sorpren- (1) TEIXEJRA, cap. XV, $ 243. (2) Vedi Lettere della Sacra Congregazione in data del 15 Maggio 1685 esecu- toriate in Palermo il 30 Luglio del medesimo anno. Terxegra, cap. XV, $ 244. NZ; LE CONDIZIONI ECONOMICHE DEL SENATO DI PALERMO dere in certi suoi atti pubblici e privati qualche tipo incorruttibile, quali dolorose delusioni forse non avremo! Noi ce’ incontreremo molto probabilmente in irregolarità amministrative, in favori concessi per aspectum et respectum, in taciti compensi, in restrizioni mentali, in facili transazioni con la coscienza, in opere talvolta inconfessabili. E poichè l'associazione delle idee, del pari che l’ analogia dei tempi, degli uomini, dei fatti mi porta di fronte alla divina Onestà ed alle vi- cende del suo culto, mi si lasci conchiudere rilevando che dove sono uomini sono errori ed orrori, e che se noi di oggi siamo ritenuti peg- giori di quelli di ieri, ciò è perchè lo ripetiamo fino alla sazietà noi stessi, quasi soddisfatti di crederci tali. I nostri vecchi erano quel che siamo noi; noi siamo quel che erano i nostri vecchi. La differenza delle loro debolezze dalle nostre è più di forma che di sostanza, più appa- rente che reale. Quelli avevano il pudore del silenzio, che a noi manca, e non avevano i mezzi di pubblicità che ora abbondano, dilagano nella libidine di scandali giornalieri, nella affannosa e vogliam dire morbosa ricerca di una certa morale, che noi, rigidi censori delle opere altrui, vogliam dare a divedere desiderio di verità, bisogno irrefrenabile di luce. Onde gli scandali per suggestione si allargano, si moltiplicano in migliaia di persone per migliaia di fogli di carta stampata né più nè meno che, secondo l’efficace paragone del Gozzi, la brutta figura della bertuccia si centuplicava nei frammenti di uno specchio da essa rotto, nei quali l’incosciente animale aveva posati gli occhi. TER LE FINANZE E LA CORTE FEDRO Re Steen TETTI LETTURA FATTA DAL SOCIO Prof. GIUSEPPE PAOLUCCI nella tornata del 20 Marzo 1904. E TTI T_——'_°— °°" 7—"——""1t—"‘t-<#%=<_-. Id. id. p. 351. : (6) « Denominatur in Neapoli falanga ius quod debetur pro vassello trium vel duarum cabiarum ultra anchoragium ». H.-B., IV, 253. LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA 25 scaricarvi i colli. Vi era pure un %us dalistarum dovuto dalle navi che andavano nel Levante. Una nave di tre cabie (aperture sulla coperta di essa doveva tornando portare tre balestre delvalore complessivo di cinque onze (circa lire 320); quella di due cabie, due; quella di una cabia, una. Questo ag- gravio doveva dispiacere a molti, ma Federico non se ne curò: « chiun- que del regno estragga merci da esso per le parti transmarine deve comprare per ogni carico e per ogni viaggio di nave una balestra cor- nea, un’altra di due piedi ed una terza de streuga, per quanto molti ne mormorino » (1). TIVA Nell'ottobre del 1252 Federico coordinando i suoi decreti precedenti pubblicò le nuove assiste, che sono un rimaneggiamento e in generale un alleggerimento delle tasse prima imposte. Di queste nuove assisie Riccardo di S. Gennaro ci conservò non il testo, ma un sunto, che in (1) « Pro unoquoque navis onere cum caveis pro quolibet viagio emere debeant (regnicoli, qui merces de regno extrahant in ultramarinis partibus) de proprio bali- stam unam ete. — quamvis plures exinde murmurent ». WIxK., n. 925. Metto l’elenco fatto da AxDREA DE ISERNIA delle tasse vecchie e nuove del tempo di Federico nel suo commento alle costituzioni imperiali, qual’è pubblicato nell’edi- zione Napoletana del 1521, f. 11 recto et verso: « Vetera îura sunt hec videlicet (rubrica) Dohana Glandium et similium Anchoragium Ius tumuli Scalaticum + Portus et piscaria Ius affidature Becharia Herbagium Pascua Passagium vetus Ius casei et olei non est ubique per regnum. Nova sunt hec videlicet (rubrica) Ius fundici Ferri Celandre Ius cambii Azarii Picis Saponis Molendini Salis Bucecerie nove Ius statere seu Imbarcatura Ponderature Ius sepi Ius mensurature Ius portus et piscarie Rie de novo Ius exiture Ius sete Ius decini Tentorie Ius balistarum Ius marchium Ius galle Ius lignaminum non est ubique Ius gabelle auripellis non est ubique per regnum Ius resine seu refice maioris et minoris non est ubique sed Neapoli. 24 LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO Il DI SVEVIA molte parti è oscuro. Non sarà inutile di seguire punto per punto la sua esposizione. 1. I cittadini nelle loro terre per estrarre o introdurre le loro merci pagheranno le stesse tasse di prima (1). Questa disposizione a mio pa- rere non fa che rispettare i privilegi delle varie terre nelle esenzioni o riduzioni di tasse, mentre forse nei decreti precedenti non se n'era tenuto conto. Prendo un esempio del tempo del re Giacomo d’Aragona, che credo valevole anche per quello Svevo. In Messina i cittadini non pagavano la doana per le merci di loro proprietà che si introducevano 0 s'esportavano per mare o per terra, ma pel transito o esportazione degli animali (pro iure urerii) pagavano la metà degli stranieri (2). Federico credo che non avesse rispettato tali privilegi nei decreti dell’anno pre- cedente : e questa forse, e non la pubblicazione ed attuazione delle co- stituzioni, è la vera causa della ribellione di Messina nell'agosto 1252, i cui cittadini dicevano che il giustiziere violava le loro libertà (3). 2. Per le mele, castagne, noci, nocelle, mandorle, ed altre frutta si pagherà la tassa di prima, che pare sia stata di un tari (circa L. 2,12) per ogni salma esportata o importata (4). (1) « Cives in terris corum pro mercibus suis quas intromittent vel extrahant nihil solvant nisi quod olim solvebant ». Riccarpo DE S. GERMANO. (2) « Bargenses Messane de omnibus rebus et mercibus — immunes sunt a iure dohane » Pandecta cabellarum ed. da Q. SeLLa, p. 63. « Debetur per exteros pro transitu cuiuslibet bovis, racce seu vituli maioris a sex mensibus ultra tarenus unus — per burgenses grana decem ». Id. id. p. 71-22. 3) « Mense augusti apud Messanam contra imperatorem seditio orta est occasione R. de Montenigro — quem cives dicebant contra eorum facere libertatem ». Ricc. DE S. GerM. L’appendice alla cronaca di MALATERRA, manoscritto del sec. XIV presso la Società siciliana di storia patria, dice : « Anno dj MM. cc XXXj: Vv Ind. dns Im- perator misit Ipsas constitutiones suas per totum regnum et in Siciliam per dm rec- cardum de monte nigro, qui erat magister Iusticiarius Sicilie et in eodem anno mense augusti diete Ind. martinus ballonus se rebellavit contra anum Imp. cum aliquantis hominibus messane et ipse magister iusticiarius arripuit fugam et etiam dictus mar- tinus causa timoris dnj Imp. similiter arripuit fugam et fuit captus cum socijs suis apud maltam — Anno dbj M. cc. XXXI). VI Ind. dnus Imp. mense aprilis eiusdem Ind. venit messanam et succendit dietum martinum bellionem et in eodem anno si- militer fecit apud syracusiam et nicosiam » — Quanto alla partecipazione personale di Federico al codice di Melfi, della quale parlammo in principio, la detta appendice di MaLaTERRA si esprime a mio parere con molta esattezza : « Anno dnj M.CC.XXX], um Ind. dns Imperator #ractavit vel iraciari fecit constitutiones suas». Cf. M. G. H., XIX, 496. (4) « Pro qualibet salma castanearaum, nueum, avellanarum, amigdolarum — sol- vetur curie tar. i». WIxK,, n. 10. LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA 20 5. Per la conciatura delle pelli e dei cuoi si mantiene la tassa antica. Credo che ciò riguardi i diritti delle tintorie, compreso quello sulle pelli dorate, delle quali s'è parlato. 4. Sulla canape lavorata è abolito ogni diritto; ma s'intende mante- nuto quello del dodicesimo, che ciascuno a proprie spese doveva far trasportare nei fondaci governativi (1). 5. È parimente abolita ogni tassa sulla vendita del vino all'ingrosso ed al minuto «ma è conservata la forma antica ». Questa deve riguar- dare la dogana, che nel secolo XIII era del 10 °/, del vino importato per mare (2) e del 5 °/, pel vino esportato (3) ed anche impone il ri- spetto dei privilegi dei vari luoghi. Così i vini del territorio di Messina portati dai cittadini a vendere od esportare nella città non pagavano nulla (4). 6. La statera è mantenuta nei fondaci con tassa ridotta alla metà, cioè a mezzo tarì. ©. Per il pascolo degli animali, per la vendita dei cavalli e degli al- tri animali erano conservate le norme antiche. La tassa del pascolo, (herbagium, pascua glandium et similium) era del tempo normanno, mo- dificata forse da Federico, che sulle terre demaniali a pascolo esigeva per le mandre che vi pascolavano un diritto detto ds affidature. Alme- no così credo in analogia della costituzione III, 55: « se gli animali fu- rono trovati a pascere col loro pastore e custode senza che recassero danno, il padrone del terreno riceva da loro l’affidazione secondo V af fidatura che ricevono gli altri vicini di lui e niente altro. Se poi non (1) « Factum canapis omnino remittitur ». Ricc. pe S. Germ. « Imperiali fisco pars. duodecima tribuatur — duodecima soluta., libera sit omnibus facultas vendendi, si voluerint, reliquam et omnem inde comoditatem suam inter se libere faciendi ». WIxk., n. 787. (2) « De vino per quoscumque mercatores exteros intromisso debentur eidem doane ana Tarenis X per centenarium Tarenorum ». Quaderno delle gabelle di Palermo cit., p. 332. (3) « De vino extracto per mare de pred. civitate panormi per mercatores exteros,. si extra Siciliam deferatur recipit prediceta doana pro quolibet centenario tarenorum tarenos V; si vero infra Siciliam, tar. j ». Id, id. p. 333 — « Vinum proveniens ex vineis Messanensium exclusum est a solucione dicti iuris cabellarum ». Pandecta — Messane, p. 144- n. 1. (4) « Burgenses et cives civitatis eiusdem a solucione dirictus dicti tareni pro vino. eorum proveniente ex vineis sitis et positis in dicta civitate Messane et eius territorio, ibidem vendendo et abinde de portu — extrahendo — immunes esse providimus et exemptos ». Pandecta cabellarum cit., p. 175-6. 26 LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO Il DI SVEVIA vorrà concedere il pascolo secondo /l’affidatura, che ricevono gli altri vi- cini di lui, che accettano l’affidatura etc. > (1). 8. I pescatori pagavano pure l’antica tassa, che a Napoli si chiamava serantinum , cioè la sessantesima parte della pesca in natura o in va- lore (2). I pesci grossi, come storioni, ombrine, lamprede e così pure le grosse gru e la quarta parte di tutte le cacciaggioni toccavano alla re- gia curia (3). 9. Il diritto sulla misurazione delle vettovaglie a salma o a tumolo restava come prima, ch'era di due grani (4). 10. La tassa del fondaco (ius fundici o casaticum) tu ridotta del ‘/, ®;, (cioè dal 3 ‘/,°/, al 3 °/): prima si pagava un tarì per onza del valore delle merci ed ora tre grana di meno. Di più i negozianti avevano di- ritto al letto, al lume, paglia e legna che doveva fornir loro il custode del fondaco, senza però che fossero obligati a prendervi alloggio (5). n appresso la tassa, fu ancora ridotta al 2 */ °, come s'è detto avanti. 11. La tassa della macellazione fu diminuita di tre grana per un bue 0 vacca, di due grana per i montoni e di uno per gli agnelli (6). Prima per i buoi e le vacche si pagava mezzo tarì (dieci grani), per ogni montone o capra un quarto di tarì (cinque grani). Oltre di questo ve- tus ius buccerie Federico II ne introdusse uno nuovo, cioè che la carne non si potesse vendere se non nelle botteghe o banchi (plance) della curia, pei quali dovevasi, com'è naturale, pagare un affitto (ius bucce- rie nove) (7). (1) Const. III, 59-58. 2) (H:-B., IV; 252. 5) WixK., n. (83. » { ) Wixx., n. 190. (5) « De iure casatici remissa sunt grana tria pro uncia ». Ricc. DE S. GERM. — < Dabiiur curie de qualibei uncia ab emptore casaticum tarenum unum».Wixx. n. 190. 6) « De iure buceriorum pro bove vel vacca remittantur grana tria, pro ariete grana duo, pro agno grana duo (?)». Ricc. pE S. GER. ©) De singulis bobus, vaccis et bubalis grana decem: de singulis arietibus, ovibus, capris et yrcis grana quinque, de singulis agnis grana duo ». Wixx., n. (97. Per gli agnelli credo che nel testo di Riccardo di S. Germano ci sia un errore ; perchè se prima si pagavano due grani di macellazione, ora tolti i due grani non si dovrebbe pagare più nulla, il che non sembra la notizia voluta dare dal cronista che avrebbe usata la sua formola : remitiitur ius. Perciò credo che nel passo della nota prece- dente debba leggersi : pro agro granum unum. Cf. Wixx., n. 1001 : « de quolibet agno (qui occiditur in mercato) granum aurii » — H.-B., IV, 251: « Bueceria debet de veteri et de novo scanaturam, que est grana \ per porcum et pro castrato : pro vacca plus est de veteri (cioè si paga di più secondo l'antico dazio, che infatti ora s'è detto LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA 27 12. Per le tonnine e le sardelle si pagava lo stesso diritto di prima, cioè mezzo tarì al barile come diritto d’uscita (1). 15. Il diritto del lino era pure mantenuto nella forma antica, cioè pei coltivatori del regno restava la tassa della dodicesima parte : se poi sì esportava, si pagava due tari a cantaio (2). 14. Si conservavano i diritti di prima sulla misurazione a canna (de iure cannarum) e sulla lana della Siria, che pagava quattro tarì a can- taio. 15. Il cottone filato paga il 10 °/, (de bombice filata subtili de cen- tum decem). 16. Sull’arco del cottone (de arcu cuctonis) si manteneva la tassa di prima. L'Huillard - Bréholles credette che dovesse leggersi non arcu, ma arca cioè cassa (3); e il Winkelmann approvò la correzione di lui (4), giacchè a tale espressione non sapevasi che significato dare (5). L’ A- mari suppose che significasse la battitura dei bucciuoli per cavar la bambagia (6). Ma queste supposizioni non ebbero più ragione dopo la pubblicazione della Pandetta delle gabelle di Messina fatta da Quintino Sella nel 1870 e del Quaderno delle gabelle di Palermo fatta dal Pol. laci-Nuccio nel 1892. Quest'ultimo dice: « La gabella dell’ arco del co- tone consisteva in un diritto per la imbottitura delle coltri, dei giubbo- ni, dei giubetti e delle gualdrappe dei cavalli. La tariffa era di grani 10 per un coltrone e di grani due per tutt'altro ». L'arco poi era un fusto di legno cilindrico e ricurvo, i cui estremi erano legati da una corda di budello: questa corda con un martelletto di legno si faceva battere sulla bambagia greggia, la quale così diveniva soffice e facile ad essere filata (7). essere di grani sette) — Secondo la Pandecta cabellarum di Messina pro quolibet banco seu apotheca macelli civitatis si pagava mezzo tarì al giorno, ma il giovedì ed il sabato un tarì, p. 79. Questo sarà stato presso a poco il novum ius duccerie di Fe- derico II. Nè posso consentire col Pollaci-Nuccio : « La dohana carnium è antichis- sima e compresa dall’Isernia fra i diritti antichi col nome di ducceria vetus. Fede- rico imperatore la confermò fra i diritti nuovi da lui imposti e si ebbe il nome di bucchiria nova ». Quaderno delle gabelle, Introd. p. LXXXIX. La bducceria nuova era il monopolio dei banchi di vendita. (1) « De qualibet barrile de tunninis solvetur curie tarenus medius ». WINK., n. 790. (2) WixK., Id. id. (3) H.-B., Hist. diplom. Introd. p. LXXII. (4) WInK., De regni Siculi administrat., p. 25, n. 49. (5 )« Cuctonis intelligo gossypium, gallice coton, sed cur arcus addatur mihi in- compertum ». DUCANGE, Glossarium mediae et infimae latinitatis, ad verbum. (6) AMARI, Stor. deî Musul., III, 804. (7) Arch. stor. Napol., XXII, 705. 28 LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA V. Le tasse sinora enumerate erano tutte indirette : unica diretta era la colletta. Questa tassa, in uso sin dal primo tempo dei Normanni, era detta in origine adiutorium (1) e poteva in determinati casi essere imposto o dal signore feudale ai suoi vassalli (2) o dal re a tutto il regno. Federico negli ultimi quindici anni del suo regno la rese annuale e regolare, quasi fosse una tassa fondiaria. Sulle prime la impose pro adoamento cioè in- vece del servizio militare o quando doveva partire per la crociata pro felici transitu (3), ma dal 1235 la chiama senz'altro generalis collecta (4). Essa in origine non aveva impiegati speciali e anche nel 1231 fu esatta per mezzo dei giudici e notai regi (5), ma in appresso ebbe particolari recollectores. Tutti erano soggetti alla tassa, sì gli uomini demaniali che quelli feu- dali, sì i conti e baroni che i prelati ed altri ecclesiastici. La tassa si metteva da una specie di commissione dei più ricchi proprietari presie- duta dal giustiziere : nè erano solo esenti i più poveri, cioè quelli che avrebbero dovuto pagare meno di due tari d’oro. Si pagava in propor- , zione delle terre possedute e della loro fertilità (6). Nel 1238 la colletta imposta a tutto il regno fu di 102 mila onze (circa 6 milioni e mezzo di lire) così ripartita : Abruzzo, 7000; contea di Molise e Terra di La- voro, 13000; Principato di Salerno e territorio Beneventano, 5000; Du- cato di Amalfi, 7000; Capitanata e Monte S. Angelo, 8000: Basilicata, 7000; terra di Bari, 15000; Terra di Otranto, 10000; Calabria dalla porta di Roseto al Faro, 10000; Sicilia, 20000. Nel 1242 la colletta del regno fu di settanta mila onze così ripartita : (1) Anche al tempo di Federico in certi casi era così chiamata: « Mense Iunii (1259) a monasterio cassinensi sicut a ceteris aliis de regno cathedralibus ecclesiis — adiu- torium pro imperatore exigitur ». Ricc. pe S. GERM. (2) Const. INI, 20, 21. (3) Ricc. pe S. GeRrM., anno 1227. (4) « Mense Ianuarii (1235) imperator generalem collectam toti regno imponit et tune collecte fuerunt de terra monasterii uncie 400 pro adoamento — e pro mu- tuo 200 ». Ricc. pe S. GeERM. (9) « Collecta ubique per regnum iussu imperiali a iudicibus et tabellionibus de- manii exigitur». Ricc. pe S. GeERM. (6) Considerata « qualitate terre ». WIxK., n. 873. LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA 29 Abruzzo, 4800; terra di Lavoro e contea di Molise, 7000; Principato e terra Beneventana, 7200; terra di Bari, 8000; terra di Otranto, 5600; Calabria, 7200; Sicilia, 12200. Nel 1248 fu di centotrenta mila onze, cioè : Abruzzo, 14700; terra di Lavoro e contea di Molise, 15200; Principato e terra Beneventana, 15100: Capitanata, 12000; Basilicata, 9000; terra di Bari, 15000: terra di Otran- to, 8000; Calabria, 18009; Sicilia, 23000 (1). VI. Il sovrano del regno di Sicilia n° era nello stesso tempo il più gran proprietario: aveva terre estesissime, numerose mandre d’animali, bo- schi riservati, palazzi e ville. Fra Girgenti, Sciacca e Licata le caccie riservate (defense) erano così estese che i contadini, che non ardivano di tagliarvi alberi, scarseggiavano d’aratri (2). Vaste tenute seminate a grano od avena, mandre di buoi, cavalli, pecore, porci appartenevano alla curia in Sicilia, Calabria e Puglia. Il 2 maggio 1240 Federico scrive: « Visitando noi spesso la Capitanata a ragione delle nostre ville (solatiis nostris) e volendo avere in essa degli armenti necessari al mantenimento della nostra corte (ad usum familie nostre) ti ordiniamo di mandare a Maiore de Plancatone capo della secrezia di Messina alcuni uomini probi e fedeli, i quali ti riconducano sei mila pecore delle nostre mandre di Calabria e cinquecento vacche delle mandre di Sicilia cogli stalloni nella proporzione del dieci per cento » (3). Altra volta scrive: « Nel nostro parco di Milazzo vi sono volpi e lupi in grandissima quantità che di- struggono i piccoli animali da caccia. Cercate di trovare subito la pol- vere dei lupi e di metterla dove si deve, perchè lupi e volpi siano interamente distrutti » (4). « Richiedeste i nostri ordini sui porci della curia, che ci scriveste essere grassi in Calabria e Sicilia. Rispondiamo di vendere i porci maschi quanti più se ne può » (5). « Sapemmo che i nostri curatoli della Capitanata non seminarono tutta l’avena, che la nostra curia ha colà. Perciò comanderai agli stessi curatoli etc. » (6). «I boschi di Monopoli che al tempo del re Guglielmo erano chiusi e (1) Per altre notizie sulla colletta ved. il mio Parlamento di Foggia p. 15-18. (2) «Habere penuriam aratrorum » CARCANI, Const., p. 267. (3) Id. id. p. 409. (4) Id. id., 252. (O)BESB EVA Ro9E (6) CARCANI, Const., p. 260, 30 LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA sono adatti alle nostre caccie, sono ora percorsi dagli uomini di quelle parti, che vi tagliano e cacciano. Cura di farli chiudere bene » (1). Egli si faceva venire dalle sue tenute quello che bisognava alla corte, per- sino i buoni prosciutti (2). In ogni provincia (per quemlibet presidatum) vi era un magister pro- curator dei beni della corona (res fiscales); sotto di esso i curatoli ed altri impiegati attendevano alle masserie e agli animali che vi erano, il cui frutto si doveva mandare almeno in parte alla curia (3). I maestri procuratori potevano affittare le terre del demanio non oltre il quinquennio, salvo quelle paludose o boscose, che potevano darsi in enfiteusi (in perpetuum) (4). Il 5 ottobre 1240 Federico nominò un mae- stro procuratore da Termoli alla porta di Roseto; gli ordina di provve- dere alla riparazione delle case e alla cultura delle vigne (vince quedam nostre curie sunt inculte) e di tenere un doppio registro di tutte le terre demaniali e dei loro redditi e diritti di qualsiasi specie (5). Dalle terre della corona direttamente amministrate o affittate si rac- coglieva una quantità di prodotti che eccedevano il bisogno della corte e potevano vendersi. Da questo commercio Federico traeva grande pro- fitto. Tra gl’'incarichi dei camerarii c'era quello di commerciare di grano comprandolo a basso prezzo e mandandolo a vendere fuori regno. Nel febbraio 1240 valendo nel regno una salma di frumento circa 12 tarì, Federico ne spedì 50 mila in Tunisia, dove si vendeva 24 tarì la salma (circa L. 50) e ci guadagnò 20 mila onze d’oro (circa un milione e 250 mila lire). Nel 1242 o 43 spedi in Egitto una sua nave carica d’olio, vino, formaggio, miele e una quantità d’altri generi : era di vaste dimensioni, manovrata da 300 uomini d’ equipaggio e si chiamava Mezzomondo (6). Il commercio governativo aveva due privilegii, che non pagava la doana o jus eriture e che nessuna nave di commercio poteva uscire dal porto prima che le navi regie fossero caricate e partite (7). Ma se Federico teneva conto diligente dei vastissimi beni della corona e ne curava con avvedutezza l’ amministrazione, non però perdeva di (1) Disp. 8 novembre 1239. (2) « De bonis presutiis in curia nostra velimus habere ». Disp. 16 dicembre 1259. (3) Const. I, 86. (4) Const. I, 88. 5) CARCANI, Const. p. 236. (6) Amari, Bibl. Ar. Sic., I, 327. — Id. Stor. dei Mus., III, 639. (7) « Non ipsi fideles nostri prius iura sua quam nostra, que in ipso loco fuerint, communi iusto et celeri pretio distrahant». Const. I, 88. LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA 31 vista l'interesse economico di tutto il regno, ch'egli cercava di avvan- taggiare insieme con quello fiscale. Egli scrive il 3 luglio 1238 al giu- stiziere della terra di Bari: « Benchè spesso l’inclemenza delle stagioni e la disposizione dei cieli colpiscano le terre di sterilità, pure non rade volte ciò avviene per l'inerzia e la volontaria negligenza degli uomini, quando moltissimi agricoltori o infastiditi dall’ abbondanza o poco cu- vanti del futuro contrariamente alla loro solita operosità, seminano scar- samente e non hanno bovi, che la benefica natura produsse e destinò al servizio dei campi. Da ciò nasce che la scarsa semenza non può dare che scarsa raccolta; il che l’ esperienza dimostra quanto sia dannoso a tutto il nostro Stato, perchè nella penuria dei nostri sudditi noi soffriamo con tutti gli altri.... Ordiniamo quindi alla tua fedeltà che tu faccia ri- cercare per tutta la tua giurisdizione i vecchi e nuovi agricoltori e qua- lunque altro sia in grado d'avere buoi; e dove sia utile, con quei mezzi che credi opportuni, costringili a comprare buoi ed attendere con cura all'agricoltura, ciascuno secondo i suoi mezzi. A chi non ha terre da la- vorare falle concedere da chi ne ha più del necessario , s' intende col- l’obligo del solito terratico : così le terre non mancheranno ai lavoratori e l’anno seguente risponderà alla loro cultura e fatica con la fertilità aspettata. E noi che siamo costretti a condolerci dei loro bisogni, ci po- tremo rallegrare dell’opera e del frutto delle loro mani » (1). Federico professava sin d’ allora un principio, ch’ è oggi ripetuto da tutti, cioè che la ricchezza della nazione è la fonte del buono stato delle finanze governative. Egli risponde al secreto di Palermo : « Ci serivesti a proposito del nostro ordine di esigere. soltanto la terza parte del grano che si esporta dal regno che il nostro utile ne resta diminuito e ne viene un vantaggio a tutti gli altri; perchè con tassa così bassa tutti d’ora in poi vorranno commerciare di vettovaglie. Ti rispondiamo che per la dignità del potere che esercitiamo nel mondo, i nostri ordini non tendono tanto a provvedere alle nostre utilità quanto a quelle dei nostri (1) WINK., Acta. Il facilitare o l’imporre il possesso dei buoi aveva anche uno scopo fiscale : infatti tali possessori subivano l’ angheria di alcuni lavori nelle terre del fisco, ai quali non potevano essere obligati i contadini privi di animali. «Item di- xerunt quod infrascripti homines de Tofara tenentur reddere annuatim Curie, si ha- bent boves, operas octo, quilibet quinque eum bubus; scilicet ad novalia operas duas, ad diffussandum operam unam et ad seminandum operas duas. Item cum brachiis operas tres, unam ad vineam et ad metendum duas. et si n0r habent boves, tres operas tantum supradictas cum brachiis tenetur facere quilibet ». Quaternus de ercadentiis et revocatis capitinate, etc. già cit. p. 36. DI LE FINANZE E LA CORDE DI FEDERICO II DI SVEVIA fedeli e che c' importa di tenere sudditi ricchi (subiectos locupletes) e crediamo aumentato il nostro stato quando nella felicità dei nostri tempi la condizione dei fedeli va di bene in meglio. È gloria di chi regna la con- dizione agiata e sicura dei sudditi. Perciò non vogliamo mutare il nostro ordine, anzi sempre più promuovere la ricchezza dei nostri fedeli. E vo- lendo aggiungere grazia a grazia, ordinammo che la terza parte, che si do- veva esigere dalla nostra curia nella vendita del frumento, d’ora in poi sia ridotta alla quinta : così tutti i nostri fedeli si arricchiranno e a noi ne verrà gloria non senza utilità. Nè è danno della nostra curia ciò che la nostra curia opportunamente largisce ai nostri fedeli ». Ma malgrado così rette intenzioni e tanta abilità governativa e giu- stizia amministrativa, il regno di Sicilia sotto di Federico II non andava di bene in meglio. Per lui il regno di Sicilia era strumento e base di operazione per far valere i suoi diritti nell’Italia superiore e nelle altre parti dell'impero romano-germanico. Egli ne estraeva continuamente e spesso con durezza denari, dei quali aveva sempre bisogno per scopi estranei alla vita del regno. VII Di tutto il denaro avuto o dovuto aversi dalle collette, dai beni della corona, dalle dogane, dai dazi, dalle operazioni commerciali fatte dallo Stato doveva tenersi conto esatto, come pure di tutto l’esito. I conti dei maestri portulani, maestri procuratori, camerari e maestri della secre- zia, capi delle zecche dovevano passare sotto l’analisi di revisori, che chiarissero le esazioni e le spese di tutti gl’ impiegati. Un’ amministra- zione così vasta e moltiforme aveva bisogno d’un ufficio di contabilità bene ordinato. Pare che dapprincipio tuttii funzionari della finanza non rendessero conto che al giustiziere capo della provincia e questi ne fosse respon- sabile dinanzi al sovrano. Riccardo di S. Germano scrive per gli an- ni 1226-27: « L'imperatore nel settembre (1226) tornato dalla spedizione di Lombardia chiamò a se nella Puglia tutti i giustizieri del regno ed esigette il conto di tutto quello che avevano introitato ». Questa prima revisione in Puglia forse rimase incompiuta, perchè nel giugno dell’anno successivo chiamò a se in Sicilia i giustizieri, pure per la revisione dei conti (1). Credo che sin d’allora l’imperatore volesse liquidare il passato e stabilire buone norme per l'avvenire. (1) « Tustitiarios omnes regni sui ad se in Siciliam vocat, reddituros sibi de ac- ceptis omnibus rationem». Ricc. pe S. Germ., anno 1227. LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO IL DI SVEVIA 35 Dopo la pace di S. Germano riprese il riordinamento della contabilità finanziaria. Nel 1251 si trovano nella Puglia due revisori dei conti, i maestri Nicola de Giracio e Procopio da Matera (1). Questi certo rive- devano i conti presentati dai portulani, camerarii, giustizieri, i quali alla loro volta invigilavano sulla contabilità degl’impiegati inferiori. Ma nè i conti fatti direttamente dalla corte di Federico nel 1226 nè l’opera dei due maestri razionali sembra che siano stati soddisfacenti , perchè Federico con decreto del 3 maggio 1240 incaricò del controllo finanziario di tutto il regno Tommaso da Brindisi, Angelo de Marra e il maestro Procopio già nominato. Costoro dovevano rifare i conti, a cominciare dal tempo della coronazione (1220), di tutti gli ufficiali del regno (ammiragli, capitani e maestri giustizieri, giustizieri, secreti, baiuli etc.) ed esigere i residui. Con dispaccio dell’11 giugno dello stesso anno assegnò ai tre razionali come sede una parte del castello di Melfi per tenervi i registri dei conti e conservare il denaro che riceverebbero. Si hanno notizie di questa corte di Melfi sino al 1242 (2) dopo il quale tempo passò a Barletta, dove fu divisa in più uffici, certo secondo le provincie da invigilare. Probabilmente gli uffici erano tre e perciò poco dopo furono trasferiti in tre sedi diverse. Federico scrive ai razionali di Puglia: « Benchè la vostra residenza di Barletta sia divisa in più uffici (sit discreta per scolas), pure è dispendiosa per noi e per quelli che non rade volte vengono da lontane regioni per rendere i conti. Perciò abbiamo risoluto di distribuire gli stessi uffici secondo l'opportunità dei luoghi. Una scola ratiocinii si stabilirà a Monopoli per controllare i conti dei giustizierati di Bari e di Otranto; una a Melfi per i giustizierati di Basilicata e Capitanata ed una a Caiazzo pei giustizierati di Abruzzo, Terra di Lavoro e Principato di Salerno » (3). I ragionieri di Melfi © di Barletta o delle altre città, fatti i conti di ciascuno degli ufficiali, li man- davano alla corte, dove, se si trovava tutto regolare, si faceva la quie- tanza, che poi i razionali partecipavano agl’ interessati. Perciò nella corte ce’ era un ragioniere capo , ch'era il logoteta, che teneva un re- (1) « Instanter ricolligas uncias auri et recollectas ad magistrum Procopium et ma- gistrum Nicolaum de Giracio racionales nostros in Apuiia brevi manu studeas de- stinare ». WIxK., n. 801. (2) « Locum competentem ad quaterniones racionum et pecuniam recipiendam et diligenter conservandam ». « Ab universis et singulis racionem recipiant et quoscum- que curie nostre debitores invenerint ad solutionem residui compellere studeant ». H.-B., V, 968 e 1001. (3) WINK., n. 922. 34 LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA gistro particolare della curia e risolveva a nome del re (sub sigillo regio) tutti i dubbi che erano proposti dai razionali esistenti nel regno o i capitoli che gli fossero indirizzati dagli ufficiali finanziari (1). Sic- come la corte andava qua e là e non si poteva sempre trattare co- gl’interessati nè veder bene nel fondo delle cose, Federico, come si è detto, fece la scuola stabile di Melfi e poi delle altre sedi. Ma con tutto ch’egli avesse creato quest’ufficio dei razionali o revisori dei conti, non perciò le cose divenivano sempre chiare, perchè c’era da rifare i conti agli stessi ragionieri e la confusione rimaneva in molte parti. Sulla, fine del 1247 essendo morto Tommaso di Brindisi, Federico scrive agli altri razionali: « vi raccomandiamo di tenere gli occhi aperti sul pelago dei conti del defunto Tommaso e dei zecchieri » (2). I razionali non di- pendevano dai funzionari provinciali, ma direttamente dalla corte, nella quale il logoteta appare come loro capo. Egli non era un personaggio politico, ma il direttore generale e centrale della contabilità, che oltre all’esercitare quest’ ufficio badava ai conti delle spese, che si facevano nella corte stessa per la persona e il seguito dell’imperatore. A mio parere il logoteta, come il magister rationalis dei tempi di Manfredi, fa- ceva fare a principio d’anno l inventario di tutto ciò che c’ era nella corte, denari, oggetti, animali, che si trovavano nella camera del tesoro, nelle scuderie, nella guardaroba, nella dispensa (camera, marescalla , senescalla et guardaspensa); quindi ogni giorno rifaceva col marescallo e senescallo il conto della spesa giornaliera. Il maestro razionale doveva pure vegliare che tutti gli ufficiali consegnassero il denaro od altri og- getti, che nel tempo della carica avessero ricevuto per conto dello Stato. Nella guardaspensa si conserva pane, vino, cera e in generale tutto ciò che riguarda il vitto; il custode di essa è un monaco, che assegna cia- scun giorno alla cucina il necessario. Se per la tavola o l'alloggio del sovrano occorre di comprare qualche cosa, le spese sono fatte da due emptores, che si avvicendano ogni mese. Un notaio registra quanto dalle masserie regie o da compre 0 da doni viene al re o dalla dispensa alla cucina e dalla cucina alla tavola del re e della sua famiglia. Ogni (1) «Nos-inquiri fecimus în quaterno camere etinventum estin ejsdem quod quinto decembris septime indictionis — quondam archiepiscopus Capuanus assignavit in ca- mera nostra uncias centum sexaginta ete.». WixK., n. 892 — « Officialem, quem. curie nostre regestra, quorum exempla semper habebitis, in hiis deliquisse detexerint etc. ». Malo Melo o OI (2) WinKk., n. 922. »= LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA 35 sera il monaco, il notaio e l’incaricato delle spese si riuniscono per seri vere e notare tutto. Il senescallo deve sapere quante persone mangiano e vivono nella corte e rifare ogni venerdì il conto delle spese della set- timana. Capo di tutta questa contabilità e amministrazione della corte era, a mio parere, il logoteta nel tempo di Federico, come il magister rationalis magne curie in quello di Manfredi : il primo certo doveva avere, come il secondo, il registro di tutti gli addetti alla corte, eguale al re- gistro dei tesorieri della camera (quaternum unum de familia nostra , consimilem quaterno thesauriorum). Al disopra del logoteta e dei teso- rieri ci dovrebb'essere il maestro camerario di corte, come personaggio politico importante e vero ministro del tesoro e delle finanze, che. esi- steva al tempo normanno (1); ma non si trova nella corte di Federico, il quale certo ne faceva esercitare alcune funzioni dal logoteta. Perciò questi teneva, credo, il prospetto di tutti gli stipendi che si assegna- vano agli impiegati o le indennità pei servizi straordinari (2) e la ta- bella delle tariffe per i dazi, le dogane e i monopoli della curia (5). Le istruzioni ai razionali erano pure, a mio parere, trasmesse dal lo- goteta, che perciò compare come il loro capo. Al principio dell’anno indizionale 1247-48 Federico serive ai razionali delle tre scuole poco fa nominate: « Nell’ allontanarci dal regno per andare in Germania ordi- nammo che tutti gli ufficiali e i capitani nominati dall’eccellenza nostra, cessato l’ ufficio, si presentassero nella nostra magna curia alla nostra presenza o alla presenza di chi faceva temporaneamente le nostre veci per render conto dell’esecuzione degli ordini che per ragione del fisco o dei privati fossero loro pervenuti durante il loro ufficio » (4). Nel tempo (1) GarurI, Ordinamento amministrativo Normanno, Exrhiquier o Dian? — In Arch. stor. Ital., Firenze, 1901. (2) Dispaecio ad Oberto Fallamonaca: « Tu avrai per te e 11 persone e 12 caval- cature, compresi il giudice, i notai e le loro cavalcature, le spese vata assisam cu- rie nostre ». CARCANI, Reg. p. 412. Si assegnava al giudice otto onze d’oro all’anno, oltre il vitto e l’alloggio; a ciascuno dei notai quattro onze d’oro, pure oltre le spese. « Guillelmo de Laurentio provisori castrorum: pro expensis trium scuteriorum et quatuor equorum ira assisam curie » . (3) Le tariffe per le tintorie dell'Abruzzo erano comunicate dal logoteta. Ved. so- pra a pag. 18. (4) « Dum pridem ab eodem regno nostro secessimus evidentis utilitatis gracia Germaniam revisuri, officiales omnes et capitaneos — post depositum commisse sibi administrationis officium in magna curia nostra nobis feliciter in regno presentibus — iusserimus presentandos, ut super execucionibus mandatorum, que ad eos fiscali vel privatorum utilitate poscente officio durante pervenerint, porerent racionem ete. ». WIxK., n. 919 — H-B, VI, 578. ayal d LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO Il DI SVEVIA di Federico non esiste una curia rationum, ma soltanto scola ratiocinti, cioè una corte dei conti, che non giudica o decide o amministra, ma solo rivede la contabilità e la legalità delle operazioni dei funzionari ed esige somme o residui di somme. Chi amministra veramente è la magna curia, supremo corpo giudiziario ed amministrativo, che però non mai si chiama curia rationum. Federico prosegue : « Ma avendo noi rimesso ad al- tro tempo l’andata in Germania e stabilito di fermarci qualche tempo in Lombardia, vogliamo mostrare ai sudditi del regno la solita mansuetudine dell’eccellenza nostra e li liberiamo dalla necessità di venire in queste parti per renderci i conti. Voi dunque, dei quali conosciamo la fede e speri- mentammo lo zelo, abbiate con queste lettere la facoltà di chiamare a voi quanto prima tutti gli ufficiali del tempo passato perchè vi rendano conto dell’ ufficio da loro tenuto (posituros rationem de gesto per ipsos officio). Essi vi giureranno sugli evangeli di presentarvi tutti i mandati e le istruzioni, che avranno ricevuto dalla nostra maestà, relativi allo ufficio esercitato ». I razionali, ricevuti tutti i dispacci e classificatili mese per mese, dovevano leggerli accuratamente e vedere che esecuzione gli ordini avessero avuto e di tutto notare il bene o il male in un registro speciale da spedire alla corte; badare attentamente ai mandati generali contro i sospetti, traditori e loro consanguinei e alle informazioni richieste sulla fedeltà di quelli, che pregavano l’imperatore di qualche grazia ; sull’adempimento degli oblighi feudali (de executione feudorum) e del- l’avere i cavalli; sul rispetto delle immunità concesse alle chiese e ai prelati; sul pagamento della marineria: fatti bene i conti, i razionali dovevano esigere il residuo. Il logoteta dunque capo dei razionali non era che il direttore gene- rale della corte dei conti, ufficio tecnico e non politico, di carattere es- senzialmente burocratico : chi n’era investito non aveva perciò impor- tanza politica. Invece ne avevano i giudici della gran corte, che deci- devano dell’ applicazione delle leggi e della loro interpretazione. E di più ne aveva il giudice, che fosse /amiliaris o ministro del re (1). (1) Il CapiER (Essai sur 2 administration du royaume de Sicile sous Charles I ct Charles II d’ Anjou, Paris, 1891) parla del logoteta e del protonotaro, ma poco o nulla aggiunge all’HuviLLarRD-BREHOLLES, ch’egli dice « essere quasi il solo, che siasi occupato delle attribuzioni del logoteta », p. 196, n. 5. Il CADIER mostra d’aver poco badato all’amministrazione precedente Sveva quando serive : « Charles d’Anjou avait introduit dans l’administration de la Sicile un élément nouveau, l’ordre et la regula- ritè » p. 35. Ma è precisamente il contrario. Perciò invano egli vuol modificare i giudizi dell’AmarI nella Guerra del Vespro Siciliano. 7 LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA 3 Dal 1212 al 12538 fu logoteta del regno di Sicilia Andrea de Baro, la cui importanza politica nella corte sembra essere stata nulla. Andrea fu pure protonotaro dello stesso regno, ufficio parimente tecnico e ammi- nistrativo (1). Ma contemporaneamente si trovano protonotari dell’aula imperiale. Ebbe quest’ufficio dal 1212 al 1216 Bertoldo di Neiffen vice dominus di Trento, che al 1217 fu fatto vescovo di Bressanone; gli suc- cedette come protonotaro dell’aula imperiale dal 1217 al 1250 Enrico di Tanne proposto della cattedrale di Costanza, il quale nel 1233 divenne vescovo di questa città (2). Gli altri protonotari Thegenhardus (1234-35) ed Heinricus (1241-42) erano l’uno vicedeminus di Magdeburgo e l’altro proposto di Aquisgrana che poi divenne vescovo di Bamberga (3). L’uf- ficio dunque di protonotaro dell’ aula imperiale non sembra molto ele- vato, se era tenuto da ecclesiastici di grado secondario, che sembravano aspettare l'occasione di passare a un vescovato (4). Nel 1243 o poco prima fu assunto all’ ufficio di protonotaro dell’ aula imperiale e logo- teta del regno di Sicilia Pietro della Vigna e si crede che questa sia stata una promozione per lui e un singolare attestato della fiducia del sovrano. Ma per un familiare dell’imperatore e giudice della magna curia il divenire logoteta e protonotaro era lo stesso che per un mini- stro di oggi l essere nominato direttore generale di qualche ministero o anche presidente del consiglio di Stato o della Corte dei Conti. Nella corte di Federico i ministeri non avevano autonomia e determinazione precisa: i familiari dell’imperatore attendevano al disbrigo delle varie faccende per lo più secondo i casi, senza competenza dicasterica bene (1) Nel Gennaio 1218: « Raynaldus Gentilis regni Sicilie protonotarius, Andreas lo- goteta ». WInk., Acta p. 124. Questo Raynaldo doveva essere un ecclesiastico: « Ego Ranaldus Gentilis Troianus et Valmaioris canonicus ». Diploma del 1195. ScHEFFER BorcHorst, Das Gesetz Friedrichs II: de resignandis privilegiis, p.153. Ma forse il passo del doe. del Wixk. è alterato. Cf. Regesta imperi Boehmer-Ficker, V, n. 924. (2) Nel 1217 prima della coronazione imperiale di Federico: « per manus henrici constanciensis prepositi regalis aule protonotarii ». WINK., acta p. 122. — Nel 4 otto- bre 1220, essendo prossima la coronazione « H(enricus) imperialis aule protonota- rius » id. n. 185. (3) BRESSLAU, Handbuch der Urkundenlehre, Leipzig, 1889, p. 421. (4) « Protonotaro della corte imperiale, cioè primo dei notai o per dir meglio dei segretari del principe » HurLLarn-BrÈHoLLES, Vie de Pierre de la Vigne, p. 46. Ma segretari strettamente burocratici e non di Stato; il loro capo era un direttore ge- nerale di un ministero. « Peticiones postquam lecte et approbate fuerint in Cancel- leria — debent assignari prothonotario et ipse distribuat eas per notarios ». MINIERI- Riccio, Grandi uffizi del Regno di Sicilia, Napoli, 1872, p. 183. 35 LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO Il DI SVEVIA spiccata. Ora Pietro della Vigna come logoteta e protonotaro avrebbe dovuto ricevere ordini dai ministri dell’imperatore; il che per uno del- l'importanza politica di lui, ch'era stato tante volte ambasciatore e ple- nipotenziario e aveva finanche rappresentato il sovrano negli sponsali con la principessa inglese, non era un gran che. È vero però ch' egli pur essendo protonotaro e logoteta rimaneva familiaris cioè ministro e perciò spediva i diplomi (datum per manus Petri de Vinea) (1). Ad ogni modo, come vennero affari più importanti, Pietro della Vigna ritornò agli uffici politici col titolo superiore di giudice della gran corte, poi di nuovo fu destinato all'ufficio di contabilità e direzione della segreteria, finchè lo colpi l'accusa di tradimento, dalla quale solo la poesia di Dante po- tette alquanto rilevarlo. VII. Di tutto questo ordinamento finanziario e amministrativo il centro era lo stesso sovrano, che dopo l’ allontanamento di Gualtiero di Palearia dalla corte non nominò nessun cancelliere o capo del governo, ma si servì a questo scopo della magra curia, presso della quale erano i sig- gilli non solo della giustizia, ma anche della camera fiscale. Alle cure dell’amministrazione bisogna aggiungere le imprese diplomatiche e mi- litari, che riguardavano un impero così vasto e disforme di Tedeschi, Italiani, Borgognoni e Siriaci. In mezzo a quest'immenso movimento fi- nanziario e amministrativo, militare e diplomatico da reggere e gover- nare, da riformare e ricostituire, il sovrano trovava tempo e modo di partecipare al movimento intellettuale e morale del secolo, anzi di es- serne uno dei più efficaci promotori. Il secolo XIII fu giustamente detto la vera fine del medio evo e il tempo di un rinascimento non meno importante di quello al quale si dà propriamente questo nome e si pone nel secolo XV. Nel secolo XIII la dire- zione intellettuale della società già passava dai monaci delle scuole eccle- siastiche ai dottori uelle università. La cultura si laicizzava : accanto alla devozione estatica e all’ascetismo monacale, che rappresentano il vero medio evo, si sviluppava la libera ricerca o almeno una filosofia razio- nale, che cercava di ricostruire in un'armonia d'idee generali la fede e la scienza dei tempi. La conoscenza, traduzione e divulgazione delle (1) L'espressione da/um per manus significa diploma dato per ordine o per opera e non fatto di mano. i LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA 39 opere d’Aristotile, nel quale si assomma il pensiero e l'enciclopedia del- l’antichità, fu un potente strumento di questo sviluppo. Ora in questo secolo che vide la filosofia razionale ravvivarsi e la scolastica cercare di dare fondamenti razionali alla fede, Federico mostrò una vera pas- sione per la cultura ed una spiccata attitudine alle scienze positive. L'autorità regia, che in tutta l'Europa si rafforzava con lo svilupparsi delle coscienze nazionali, cercava di estendersi non solo con la legisla- zione, ma anche con Ta giurisprudenza civile e con le decisioni dei Tribunali. Federico aveva bisogno di giuristi, ai quali affidasse l’am- ministrazione dei suoi regni e l’ applicazione delle sue leggi. Perciò fondò l’università di Napoli, che cominciò con la sola giurisprudenza (1), ma poi fu accresciuta con altre cattedre di filosofia e lettere. Il de- creto di fondazione porta la data del 5 giugno, 12* Indizione {1224) : nel secolo precedente esistevano le università di Bologna e di Parigi sorte da libere unioni d’insegnanti e di scolari; e già quella di Parigi aveva ricevuto nel 1215 la sua formale costituzione dal re Filippo Augusto. Nel mondo musulmano esistevano pure le università di Bagdad, Damasco, Cairo, Cordova. Federico scrive ai suoi sudditi : « Disponemmo che nel l’amenissima città di Napoli i dottori insegnassero le arti e gli studi di qualunque professione affinché i digiuni ed affamati di sapere trovassero nello stesso regno da soddisfare alla loro avidità e non fossero costretti per ricercare le scienze ad andar peregrinando e a mendicare in regioni estranee » (2). L'imperatore amava di conversare coi dotti ed aveva bastante elasticità di spirito per attendere e consacrare qualche parte del suo tempo agli studi filosofici e scientifici, a comporre il trattato sulla caccia coi falconi, a tenere commercio epistolare coi dotti lontani. È nota a tutti la lettera ch’egli mandò verso il 1232 insieme con alcune traduzioni ai professori delle università. Egli dice : « Ad accrescere lo splendore del regio grado, nel quale convenientemente fra loro comu- nicano gli uffici le leggi e le armi, crediamo necessari i condimenti della scienza. E noi dalla nostra giovinezza, prima che ci gravasse il peso del governo, cereammo sempre la scienza, ne amammo incessantemente la bellezza e nell’odore degli unguenti suoi respirammo continuamente. (1) Nel. decreto di fondazione è nominato il solo « Magistrum Roffridum de Bene- vento, iudicem et fidelem nostrum civilis scientie professorem » . Chronica priora, p.113. (2) « Disposuimus — apud Neapolim — doctori (Zeggi : doctores) artes et cuiuseumque professionis vigere (leggi : dirigere, com'è scritto nel codice e si dice nella nota) studia etc. ». Chron. pr. p. 1153. 40 LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA Di poi benché i tanti affari e le cure dello Stato si prendono molta parte della nostra sollecitudine, pure il po’ di tempo che ci avanza non lo la- sciamo trascorrere ozioso, ma tutto lo spendiamo in gradite letture perchè l'intelletto si raftforzi nell’acquisto della scienza, senza la quale la vita dei mortali non si governa nobilmente. Mentre dunque con diligente attenzione svolgevamo e meditavamo i manoscritti, che d’ogni specie e classificati per ordine arricchiscono i nostri armadi, c’' imbattemmo in alcune opere d’Aristotile e d’altri filosofi scritte originalmente in greco od arabo e trattanti di logica e di fisica, che o colpa degli uomini o d’altro non vennero a notizia di quanti conoscono il solo latino. Volendo dunque che la veneranda autorità di sì grandi opere sia conosciuta e per la traduzione e per la viva voce dei maestri, ordinammo istante- mente ad uomini dotti delle due lingue di tradurle, conservando fedel- mente la genuinità delle parole ». Rivolto ai professori prosegue coll’en- fasi, che consideravasi un merito letterario : « Voi dunque, che dalle an- tiche cisterne traete fuori sapientemente acque nuove, che alle labbra sitibonde propinate fiumi di miele, ricevete lietamente questi libri, come dono dell’amico imperatore e aggiungendoli alle antiche opere dei filo- sofi, che fate rivivere con la vostra voce spiegandone i principii, divul- gateli al vostro uditorio, nel quale la grazia delle virtù fruttifica, la rug- gine dell’ errore si consuma e la verità del senso nascosto si scopre; divulgateli, dico, sì per riguardo di chi ve li manda, sì pei meriti delle opere stesse, a comune utilità degli studiosi e a chiaro elogio della no- stra fama ». Federico era molto versato nelle matematiche : quando andò nella Siria e fece col sultano d’Egitto Kamil il trattato col quale riacquistava Ge- rusalemme e molta parte della Palestina, bisognandogli di trattenersi a S. Giovanni d’Acri, mandò per passare il tempo a Malek-Kamil quistioni difficili sulla geometria e sull’algebra. Il sultano d’Egitto, che conosceva a fondo la letteratura e la teologia ma era poco inclinato alle scienze esatte, non volendo mostrarsi da meno del suo potente amico, fece risol- vere i problemi dallo sceich Alem-ed-Din-Hanefi e li rinviò all'imperatore ricopiati di sua mano per fargli credere d’aver trovato lui le soluzioni. Leonardo da Pisa, che aveva composto un suo libro del numero, avendo saputo dai suoi compatrioti e da altri che tornavano dalla curia impe- riale che Federico si degnava di leggere il suo libro e che « gli piaceva di sentire qualche volta le sottilità riferentisi alla geometria ed al nu- mero » compose l’altro libro dei quadrati (liber quadratorum). Nel pro- logo dice : « Avendo in :presenza della vostra maestà, gloriosissimo prin- cipe Federico, il maestro Giovanni Palermitano, vostro filosofo, meco in LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA 4l Pisa discusso molte cose intorno ai numeri, mi propose alcune quistioni, che riguardavano non meno la geometria che il numero ». La prima quistione era: trovare un numero quadrato, al quale aggiunto o tolto 5 ne esca un numero parimente quadrato. Seconda quistione : trovare un numero cubo, che con due suoi quadrati e dieci radici fosse 20. Una terza quistione era: tre uomini avevano in comune una somma di de- naro, di cui la metà era del primo, la terza parte del secondo e la sesta del terzo. Volendo portare quella somma in luogo più sicuro, ciascuno ne prese a caso una parte ed avendola portata nel luogo sicuro, il primo di ciò che aveva preso pose in comune soltanto la metà, il secondo una terza parte ed il terzo una sesta: quindi si divisero quello che s’ er: posto in comune in porzioni eguali e si trovò che ciascuno aveva avuto la sua parte. Si domanda quanta fu quella somma e che quantità ne prese ciascuno. « Questa quistione, serenissimo imperatore, nel vostro palazzo in Pisa mi fu proposto in presenza della vostra maestà dal mae- stro Giovanni palermitano ». Leonardo trovò tre modi di risolvere il problema e li inserì nel trattato de numero già precedentemente com- posto e dedicato a Federico. Ma poi ne trovò un quarto, ch’egli chiama assai bello e che spiega nel suo //os super solutionibus quarumdam que- stionum (1). Federico si approfondi maggiormente nelle scienze naturali. Egli aveva un serraglio d’animali, che conduceva con se e mostrò nel 1231 a Ravenna, nel 1235 a Cremona, nel 1245 a Verona e sul finire del 1247 a Vittoria, città ch’egli aveva fabbricata in attesa della distruzione di Parma. Flavio Biondo, che prende le sue notizie da cronache per noi perdute, dice : « La città di Vittoria vide animali che l’Italia non aveva più visti nei giuochi teatrali dopo la caduta dell'impero romano : elefanti, dromedari, pantere, leoni, pardi, linci, orsi bianchi, cani terribili a vedere ma molto pusillanimi, uccelli rapaci addimesticati diversi dalle specie usate allora in Italia, cioè falconi, astori, girifalchi bianchi e allocchi di aspetto mae- stoso » (2). Tutti sanno ch’egli scrisse un trattato sull’arte della caccia per mezzo degli uccelli rapaci (de arte venandi cum avibus). Sembra che un imperatore, troppo spesso implicato, com’egli stesso dice, in difficili e quasi inestricabili negozi dei suoi regni e dell'impero (3), non avrebbe (1) Opuscoli di Leonardo Pisano pubblicati da B. BoxcomPaGNI, Firenze, 1856, pa- gine 2, 3, 17, 114. — Cf. Fazzari G., L. Pisano e le equazioni di 2° grado, nella ri- vista L’Istruzione secondaria, Palermo, febbraio 1903. (2) Ved. ScHerFER-BorcHorst, Zur Gesch. des XII und XIII Iahrhunderts , Ber- lin, 1897, p. 282-6. F. Bronpo, Hist. decad., p. 204. (8) « Arduis et fere inexplicabilibus negotiis propeditus circa regnorum et imperii regimina ». L. I, proemio. 6 42 LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA dovuto impiegare un lungo tempo nello studio d’una cosa di poco conto qual'è la caccia cogli uccelli. Ma Federico aveva ereditato l’amore delle scienze di suo avo il re Ruggiero, che negli ultimi 15 anni del suo regno accolse e protesse nella sua corte molti dotti del tempo. La caccia cogli uccelli a parere di Federico era la più nobile e difficile, perchè non ba- stava come nelle altre caccie vedere ed avere dei mezzi per farle, ma era necessaria la lunga pratica, che solo un nobile riposandosi dalle fa- tiche della guerra e della politica poteva fare. « Le ragioni, egli dice, per le quali questa caccia è più nobile delle altre, sono molte. La prima è che chi leggerà e capirà questo libro, conoscerà per questa via più che per altri modi di caccia molti segreti delle operazioni della natura (plura secreta de operationibus nature cognoscet per hane quam per alias partes venationis)». Infatti il primo libro è tutto un trattato di storia naturale intorno agli uccelli, al loro modo di vivere sulle terre e sulle acque, al procacciarsi il cibo, all’accoppiarsi, al volare, al migrare, al mutare le penne. Vi sono molte osservazioni di anatomia e di fisiologia fatte per- sonalmente dallo stesso Federico, il quale nota che Aristotile nel libro degli animali riferisce spesso quello che gli dissero certuni, ma che né egli forse vide nè quelli che glielo dissero (nec ipse forsan vidit nec di- centes viderunt). Oltre d’Aristotile egli cita con sue osservazioni Plinio, Apuleio, gli aforismi d’ Ippocrate. Traduco dall'opera di Federico il se- guente capitolo, che tratta delle qualità necessarie ad un buon falconiere (qualis esse debeat falconarius): < Avendo discorso in che modo e in quali parti si prendano i falconi o nidasii (presi dal nido e in generale nativi del luogo) o ramagii (che vengono da altri paesi, di passo) e in che modo debbano essere disposti sopra la mano e vi si pongano e portino, resta ad esporre come deb- bano essere addomesticati prima che dalla mano siano spinti a volare. Avanti però bisogna parlare del falconiere, quale debba essere e quale cura avere per mansuefare e tenere i falconi. Colui dunque che vuole imparare ed esercitare l’arte della caccia cogli uccelli, perchè possa es- sere adatto a nutrirli, custodirli, mansuefarli, portarli, curarli se fa bisogno, servirsene nelle caccie e istruirli a cacciare gli altri uccelli, deve pos- sedere le qualità che ora dirò e inoltre la scienza di questo libro; e quando possederà tutto ciò in grado sufficiente, prendendo il nome dalla maniera più degna di caccia potrà giustamente essere chiamato falconiere. Egli sia di mezzana statura perchè col corpo grosso non si stanchi presto o manchi di agilità e per la troppa piccolezza non saltelli stando a piedi o a cavallo. Non abbia il corpo troppo asciutto, perchè non arriverebbe a sostenere la fatica e il freddo: nè l’abbia troppo grosso e grasso, per- LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO IL DI SVEVIA 45 chè avrebbe a noia la fatica e il caldo e sarebbe più pigro e lento di quello che conviene a quest’ arte. Non abbia a noia larte e la fa- tica, ma l’ami e perseveri in essa ed anche vecchio vi attenda, il che non può nascere che dall'amore che avrà posto in essa. Poichè essendo l’arte lunga e nella prattica dandosi sempre nuovi casi, l’uomo non deve mai desistere dall’ esercizio di essa, ma perseverarvi tutta la. vita per raggiungere più perfettamente l’arte stessa. Dev’essere di ottima intelligenza affinchè quand’ anche abbia molto appreso dai dotti di quest'arte, pure col suo ingegno naturale sappia ritrovare ed escogitare quello che eventualmente sarà necessario. E invero non è pos- sibile di scrivere tutte le novità che si possono notare nelle operazioni buone e cattive degli uccelli rapaci, perché essendo questi di costumi assai diversi, ciascun falconiere col suo ingegno e coll’arte di questo libro deve provvedere quello che sarà utile. Abbia buona memoria per ritenere il bene e il male che intorno alle operazioni degli uccelli e allo esercizio di quest'arte può accadere per causa di lui o dell’uccello o di altra cosa, perchè un’altra volta segua il buono ed eviti il cattivo e dannoso. Abbia vista acuta per distinguere a gran distanza dove stanno gli uccelli ai quali vuol dare la caccia o segua cogli occhi il suo uccello quando s’allontana da lui e vegga minutamente tutto quello ch'è neces- sario di vedere. Abbia l'orecchio leggiero per discernere facilmente dove siano gli uccelli ch'egli «cerca dalle loro voci che udirà d’ogni banda e per udire facilmente i suoi compagni di caccia e il campanello del suo uc- cello quando sarà fuori della sua vista; anzi in non pochi casi dalle voci potrà sapere dove sia il suo uccello lontano. Sia uomo di grande e forte voce, perchè il suo uccello che qualche volta starà lontano da lui torni alla sua chiamata e gli altri cacciatori facilmente l’ascoltino. Sia agile e pronto di mosse per soccorrere subito l’uccello ogni volta che sarà necessario. Sia audace e non tema di traversare luoghi aspri, quando convenga. Sappia nuotare perchè se il suo uccello volerà di là da un’acqua ingua- dabile, egli passi l’acqua a nuoto e segua l'uccello e se sarà necessario di soccorrerlo, lo soccorra. Non sia di costume troppo giovanile, perchè la giovinezza, non lo induca a fare cosa contraria all'arte; giacchè i gio- vani sogliono essere capricciosi e si dilettano moltissimo di vedere le volate brillanti e numerose. 1 «Pure non vogliamo totalmente escludere i giovani, i quali non sa- pendo mansuefare o ammaestrare gli uccelli o cacciare con essi possono imparare dagli esperti finchè non pervengano alla perfezione della scienza e dell’età. Non dev'essere sonnacchioso, perchè si richiede che si metta tardi a letto, che di notte vada più volte a vedere il suo uccello, che 44 LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA si alzi prima di giorno e che abbia il sonno leggiero da sentire il cam- panello dell’uccello e il movimento delle sue ali e Ja sua irrequietezza. Non sia troppo goloso nè troppo dedito al cibo, perché se sarà fuori della casa o in campagna o anche quando avrà smarrito il suo uccello non voglia per la gola tornar subito a casa o anche essendo in casa non si dimentichi del suo uccello, avendo ogni pensiero alla gola. Non sia troppo amico del vino, perchè l’ebrietà è una certa pazzia per la quale facilis- simamente maltratterà il suo uccello anche credendo di trattarlo bene; un ebro e fatuo non deve custodire l'uccello. Non sia iracondo, perchè spesso accade che l’ uccello faccia cose da provocare l’ira del suo cu- stode; e se questi non frena l’iracondia, farà qualche mala mossa e dalla mala mossa l’ uccello, ch’è molto delicato, ne sarà malridotto. Non sia pigro o negligente, perchè quest'arte vuole molte fatiche e grande studio. Non sia girovago, perchè coll’ andare qua e là non visita spesso come si deve l'uccello; e l’uccello in un momento può ricevere una lesione, se trascurato o non visitato spessissimo. Abbia il guanto della mano, sulla quale deve portare l'uccello, lungo sino al cubito e largo per le- varselo presto : il guanto dev'essere di cuoio grosso; così il falcone non vi ficcherà le sue unghie e col rostro e le unghie non potrà lacerarlo e quando dovrà essere slanciato dalla mano per volare, se ne staccherà facilmente. Abbia inoltre una borsa alla sua cinta per riporvi le carni e le prede, che perciò si chiama carniera» (1). Oggi in Italia la caccia col falcone è esercitata forse appena da una diecina di persone, ma in Olanda e in Inghilterra prosperano numerosi club di falconieri. L'inglese Harting scrive: « Non v’'ha piacere compa- rabile a quello d’un falconiere che arriva a far volare con perfezione un falco educato e ammaestrato da lui stesso. Quale sensazione quando gli si vede lasciare il pugno del suo maestro, salire in alto, filare nel- l’azzurro colla velocità di un miglio al minuto; e quando forse si teme che il nobile uccello possa sparire per non più tornare, un colpo di fi- schietto, un appello, un rotear di logoro, ed eccolo ridiscendere dal fondo del cielo, rapido come una freccia, riprendendo il suo posto sul pugno inguantato ! Certo non mai l’ uomo ha spinto più lungi l’arte di sotto- mettere gli animali alla sua volontà ed è incredibile che uno sport at- traente quanto la falconeria non sia sempre rimasto popolare » (2). Non (1) FribERICI II IMPERATORIS, reliqua librorum de arte venandi cum avibus, Augu- stae Vindelicorum, 1596, L. II, cap. 47. (2) FiLastoNn, Falconeria moderna, Roux e Viarengo, Torino, 2* ediz. ill. LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA 45 pochi disegni delle caccie del tempo Svevo esistono anche oggi : Mon- signore Di Marzo ne ha descritti e riprodotti alcuni esistenti in una cas- setta d’avorio conservata nella cappella palatina di Palermo. In un di- segno a graffito due falconieri in costume musulmano, aventi nelle mani l’uno un coniglio e 1 altro un uccello già presi, mandano a volo due falchi, uno dei quali è legato al piede con un filo: i due uccelli piom- bano sopra due cervi, a uno dei quali un levriere e a un altro un leo- pardo già afferrano una gamba (1). In un altro disegno due cacciatori pure in costume musulmano scagliano delle freccie contro due colombe poste sopra un albero : l’un cacciatore a sinistra dell’albero è in atto di chi ha scoccato una freccia, l’altro ha dietro le spalle sospesa ad un bastone la selvaggina uccisa : una colomba sembra cadere ferita dall'albero. Vi sono disegnati pure un elefante maestoso ‘con la proboscide alzata, coperto di ricca gualdrappa, recante sul dorso un guerriero e un valletto con la lancia in mano, e una giraffa coperta di gualdrappa, ma in atto di ricalcitrare, tenuta per le briglie da un musulmano, che sembra minacciare di sferzarla, mentre di dietro un guerriero in atto forse di saltarle sul dorso posa su di essa la mano destra ed ha la sinistra sull’elsa della spada (2). IX. Pare che poco dopo il 1230 Federico mandò ai dotti musulmani di levante e di ponente le quistioni filosofiche dette quesiti siciliani. Essi secondo molti sono la pruova diretta della incredulità e dello scetticismo di Federico. Ma i quesiti corrispondono alla vita intellettuale del secolo XIII, che non fu affato scettico. Il secolo ch'era come abbagliato dagli scritti aristotelici omai conosciuti in parte nella loro forma genuina e che tendeva a dare fondamenti razionali alla teologia, si era volto con ardore a questi studi; e Federico, che non era un filosofo di professione nè aveva un sistema metafisico suo particolare, partecipava alla curio- sità del sapere, alla sete di cultura del suo tempo, senza che per questo togliesse dall’animo i pensieri e i sentimenti della religione, nella quale era cresciuto. Nel secolo precedente S. Bernardo poteva esclamare : (1) La caccia coi leopardi era anche praticata da Federico, che aveva in Lucera una leoparderia tenuta da schiavi mori. (2) Di Marzo, Una cassettina d'avorio nella cappella palatina di Palermo, Paler- mo, 1887, 46 LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO IH DI SVEVIA « Questioni di altissimi problemi si sviscerano temerariamente. Tutto a se usurpa l'ingegno umano e niente riserva alla fede. Irrompe nelle cose divine etc. » (1). Ma nel secolo XII S. Tommaso discute nella sua Summa theologica sui fondamenti della teologia e sui suoi postulati, senza trovare strano il fatto, anzi crede la filosofia razionale antece- dente necessario della teologia: Dante nel Paradiso dice di avere sull’esi- stenza di Dio pruove fisiche e metafisiche e discutendo della carità mette i filosofici argomenti prima o allato di quelli della rivelazione. La scolastica sillogizzava di tutto, né di ciò si può argomentare lo scettici- smo. Ora dei quesiti di Federico ire riguardano l’interpretazione d’Ari- stotile. Il primo è : « Aristotile in tutte le sue opere dice espressamente esi- stere il mondo ab eterno e così pensava di certo. Se lo dimostrò, quali furono le pruove? e se no, in che maniera ne discorre ? >. Un altro è: « Che cosa sono le categorie ? e come quelle dieci che conosciamo servon di chiave ad ogni maniera di scienza? Ma sono veramente dieci ? Perchè non se ne può togliere od aggiungere qualcuna? Come si pruova tutto ciò ? >. Il terzo quesito riguardava la natura dell'anima, la sua immor- talità e la contradizione che appariva in questa materia tra Aristotile e Alessandro d’Afrodisia. Oltre di questi tre quesiti, che possiamo dire Aristotelici, ve ne sono altri due relativi l’uno alla teologia, l’altro a una frase del Corano: « Quali è lo scopo della scienza teologica e quali sono i suoi postulati, se ne ha? >. « Come vanno spiegate le parole di Mao- metto : il cuore del credente sta tra due dita del Dio misericordioso ? > (2). Questi quesiti, che non esorbitano affatto dagli studi degli scolastici, molti problemi dei quali e dello stesso Dante sembrano più suggestivi di essi in fatto di scetticismo e di ardimento logico, furono mandati « dall'imperatore dei Rum, principe della Sicilia» ai filosofi musulmani del levante, ma non rimase soddisfatto delle loro risposte. Volgendosi al Mogrib e alla Spagna, gli fu designato Ibn-Sabin. Perciò l'imperatore scrisse al califo Ar Rascid, che comandò al governatore di Ceuta di ricer- care il filosofo e di fare ch'egli desse la soluzione dei quesiti. Le risposte ci sono conservate imperfette. Ibn-Sabin osserva che non in tutte le opere di Aristotile si afferma il mondo essere ab deterno e che quanto all’im- mortalità dell'anima v'ha l’anima vegetativa, l’animale, la ragionante, la (1) Ved. la mia Origine dei Comuni di Milano e di Roma, p.125-6. 2) Amari, Sfor. dei Musul., II, 102. LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA 47 filosofica e la profetica (1), ch'è la più nobile di tutte. Ora di quale di codeste anime si voleva sapere l'immortalità ? (2). Gregorio IX accusò Federico d’ aver detto che Mosè , Gesù Cristo e Maometto erano stati tre impostori. Ma Innocenzo IV nella sentenza di scomunica pronunciata nel concilio di Lione non ripete la stessa ac- cusa, il che mostra ch'era stata vittoriosamente combattuta; e il famoso libro de tribus impostoribus è stato chiaramente mostrato che fu composto non prima del secolo XVI e più probabilmente nel secolo XVIII. Molti hanno detto che Federico per combattere la pretensione di su- premazia temporale della chiesa abbia negato anche la superiorità spi- rituale e hanno voluto trovare in lui un precursore della rivoluzione reli- giosa del secolo XVI e specialmente della chiesa riformata inglese : altri poi fecero addirittura di lui, come s'è accennato, uno scettico e un incredulo (3). Su questo punto è facile esagerare e basare su leggieri in- dizi tutto un sistema d’intenzioni e di tendenze. Anche la sua omonimia col grande Federico II di Prussia amico di Voltaire e dei filosofi mate- rialisti del secolo XVIII facilita un riavvicinamento d’idee, che a mio pa- rere non corrisponde alla realtà. Federico di Prussia venne dopo un secolo e mezzo di feroci lotte religiose, quando i popoli, calmato il fanatismo, porgevano facile orecchio agli avversari delle credenze tradizionali; e le scienze già sviluppatesi dopo Galileo facevano sperare alle menti più ar- dite che come si era spiegato in gran parte il meccanismo del mondo, così si potesse anche scientificamente conoscere l’origine e la finalità della vita. Ai tempi di Federico di Prussia nel secolo XVIII molti credevano di poter contrapporre ai dati della religione e della fede i dati più esatti e vera- ci, che si speravano o sognavano dalla scienza, sulla vita, sull’anima umana e sui destini dell’uomo e del mondo. Ma ai tempi di Federico di Svevia nel secolo XIII non si combatteva la fede a nome della scienza, ma soltanto la fede ufficialmente professata dalla corte romana; e ciò in nome d’una fede più pura, più ideale, più perfetta, più rispondente al bisogno eterno dello spirito umano d’idealità, di giustizia assoluta, di perfezione morale. L’idealità del secolo XIII era la povertà apostolica predicata sì dagli eretici (catari, perfetti, patarini, valdesi) contro la ge- rarchia ecclesiastica e sì dai francescani e domenicani in sostegno e in (1) «.... L’error che crede — Che un’anima sovr’altra in noi s'accenda ». DANTE, Purgat. (2) Amari, Bibl. Ar. Sic., II, 415-19. (3) Cf. Dott. FRanceSsco Fava, Le idee religiose di Federico II di Svevia, (in confuta- zione dell’opinione dell’HulLLARD-BRÉEHOLLES). Messina, Tip. Fratelli Salvaggio, 1899. 48 LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO Il DI SVEVIA armonia della chiesa romana. Ora Federico venuto di nuovo a guerra col Papa prese contro il papato e la gerarchia l’arma offerta dai tempi e dichiarò che l’insolenza dei chierici: nasceva solo dalle loro stragrandi ricchezze e che riducendoli alla povertà e semplicità primitiva egli avrebbe resa la chiesa assai migliore. Ma questo riguarda la seconda lotta di Federico II di Svevia col papato. X. Benvenuto da Imola nel suo commento di Dante dice di Federico : «assai si dilettava della caccia degli uccelli, sed multo magis amplexibus mulierum ». Questo fatto, considerato isolatamente, lo farebbe credere un effeminato. Ma se egli abusò dei piaceri, che la sua condizione gli offriva, nella sua vita non c'è nulla di molle e di fiacco, anzi indefesso lavoro in tutte le direzioni della attività sociale ed umana, ammini- strazione e finanza, guerra e politica, scienza e legislazione, arti e let- tere : vi è sempre grandiosità di progetti e costanza nell’eseguirli. Gio- vanni Villani dice: « Tenea molte concubine e mamelucchi a guisa di Saraceni et in tutti i diletti corporali si volle abbandonare e quasi vita epicurea tenne ». Nel regesto di Federico e nelle cronache contem- poranee si trovano non pochi accenni alle donne, ch'egli conducea con se o tenea a Lucera (garcie, amasie). Ma per mio credere su questo s'è molto esagerato sino a vedere presso di lui degli harem custoditi da eunuchi neri. A mio parere sono fatti isolati, che gli avversari di lui hanno voluto ingrandire per perderlo nell'opinione delle società cristiane, alle quali certi usi o apparenze della vita musulmana destavano ripu- gnanza (1). La sua attivita è così continua, intensa e moltiforme in tutti i campi delia vita sociale d’ allora, egli emerge di tanto per opere di cultura di legislazione di guerra su tutti i principi del suo tempo, che «i diletti corporali ai quali si volle abbandonare » dovevano nella sua vita tenere un posto molto secondario. Fra Salimbene dice : « Era epi- cureo e tutto ciò che poteva trovare nella divina scrittura o per sue ricerche e per mezzo dei suoi dotti che servisse a dimostrare che dopo morte non v'è altra vita, tutto raccoglieva ». Cercare argomenti di questo (1) I predecessori di Federico nel regno di Sicilia non si mostrano dissimili da lui. Ruggiero II « ultra quam bona corporis exigeret valetudo rebus assuetus venereis » (Falcando). Morto Guglielmo I « mulieres nobilesque matrone, maxime Sarracine, quibus ob mortem regis dolor non fictus obvenerat ete. » (id.). LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA 49 genere nella sacra scrittura, ch'è il libro della fede, sembra contradit- torio. Il raccogliere poi tutto ciò che servisse a dimostrare qualche prin- cipio anche antireligioso non dimostra affatto la irreligiosità del racco- glitore, che forse cercava l occasione di mostrare il suo ingegno e la forza della sua logica, specialmente in un tempo in cui la logicità era tenuta in maggior conto dell’osservazione della realtà. Si trattava forse più di discutere che di avere fondate convinzioni. Per me questi epicurei «che l’anima col corpo morta fanno » sono un anacronismo nella società europea di quel tempo; nè credo che Federico o gli Uberti e i Cavalcanti di Firenze fossero epicurei in questo senso, benchè i partiti in buona o mala fede giudicassero in tal modo i loro nemici. Il maestro Terrisio dell’Uni- versità di Napoli nell’ elogio funebre d’un suo collega ripete le parole dell’Ecclesiaste : « chi sa se lo spirito dei figli degli uomini salga su e i figli dei giumenti scendano giù ? » (1). E forse questo dai nemici del suo partito poteva essere considerato come diretto a ricercare nella divina scrittura che « mai altra vita fosse ». A Federico fu anche rimproverata l’ingratitudine. Il cancelliere Gua- tiero de Palearia, che governò il regno nella minorità di lui, fu allontanato dalla corte dopo pochi mesi che Federico ne aveva preso direttamente il governo. Ma in ciò Federico fu certo guidato da un concetto politico e non da capriccio personale, perché voleva governare egli, non rimettere ad altri il potere con le fatiche del governo. Gualtiero, ch'era vescovo di Catania, ritenne non solo il titolo di cancelliere ma anche gli appan- naggi e visse onorato benchè senza governo. Nel 122i egli e il conte Enrico di Malta furono mandati come capi della flotta a soccorso del- l’esercito cristiano di Damiata. Ma come vi giunsero, invece di correre in aiuto dei crociati che si erano avanzati nell’ Egitto, si fermarono in quella città finchè venne la notizia della disfatta dei cristiani. La loro inerzia a Damiata destò grande sdegno in Federico. Riccardo di S. Ger- mano dice: « Gualtiero detto il cancelliere fuggi per mare a Venezia, Enrico di Malta ritornò in Sicilia, ma non senza ragione fu dipoi impri- gionato dall'imperatore e perdette la contea di Malta » (2). Nel 1226 ri- spondendo Federico ad Onorio III su Gualtiero, ch'era sempre vescovo di Catania ed esule, dice ch’egli con la sua prodigalità aveva corroso tutto il regno, alludendo certo alle tante concessioni del demanio regio (1) Ved. il mio Parlamento dì Foggia, p. 49 : « Quis novit si spiritus filioram Ade ascendat sursum et filii inmentorum descendant deorsum? Non Socrates, non Plato nec filii tenebrarum ».. (2) « Henricùs de Malta in Siciliam redit, qui z0n sine causa postmodum ab impe- 5 ratore captus est et terram amisit ». Chror. pr., p. 105-7. [ 50 LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO Il DI SVEVIA fatte da Gualtiero al tempo della reggenza (1). Ma il papa tratta ciò come esagerato e risponde sarcasticamente che non aveva corroso tutto, se tanto ancora rimaneva da corrodere (2). Ad ogni modo se Federico non voleva cancellieri del regno, l’aver affidato a Gualtiero la missione in Oriente mostra che non gli serbava molto rancore; e se non gli perdonò la cattiva riuscita dei fatti dell’ Egitto, certo volle dimostrare alla cri - stianità ch’era stato mal servito dai suoi dipendenti. Rinaldo di Urslingen duca nominale di Spoleto, lasciato da Federico vicerè (bailus et procurator) nel giugno 1228 (3), fu nel maggio 1251 imprigionato e condannato alla perdita di tutti i beni. Riccardo di S. Ger- mano ne dà come motivo, che Rinaldo non fu in grado di rendere conti chiari della sua gestione o di prestare cauzione (4). Certo v’ entravano anche ragioni politiche, perché Rinaldo cercava di navigare tra due acque e nelle trattative di pace del principio del 1230 sembrava soste- nere la parte del papa, il quale, quando lo poi seppe prigione, ne perorò caldamente la causa presso Federico (9). In fondo l’imperatore, che non ammetteva titubanze nell'esecuzione dei suoi ordini, non volle usare ri- guardi a un ministro poco fido, che forse aspirava a farsi una posizione indipendente; il che non sembrerà inverosimile a chi consideri che come Rinaldo fu imprigionato , il fratello di lui Bertoldo si ribellò , si difese più di due anni in Antrodoco, finchè nel luglio 1233 capitolò a condi- zione ch'egli e il fratello potessero liberamente uscire dal regno. Ma dieci anni dopo ritroviamo di nuovo Rinaldo al servizio di Federico (6) ; il che mostra sì il mutamento della politica e sì che Federico non ser- bava lungo rancore. Matteo Marclafaba era stato camerario di Calabria quando nel no- vembre 1230 Federico lo fece arrestare con tuttii giudici e notai nel- l'ufficio. Non se ne conosce la ragione ma sembra per malversazione. Nel febbraio 1231 è già chiamato fidelis noster, il che mostra che Fede- (1) Cf. Eris. Innocent III, L. V., 21 « W. de Palear, exhausto thesauro regio, ne quid remaneret intactum, terras, possessiones et alios redditus, quibus voluit, pro sua voluntate concessit et concessionem suam sigillo regio, quod ipse tenuerat, confirma- vit». — Gesta Inn. III, cap. 32: «W. de Pal. in acquirendo cupidus, sed prodigus in donando ». (2) Vedi la mia Giovinezza di Federico II e î prodromi della sua lotta col papato. (3) Vedi la mia Prima lotta di Federico II di Svevia col papato. (4) «Raynaldus — cum non posset imperatori sufficientem ponere rationem, etc.» Ricc. pe S. GERM. (5) Epist. saec., XIII. (6) « Dux Spoleti pro parte imperatoris super Narniam vadit ». Ricc. pe S. GERM. al 1242. LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA 5I rico lo riteneva innocente. Pare che nell’anno stesso sia stato nominato maestro camerario del Principato di Salerno e Terra di Lavoro, nel set- tembre 1233 magister duane de secretis et questorum della Calabria e Si- cilia, il quale ufficio resse con molto zelo sino all'agosto 1239. quando morì (1). Pietro Della Vigna, dopo di essere stato il ministro, l’oratore e il di- plomatico di fiducia dell’imperatore, infine fu condannato all’accecamento per causa di tradimento ed ebbe gli occhi strappati (2). Non sappiamo se meritò la condanna, benchè pronunciata dopo regolare giudizio; ma il suo tradimento era creduto da molti anche al tempo di Dante (3). Federico fu crudelissimo contro i nemici o i ribelli, senza divenire per questo un’ eccezione del secolo XII così brutalmente feroce. Egli pel primo condannò gli eretici (catari o patarini) ad essere bruciati vivi, mentre sino allora s'era creduto stfficiente 1’ esilio e la confisca. Ac- cecava i ribelli e dopo strazi indicibili li faceva morire. Nel 1245 fu scoperta una congiura contro la vita di Federico : i colpevoli, come dice Terrisio, furono parte impiccati, parte strozzati, parte gettati a mare (4). Francesco Tibaldo capo della congiura subi la seguente pena: « Manifesto di Federico imperatore sulla pena inflitta a Francesco Ti- baldo ch’ebbe gli occhi strappati e fu mandato in giro a spettacolo pel regno. « Venite a vedere, o popoli, la giusta sentenza che diede il principe delle provincie contro i cospiratori della sua morte, che sarebbe stata la rovina di molti; e dalla pena di questo Tibaldo, che si manda in giro a spettacolo, comprendete quali danni ci minacciavano. Vennero al mondo (1) «In Apulia imperatoris iussu capiuntur Matheus Marckfaber (leggi : Marcla- faba), iudex Philippus de Magdalone, iudex Guillelmus de Salerno, notarius Adam et notarius Iohannes ». Ricc. DE S. GeERm. al 1230. Nel testamento del conte d’Ischia, Nov. 1234, 82 indiz. : « Debeo secreto Mascanensi (Messanensi) scilicet domino Matheo Marchafaba uncias auri quinquaginta ». Bibl. com. di Pal. Ms. Qq. G. 1, f. 31 verso. Nel ms. del sec. XIV conservato dalla Soc. Sic. di Storia patria (cronaca di Mala- 0 0 0 e terra): « Anno dnj. M. CC. XXXIIJ. VII Ind. Matheus Marcafaba fuit constitutus secretus Sicilie et Calabrie— Anno dj M. CC. XXXVII (1239). xIl Ind. Primo mensis augusti Marchafaba secretus obijt. Item eodem anno papa Gregorius excommunicavit dn Imp. FR» — Cfr. Annales Siculi, M. G. H. XIX, p. 497 e Wixk., Acta, p. 634. (2) « Oculos de capite erui fecit». M. G. H., XIX. (3) « Conforti la memoria mia che giace Ancor del colpo che invidia le diede ». DANTE, Inf. (4) Cf. WIxK. Acta. 52 LE FINANZE E LA CORTE DI FEDERICO Il DI SVEVIA uomini nuovi, che ebbero la faccia di uomini e non la natura; perciò seguirono quella degli animali bruti e scelleratamente macchinarono di dare la morte al loro fattore e plasmatore. Guardate quest’ uomo mo- struoso e giacchè quello che si vede s’ imprime meglio negli animi di quello che si sente, apprendete la pena di questo condannato e non ve ne dimenticate, anzi tramandate ai posteri la memoria di questo giu- dizio » (1). Riassumendo quanto s° è detto della avarizia, crudeltà, dissolutezza, perfidia e ingratitudine di Federico, i vizi di lui furono molto esagerati da quelli che non considerano il complesso della vita e dei tempi. Si trovarono in lui aberrazioni, quasi volesse vivere alla musulmana in mezzo ‘ai ‘cristiani o fare lo scettico in secoli di fede incontrastata. Anche in politica si vollero notare strane discordanze. Dopo che Fede- rico vinse e depose in Germania il figlio Enrico (1235) (1). Ebbi occasione tempo addietro di dimostrare che nei diplomi di re Ruggiero la scrittura maiuscola a grandi caratteri di regola, dopo il tempo del notaro Guido, occupa soltanto il primo rigo (2). Così avviene (1) Bresscau, I, 900 e noia 5. (2) Garuri, I docce. inediti dell’ep. Norm. in Sicilia, I, 283 e seg. La completa col lezione fotografica dei doce. del tempo Normanno (pubblici e privati per la Sicilia, pubblici soltanto per l’Italia Meridionale), eseguita da me in Palermo nella Cappella Palatina, col permesso del Ministero della R. Casa, e nell’ Arch. Cap. della Caite- drale, in Patti, Salerno, Cava dei Tirreni, Napoli e Montecassino. mi ha permesso di stabilire che sotto il notaro Wido (Guido) i caraiteri maiuscoli del protocollo cc- cupano due o tre righi. Cite alcuni esempi: 1° Patti, Arch. Cap. — Ruggiero 1133 ind. XI, Behring, 9 10. Mi cade acconcio di notare che il diploma originale di Ruggiero per Patti, Behring 10, c'ha la rota in forma di signaculum, nei cerchi che chiudono la croce interna ha due coppie di versi ED ELVIRA PRIMA MOGLIE DI RE RUGGIERO 9 per l'appunto in 4, mentre in £ l’invocazione divina verbale e la super scriptio intera occupano due righi : In nomine sce. et individue tri. nitatis : Rogerius divina favente clementia / Rex Sicilie ducatus Apu- lie et Principatus Capue. // Nel Palatino B manca poi il c4r/sm07, come pure nel Barberino €. La maiuscola nel Palatino A è in capitale rustica con qualche let- tera in onciale piena d’ornamenti come Behring, 37, 50 e Garufi doc. 19, mentre nel Palatino 5 è in capitale elegante con elementi d’onciale ed ingrandimenti della prima lettera di ciascuna parola. Alcune lettere maiuscole presentano vari tipi, più in Palat. 5 che nel Barb. €, così p, e,: la D nel Palat. A ha due forme, una capitale ed una onciale entrambi con ghirigori, in Palat. 5 invece il tipo capitale si mantiene costante; la E in Palat. A ha la forma capitale e la onciale, in Palat. B quest’ul- tima sola; la & è conforme in entrambi; la Z'in Palat. A non si eleva mai al di sopra del rigo, mentre in Palat. B si eleva costantemente; la U in Palat. A si presenta nelle maniere di V e U, in Palat. B ho notato tre varietà : Vi, U,, MV. Tanto in A che in £ si riscontrano nel testo le seguenti parole in maiuscola, ma di dimensioni più piccole: /tobertus Guiscardus, Rogerius, (B aggiunge: Comes pater nr. et ceterì Patrui nostri atque consanguinei), Petri, Panormi, Roberti Guiscardi et Rogerio (B aggiunge: Comitis) Patris nostri ct matris nostre, Adelasie et Eluire regine, Regie, (B aggiunge : Maiestatis), la triplice apprecazione : Amen, Amen, Amen. Nel Datum : Itogerii, cui in Palat. B precede: /tegni vero excellentissimi Regis e segue Anno. Oltre a queste B ne ha alcune altre che sono: Abbatum et Prin cipum mostrorum, Eluive. Riguardo alle minuscole ho osservato le seguenti differenze : La b in Palat. A termina sempre col filetto superiore diritto e coll’a- pice leggermente ingrossato, in 5 invece il filetto si ripiega a destra a mò di uncinetto; questa identica forma si ritrova in C. La e in entrambi si presenta o semplice o cedigliata, come nel Bar- berino (1). rimati, i soli che compariscano nei docce. pubblici e privati di Sicilia : « Rex semper vivas. Pius et clemens et domini vas. Hac eruce signatum. Stabo nunquam violatum ». Cf. GarUrI, Carte e firme in versi nella dipl. dell’ Italia Meridionale, nei sec. XI a XIII, in Studi Medievali, Torino, fase. I. 2° Montecassino 1132 Ind. XI, Ruggiero. (1) Tutti i vari editori del diploma Palatino 4 non han tenuto conto di questa e cedigliata, che si riscontra in parecchi diplomi di questo periodo. 10 I DIPLOMI PURPUREI DELLA CANCELLERIA NORMANNA La fin A ha Vasta diritta col filetto superiore svolgentesi a ghiri- gori da destra a sinistra, in £ il filetto s'incurva leggermente e s’ an- noda a destra: così avviene pure nel Barb. C. La g in A ha una forma speciale che differisce moltissimo da quella usata in 5, ch'è conforme a quella del Barb.; la curva sottostante s'an- noda a destra in A come nel filetto superiore della f in B al contrario s'annoda e svolge con ghirigori da destra a sinistra. La p in A ha sempre l'asta diritta e ben proporzionata, in Palat. B e nel Barb. C l'asta è piuttosto allungata e incurvata da destra a sinistra. La rin A ha l'asta diritta che non scende mai al disotto del rigo, in Palat. B e nel Barb. Cin modo uniforme, si allunga al disotto del rigo, assumendo quasi la forma della corsiva romana dell'XI sec. Le scritture, pur essendo contemporanee tutte, in conclusione pre- sentano nel Palat. 4 molto spiccati alcuni elementi, direi quasi am- bientali, che si riscontrano in altri originali usciti dalla Cancelleria, in Palat. B e nel Barb. C molto spiccati invece i medesimi elementi indi- viduali (1). Ne segue che i diplomi purpurei furono scritti dal mede- simo crisografo (2), il quale in Palat. B imitò quanto più poteva il di- ploma Palat. 4 uscito dalla Cancelleria, mantenendo i propri elementi grafici caratteristici. A quanto abbiamo detto possiamo aggiungere l'osservazione fatta da K. A. Kehr (3), e da me riscontrata, cioè che lo scrittore del Palat. Ai di cui però non conosciamo il nome, s'identifica con quello che nel 1151 scrisse pe ‘1 vescovo di Messina l'originale conservato in Patti (Pirri I, 178). È fuor di dubbio che il doppio rigo in scrittura maiuscola nel pro- tocollo del Palat. 5, la mancanza delle segnature dei testimoni e la for- mula posta fra le due rote: «In alio privilegio hoc idem / continenti hiuus rei testes subscripti sunt», siano dati più che bastevoli per rite- nerla una copia di lusso. Resta che si veda se questa copia sia stata 1) Barb. € presenta poche lettere maiuscole. (2) P. KERR, inl. e. a dir vero, facendo a fidanza colla sua forte memoria, disse che la scrittura del diploma Barberiniano aveva speciale riscontro con quella del diploma purpureo Palat. 8, mail fratello suo Carlo, troppo presto rapito alla scienza, ebbe il torto di non credergli e di seguire altra via. 3) K. A. KEHR, op. cit. p. 144. — Il doc. in pergamena si conserva nel vol. I di Fondazione e porta il nr. antico 79, moderno 119: misura in altezza mm. 530 più mm. 60 di plica, ed in larghezza mm. 420. La serittura è perfettamente della stessa mano, onde su questo punto non può sollevarsi alcun dubbio. ED ELVIRA PRIMA MOGLIE DI RE RUGGIERO Il redatta o pur no da un impiegato di Cancelleria. Pe'l Barberino la que- stione è più complessa, sebbene in apparenza più semplice. Quivi ab- biamo il nome del notaro nella formula : « Ad huius sane nostra con- cessionis robur et durabile firmamentum per manus H. Panormitani archidiaconi et cappellani nostri hoc privilegium fieri mandavimus....». Si potrebbe supporre, come infatti suppose P. Kehr, che questo H., che si identifica con Enrico Arcidiacono di Palermo, sia stato il crisografo; in tal caso, apparendo egli anche come seriptor del privilegio, il Bar- ber. C dovrebbe considerarsi come originale uscito dalla Cancelleria e di conseguenza anche il Palat. 5, redatto da Enrico, sarebbe copia ese- guita nella Cancelleria (1). Del resto, secondo il Nitti di Vito, avremmo un esempfo simile nel diploma purpureo di Grimoaldo di Bari, nel quale il crisografo fu il medesimo notaro Ottaviano che scrisse in inchiostro nero un altro privilegio dello stesso principe, pubblicato nel nr. 71 del V° vol. del Codice Barese. Su questo punto di capitale importanza le ricerche mi han permesso di venire a conclusioni precise. Comincio col fissare il cursus Ronorum di Enrico. Nel 1150 ind. VIII (2), Enrico spunta come archidiaconus della Cattedrale di Palermo nel docu- mento dell’arcivescovo Pietro fatto in favore di Giovanni Abbate di Patti e Lipari. Nel 1132 continua ad avere la stessa carica e nel do- cumento per la costituzione della Cappella Palatina di Palermo in par- (1) K. A. KEER, p. 141 non ha potuto stabilire se Enrico fosse stato il crisografo, tuttavia ha accettato come parte essenziale questa ipotesi; nel caso però che non lo fosse, egli accetterebbe come probabile : o che Enrico sia il dictator e la scrittura sia dovuta ad un crisograto innominato, o che, oltre all’esemplare purpureo, ve ne sia un secondo derivante da Enrico. « In jedem Falle, egli conclude; ist die Purpur- urkunde der Barberiniano keine Kanzleiausfertigung d. h. kein original in en- geren Sinne». Questa conclusione è perfettamente accettabile, ma non come risultato delle premesse. (2) PiRRI, I, 85. Questo doc. trovasi nell’Arch. Capitolare di Patti, vol. I di Fon- dazione, nr. antico 86, moderno 108. Misura in larghezza mm. 402 ed in altezza mm. 665 più mm. 28 di plica, dove si conservano i fili serici rossi che tenevano il suggello che manca. Esso è scritto per manus Widonis curie domini ducis notarii; il protocollo, che porta la data, occupa il primo rigo e gran parte del secondo, in ca- ratteri maiuscoli larghi nel primo rigo, lunghi nel secondo. Colgo quì l’ occasione per ringraziare sentitamente il Capitolo della Cattedrale di Patti e in ispecie il Rev. Monsignor Giardina, Vicario del Capitolo, pe'Y modo gentile e cordialissimo col quale mi si permise di studiare e di tfotogratare tutti i documenti dell’ epoca normanna. 12 I DIPLOMI PURPUREI DELLA CANCELLERIA NORMANNA rocchia firma immediatamente dopo l'arcivescovo Pietro (1); nel 1154, secondo il Barberino per la casa Pierleoni, è arcidiacono e cappellano del re; nel 1157 appare come Messane electus in un contratto di com- pra-vendita in lingua araba (Cusa p. 61), e datario del diploma conce- duto da Ruggiero in Salerno il 22 novembre dello stesso anno (B. 40): in questa carica di Messane electus lo ritroviamo fin nel 1138 (Cusa 59), in un contratto in lingua greca, conservato in originale nella Cappella Palatina di Palermo, dove si riscontra la firma autografa in latino (2). Appunto questa firma autografa, confrontata con quelle pure autografe di Henricus archidiaconus e di Henricus panormi archidiaconus degli ori- ginali privilegi conceduti dal vescovo Pietro, l’uno per Patti e l’altro di erezione della Cappella Palatina in Parrocchia (1132) (3), mî fece sta- bilire l'identità della persona. Le firme sono identiche, sicchè il cursus honorum di Enrico rimane senza dubbio provato. Egli fu prima arcidiacono della Cattedrale di Palermo, poscia Cap- pellano del re ed anche dictator dei documenti regi, quando la Cappella domini regis si confuse quasi con la Cancelleria regia, ed in ultimo, vescovo eletto di Messina e datario talvolta dei diplomi. Non apparisce mai come scriptor della Cancelleria, ma piuttosto, ripeto, come dictator e datarius, onde egli non potè essere il crisografo dei due diplomi pur- purei, anche per il fatto che la scrittura di essi non corrisponde per nulla alle tre firme che di lui conosciamo. Fu bensi il dictator del Bar- berino l, copiato a buono da un crisografo che finora rimane innomi- nato e che copiò pure il Palat. 5. Se il crisografo del Palat. B, come ho detto, nel 1140 dimostrò di sconoscere le norme cancelleresche già in uso in quegli anni, seguendo piuttosto il sistema già precedentemente usato da Wido (Guido), onde questo diploma ci si presenta come copia di lusso eseguita fuori della Cancelieria, anche per il Barber. C' del 1134 bisognerebbe venire alle medesime conclusioni. Se non che per quest’ultimo diploma si potrebbe anche ritenere che della compilazione di Enrico non fu eseguita rego- larmente ed autenticata dalla Cancelleria una copia a buono, ma servi a questo fine la copia di lusso fatta dal crisografo. Ne segue che anche il Palat. B, molto probabilmente sarebbe stato (1) Pirri, II, 1137. GaroraLo, Tab. Cap. Pal., p. 7, originale conservato nel Ta- bulario. (2) Di questo dignitario della Chiesa di Messina il Pirri non dà alcuna notizia. (3) Pirri, l. c. GAROFALO, l. e. ED ELVIRA PRIMA MOGLIE DI RE RUGGIERO 13 fatto per incarico della Cancelleria. Comunque sia è certo che il Palat. 8, e il Barb. C'presentano entrambi i medesimi segni d’autenticazione, cioè i medesimi fori per cui passavano i fili che tennero i suggelli oggi mancanti. Nessun dubbio che il Barb., come dice la corroboratio.... « et nostro aureo sigillo insignari (sic) precepimus », sia stato munito del sug- gello d’oro, ma non è, a mio avviso, parimenti accettabile l'opinione di K. A. Kehr; il quale ritiene che « wie nr. 1 (A) se erfreute von nr. 2 (8) einstmals einer Goldbulle ». Le parole: « Et totum superius ete.» dei Palat. A, come dissi, non fan parte della corroboratio e sono scritte da altra mano in un tempo posteriore; ne segue che il diploma originale non ha alcuna menzione relativa al suggello, il quale, se fosse stato d’oro, sarebbe stato senza meno indicato. Ma anche il Behring nr. 37 dell’Archivio di Stato di Napoli, già ricordato, non fa alcuna menzione del suggello, pur presentando le medesime rote e quasi le medesime formule di corroboratio e di escatocollo. Tuttavia l’autore della Cronaca di Montevergine, insieme con una falsa interpretazione delle leggende, ci ha lasciato la testimonianza importante, per cui sappiamo che il B. 57 era munito di suggello di piombo (1); ne deriva che anche il Palat. A dovette avere pure il suggello di piombo. Entrambi i diplomi furono rilasciati per solenni occasioni, entrambi presentano formule di corro- borazione ed escatocollari simili, entrambi riportano le medesime rote, per cui non è improbabile di ritenere che entrambi fossero compilati dal medesimo dictator Thomas Brunus; se uno d’ essi fu munito di sug- gello di piombo, sarebbe strano il ritenere, senza alcuna prova speci- fica, che l’altro l’avesse d’oro. Il diploma di Federico II del 1225 (8. F. 1549) (2) però ci fa conoscere che il privilegio ruggeriano « aurea bulla fuerat insignitum »; l'inventario del 1309 (3), riferendosi al Palat. B lo dice «conscriptum de literis aureis super carta tincta... sine bulla », laonde, provato che il Palat. A ebbe il suggello di piombo, risulta evidente che il Palat. 5, l’ebbe invece d’oro. Sicchè mentre l’originale copia a buono uscita dalla Cancelleria col suggello di piombo, come £. 37, la copia in scrittura ad oro, eseguita da un crisografo non impiegato ela Cancel- leria, fu da questa autenticata con bolla d’oro. A questo modo si spiega la presenza delle parole: « Et totum superius ete.», scritte in Palat. 5 (1) DI Meo, Annali ete. X, p. 82, che trae la notizia dal P. Giordano nella Cro- naca di Montevergine, p. 473. (2) GAROFALO, op. cit., p. 35. (3) Id. id 14 I DIPLOMI PURPUREI DELLA CANCELLERIA NORMANNA dopo la datazione, usando la strana parola di chriso/sullo; perchè esse fu- rono redatte dopo finita la copia di lusso da altro crisografo estraneo alla Cancelleria, tosto che fu noto, o più probabilmente dopo che il di- ploma fu autenticato con bolla d’oro. IL Due fonti storiche dell’ Italia Meridionale, contemporanee a re Rug- giero e dovute a due prelati ben addentro nei favori della Corte, l'Abate di Telese e Romualdo Guarna Arcivescovo di Salerno, ci offrono, I una l’anno della morte della regina Elvira (1), l’altra i nomi delle tre mogli e dei sette figliuoli del « Gran re». Pietro d’Eboli, nei tempi dell’ im- peratore Arrigo VI (2), cantò pure tre mogli di re Ruggiero : « Imelita cui peperit plures Albidia natos; 4 Occubuit tandem mater et orba suis, Successit viduo post hane Sibilia lecto : Infelix sterilem clausit oborsa diem. Sic erat in fatix, ut tertia nuberet uxor, Per quam Romani cresceret orbis honor. A magnis veniens natabilibus orta Beatrix, Concipit a sole lux paritura diem ». Questi versi nel f. 2B del carme contenuto nel Cod. di Berna, c'ho potuto vedere nelle splendide fotografie fatte eseguire dal prof. Siragusa (3) che cura la nuova edizione, trovano riscontro nelle varie miniature de- scritte dal Winckelmann poco accuratamente, come mi suggerisce lo stesso Prof. Siragusa : 5* fisura: «Idem rex (Rogerius) accepit Albidiam ». 4200» « Hic sepelitur Albidia cum filiis». > » «Idem rex Rogerius duxit secundo Sibiliam in uxorem ». 6° >» «Hic sepelitur Sebilia aborciens». (E » «Rex Rogerius tertiam duxit uxorem nomine Beatricem ». S° —» «Regina Beatrix genuit Constantiam ». 9a » « Hic sepelitur rex cum uxore ». (1) Se ne occupò anche, oltre il Di Meo, che citerò più in ]à, anche il BERNHARDI. Lothar von Supplinburg, p. 624 nota. (2) E. WIxCKELMANX, Des Magisters Petrus de Ebulo — Liber ad honorem Augusti — nach der Originalhandschrift fiir akad. Uebungen, Leipzig, 1874, p. 19. (3, Il Cod. di Berna conta ff. 148 e comprende parecchie seritture, delle quali l’ul- tima è il carme di Pietro, che va dal f. 95 al 147. Il Winkelmann conta a parte il Carme, che ha, e forse ad opera di lui, una seconda numerazione particolare. I versi cit. sì trovano nel f. 95 del Cod., 2B del poema. Debbo queste indicazioni alla cor- tesia del Siragusa e glie ne rendo pubbliche grazie. ED ELVIRA PRIMA MOGLIE DI RE RUGGIERO 15 Sebbene queste testimonianze storiche siano attendibilissime, come vedremo, tuttavia Rocco Pirri (1), Mariana (2), Caruso (3) ed il Mura- tori (4) concordemente attribuirono a re Ruggiero cinque mogli : 1° Una figlia di Pierleoni, sorella dell’antipapa Anacleto IL; 2° Airolda dei conti di Marsico ; 5° Albiria figlia di Alfonso VI di Castiglia ; 4° Sibilla figlia di Ugo di Borgogna; 5° Beatrice figlia di Gutero Reatensis comitis. Il primo a commettere l’errore fu Rocco Pirri, il quale si lasciò trarre in inganno da Orderico Vitale e dal duca della Guardia, strana accoz- zaglia di storici; sebbene «olim» si fosse fatto guidare sul proposito da Romualdo « Archiepiscopo Salernitano regis consanguineo ». I comuni interessi fra Ruggiero II di Sicilia e Anacleto II, ch'erano stati fulminati dalla parola rovente di Bernardo di Chiaravalle (5), il quale avea elevato una crociata contro di loro, poterono far sorgere anche la credenza che il conte e l’antipapa fossero stati legati da vincoli di fami- glia. Così si spiega come l’autore dell’ Historia ecclesiastica, vissuto in un tempo e in un ambiente diverso da quello nel quale si svolsero fatti, si sia fatto il portavoce di una leggenda, sorta forse fra i seguaci d’In- nocenzo II e scrivere: « Sic vehementi violentia proximos et longin- guos pessundedit, et multum cruoris effundens multosque lacrimas cru- deliter eliciens, admodum crevit, ac primus de Tancredina progenie regalem thronum conscendit et sceptrum ac diadema aliaque regis insi- gnia gessit. Filiam Petri Leonis, sororem Anacleti pontificis, uxorem, uxorem duxit, et ab eodem coronatus, regius stemma nunc gerit ». Sicchè per Orderico Vitale una sorella di Anacleto sarebbe stata mo- glie di Ruggiero II; per l’editore poi dell’Historia nei Mon. Germ. Hist. questa figliuola del Pierleoni sarebbe stata tutt'una con Alberia, ut vi detur quam primam regis urorem dixit Iomualdus (6). Ma Romualdo non affermò mai che Albiria fosse figliuola del Pier- leoni, sicchè fra l’Arndt ed il Pirri e seguaci, son molto più logici questi ultimi nell’ammettere una quarta moglie di Ruggiero, anzicchè confon- (1) R. PirrI, Chron. reg. Sic. in Sic. Sacra, I, p. XIX e XX. (2) Io. MARIANAE, Hispani e soc. Iesu, Historiae de Rebus Hispaniae, Libri XX, Toleti 1592, Lib. IX, cap. XX. (3) Caruso, Bib. Sic., vol. I, Arbor genealogica. (4) MuRratORI, R. I. S. V. Principum Normannorum Arbor genealogica. (5) S. BERNARDI DE CHIARAVALLE, Venetiis, 1750, vol. I, Epist. CCVI, COVII, pag. 195. (6) M. G. H. SS. XIX, p. 99 e nota. 16 1 DIPLOMI PURPUREI DELLA CANCELLERIA NORMANNA derla con Alberia. Il diploma purpureo della Barberiniana ha provato ancora una volta di più che la notizia di Orderico Vitale è destituita di qualsiasi fondamento storico ed ha confermato la testimonianza dell’Ab- bate Telesino e di Romualdo Guarna, i quali allontanano qualsiasi so- spetto che fra i Pierleoni e Ruggiero vi fosse stato un rapporto di fa- miglia. Merita invece piena fede Romualdo che assegna tre mogli a Rug- giero, il quale «cum esset comes et iuvenis Albyriam filiam regis Hi- spaniae duxit uxorem, ex qua plures liberos habuit, Rogerium quem Apulie ducem instituit, Tancredum quem Tarenti principem fecit (1), Anfusium quem Cupue principem ordinavit (2), Guillelmum et Henri- cum (5). Habuit etiam de predicta uxore filiam unam». Il Di Meo (4) ritiene che Ruggiero avesse sposato la Elvira nel 1117, giacchè il duca Ruggiero di lei figliuolo nel 1148 (5) quando morì avrebbe avuto l’età di 30 anni. Ma egli non accenna donde abbia tratto la notizia degli anni di que- sto duca, sicchè, non essendo possibile alcun riscontro, si rimane molio dubbiosi sulla data da assegnare al matrimonio. È certo però che, 1) Cî. Cod. Dipl. Barese cit., FRaxcesco xITTI DI Vito, V. doc. 50 p. 136 (B. 7), K. A. KeRR, p. 50. « Quod si dominus rex Tancredo filio suo uel alii filiorum eius civitatem Barum dederit quicumque horum illam acceperit ex omnibus cue predicta sunt, vobis per sacramentum evangeliorum dei securitatem faciat >». Nel Martirolo- gio di Palermo, di cui appresso, a p. 49 si legge : « XVII Kal. ‘Ap. Hodie decessit tane (redus) / princeps barensis filius / Rogerii Regis|/>. 2) Chr. Monast. Casinensis Lib. III, Auciore Petro Diacono, M. G. H. VII, p. 811. 1135 rex Rogerius veniens fugavit, Aversam in cinerem redegit, Alfuso filio Ca- puanum tradidit principem>. Il nome di questo Anfuso nelle varie testimonianze ci viene riferito in differenti modi. Così il Chr. Mon. Casin. cit. lo dice Alfusus, il di- ploma di fondazione della Cappella Palatina di Palermo Amphussus, il Liber Con- fratrum della Chiesa di Salerno {di cuni in seguito) Adefusus, il Martirologio di Palermo nella nota marginale a f. 208 Amfosus. (3) Nel vol. I. dei Doc. ined. dell’ep. norm. in Sicilia, p. 29 e seg., pubblicai dalla pere. nr. 20S del Tabul. della Magione Arch. di Stato di Palermo, il transunto la- tino di un diploma greco di Ruggiero (pubblicato da Trinchera, p. 1595 e Cusa, pa- gina 115), col quale il re Ruggiero donava ad Adelina, ch'era stata nutrice del figlio suo Enrico, alcune terre e villani nel territorio di Vicari in Sicilia; non chè l'assegnazione delle terre fatta da Gaito Bingelir e la conferma della donazione eseguita il 13 gennaio 1145. Di questo Enrico nel Martirologio di Palermo a p. 169 si legge: «III Kal. Sept. In eo die obliit) Henricus fi/(lins) Magnifici | Rogerii /. (4) Di Meo, Annales, X, p. 155, 196. 5) Vedi appresso. T ED ELVIRA PRIMA MOGLIE DI RE RUGGIERO 1 stando alla notizia di Romualdo, esso dovette avvenire molto prima del 1127, quando già erano stretti i rapporti fra Ruggiero e Raimondo II conte di Barcellona, prossimo congiunto di Elvira, essendo egli figliuolo del celebre Cid Campeador, che s'imparentò con Alfonso VI, primo re d'Aragona (1). Le cronache spagnuole non ci danno neppure particolari precisi su- gli sponsali della figliuola di Alfonso VI. Il più antico Cronista che ne parli, Don Pelayo vescovo di Oviedo, morto nel 1143, enumerando le cinque mogli di Alfonso VI, dice: « Hic habuit V uxores..... quartam Elisabeth, ex qua genuit Lanciam coniugem comitis Roderici, et Geloira quam duxit Rogerius dux Siciliae » (2). Ora il nome di Geloira, come avverte lo stesso Florez (3), autore dell’ Espana Sagrada e delle Memo- rias de las reynas catholicas, 1790, è tutt'uno con quello di Elvira; il titolo attribuito a Ruggiero, sebbene sbagliato, tuttavia dimostra che nel tempo degli sponsali, e fors'anco nel tempo in cui scriveva Don Pelayo, egli non era ancora re. Data questa interpretazione molto pro- babile è evidente che la testimonianza di Don Pelayo s’accorda benis- simo con quella di Romualdo. Se ignoriamo la data degli sponsali di Albira, Albyria, Alviria, Aui- da, Albydia, Geloira, Helbiria, Elvira (4), come la dicono i vari docu- menti, conosciamo però due fatti non privi d'importanza : uno è rela- tivo all’affetto che per lei ebbe Ruggiero, l altro si riferisce all’ anno della morte. Quest'ultimo fatto è degno di nota, giacchè ci offre un dato cronologico che giova alla critica storica del diploma di fondazione della Cappella Palatina di Palermo. Me ne occupo anzi con una certa larghezza dopo il Di Meo e il Bernhardi, perchè l'errore sulla data della (1) BorARULL, Los Condes de Barcelluna vindicados, II, cap. I.: AMARI, Sf. dei Musulmani, III, 389, 390 e nota. (2) D. RoprIGO, Arzobispo de Toledo, De rebus Hispaniae, lib. VII, cap. XXI, (sec. XIII). Dow PeLavo, Obispo de Oviedo (morto nel 1143) in Espana Sagrada , t. XIV, p. 474; FLOREZ, Memorias de las reynas catholicas, 1790, I, p. 165, 229; SANDOVAL, Cinco Reyes, 1792, t. I, p. 344. Debbo queste notizie speciali al Prof. Don Antonio Rubyo y Llucch dell’Univer- sità di Barcellona. (3) FLorEZ Risco De LA Fuente, Espana Sagrada, Madrid 1754-1879, vol. XVI, p. 443; XVI, p. 445; XVIII, p. 312; XIX, p. 354. (4) Relativamente a Geloira della Cronaca di Don Pelayo e ad Elvira dei Croni- sti spagnuoli e di alcuni documenti dell’Italia Meridionale, il Prof. Monaci, da me pregato, mi ha fornito la geniale spiegazione che son lieto di riferire : Geloira, Ge- luira, Gelvira, Elvira. 3 18 I DIPLOMI PURPUREI DELLA CANCELLERIA NORMANNA morte dell’Elvira fu considerato come uno degli argomenti 44 hominem per dimostrare la falsità del diploma ruggeriano. Nel riferire le varie testimonianze esaminerò prima le indirette e poi le dirette che ci forniscono con assoluta certezza la data della morte, la quale ha un riscontro con un passo dell’Abbate Telesino, che di EL vira ha lasciato molti cenni biografici. La prima testimonianza che riporto è quella tramandataci dall’Arci- vescovo di Salerno, il quale fra il 1148 e il 1155 riassume una serie di avvenimenti della famiglia reale: «Nam primo Albidia (egli dice) illustris regina uxor eius, ex qua tot filias habuerat, mortua est, et filia eius. Post Tarentinus princeps (1) et Anfusus Capuanoram princeps (2) et Henricus mortui sunt. Novissime autem Rogerius dux Apulie primo- genitus eius, mortuus est anno domini 1149 ind. 12, vir quidem spe- ciosus et miles strenuus, pius benignus et misericors et a suo populo multo dilectus. Rex autem Rogerius tot flagellis afflictus costanti animo pii prospera ete. >». Romualdo, come si vede, offre una sola data, quella della morte di Ruggiero duca di Puglia avvenuta nel 1149;1a quale ci viene confermata dal Liber Confratrum della Chiesa Salernitana; de- scritto per la prima volta dall’Abignente (3). In questo Libro a f. nu- merato 20 si legge: « Anni Dni. MCXL nono. indie. XII. Depositio Dni. Roggerii Ducis filii Magnifici Regis Rogerii ». Per il resto s'è limitato alla narrazione dei fatti, onde apparisse evidente la ragione per cui Ruggiero dopo il 1149 passò a seconde e quindi a terze nozze, punto preoecupandosi della cronologia (4). Tuttavia per il modo come gli avve- nimenti sono esposti è chiaro che Albidia, a dirla col Cronista, morì prima che i figliuoli suoi, di un solo dei quali, Anfuso, oltre che di Rug- giero, sappiamo con certezza la data della morte. Gli Annales Cassinenses e il Liber Confratrum di Salerno s’ accor- dano mirabilmente su questa data. In quest'ultimo a f. numerato 38, 2° colonna su laminette d’oro è scritto: « Dep. Dni. Adefusi Capnano- (1) Apud Potentiam. Annales Cassinenses, annota l’ARNDT. (2) Sec. Annales Cassin. a. 1144 mortuus est, annota pure l’ARNDT. (3) ABIGNENTE, in Arch. St. per le Provincie Napoletane, NV, f. 457. (4) «Et quia solum Guillelmum Capuanorum principem habebat superstitem, ve- ritus ne cundem condicione hbumane fragilitatis ammitteret, Sibiliam sororem ducis Burgundie duxit in uxorem, que non multo post Salerni mortua est, et apud Ca- veam est sepulta etc...» Nel Liber Confratrum di Salerno a f. num. 37, 1° co- lonna, si legge: « Depo. Dne. Sibilie illustris regine Anno Dnice. Incarn. MCL. In- «diet. IIIXN ED ELVIRA PRIMA MOGLIE DI RE RUGGIERO 19 rum Principis. Anno die, incarnationis MOXLIIII in die VITI ». Secondo le note marginali del Martirologio «Olim Cappellae Palatinae Panor- mi» ed oggi conservato nella Biblioteca Comunale di Palermo (Ms. 2 Qg. E; 2 f. 205), essa invece sarebbe avvenuta il 10 ottobre: « VI Id. Ott. Principis Amfosi / transitus est anim. / Octobris deno n. /rebus ameno / », che il Buscemi nell’ Appendice al Tabulario della Cappella Palatina di Palermo, legge con molta giustezza nel modo seguente : « Principis Amtfosi Nunc transitus est animosi. Octobris deno Non eius rebus ameno ». Se si può dubitare del giorno, s'è certi però dell’anno in cui avvenne la morte d’Anfuso, sicchè stando alla dizione di Romualdo, quella di Al- bidia, o Elvira che dir si voglia, avvenne prima. Non occorrerebbero ulteriori esami per convincersi che la data ri- prodotta dalla lapide marmorea secondo l’ Amato (1) sia per lo meno sbagliata: ma veniamo alle prove dirette. 1° L’Abbate Telesino I, III, I: « Cum rex Rogerius Siciliam repetisset, eodem anno (1134) non multo post... obiisse existimaretur Alberia etc. » I fatti che narra in seguito si svolsero tutti, anche secondo /alco Be- neventanus (2) e il Chronicon Cisterciensis (3) dopo il marzo del 1155. Dunque Elvira per il Cronista della Corte morì non molto dopo il 1134, ed è noto ch’egli col 1155 finisce la sua Cronaca. 2° L'Amato stesso che ha pubblicato la lapide marmorea per l’Elvira a p. 50, « Caput septimum », a proposito di due prebende istituite nella Cappella Palatina le dice « ordinatae tamen in Cappella Reginae bonae memoriae Albiriae, 8 Febr. 1154 denatae.....» Questo anno per un ne- crologio a noi ignoto, di cui si servi lo stesso Amato, sarebbe il 1155, sicchè 1'8 Febr. 1134 bisogna intenderlo come «anno dominice incarna- tionis. 3° Martirologio della Cappella Palatina di Palermo nota marginale AMPIE « VII Idus Febr. /(d) epositio eluire / (re) gine sicilie et / (i) tali (e) /». (1) Amaro, De Principe Templo Panormitano, Panormi 1728, p. 310; Pirri, Chron» p. XVII, Arch. St. Sic. N. S. XXVI, p. (3 e nota. (2) MurarorI, RR. I. SS. V. 119; Ignoti monachi Cisterciensis S. Mariae de Ferraria chronica et Ryccardi de Saneto Germano ete., editi da Gaudenzi, Soc. Nap. dì St. Patr. Monumenti Storici, Ser. I. (Cronache) Napoli 1888, p. 20. — Ct. K. A. KenRr, Erginzungen zu Falco von Benevent, in N. A. XXIX, 447 e seg. 20 I DIPLOMI PURPUREI DELLA CANCELLERIA NORMANNA Qui non sappiamo l’anno precise della morte; del resto in questo ne- crologio per due sole persone son riferiti gli anni, per Ruggiero re e per Beatrice (1). 4° Necrologio, Martirologio e Regola del Monastero di S. Trinità di Venosa in Provincia di Cosenza, oggi ms. 534 dell'Archivio di Monte- cassino (2). In questo ms. a f. 8, su di una laminetta d’ oro a caratteri con in- chiostro rosso e celeste, è scritto: « Febr. D. VI id. Obiit helberia Re- gina / uxor magni Regis Sicilie et / Apulie ;/». Da questo ms. non ricaviamo neppure l’anno della morte, giacchè nel Necrologio s’ usò il medesimo sistema usato in quello palermi- tano (3). 5° Necrologio nel Liber Confratrum della Chiesa Salernitana a f. (1) Ms. cit. 2 Qq. E. 2. f. 40. III. Kal. Mar. / depositio / (glori)osi et Magnifici / (Ro) gerii-Regis / (ita) lie, du- catus Apulie / (pr.) incipatus Capue /... iiij / anno / (re) gni eius. Anno / MC° LITIO |. Le parole mancano nel principio, perchè i margini furono ritagliati per la rilega- tura avvenuta forse nel XV o XVI secolo. A p. 56. « II Kal. Apr. / Eodem die obtii / Beatrix regina / uxor felicissimi / re- gis Rogerii /.... MCLXXXV. /». (2) Questo Ms. per molto tempo fu creduto come cassinese, però è assodato ormai che proviene dal Monastero di S. Trinità di Venosa che fu dipendente da S. Tri- nità di Cava. Cfr. Regulae Sancti Benedicti traditio codicum mss. Casinensium a prae stantissimo teste usque repetita Codice Sangallensi 914, nume primum omnibus nume- ris expresso cura et studio monachorum în Archicoenobio Casinensi degentium, Cassino 1900 ». Ms. 334. Nècrologe, Martirologe et Règle, transcrits avec soin eu \ecriture frangaise de XII siécle, au monastere de S. Trinitè de Venosa. Le texte de Règle est probablement celui qu’ont apportè avec eux sons Robert Giuscard, le moines normands venus de Saint Evroult». (3) Nello stesso f. 8 si leggono : VII id. x Ursus, Goffridus / Rogerius miles / Radulfus / off. plenum XII Iusticiae/. + V. idus #8 Rodulfus. { Riccardus /. Cfr. GATTULA. Accessiones, p. 324. L'esame di questo Necrologio, e delle fotografie da me eseguite dei f. 38’ e 39 del ms. 394 di Montecassino, del Liber Confratrum di Salerno, e specialmente delle fo- tografie dei f. 15’ e 16, mi ha convinto che nella scrittura d’ entrambi furono usati i medesimi sistemi. Inomi delle persone illustri venivano trascritti su laminette d’oro con inchiostri rossi, celesti e neri, lasciando un notevole spazio fra l’un nome e l’altro. Questo sistema identico, a mio parere, dimostra la provenienza quasi comune dei due Necrologi, almeno nei tempi più antichi. La provenienza del Codice da S. Trinità di Venosa dipendente dalla Badia di Cava in Provincia di Salerno, mi sembra dia un certo fondamento all’ipotesi. ED ELVIRA PRIMA MOGLIE DI RE RUGGIERO 20 9a num. 16, colonna 3 idus. / 7 Depositio / Albidie illus /stris : Regi /ne : VI : Die me(n)sis. Februa — / rii : feria — / IIIT = Anno Do - /minice. inca / rnationis M/CXXXV=: /(. La quarta feria, com'è noto pe’l calendario ecclesiastico, cade appunto , su laminette d’oro a caratteri neri si legge : « Viij / nel giorno di mercoledì. Per controllare l'esattezza dell’indicazione Salerni- tana, occorre di vedere se il 6 febbraio del 1135 coincise o pur no colla quarta feria; giacchè, se le note cronologiche rispondono esattamente, non è a dubitare dell’ altissimo valore che il Ms. in parola acquista come documento storico. Nell'anno 11535 la Pasqua cadde il 7 aprile, / fu quindi la lettera domenicale di quell’anno, onde il 6 di febbraio (VIII idus) coin cise per l’appunto col mercoledì (1). Dalle testimonianze riportate risulta che due Necrologi, quello di cui servi l’Amato e l’altro di S. Trinità di Venosa, dicono la morte avvenuta l°8 febbraio (vi idus), mentre gli altri due la riportano al 6 (VII idus). Dimostrata l'esattezza cronologica del Liber Confratrum, è chiaro che la data della morte sia quella del 6 feb- braio. S' aggiunga inoltre che la nota marginale nel Martirologio della Cappella Palatina di Palermo, dove la data importava moltissimo per l'annuale la celebrazione del funerale, (conservato nella Biblioteca Co- munale di Palermo), è posta accanto alla ricorrenza festiva di Dorotea vergine e martire di Cappadocia (2), la quale festività cade appunto il 6 febbraio, secondo i Bollandisti. L'errore riprodotto negli altri due mss., a mio avviso, è provenuto dall’ equivoco che potè sorgere fra il sesto giorno del mese e il sesto giorno degli idi. Però le ragioni e i riscontri addotti non ci permettono punto di dubitare che Elvira sia morta il mer- coledì 6 febbraio 1155 (3), ricorrendo la festività di S. Dorotea, e che Ruggiero, secondo l'Arcivescovo Romualdo, rimase vedovo per anni pa- recchi, finchè dei figliuoli dell’amata consorte, a dirla col Telesino, non gli rimase che il solo Guglielmo. Ben poteva quindi nel 1140, come (1) Gary, Manuel de deplomatique, p. 138, 196, 223. (2) Ms. cit. 2 Qq., E. 2, p. 29. « Apud Cesaream Cappadocie Natalis / sanetae do- rothe virginis que primo acu/leo vexata. deinde in palo diutius cesa /ad ultimum capite punita est. etc. ». Cfr. Martyrologe universelle in Annuaires hist. de la Soc. de lhist. de France, 1857, 1858, 1860 : Max LamRIE, Zresor de chronologie, col. 665-782. (3) Dal libro dei Confratres della Chiesa Salernitana offro due pagine inedite, f. 14” e 15, le quali potranno se non altro servire per la onomastica, tralasciando ogni comento. V. Appendice. » 22 I DIPLOMI PURPUREI DELLA CANCELLERIA NORMANNA aveva già fatto nel 1137 (1), parlare la Cancelleria regia della buona memoria della regina Elvira! Per conchiudere, io sento di essere ancora una volta d’ accordo con Teodoro von Sickel, quando affermava, polemizzando col Ficker sulla data dei diplomi Ottoniani, che in diplomatica non si deve essere corrivi nel dichiarare falso un documento, ma bisogna procedere con oculatezza somma e con minuta sicurezza d’analisi. TOR (2) La Cancelleria regia usò la formula « bonae memoriae reginae Elvirae » anche molto prima del 1140, come nell’ Appendice, dove pubblico due nuovi doc. inediti della. Badia di Cava e il B. 37. APPENDICE Dal # Liber Confratrum ,, della Chiesa di Salerno. F. 14, 1° colonna — Miruscola carolina che risente tuttavia V influenza della langobarda. : « VIII Kalendas. Depositio Tan |sonisArchidiaconi. A(nno)fd (omini)I(hesu) Christi) M.CXXVIIIJ./ Indictione VIII.| — Anno dominice incarnationis | MC L. Indictione quarta | de- cima |. Depositio iohannis filius (sic) iohannis Simeoni$; |. Obitus domini Iacobi caput | asini. /. In minuscola carolina riformata : Bonaventura de fillano | Landulfus Salvaticus. | Gisulfus Ioncata. | Nicolaus capudeurnutus | A. a. M°. CC.XLVI. Lucas de por- recta | piaxura maranch | Enricus cicalensis | [ulianelli buccapizuta | Adelicia maranchi | Bona assisa de tito; .| VII. Kalendas /. Anno domini M° ducente- simo | septuagesimo primo obiit | Iudex Matheus calbellus |. Anno domini M°CC°LXXVIIIJ no | VIIIJe. Indictionis depositio domini { Thomasij de Aquino./ In minuscola cancelleresca che risente della gotica : Anno domini M°CCO°L; | obiit dominus philippus de porta / prothonotarius Salerni indictione | XV |. Phi- lippa uxor iudicis ricca | rdi de comite | Bonaventura de Lando. / Iohanna de Asturino. | Francisca Palicia. |. 2% colonna — /x /angobarda. : VI Ka. Depositio Ursonis clerici. | Anno do- mini M° CLV Indictione | none depositio domini iohannis Saraceni. |. Anno dominice incarnationis M°C° | LXIIJindietionis XII°. Gemma / mater domini iohan- nis cappellani obiit |. Anno domini. M.C. septuagesimo IIIJ .| Depositio Ragalis cur. | — 24 I DIPLOMI PURPUREI DELLA CANCELLERIA NORMANNA Su laminette d’oro e in carattere lapidario : Anno d(omi)nice | I{n)car(nationis) M°L | XXIII. Deposi(tio) | D(omi)na Marotta | Mater D(omi)ni Matthei | Reg(is) Ilus(tris) Vicecanc(ellario) | obiit ex hoc. Amen. | — V K(alendas).{ Anno d(omi)- nice | Incarnationis M. C/ LVII. Indietione V | IIILF Dies Tan(uarii) | Comes Lau- ru.. | Petrus Guar/na Pater Domini | Romualdi | Il Salernitani Ar/chiepiscopi obiit{ — /r minuscola langobarda: A. di. M°CLXXVIIII | indietione duodecima obiit | Urbania patruzulus | de protoiudice (| 3° colonna — /r_ minuscola langobarda : LU Kalendas.|Depositio. Gela-/sii pape. Anni domini{ M.C.XVIIJ.Indietione [XII. + Anno dominice incarnaciofnis M.C.LXXTI |. Indietione | VIJ. Iohannes heres obiit. Anno dominice Incarnationiis | M.C.C.XXVJ tercio die | astante mensis januarii obiit. Alfanus de poggio | — Eodem die obiit Iohannes | manganarius | — In minuscola cancelleresca : Anno domini M°.CC°. L X| XXX°J Indictione V dominus theodorus | abbas Saneti Benedieti obiit | — Anno domini Millesimo CCCXXV® | die XXVI°! mensis Ianuarii | VIIJ°. In- dictionis obiit abbas philippus Caputbassi cuius anima | requiescat in pace amen. IIJ Kalendas — 4* Colonna. Medesima scrittura : II. Kalendas. 5 Andreas de mabilia | Indictione XIIJ®. | — frater Bartholomeus | de Abbate. obiit Ind.| VII |. Die lune ultimo | februarii Ind. X | obiit Iohannes de porta | Episcopus ca- pudaquensis | — Bartholomeus de rogerio — KI. Februarii Ugo | anglicus obiit (77 scriffura langobarda) — M° CC°.XXVIIJ. obiit dompnus { Iacobus de baymonte presbiter car/dinalis huius sancte ecclesie | —Montanus. | Laureta | Mansella filluricus |. domina ysolda de | procida uxor- domini | Th(eodor)ii .—domina philippa papacarbone/ Anno domini M°CCC / XVII Indictionis VI e. die XVII / februarij obiit dominus / Tomasius de rogerio fi/lius quondam domini Riccardi die VIIJ februarii obiit darontius / carva / — obiit paulus de henrico. / obiit | die IIIJ® februarij obijt uxor / masilli berna-- duti VIIJ® Ind. /. F. 15. 1° colonna — Minuscola langobarda : INJ non. | depositio ursi sa- cer / dotis. Indictione | octaba — Anni domini / M.° centesimo XIIIJ. / Palermus- de Ambrosio. | Minascola cancelleresca : Grofridus de toro elericus / obiit anno cGominj M°. C.C.0.V. Indictione IIIJ** |} in predicto anno obiit Margarita raf- fica VIJ die. / Luca de Nola obiit / — Anno domini M°.C.C.C.VJ. VII | mensis- februarij Ind. | VIJ obiit abbas saneti Iohannis. / senescaleus elericus | Anno dominice M.°C.C.0.° VIIIJ | mensis (Jaznarii, cancellato) Februarij Indietione VIIJ obiit | abbas. Iohannes castellaneta / Iacobi Margarinus | Min. Lang.: Jacobus G'alferio |. Langobarda : Flurinella marana / tomas elie / IIJ non. Depositio aczuline / filie Lampi /. Anno dominice incarnationis f M.C.LXXXV. Indictione / quarta. Obiit Robbertus Sa / racenus miles /. Sergius et Ioanna uxor eius et filius ED ELVIRA PRIMA MOGLIE DI RE RUGGIERO 25 Marinus / Maria /. Cancelleresca : Petrus. Aratienus /. Sebastianus de mari guil- lelmo / dominus petrus marianda / dominus daferius dominus / cripie (?) ca- strianni. / * Anno domini M° CCO° | XV. Indictionis XIIIJ®. magister / philippus de sarno (2) masco / clericus et doctor in / phissica (sic) obijt 2° Colonna. /z /angobarda : IJ non. / depositio Lolegrimi | clerici anni do- mini M. C / quarti /. Carolina perfezionata : Depositio Raonis Scilicatj /. Zar- gobarda : Anno dominice Incarnationis M° C° / octogesimo IJ°. Indictione. J. Fecius (?) pappac. (pappacarbone (?)). obiit / Miuscolu cancelleresca : Mattheus de nortaveteris / presbiteri Nicolai de roggerio / Abbas. Licius d’ eyrtul (?) /. die XVIIIJ februarij Indictione prima / magister petrus de mathia doctor /. in fisica obiit anno incarnatione domini / M° CCC XVJ /. Zargobarda : Taida de tanso / Romoaldus de montorio /. Non. Cancellerescu minuscola : philippa sansa / Bruna / fortunatus atranensis / Largobarda : | Dies abbas de grecis obiit / Do- mina Bruna sorori nostra et soror Abbatis Angeli / Eilie tricesimo die intrantis mensis februarij..... | Matheus de maniacij et uxor /sua maria / Zargobarda : preoforus de vallone / Bernardus curialis / Petrus de saneto gregorio /. 3% Colonna : VILJ idus / — Sw /aminette d’oro e in carattere lapidario : De- positio / Albidie illu | stris Regi / ne : VI : Die men / sis februa / rii Feria = / III = Anno do / minice Inca | rnationis M | CXXXV. Langobarda minuscola : VII idus | Robbertus Scense (1) | obiit |. Carolina per- fezionata : Pelegrina rossa | Cazaguerra obbijt |. Lazgoberda : Romelgaita zotta | petrus grassus | Thomasius de phuilipo (sic). | Margarita mullicella | francesca de medicis | Emma pappa carbone | fortunatus de castromario | de Sabruca |. Cancelleresca : Marocta Manzella | Siquenellus de vallone | clericus obiit in anno tercie | Indictionis. 4% Colonna : VJ idus — Carolina perfezionata : a. d. M. C.LXIJ. Maroc | ta ex hoc mundo obiit. Zargobarda : A. D. M. C. octogesimo | Depositio claricie magis | tri Robbertj obiit magister Matheus de Lonbardo | Michilecta de ginnita |. Largobarda : Rais- naldus de moliterno |. Carcel/eresca : filippus marrone Indietione V® obiit |. ‘7 Anno domini M° CCC° XV° Indietionis XIIJJ° dominus | guillelmus de agello obiit. | domina Iudecta comes (sic). — Zazgobarda : V. idus | Depositio domini Theodori | subdiaconi et primicerii Anni | domini M. centesimo vicesimo | IIIJ . Urso setarius presbiter et primicerius | — Carcelleresca : Indictione secunda. |. Ir carattere lapidario ed inchiostro nero : Anno dominice in- carnationis | M.C.L.X!II. Indic | tionis XII. dominus The | odorus Domini Regis magister came | rarius obiit.| — Ir Zargodarda : Anno dominice Incarnationis | M. C. LXX® nono. In | dictionis terciedecime. Domina | Mura obiit. que | fuit uxor iohannis ras | sice. Rogerius. (1) Cod. Scese, di dubbia interpretazione. 26 I DIPLOMI PURPUREI DELLA CANCELLERIA NORMANNA 1136 ottobre Ind. XIV. Donazione fatta da Roberto di Basinvilla al Monastero di Cava (1) Arch. della Badia di Cava Arm. G.19 — A -- inedita. (In minuscola cancelleresca) Perg. di altezze ineguali, a sinistra misura in altezza mm. 280, nel centro 300, a destra 235, è alta mm. 354 e la rigatura è a secco. In nomine Sancte et individue trinitatis. Ego Robbertus de Basunvilla (2) dei gratia cupersanensis comes, una cum Robberto dilecto filio meo per consensum et voluntatem domini iohannis honorandi Melfiete episcopi | pro mercede anime domini Roggerii eomitis patris domini mei magnifici regis Roggerii, nec non et domine adelage eiusdem regis matris, quam et domine Albirie uxoris ipsius famosissimi regis, etiam pro salute sua et suorum filiorum, insuper pro remedio anime patris et matris mee meorumque parentum, quam et domine Iuditte defunete uxoris mee, necnon et pro nostra salute, dono, offero, ac per istam cartulam offersionis trado | monasterio Sanete Trinitatis de Cavea unam ecclesiam nostro pertinentem iuri vocabulo sareti martini : que ecclesia est in territoriis civitatis nostre Melfitte in loco qui dicitur terris Forcata; iuxta | locum Sancti Primi, cum campanaro. domibus. et cimiterio. et orto circa eam parietibus cireumdato, habente inter se tredecim arbores olibarum, et amigdolas et ficus et poma gra- nata: Item concedo et offero pretato monasterio, centum e: octoginta et septem arbores olibarum. uidelicet unam trofam cum curticella prope eandem ecele- siam iuxta uiam et iuxta curtem | filiorum Ursonis. et unam clasuriam oliba- rum in loco Lama petruni, ubi sunt eentum et quadraginta septem arbores olibarum. que his cireumdata est finibus. Primus finis est a mediis signaidis (3 terra cum | oliuis de Conte filio Maraldi magistri et suis fortificibus. Secundus a medio pariete est terra cum oliuis Iohannis filii Ursonis. Tertius autem finis a mediis signaidis est terra cum oliuis Nicolai filii Melis suorumque | fortificum. Quartus nero finisa medio pariete est terra cum oliuis iohannis filii amiculi, suorumque confinalium. Nec non et unam peciam de terra cum tringinta duobus arboribus olibarum, non longe a loco ubi dicitur Garzanti |. que continetur per hos fines. primus a medio limite est clausura sancte marie episcopii nostre pre- fate civitatis, Secundus a mediis signaidis est terra cum oliuis que fuit Ursonis Lazarelli: Tertius a ‘mediis signaidis est terra cum | oliuis Pantalizi filii Melis. (1) Il Conte Roberto di Basinvilla, come dice Romualdo Salern. (M. G. H. SS. XIX 427) era fi- gliuolo della sorella di Ruggiero, quindi molto intimo nella Corte. Egli fu creato Conte di Lo- retello nel tempo dell’incoronazione di Guglielmo I. (2) Traserivo diplomaticamente, mutando talvolta le minuscole dei nomi proprî in maiuscole. Debbo alla cortesia del Rev. Don Leone Cerasoli della Badia di Cava la revisione ultima delle bozze di stampa di questi docce. (3) Questa parola non è registrata in Ducange. ED ELVIRA PRIMA MOGLIE DI RE RUGGIERO 25 Quartus autem finis a medio pariete est terra cum olinis Luponis magistri. Insuper quinque arbores olibarum extra parietem astantes in terra Maionis filii Dunnelli ibidem iuxta. | et duas arbores olibarum astantes in limite Cociuiline (2) mee que fuerunt Fraderisii. Similiter concedo et offero eidem venerabili mona- sterio terras in territoriis Melfitte pro duobus aratris et in Matina terra pro | tribus aratris similiter et uillanos sex. de prefato loco Sancti Primi cum con- sueto eorum servitio, quorum hec sunt nomina. Grussafium filium leonis et Maraldum de Guisando, ac | Ursonem filium | leonis atque Maraldum et Mo- roaldum et Iohannem filium, filios Maioris. Quam uero tradicionem et oblationem recepit domnus (Goffridus uesterarius cum Nicolao iudice aduocato suo uice eiusdem | saneti monasterii, ut amodo et inperpetuum hec pretitulata nostra oblatio sit in potestate et dominatione predicti monasterii er suorum rectorum. sine nostra nostrorumque heredum successorum contrarietate | et inquisitione et omnium hominum controversia, nos vero nostrique heredes defensores exinde fiamus contra ommes homines. Unde pro causa securitatis et defensionis eiu- sdem monasterij hane nostre oblationis | cartulam nostro typario meum con- tinenti nomen in blumbea subtus bullare feci in qua et propriis manibus uiuifice crucis salutare signum subnotaui. nec non et prefatum Robbertum filium | ka- rissimum michi subscribere idem signum precepi quam et per manum iobannis nostri notari scribere Jussi Anno salutifere domini nostri Ihesù Xi incarnationis millesimo centesimo tricesimo sexto. Mense octubri quarte decime indictionis | Predicte autem omnes arbores olibarum. sunt numero ducente, nam de hiis causis prenotatis duo sunt seripto precepto. alteram ad habendum ipsi saneto monasterio. alteram vero michi. : { Signum crucis proprie manus mee Robberti de basunuilla. qui supra cu- persanensis comitis. f Signum crucis proprie manus mee Robberti infantis predicti domini Rob- berti Comitis filii. 7 Signum hoc sacte crucis proprie manus Girabelli protocamerarij eiusdem domini Comitis. Suggello manca. 1136 Novembre Ind. XIV. Giovanni vescovo conferma la donazione fatta da Roberto di Basinvilla. Arch. della Badia di Cava — Arm. G. 20 Perg. alta mm. 750 x 198, rigata a secco — scrittura langobarda. + Anno dominice Incarnationis Ihesu Xe:sti filij dei. Millesimo. centesimo. Tricesimo sexto.’' dominique Rogerij serenissimi regis sicilia - et Italjee quin | to. Mense Novembri. Indictione quartadecima. Ego iohannes gratia dei melfi- cten | sis episcopus, declaro quia dominus Robbertus de Basinuilla, dei gratia 28 I DIPLOMI PURPUREI DELLA CANCELLERIA NORMANNA supradictique regis / comes Cupersani. et dominus prefate Civitatis Melfecta amore dei.’ et pre / scripti regis salute.’ et filjorum ejus' ac mercede animarum domine Auide piissi / mae regine uxoris ejusdem domini regis.’ atque. Iudicte uxoris prenominati Robber /tj Comitis. aliorumque parentum suorun.’ concessit' et optulit monaste / rio sancte Trinitatis de Cauis. quod est non longe a civitate Salerno, / unam ecclesiam vocabulo Saneti Martini. que est in loco terris For- cate, nostri | episcopatus diocesis, et curtem cimiterii. cum omnibus edificijs in ea factis. / etiam curtem arborum oljuarum, et pomorum circa ipsam ecele- siam’ et cimite | rium. Insupèr trofam oljve unam prope eandem curtem ar- borum oljuarum’ et. | pomorum’ sicut. Im precepto ab eodem domino comite facto declaratur. / et rogauit me. ut hec omnia prefato monasterio confirmarem. Ea propter | uoluntarie. laudatione’” et consensu Iaquinti nostri archidiaconi. et Ni | colai presbiteri ac primicerii. Aliorumque clericorum subterseriptorum. Ur- sone | Iudice michi aduocato.’ per gambettam confirmo’ ac stabiljo ecclesiam sancti | Martini cum omribus supradictjs rebus prenotato monasterio sancte trinita | tis. Quam confirmationem uice ipsius monasterii accepit domnus Gof- fridus | monachus et vestararius sepedictj monasterii. Quatinus dominus | Si- meon #jusdem monasterii abbas./ suique successores.’ amodo perpetuis tempo- ribus | libere et absolute ab omni Iure episcopalj prenotatam ecclesiam pos- sideant. rebusque | omnibus supradictis fruantur.’ sine nostra nostrorumque successorum contrarietate’ | aut requisitione. tantum anpualiter dent nostro epi- scopio in festo saneti martini. | unam libram incensi oliuani.’ et unam libram cere. Insuper si affidatos | ibi de exteris partibus aut de civitate predicta ad- duxerint./ nec’ pro illis | uiuis nec pro ejs mortuis aliquid requiramus. Que omnia si disrumpere uel remo |uere quesierimus demus eis pro pena viginti uncias auri. omnibus predictis postmodum com |pletis. Ex quibus omnibus Tussimus duo scripta unius continentie fierj. Unum ad haben | dum in preno- minato monasterjo./ aliud ad habendum in nostro episcopio. Que scripsit Leo | diaconus ac primicerius qui inferfuit.; — Ioannes qui supra gratia dei episcopus M. Sic fore Iaquintus probat Archiadiacon ut intus qui supra.; (1) Nicolaus presbiter ac primicerjus qui supra. Presbyter hec firmat. Raul afforeceu brebe signat ,,,. Ego iohannes presbjter. Ego Angelus presbjter testis sum. Ego maraldus diaconus testis.; ER (3) Zaquintus e Raul usano firme rimate. ED ELVIRA PRIMA MOGLIE DI RE RUGGIERO 29 Palermo 1137, 25 Agosto Ind. XV. Ruggiero re, per l'anima dei parenti suoi, e specialmente del padre Ruggiero della madre Adelasia e della moglie Elvira, conferma a Guglielmo Abbate di Montevergine le con- cessioni fatte e da farsi al Monastero (1). «Datum per manus magistri Thome cappellani Regis ». Arch. di Stato di Napoli Monastero di Montevergine vol. VILI, perg. nr. 8. — Acta sanctorum (innit) t. v., p. 129, Vita Willelmi cap. 7. B. 37. K. A. Kehr. op. c. 244, nota 4. In nomine 3 Sce y4 et #& individue ©3 Trinitatis #3 | — Cum trino salutis remedio.’ orationibus. ieiuniis. uidelicet. et elemosinis. fi- delium tam uiuorum quam mortuorum anime a tenebrarum penis posse liberari. diuina testetur pagina.’ iustum est ut quisquis fidelium dum superstes est. ad ista animi intentionem summopere aduertat. Que si digne fiant. et iam de- functis prosint. et adhuc in carne degentibus si in finem usque bene operando perseuerauerint. sicut in euangelio legitur. Salus | eterna promittitur. Nos itaque R. diuina fauente elementia. Rex Sicilie. ducatus apulie. et principatus capue. Audito frequentius quod in euangelio legitur. Abscondite elemosinam in sinu pauperis. et | ipsa orabit pro nobis ad dominum salutem promissam attendentes fraterin yg0. Willelme sancte Marie montis uirginis prelate. quia sancte ac religiose dei seruitio sine intermissione orando inuigilas. et tuis tueque congre | gationis et aliorum religiosorum sanctis orationibus diuina preeunte misericordia releuari confidimus.’ iusto uoto. digueque petitioni tue pietate moti. acquiexere dignum duximus. Ea propter pro salute animarum patris nostri | Comitis R. et matris nostre Adelasie : et Regine Aluirie. beatarum memoriarum ceterorum parentum nostrorum tam uiuorum quam defunetorum concedimus ecclesie sancte Marie montis uirginis, cui preesse uideris.’ et tibi tuisque successoribus | in eodem loco sub religionis regula degentibus. libere et quiete in perpetuum habere. et tenere omnes ecclesias. et obedientias. atque earumdem possessiones quas possidetis. et hactenus possedistis.’ aut in posterum emptione donatione concambio. seu iusto | quolibet donationis titulo, domino annuente poteritis adipisci. rata esse volumus. et auctoritate regia confirmamus. Tenimenta etiam. et universa mo- (1) Negli Acta Sanetorum si notano molte differenze che tralascio di notare, perchè errori di lettura, le firme non sono state lette per intero. 5 I DIPLOMI PURPUREI DELLA CANCELLERIA NORMANNA bilia et immobilia. et supradietam ecclesiam cum omnibus obedientiis et perti- nentiis suis. et personis |. ei subiectis. in quacumque parte regni nostri com- morantibus.’ in protectionem nostre maiestatis recepimus. et presenti priuilegio communimus. Concedimus insuper. ut si fratres eiusdem ecclesie. ad usum et utilitatem ipsorum aliquid emerint per se uel per nuntios | proprio. nullum, propter hoc in toto Regno nostro plateaticum exigatur. Si uero predicti fratres aliquid de rebus ecclesie uendiderint.’ nullum ex pretio uenditarum rerum. plateaticum cogatur exoluere. Et ubicumque per totum nostrum Regnum | prephate ecclesie homines pannos emerint pro indumentis monachorum et aliorum ho- minum suorum uel aliquid aliud.’ nemo sit qui eis de rebus ipsis plazzam uel aliquam iustitiam pro parte curie exigat aut tollat.’ set predieto modo ‘ libere et absque exac | tione uendant aut emant. Concedimus etiam. ut de animalibus que ad ius predicte ecclesie spectare uidentur. nullus herbaticum. vel glanda- ticum. aut acquaticum tollat uel exigat. aut aliquam aliam faciat exactionem. | set omnia animalia ipsorum secure sub nostra protectione. et libere pascantur per totum Regnum nostrum. in quacumque parte fuerint reperta. Precipimus etiam Regia auctoritate. ut homines qui ad ius predicte ecclesie pertinent uel domino | dante in futurum pertinere noscuntur.’ nullam grauamen ab aliquo ‘ uel molestia patiantur.’ nec aliquis audeat exactionem aut coltam (1) in eis facere. in quacumque parte Regni nostri fuerint reperti.’ aut elegere uidebuntur. | Auctoritate Regia prohibentes omnibus tam clericis quam laicis dicioni nostre subiectis.’ ne quis eorum insane mentis furore pulsus prephatas ecelesias. obe- dientias. possessiones. seu seruos dei. uel ancillas yo ibidem |. sine alibi die noctuque continuis orationibus insistentes.’ et pro nobis et regni nostri statu. Omnipotentis gratiam interpellantes. Sine aliquos uel aliquas qui prenominatis ecclesiis. uel tibi seu suecessoribus tuis spontanee | se obtulerit ullatenus inquietare uel molestare presumat. Nec ulli episcoporum | de bonis earumdem ecclesiarum | subtrahere uel auferre. uel preter canonicam obedientiam ab eis aliquid uio- lenter exigere ullatenus audeat. Preterea |. uolumus. et presente priuilegio san- cimus. ut siquis prelatorum nostrorum. seu principum. nobilium. sine cuiuscum- que sint condicionis. predicte ecclesie sancte Marie Montis uirginis. et tibi aut tuis successoribus. caritatis sue | beneficium impartiri woluerit. saluo Regie maie- statis iure libere habeatis. et pacifice possedeatis. Hoc autem constitutum pro salute predecessorum nostrorum. et peccatorum nostrorum. heredumque nostro- rum remedio fecimus. | Si qua igitur persona de Regno nostro. huie nostro pri- vilegio contraire temptauerit./ Centum libras auri regali curie pelsoluat. et ecclesie sanete marie montis uirginis. libras auri. L. Quod si persona | de Regno nostro non fuerit. que nostra sanccita (sic) uiolare presumpserit.’ anathematis gladio fodiatur. et omnipotentis dei, patris et filii et spiritus santi.’ iram sentiat sempiternam. (1) colleetam ? ED ELVIRA PRIMA MOGLIE DI RE RUGGIERO Sl nisi resipu | erit. et congrua satisfacione correxerit. £4 Amen #4 Amen +3 Amen +3. Signum Willelmi Dei gratia Principis REL filii Regis. ‘O T&y dpyéviwy doxwy yEDgytos LATI meypeba (1). Signum Gaufredi Malcouenant. Ego Robertus Marrscalcus et S. Signum Willelmi caputasini. Signum Sighini Castellani. i I -6 Pub Rota grande per il re Ruggiero — Rota piccola per il Duca Ruggiero. Nella rota grande si legge fra’ circoli concentrici : « Benedietus { Deus | Et Pater Domini + Nostri Ihesu Christi » : nel centro : « Rogerius Dei Gratia Rex Sicilie Ducatus Apulie Et Principatus Capue »; nella rota piccola : « | : «7 Adiuva Nos Deus Salutaris Noster In Eternum »; nel centro : « Rogerius Dei Gratia Dux Capue ». Datum per manus Magistri Thome Cappellani Regis. Octava Kalendas Sep- tembris indictione XV. Incarnationis dominice. Anno MPOXXXVIJ°. Regni vero excellentissimi Regis Rogerii. Anno septimo. (1) Il Prof. Zuretti, che mi ha aiutato nella lettura di questa firma, mi ha fatto osservare che parrebbe più disegnata che scritta. 2.0 sE Ù (alfa ASI Ra È CE SSE DESTRA 07 “o” 09 ARATTALO M62A19 LETTERA INEDITA DI GIOVANNI MELI PRESENTATA DAL SOCIO Prof. LUIGI SAMPOLO nella tornata del 17 Aprile 1904 SPO ei VO dn 5 a = : Le di ; n doni sind TU Valy adria sila Ù i AAA CCI I i N Mm tTtÀ DIRAIIIIIIIITTRA NK KO Ko TC Cc CO O TI T LETTERA INEDITA DI GIOVANNI MELI —<0t>_— Sommarro : Lettera inedita del Meli -- Professore Gabriele Torelli la possiede — G. Meli — D. Pietro Gomez Darza — Lettera del Darza a G. Meli — Viaggio al feudo San Lorenzo — Il principio della lettera — La brigata — Don Luca Costanzo — Paesi percorsi : Abate, Misilmeri, Ogliastro, Cifalà Diana — Bagni termali — Strada consolare — Giardino —- Passeggiata — La lettiga — Villa- frati — Sonetto di Francesco Sampolo per la morte del Meli. Palermo il 1° Ottobre 1815, Caro il Sig. 2. Pietro, « Voi vi godete la bella Napoli, con l’affluenza di tutti i viagiatori, con i tanti teatri, e le tante delizie, a noi non restano, che le campagne, e gl’ innoccenti piaceri, che la rustica natura ci somministra. A tale og- getto abbiamo effettuato il tanto anticipatamente ideato proggetto. Giac- chè erano molti mesi già scorsi, dacchè il nostro gentil.mo B.ne Di Ste- fano mi avea premurato di vedere il suo feudo di S. Lorenzo ventidue- miglia distante da Pal.°, non solo me ma tutta la famiglia, con gli amici sollecitava continuamente. Alla fine risoluto di rompere la monotonia, e di vedere qualche squarcio dell'interno del Regno, di cui ne era io dig- giuno. Locai un capace carriaggio, e la mattina di un bel giorno io, la Signora, Gaetana, Cicì, e D. Luca Costanzo ci siamo avviati per il feudo del B.ne, dove esso trovavasi. Vi assicuro, che la strada, oltre di essere + LETTERA INEDITA DI GIOVANNI MELI ferrata come quella della nostra marina, era insieme deliziosissima, per- chè intersecava paesi, e villaggi, e monti, e colline, tutte in coltura con vigneti, oliveti, e giardini, e tanti oggetti vaghi, e pittoreschi, e sempre variati che di tempo in tempo offriva ai nostri sguardi; salivamo mon- tagne, che sembravano inaccessibili, senza che ce ne fossimo accorti se non quando eravamo sulle alture. « Passammo per mezzo della Villa dell'Abate, indi per la terra di Misil- meri, indi per quella dell’Agliastro, giungemmo sotto Cifalà, quivi femmo alto per visitare li bagni minerali tanto celebrati. Trovammo una fa- brica nell’esterno rustica, nell'interno gotica, con archi acuminati, e due colonne in fondo di marmo, che sostenevano quattro archi, i muri erano pieni di cellette in essi incavate, capaci di sedervi un uomo; vi erano nel suolo sei pile; le due vicine alla scaturigine dell’acqua, e perciò di temperatura assai calda; due succedevano a queste, di temperatura meno calda, e le ultime più distanti, dove l’acqua giungeva tepida. Non erano però tenute con quella decenza, e pulitezza che meriterebbe- ro. Da ciò si vede, che gli antichi Arabi ne avevano di queste acque migliore idea, che ne abbiamo noi; o almeno conservavano meglio di noi le opere di publico giovamento. Quindi proseguendo il nostro viaggio viddimo sopra di un’ altissima rocca il castello d.° della Diana, che mi sembrò uno di quelli descritti dall’Ariosto, ed inespugnabili in quei tempi, che non si conosceva la polvere a cannone. Passammo davanti Villafrate, e poi abbassando un terzo di miglio giungemmo alla casina del nostro B.ne. Il quale in vederci discese le scale contentissimo, e ci venne ad incontrare; salimmo le scale, ed abbiam trovato una ben for- nita casina con circa nove camere, tutte ben divise. Malgrado la lon- tananza, e la dimora fatta nei bagni, non impiegamo (sic) nel viaggio che quattr’'ore e mezza. Tanto importa il vantaggio di una buona strada. «Il B.ne che ci trattò, non d’amici, ma da veri parenti, lasciando a tutti la disposizione di ordinare, e noi di comune consenso l’abbiam lasciata ad un suo abilissimo Cameriere francese, con dirgli, che dovea trattarci com'era solito trattare il suo Patrone quand'era solo, dovendo accrescere la sola quantità per esser sufficiente a tutti, ma non i piatti. Mentre si disponeva la tavola siam discesi abbasso per visitare il giardino, che era sotto alla casina dalla parte di dietro; giacchè al davanti vi è una particolare strada, che porta ad altri paesi, e vi erano i maestri stoc- chiatori, che imbellivano la facciata della casina, giusta un galante di- segno fatto dal nostro D. Luca Costanzo. Il giardino, mercè dell’acqua, che sbocca da una rupe, che è al disopra di esso, è rico di ogni specie LETTERA INEDITA DI GIOVANNI MELI 5) di frutti, e tutti belli, e particolari, vi erano due specie di Peschi : l'una abondante di sugo, d.* da’ francesi le tetén de Venus. L'altra nostrale, simile a quella di Carini; Vi erano inoltre di quelli che noi chiamiamo spergi, e forse voi briccocoli, che sono odorosi, e con le faccette rosse, e di pelle levigata, questi sono ben grossi e gustosissimi a mangiare. I peri sono di una specie, che in Pal.° non ne corre, grossi, sugosi, fini, e delicatissimi al segno che subito, che si colgono dall’albero si bi- sognano mangiare. I fichi erano di quelle, che voi chiamate trojane, vale a dire con la scorza verde, ed al di dentro rossi, con grana fina, e di gusto esquisito ; inoltre quantità di pomi grossi, ma non dilicati, forse perchè non erano ancor ben maturi. Quantità di nespole, non ancor mature, di melarance ed altri agrumi. Insomma vi erano fin’anco delle fave verdi sulla pianta ancora, come trovansi nel mese di maggio. La terra poi era tutta ortaggio, con insalate etc. «Il dopo pranzo, dopo di avere riposato, ciascuno nel suo letto, e nella sua camera particolare, tolta la Signora, che avea le due figlie con due letti nella istessa sua camera, siam saliti a Villafrate, dove abbiamo ri- cevuti tanti cortesi complimenti dai principali di quella abitazione, ci fecero vedere la chiesa Madre, il palagio del Conte, e tutte le partico- larità osservabili. Ci tennero la sera buona compagnia sino alle ore 4 della notte, indi quasi tutti ci accompagnarono sino alla casina. Lo stesso si praticò da essi essi (séc) per le altre tre serate, che noi dimorammo in quella casina. D. Luca faceva il Prototipo della brigata, attirandosi l’attenzione di tutti, e tutte per tanti curiosi giochi, ed astuzie da esso inventate. «Il B.ne ne era rispettatiss."° più o almeno quasi fosse il proprio Pa- drone, giacché il suo feudo è limitrofo, ed esso ha saputo guadagnarsi l’amore di essi, ed insieme il rispetto. « Trovammo quivi in piazza una salsiccia esquisita, della quale man- giavamo cotidianam.'* a pranzo, e spesso anche a cena. Facevamo il giorno delle lunghe sortite per la strada consolare, che invitava a ca- minare. Di questa strada se ne vedeva un gran tratto dalle aperture della nostra casina, che era un po’ sottomessa, e alla distanza di un tiro di pallini. «Tutti li giorni, ele sere si vedevan passare carriaggi, lettighe, redini di mule, e gente a piede, insomma era il cassaro di due valli. Final.!® il quinto giorno ce ne siam ritornati, sendo ritornato il carriaggio med."° a restituirci a Pal.° L’ infestissimo scirocco ci favorì nel ritor- no, io presi un catarro, che mi obliga a stare in casa, ed a vergar questa si lunga lettera, le altre stanno tutte buone, ed hanno materia 6 LETTERA INEDITA DI GIOVANNI MELI da ciarlare almeno per sei mesi. Io vi saluto, con la Signora, Rosalia, Gaetana, Cicì, Mariannina, li Costanzi, il Barone, Gallo, etc. etc. A S. Ecc. Sig. Cap. D. Pietro Darza Abita sopra il Caffè di Pietrasanta mel piano superiore Napoli. Vostro di cuore GIOVANNI MELI ». Questa lettera inedita di G. Meli è posseduta dall’illustre Gabriele To- relli da Napoli, professore di calcolo infinitesimale nella nostra Univer- sità, autore, fra altre, di una monografia premiata dall’ Accademia di Na- poli su questo tema : Sulla totalità dei numeri primi fino ad un limite as- segnato. Egli che religiosamente custodisce la lettera entro una cornice, ha voluto che io la presentassi alla nostra Accademia. Giovanni Meli, novello Teocrito, novello Anacreonte, dipinse nella ma- terna favella, in modo leggiadrissimo e inarrivabile, le bellezze della campagna, e con schietta, affettuosa grazia i dolcissimi sentimenti del l’amore. Aveva egli studiato medicina, ed era stato per parecchio tempo me- dico condotto in Cinisi, ameno paesuccio, che dipendeva allora dai Be- nedettini di S. Martino (1). Però le Muse nocquero alla medicina, e quanto più innalzavasi il poeta, tanto più scapitava di pregio il medico, sicchè egli potè dire di sè Nun parru di lu dannu Chi ad iddu fattu ci ha la puisia Cancillannu di medicu l’idia. (1) In Cinisi nella casetta abitata da lui si murò anni addietro la seguente iscrizione commemorativa : GIOVANNI MELI PRIMO E LEGGIADRISSIMO 'TRA I POETI VERNACOLI AMORE E DELIZIA DELLE SICULE MUSE — QUI S'ISPIRÒ ALLE BELLEZZE DELLA NATURA QUI CON PENNELLO ANIMATORE DESCRISSE L’ERBOSE VALLI, I VITIFERI COLLI, LA RIDENTE MARINA IL CONSIGLIO COMUNALE DI CINISI A DURABIL RICORDO DEI FUTURI IL GIORNO VI GIUGNO MDCCCLXXX POSE AFFETTUOSO E RIVERENTE QUESTA MEMORIA. La casetta è abitata da Giovanni Cusumano murifabbro. V. Pensieri autobiografici di G. Meli nell’opera del NAVANTERI : Saggio Critico su G. Meli, p. 323. LETTERA INEDITA DI GIOVANNI MELI ri Medicina e poesia sono andate delle volte congiunte, ma o luna o l’altra ha sempre prevaluto. In Redi il medico e il naturalista vince il poeta, in Meli il poeta oscura il medico. La lettera scritta un mese e 20 giorni prima della sua morte è indi- rizzata al Capitano D. Pietro Gomez Darza. Chi era costui? Figlio a Mattia (militare spagnuolo venuto in Napoli col Re Carlo III) nacque in quella città a 22 marzo 1775. Entrava giovanetto nell’ Accademia militare, vi si segnalò per le belle doti d'animo e di mente che il pos- sedevano. Nel 1795 dopo un concorso ottenne il grado di allievo ufficiale desti- nato alle artiglierie che allora riordinavansi dal generale Pommereuille fatto venire di Francia, il quale fondava il corpo dell’artiglieria divenuto poi famoso in tutta Europa. Ed io ricordo che nel 1848, essendo assediata dall’esercito austriaco la città di Treviso, gli artiglieri volontari napoletani diedero prove della loro bravura. Il Darza segui i Borboni sotto il Generale Novi in Sicilia, quando le tempeste politiche li cacciarono dai dominî continentali. E qui egli dotto nelle scienze esatte creò un bello e compito fornimento d’ armi bene adatte al servizio militare. Strinse in Palermo amicizia col Meli e con altri parecchi. Tornato in Napoli fu dal Governo incaricato di recarsi a Milano per tutelare la scelta delle armi da fuoco per le quali s’era ivi fatto un con- tratto. Ebbe un bel da fare con l’intraprenditore del negozio. Finalmente ruppe il contratto e per la sua lealtà ottenne l’onorificenza di San Giorgio della Riunione. Capo di ripartimento nel 1822 nel Ministero della guerra; affranto dal- l’ operosità della vita, fu indi collocato a riposo col grado di tenente colonnello. Morì il 9 febbraio 1850 (1). Da Genova ove sullo scorcio del 1814 s'era recato, scriveva al Meli una lettera che appalesa le buone relazioni fra lui e la famiglia del poeta. Serbasi nella Biblioteca Comunale; a noi piace riferirla : (1) V. L’Araldo giornale militare, politico, scientifico, letterario, anno III, n. 120: Tenente colonnello Cav. Pietro Gomez Darza. 7 5 LETTERA INEDITA DI GIOVANNI MELI Genova, 28 Dic. 1814. Stimatiss. mio Sig. D. Giovanni, « Da ciò che ho scritto alla nostra Signora D.* Marianna, rileverà, che dal momento in cui sono arrivato in Genova non sono stato affatto privo di conversazione e di innocenti divertimenti. « Con tutte tali circostanze però ho esperimentato un vuoto nel mio cuore, che ha dato luogo ad un’ippocondria maggiore della mia solita. « Dite ciò che volete. censuratemi come vi piace, questo è il fatto. In- tanto la mia salute, grazie all’ Altissimo, è buona. Spero, per mia con- solazione, che sia lo stesso di voi, e dell'intera famiglia e che lo stato di poca buona salute in cui D.* Marianna mi scrisse di trovarsi ai 19 no- vembre, non sia stato se non se momentaneo. Credo, che avrete ricevuto una mia, in cui vi descrissi le difficoltà di fare l’ annunciatovi baratto dei vostri libri. Il Sig. Bensa non ha fin'ora per le stesse ragioni potuto effettuire quello dei libri del Sig. Calcagno. Spero, che il vostro amico libraio voglia agevolarvi qui la vendita di alcuni corpi delle vostre opere. Ciò che posso dirvi si è, che le scienze e le muse sono poco coltivate anzi niente, da coloro, che sono dedicati al commercio. l « Ho inteso la vita monotona che menate, e mi è piaciuta la vostra riflessione. Egli è verissimo, che cento giorni di una vita senza varia- zione non sembrano se non se uno, e l’uomo non ha memoria degli anni scorsi se non se per gli accidenti, che in quelli ha incontrato. «Consegnai al Sig. Bensa la vostra lettera, che trovai acclusa in una mia. « Vi prego di dare l’annessa ai Signori Costanzo. « Caro mio D. Giovanni conservatevi, continuatemi il vostro affetto, e salutate in mio nome la ragazza, e tutti li consaputi amici. Dite loro che li assicuro ingenuamente di desiderare io ardentemente il momento di rivederli, e di passare il tempo in loro compagnia. « Comandatemi, mentre abb.vi caramente al cuore mi ripeto costante- mente. Il V. Aff.mo Amico PIETRO DARZA > Il Meli non s'era mai allontanato da Palermo e da Cinisi; si sentiva come un’ostrica attaccata sempre allo stesso scoglio sostenendo sul dorso l’iÎmpeto delle onde e delle tempeste. Ed era vago di vedere almeno alcuna parte dei nostri paesi interni. LETTERA INEDITA DI GIOVANNI MELI 9 Del fare un viaggio porse a lui occasione l’invito del suo amico Barone Antonino Federico Di Stefano di recarsi coi suoi al feudo di San Lorenzo presso Villafrati. Rompeva così la monotonia della vita che trascorreva sempre senza alcuno svago e senza mai vedere uomini e cose diversi da quelli che quotidianamente gli cadevano sotto gli occhi. Nel principio della lettera il Meli fa un paragone fra la città di Napoli e Palermo; ivi teatri, delizie d’ogni fatta, concorso di forestieri; qui non altro che gli innocenti piaceri della natura. Parrebbe che il Meli si piacesse in quel tempo delle delizie che offriva la campagna, come quando cantava : Li campagni, li armenti e li pasturi. L’anno in cui è scritta la lettera fu fatale per la Sicilia. La reggia era muta; i Sovrani tornati in Napoli, il grande movimento cessato, il commercio degli anni precedenti finito. Il Parlamento si era chiuso per non più riaprirsi. In quelle prime parole, secondo noi, c'è dell’amaro; il poeta rimpiange il tempo passato. Benchè amasse la pace, non poteva di certo . ralle- grarsi dello stato miserevole-in cui languiva allora Palermo. Il Meli, accettato l’ invito, tolse a nolo un veicolo o:carriaggio e un bel giorno si mise in via. La brigata componevasi, oltre il Meli, della Signora, di D.* Gaetana, di Cicì, di Don Luca Costanzo. La Signora di cui non si dà il nome, era parte della famiglia di lui, appellavasi La Torre. Gaetana sopravvisse al Meli ed ebbe vita longeva. Nel 1867 il Municipio di Palermo, su proposta di Francesco Perez, le venne in aiuto: assegnandole una pensione di lire 50 mensili (1). Cicì è nome vezzeggiativo di uomo e di donna. Qui è di donna, e deve essere la ragazza cui accennasi nella lettera del Darza. Madre la signora, e figlie le due altre. Don Luca Costanzo era da Sambuca, figlio a Giuseppe e a Giovanna Riggio, nato nel 1783, fratello dei due valenti incisori Bartolomeo e Luca a’ quali il Meli aveva indirizzata una bella ode. Era anch'egli in- ‘cisore in acciaio. K (1) V. Attì del Consiglio Municipale di Palermo 1867, da marzo 1875 a giugno 1867, pag. 276. 10 LETTERA INEDITA DI GIOVANNI MELI Don Luca era assai. compagnevole, giocoso, divertente. Contava allora trentadue anni. Per lui aveva scritto il Meli la seguente ottava italiana che si conserva nella Biblioteca Comunale : Don Luca che promise mari e monti, Notizie peregrine e tanti e tanti Segreti, da arrestare il corso ai fonti, E oscurare le stelle più brillanti; Sopra le sue promesse innalzò un ponte, Vi salì sopra, e poi trascorso avanti Del Pegasèo se n’è volato in groppa, E fece a tutti la barba di stoppa. Morì il 15 luglio 1837, giorno fatale per Palermo, funestata allora per la prima volta dal colera. Caddero i cittadini a migliaia, vittime di quel crudo morbo. Nè bastarono le fosse alle innumeri salme e nuovo cimitero fu aperto nella valle sottoposta a quella parte del Monte Pel- legrino che offresi alla vista più aspra e selvaggia. Il viaggio durò quattro giorni. La brigata traversò in quattro ore e mezzo Villa dell'Abate, oggi Villabate, Misilmeri, Ogliastro che appellasi ora Bolognetta, Cifalà Diana, e presso Villafrati fermossi al feudo San Lo- renzo. Cotesti paesi si percorrono oggi sulla strada ferrata Palermo- Corleone-S. Carlo in due ore e 23 minuti. Villa dell'Abate o Vill’Abate, o Villabate luogo delizioso in cuii pa- trizi di Palermo passavano la primavera. Era allora aggregato alla città di Palermo, da cui disunito elevossi a Comune il 1° gennaro 1858. A. poca distanza da esso e propriamente nella contrada della Canzita evvi un sotterraneo che vuolsi rimonti al tempo dei Fenici e dei Cartaginesi. Villa dell’ Abbate dicevasi dall’Abate che eliggevasi dalla famiglia Mi- gliaccio dei Marchesi di Montemaggiore che in Villabate teneva la sua prebenda. La famiglia Migliaccio era padrona del fondo. La casa o villa dei Migliaccio casato Termine, sorgeva a capo di tutte le altre, adorna di nobilissima flora, opera di uno della famiglia (1). Misilmeri il cui nome acquistò fama da una vittoria riportata dal Conte Ruggiero contro i Musulmani, contava 5665 abitanti nel 1798. Ivi fondossi un giardino botanico dal Principe di Cattolica per cura dell’il- lustre Francesco Cupani. Ogliastro, piccola terra appellata altramenti di S. Maria dell’Ogliastro, (1) ViLLABIANCA : Palermo d’ oggigiorno, vol. XVI della Biblioteca del Di Marzo, pp. 140 e 202. Palermo, 1874. LETTERA INEDITA DI GIOVANNI MELI 11 fabbricata negli inizi del secolo XVII nel feudo Cusacca che Marco Ma- rineo comperò da Vincenzo Bologna Marchese di Marineo. Contava nel 1798, 1268 abitanti. Cifalà Diana (Gi/alat nella geografia Nubiense) è un villaggio cui so- vrasta un antico castello detto di Diana. Vi sono bagni termali tenuti già in pregio dagli Arabi. Evvi uma iscri- zione araba (1), in mattonelle di ceramica in buona parte perduta e quel ch'è più, ciò che rimane è talmente mal conservato da non potervisi raccapezzare gli arabisti. Sarebbe quell’edificio forse l’unico puramente arabo che rimanga in Sicilia (2). La brigata si fermò in quel luogo che il Meli trovò assai indecente. Egli così descrisse i bagni. « L'edificio dei bagni termali era rustico al di fuori, gotico nell'interno con archi acuminati e due colonne in fondo sostenenti quattro archi con intorno cellette incavate nei muri, per sedervi un uomo. « Nel suolo sei pile; due presso la scaturigine, due nel mezzo e due ultime; nelle prime l’acqua giungeva calda, meno nelle due altre, e tiepida nelle ultime. « Gli arabi — dice il Meli — di quelle acque ave vano migliore stima che non noi ». Il Padre Salvatore Lanza nella sua Guida per la Sicilia (3) scrisse che al suo tempo «la grande vasca si era barbaramente divisa, bruttandosi la sua primitiva bellezza». Anche oggi di quelle acque parecchi si giovano. È curioso che al 1815 il Meli appellasse la strada da lui percorsa ferrata. In Inghilterra s’iniziarono nel principio del secolo XIX le vie ferrate, ma a divenire comuni nel mondo civile, dovevano correre assai anni. La espressione usata dal Meli aveva altro significato. Era ferrata come quella della nostra marina, ossia ben levigata e serrata come fosse di ferro. Leggendo questa lettera si scorgerà di leggieri come nella provincia di Palermo le strade consolari erano sì ben tenute da destar meraviglia nell’ animo del nostro grande poeta. «Il re stesso, scriveva nei primi dell’ 800 un tedesco, se vuole an- dare in carrozza, non può farlo oltre Monreale e Termini; le sole vie carrozzabili d’ allora o almeno le sole buone a tragittarsi, secondo at- ferma l'illustre G. Pitrè nel suo /alermo Cento e più anni fa. Le altre (1) V. M. AMARI: Storia dei Musulmani di Sicilia, vol. III, p. 20. (2) Da una lettera del 4 maggio 1904 di Mr. B. Lagumina cui rendo qui pubbli- che grazie. (3) Lanza : Guida per la Sicilia, Palermo, 1859. 12 LETTERA INEDITA DI GIOVANNI MELI erano sentieri (trazzere) dove s’ affondava nel fango a mezza gamba d’inverno, si soffocava tra fitti nembi di polvere d'estate » (1). La notizia del tedesco non è esatta. Nel 1779 datosi principio al rinnovamento delle strade, se ne intra- presero nel medesimo tempo tre, delle quali l’una dovea menare a Sciacca, le altre due a Messina per la marina e per l'interno. Dopo dieci anni se ne sospesero due per manco di mezzi continuandosi solo quella che da Palermo conduceva a Messina per l’ interno dell’ isola. Ma pur questa dopo altro decennio non andò oltre Vallelunga. Queste notizie attinte nelle memorie del Dolce (2) attestano che nel principio dell’800 in Si- cilia si poteva andare in carrozza al di là di Termini e di Monreale. Con nome romano di « curatore delle strade » vegliava sulle strade pubbliche nel 1814 il Duca di Serradifalco coadiuvato da Carlo Ferdi- nando Dolce, maggiore del genio, uomo di speciale competenza nella materia della viabilità che nel 1825 fu destinato presso il Direttore di ponti e strade Conte di San Marco. Le strade rotabili o regie si continuarono con certa alacrità nel 1824, essendo Vicerè il Marchese Pietro Ugo delle Favare, e furono allora ar- gomentò di poesia al giovane Franco Maccagnone principe di Grana- telli (3) e a Pompeo Insenga (4). Oggi è doloroso vi siano paesi in Sicilia ai quali sì debba ancora ac- cedere per vie mulattiere. Oh quando le strade ferrate allacceranno ai porti i paesi interni e più stretta ne sarà la rete sì che l’ isola intera dall'uno all’altro promontorio possa sentire il benefico squillo della lo- comotiva ? Poco dopo arrivati al feudo San Lorenzo si scese in giardino ov’era un bel frutteto giocoundato da abbondante acqua. Vi erano pesche di due specie, l’una con molto sugo detta dai fran- cesi Ze téton de Venus, mammella di Venere, detta presso noi poppe di Venere; l’ altra nostrana somigliante a quella di Carini; spergi o sbergi (pesca albicocca, in francese «/berge, onde nel nostro dialetto sbergé; bricocoli in Napoli); pere squisitissime; fichi (in Napoli trojare) con la (1) PirrÈ : La vita di Palermo cento e più anni fa, Vol. I, Palermo, Reber, 1904, p. 180. (2) V. CarLo FerpInaNDO DoLcr: Quadro istorico delle antiche e moderne strade della Sicilia, Napoli 1836; e Cenni intorno alle strade di Sicilia, Napoli, 1838. Questi opuscoli si possedono dal mio egregio e vecchio amico Dott. G. Lodi. (3) Le vie regie, Ottave, Palermo, 1825. (4) Le nuove strade in Sicilia, Versi sciolti, Palermo, 1828. LETTERA INEDITA DI GIOVANNI MELI 15 scorza verde e al di dentro rossi con grana fina e di gusto squisite; pomi grossi, nespole, melarance e altri agrumi e anche fave verdi come in maggio. Durante il giorno il Meli e i suoi compagni facevano lunghe passeg- giate nella bella strada consolare. Da essa passavano quotidianamente carriaggi , lettighe , quest’ ultime usate da secoli e continuate, sebbene raramente, fino ai miei giorni. Mi piace qui riferire come un illustre nostro poeta le descriveva : Non van ricche di borchie e di sonagli, Di pennoncelli e di trapunte barde, Della lettiga povera d'ivtagli Le animose quadrupedi bastarde; Ma sottoposte a miseri bagagli Spingonsi innante umiliate e tarde, I piè nel feltro avvolte, acciò fra i sassi Non suoni il martellar dei ferrei passi (1). Passavano anche li retinî di mule, ossia file di mule di sette o nove, la prima delle quali — capo retina — senza soma; le altre attaccate fra loro con correggie portanti ciascuna otto tumoli di frumento; la prima e l'ultima con sonagli. Guidatore del branco è il mulattiere. La parola retina, oltre al significato di redina, redine, ha quest'altro nel nostro dialetto di file di mule, significato metaforico dacchè le une sono attaccate alle altre per mezzo di correggie o redini. Le sere di tutti i quattro giorni recavansi a Villafrati che contava nel 1798, 1486 abitanti e nel 1815 poteva contarne poco più, e però il Meli chiamavalo anzichè villaggio, abitazione. Il Meli ivi ricevette coi compagni le maggiori cortesie; quei terraz- zani onoravano l’altissimo poeta; e per tutte le sere ripeterono le stesse manifestazioni di affetto e di stima. Quegli che teneva in allegria la brigata con svariati giuochi e con aggraziate chiacchiere era D. Luca Costanzo. La lettera si chiude coi saluti del poeta, dei compagni della gita, del Barone Di Stefano, dei fratelli Costanzo e del Gallo. Quest'ultimo è il be- nemerito Agostino, letterato, amantissimo delle cose patrie, che per de- zione al Meli tanto si adoperò per il trasferimento della salma di lui da San Francesco di Assisi nel gran tempio di S. Domenico ove serbansi le nostre glorie. (1) Giuseppe De SpucHes (Gualtiero) , Novella siciliana, canto secondo, pag. 199 del primo tomo dell’Edizione Barbera, 1892. 14 LETTERA INEDITA DI GIOVANNI MELI Quel viaggio eseguito nella età di 75 anni, affaticò di certo il Meli e gli produsse un catarro che l’obbligò a stare in casa per non sappiamo quanti giorni. Quel catarro non è difficile sia stato la prima radice onde germinò il male, accresciutosi poi da la posa a metà nudo per il mez- zobusto che gli fece allora il Villareale. Infermò egli gravemente di pleu- rite il 9 dicembre e si spense il 20. Guardando in ultimo la parte esteriore della lettera, notasi qualche scorrezione di ortografia e di grammatica come il raddoppiamento delle consonanti in alcune parole — proggetto — diggiuno — e qualche sici- lianismo come retini di mule, sbergi. Consentite che io chiuda questi brevi chiarimenti intorno alla lettera inedita del Meli con un sonetto dettato da Francesco Sampolo, mio padre, per la morte del grande poeta : Pasturi di li siculi capanni, Musi chi la Sicilia prutiggiti, Fama chi curri pri ssi banni banni, Arristativi ccà, cu mia chianciti. Cadiu già fattu vittima di l’anni, ’Ngagghiau di morti ’ntra la cruda riti, Giovanni Meli, ddu poeta granni, D'omu a cui paru cu sa quannu avriti. Spinnati l’ali tutti l’Amurini Stu novu Anacrionti arripitaru, Veniri si vagnau l’occhi divini; Oh Meli! oh nomu a tutti duci e caru Dintra e fora li siculi confini! Oh perdita fatali, oh casu amaru ! ky RELAZIONE SU KI CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI (Amburgo, 1902) Presentata dal Socio GIACOMO DE GREGORIO nella tornata del 18 Aprile 1903. Mo. e si es, #0 ita Senio «ii di: EA ASSO al ago (Le > aurea 2 | Belle pipi i pe Virna ia, i desco det Qta get Mod dio (30 0 1 Mpa pensili 4 alle aprono bel i Bh pualii di laicale ei ha) ye Suso pied ge onora cul UR sraleiii iaia D Ki rat l'ago Mep sett, I stasi da aa MA ; iytie after (id bri? da Via deid hà figg | pena. i (RA Fe ia e Deco pò #1. Relazione sul XIII Congresso Internazionale DEGLI ORIENTALISTI AS (-_ Questo Congresso, a cui ebbi l'onore d’intervenire qual rappresen- tante della /?. Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti di Palermo, si tenne nel Settembre 1902 ad Amburgo. La scelta di questa città, che era stata fatta nel Congresso precedente, tenutosi a Roma, fu constatata opportu- nissima, perchè ad Amburgo fan capo le grandi linee di navigazione transoceaniche , le quali perciò appunto offrirono ai dotti non europei il modo di concorrervi con un disagio relativamente non grande. Le risorse poi di questo grande emporio commerciale (1) fecero sì, che gli intervenuti vi trovassero una accoglienza splendida, e potessero parte- cipare a un programma attraentissimo. Ecco il programma. 4 Settembre, $ di sera. Riunione amichevole (Begréssurg) nella gran sala del Concerthaus. 5 Settembre, 10 a. m. Inaugurazione solenne nel Concerthaus. » » S p. m. Ricevimento nel Municipio dato dal Senato am- burghese. (1) Amburgo è la città più ricca della Germania; con 709 738 abititanti, e costi- tuisce col piccolo territorio annesso una Republica. Dopo Londra e New-York è la prima piazza di commercio del mondo; ed, essendo situata sull’estuario dell’ Elba, si può dire che abbia un porto, grande quanto le esigenze commerciali richedano. La sola costruzione del Portofranco (Freihafen), opera gigantesca compita nel 1884, costò 120 milioni di Marchi (L. 150000000). 4 RELAZIONE SUL XII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI 6 Settembre. Sedute antimeridiane e pomeridiane delle Sezioni. Alle i 5 p. m. rappresentazione di gala allo Stadttheater colla Walkyrie di R. Wagner. Settembre. Escursione sull’ Elba sino al Mare del Nord; visita del transatlantico Columbia ; pranzo a Cuxhaven. Altra escursione in vapore sino al Aaiser Wilhelm Canal (che unisce il Mare del Nord col Mar Baltico). Settembre, .10 a. m. Riunione plenaria delle Sezioni al Corcerthaus. — Nelle ore p. m. sedute delle Sezioni. 9 Settembre. Sedute delle Sezioni. La sera riunione al Ristorante A/- sterlust con concerto musicale, e defile nautico di bat- (0 0) telli illuminati. | 10 Settembre, 10 a. m. Seduta plenaria ‘e chiusura del Congresso. Alle 6 p. m. banchetto (Festesser), offerto ai Congressisti nella gran sala del giardino Zoologico. I nomi dei componenti il Comitato di organizzazione son troppi per essere qui riportati. La Presidenza onoraria fu data al Capo del Municipio e nello stesso tempo della Republica, il Dott. J. G. Mònckeberg. Presidente effettivo fu il Sezzor D. Behrmann; Vicepresidenti furono i Professori J. Brinck- mann e E. Kautzsch; Segretari, l'Avv. F. Sieveking ei Professori A. Ber- tholet e Williams Jackson. I governi che mandarono dei rappresentanti furono i seguenti : Al- sazia-Lorena, Argentina, Belgio, Ceylon, China, Danimarca, Germania, Egitto, Francia, Giappone, Grecia, India, Italia, Mecklenburg, Messico, Montenegro, Norvegia, Olanda, Paraguay, Persia, Portogallo, Rumania. Russia, Serbia, Siam, Spagna, Svezia, Turchia, Ungheria. Innumerevoli poi furono i Corpi scientifici, Società, Accademie e Università, che si fe- cero rappresentare. Tra quelli che più particolarmente si prefiggono studî orientali, rammenterò i seguenti: Deutsche Morgenliindische Gesellschaft, Royal Asiatie Society, American Oriental Society, Societé asiatique , Ecole speciale des langues orientales de Paris, Società asiatica italiana. Il numero degl’iscritti al Congresso fu più considerevole di quello dei congressi precedenti, come risulta dai seguenti dati statistici. XI Cengresso, Parigi, Settembre -1897. Numero degli iscritti 635 XII > Roma, Ottobre 1899. » > » 590 XII » Amburgo, Settembre 1902. . » » » 746 Ecco ora gl’iscritti, ripartiti per nazionalità. RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI 5 Numero Numero x degli i degli Iscritti Iscritti ATMEeniaya fa Betichi ia 1 Riporto 34 CICCIA RA ie aoerrani Rn ala ao anti 9 MESSICO EN N NE IRA RGIapponedra area e condi Eersiainr e IRR FSVEZIARE SO RE RT EA ASINI Siam. SURE DERE o e o ed I SCEDIA re 1 Une n'era RE ie e Tugchiasià, (ire e I SVZA Re RR AT Montenegro AR ee O Olanda tetti oe at. 20 INOLVE IA MAT (o 2000 BRUSSIAE A IDRA chi 028 Portogallo . SEA Malara e e a te 29 RIME oa DIA PRANDISIOR A URI E A ODIA 190 (Olona TL 3. | Stati Uniti di America . . 32 SPIA TINO o e ie o nale o 0 Sii ito Mie CE nil ferree ie ee78 RARO oo oe eg AGeiM Ana 819 A riportare 34 Totale 746 Il numero delle memorie presentate al Congresso fu di 150. La lingua ufficiale per gli atti fu il tedesco; per le memorie, il tedesco, l'inglese, il francese, il latino, e poi anche l’ italiano, che da principio era stato interdetto. Purtroppo però solo 4 memorie furono lette in italiano e una in latino, «l’aurea lingua classica », che oramai nè si presta menoma- mente come lingua internazionale, nè come lingua scientifica. Memorie lette in tedesco . . ... .N. 94 » » francesta a eee 26 » » MO 1ese MRC ee O, » » IA ANO sarta. 4 » » Latino e aero, Il Totale N. 150 Le Sezioni, in cui fu diviso il lavoro scientifico del Congresso, furono le seguenti : Sezione I. Linguistica. Terreno indo-germanico, in generale. » II. A. India, 8. Iran. » ITI. India orientale ed Arcipelago indiano. » IV. Asia centrale ed orientale. » V. Semitologia, in generale. » VI. Islam. » VII. A. Egittologia, B. Lingue africane. » VII. Relazioni tra l'Oriente e l'Occidente. 6 RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI Per dare un'idea di questo ingente lavoro, è necessario riportare i titoli di tutte le memorie presentate al Congresso, colla giunta di brevi cenni, che valgano a farne meglio conoscere i risultati e il contenuto. Mi limiterò al solo titolo quando si tratti di ricerche troppo limitate o speciali, per cui da sè solo esso basti; e mi asterrò del tutto da ogni considerazione subbiettiva. SEZIONE I. Linguistica. Terreno Indo-germanico in generale. S. LEFMANN, Die Stufen des sprachlichen Bedeutungswandels. — Il primo stadio nella evoluzione semantica delle parole è il radicale : determinati gruppi fonetici sono impiegati per esprimere idee senza determinazione di sorta. Quando questo mezzo è, o sembra esaurito, si passa allo stadio grammaticale, in cui lo stesso materiale viene modificato e legato in- sieme in libera forma. Infine, quando anche questo mezzo si esaurisce, si passa allo stadio logico, caratterizzato dal libero gioco o impiego dello spirito della lingua, dalla trasformazione di significato senza cangiamenti nella consistenza del suono. S. LEFMANN, Zur Etymologie des Wortes « Hund >». — L’ etimologia del gr. xiv, lat. canîs, scr. ccan, non deve collegarsi con quella di sxo, lat pecus, come da altri si ritiene, perchè il cane non fuin origine co- nosciuto come cane da pastore ; invece deve connettersi colla radice kvaa, urlare. K. F. JOHANSSON, Ein indogermanisches Lautgesetz. — Nella combina- zione indo germ. dentale +- sibilante + dentale la prima dentale già nel periodo idg. fu soppressa. R. THURNEYSEN, Uebdber das periphrastische Futurum im Altindischen. — La differenza, già rilevata da Panini, tra’ nomi baritoni in-tar, che de- signano gli autori abituali o professionali, e gli ossitoni che designano semplicemente l’ agente, si lascia rilevare e dimostrare nel Rigveda. Inoltre di regola i neutri in-tra col radicale accentato, designano lo stru- mento, quelli coll’accento sul suffisso l’azione. F. W. THomas, Note on v:yxov. Questo aoristo non è una forma redu- plicata, ma contiene un suffisso ezk, che sta in relazione con rg delle ra- dici teutoniche del tipo bri2g e con forme dell’Umbro. La radice poi di Tvsyzov sarebbe en 0 ene. RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI 7 Giacomo DE GREGORIO, Sur la simplicité de deua articulations prépala- tales et sur la nécessité d'admettre une classe de phonèmes ainsi nommes. — I suoni ca, ja dell’indiano, che sono i medesimi di cA, g, (j) dell’inglese, c, g, seguiti da vocale palatina, iù italiano, ete., non rappresentano «delle affricatae o dei dittonghi consonantici, ma dei suoni semplici prepalatali. I Francesi e i Tedeschi li rappresentano con gruppi di segni (fc4, tsch etc.) perchè non possiedono questi suoni nei loro alfabeti; ma essi son co- muni, oltre che nelle lingue arie, anche nel cinese, nello slavo, nel l’uralo-altaico, etc. L’ esame fisiologico conduce a credere che si tratta di suoni semplici, prodotti dal contatto della parte anteriore del dorso della lingua colla linea alveolare. Tale esame è convalidato anche dalle osservazioni fatte cogli strumenti di fonetica sperimentale. Giacomo DE GREGORIO, Notice de la découverte d'un nouveau îot lingui- stique albanais en Sicile. — Oltre le quattro località albanesi di Piana, Mezzoiuso, Palazzo Adriano, Contessa, ben note ai linguisti, esiste in Sicilia anche un altro piccolo centro albanese, che è Santa Cristiana. Col confronto linguistico tra’ varî gerghi albanesi dell’isola si rileva perfetta somiglianza col gergo di Piana; il che mostra che l’origine del piccolo centro si debba attribuire a un frazionamento della colonia di Piana. ANDREAS MIEDIA, De pronunciatione palatalium in diversis albanicae lin- quae dialectis. — Dagli idg. g7, kt derivano quattro diverse palatali nel- l’albanese. Ciò che generalmente si attribuisce al dialetto di Scutari, e al tosco in genere, rispetto le palatali è erroneo, ma solo può applicarsi alla pronunzia di Ipek, Rizzen e pochi altri luoghi. Infine l’autore esi- bisce uno schema per l’ alfabeto albanese, già accettato dal Seminario di Scutari. FrANcESco LoRENZO PULLE, Comunicazione relativa agli studi del pro- fessore Alfredo Trombetti sui rapporti delle lingue indo-germaniche con altre famiglie linguistiche. — Nessun gruppo linguistico è isolato. Profondo è il distacco tra le lingue dell’Africa e quelle dell’Eurania e dell’Oceania; ma le lingue del Caucaso formano l’anello di congiunzione tra l'una e l’altra divisione. Quanto alle particolari affinità dell’indogermanico, esse sono remote col semitico, ma invece strettissime coll'uralico. ANTON HERRMANN, Veber die deutsche Ausgabe der Zigeunergrammatik des Erzherzogs Josef und ueber die Zigeunerarbeiten in Ungarn. — L'autore presenta un esemplare dell’ elegante grammatica zingara dell’ Arciduca Giuseppe, e fa delle comunicazioni relative a studi particolari sugli Zingari. $ RELAZIONE SUL XII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI SEZIONE II. A India AxGELO DE GUBERNATIS, Sacountalà et Griselda. — Vi è connessione intima tra la favola di Psiche, la storia di Sacuntala, nota all’ Europa pel drama di Calidasa e per la strofe dell’ immortale Goethe, e tra il mito vedico dell'Aurora. Quanto alla novella del Boccaccio, essa da un lato rassomiglia al lai di Maria di Francia, dall’ altro alle novelle po- polari dell’Italia meridionale, della Sicilia e anche di Russia. La sorgente comune sarebbe la bizantina. ERNST LEUMANN, Die Hamburger und Oxforder Handschriften des Pan- catantra, M. WIxTERNITZ, Der Sabhaparcan in der siidindischen Rezension des Mahabharata. ; Francesco Cmmno, Une communication sur le drame Nagananda. — Questa è la quarta traduzione del teatro indiano, che Francesco Cim- mino si prepara a pubblicare. Egli dimostra che l’autore di tutti e tre questi drammi è Harshadera o Harshavardhana, studia il carattere eroico del protagonista, rayaka Gimutarahana , e istituisce dei raffronti cogli altri drammi dello stesso autore. MoxTGoMERY ScHUYLER JR., A Bibliography of the plays attributed to Harsadeva. — Tra le varie traduzioni del dramma buddhistico Nagananda (giubilo dei serpenti) figurano le italiane di Cimmino, di cui sopra, e di Emilio Teza. Dei drammi Priyadarcika e Ratravali figurano le tradu: zioni di Cimmino. E. HaRDY, Notes on an enlarged tert of the Maharamsa ertant în a Cambodjan Manuscript. F. W. THomas, Note on Maharajakanika. — Quest'opera, in due vo- lumi, la quale porta il titolo di Maharajahanikalekha, « epistola a Maha- rajakanika >, va attribuita a Matrceta, poeta buddhistico indiano, autore anche di altre opere celebri. i RELAZIONE SUL XIII VONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI 9 AMBROGIO BALLINI, Un cielo areddotico del Sultano Firuz II (Suratrana Pi- roga), ete. DA cenno di alcune novelle appartenenti alla /ancasati (rac- colta di ben 596 novelle, che risale al 1465), le quali racchiudono gli atti del sultano Frà ZI (1220-1296), nome sanscritizzato in Suratràna Piîroga. GUSTAV OPPERT, Veber die vedische Gòttin Aditi, die Mutter aller We- sen, auch der Gòtter. PAUL OLTRAMARE, Le Vajamana, son role dans le sacrifice d' après les tertes brahmaniques. — Il sagrifizio, in origine, ha lo scopo privato di as- sicurare la sussistenza e la perpetuità della famiglia, di metterla in grado di usare senza inconvenienti delle piante coltivate e degli animali do- mestici. Per espiazione di questo uso, il capo di famiglia, il yajamana, offre agli dei una parte di questi beni. Il prete, il yajna, in origine as- siste il capo della famiglia, e ha una parte secondaria; poi assume il carattere magico di necessario intermediario fra il yajamana e la di- vinità. A. A. MACDONELL, On his forthcoming edition of the Brhaddevatà. — La nuova edizione, per cui si sono utilizzati nove manoscritti, comprenderà anche una traduzione e delle note critiche. Il Brhaddevatà consta di una serie di inni, e in principio contiene pure la enumerazione e la classificazione delle deità vediche. MAURICE BLOOMFIELD, /teport on the present status of the concordance of Vedic Literature. E. WInpIScH, Veber Buddha's Geburt. — Discute la tradizione mistica, che fa incarnare il Bodhisattva nel corpo di un elefante bianco. J. S. SPEYER, Veber den Bodhisatea als Elefanten mit sechs Hauzaehnen. VISHVANATH P. VAIDYA, On a copy of Sus hruta edited by Vaidya Pra- bhuram. An JuLIUS JOLLY, Ueder cinige medicinische Sanskrithandschriften aus Napal. Accenna ad alcuni manoscritti di testi sanscriti di medicina, trovati a Nepal, insieme a molti altri preziosi documenti, dal prof. Bendall, e ora depositati nella biblioteca universitaria di Cambridge. CECIL BENDALL, Note on the history of the Pali Canon in northern India. — Da un manoscritto, scoperto da Bendall, si deduce che il rito Pali fu pra- 9 10 RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI ticato sino all'ottavo secolo nell’India settentrionale. Questo manoscritto appartiene alla fine dell'VIII secolo o al principio del IX della nostra era. ’ MASAHAR ANESAKI Der Sagatha-vagga etc. — Parla delle tre versioni cinesi del cosidetto Samyuktaagama, che appartengono al II e al V se- colo dopo Cristo. U. WOGIHARA, Supplement to the « Catalogue of the Chinese translations of the Tripitaha ».— L'autore, ch'è un prete di Iyo-do-shu, nel Giappone, presenta uno specimen di un supplimento al Catalogo delle versioni ci- nesi di libri buddistici, che egli ha preparato per le stampa. ARTHUR PFUNGST, Fortschritte in der Ausbreitung des Buddhismus in In dien und im Westen.--In India, nel 1891, erano circa 7 500 000 i seguaci di Buddha, nel 1901 sarebbero 9476 750. Anche in Inghilterra vi sono preti buddhisti, e a Liverpool vi è un tempio dedicato a Buddha. Nel settembre 1899, per opera del Giappone, venne costituita a S. Francisco, negli Stati Uniti, una Missione buddhistica. Bruno LIEBICH, Vorzeiguny der einzigen erirtirenden Handschrift der Candra-Vrtti, etc. R. O. FRANKE, Das Verhdiltnis von Candragomin und Moggallayana. FrANcESco LoRENZO PuULLE, Cartografia antica dell’ India. — L'autore ebbe l’incarico dal Congresso di Parigi, nel 1897, di redigere una rac- colta delle carte geografiche antiche dell’India. Presentò la prima parte nel Congresso di Roma; ora presenta la seconda parte, che comprende il Medio-Evo europeo. Osserva durante questo periodo la persistenza di certi tipi determinati e caratteristici, gli uni distinti dagli altri, e «la renitenza delle forme tradizionali e scolastiche a piegarsi alle resultanze delle scoperte e dei fatti nuovi ». A. V. WILLIAMS JACKSON, Notes on some literaly Landmarks of India. — Presentazione di fotografie dell’India. JAMES BURGESS, A Cyclopaedia or Dictionary of Indian Mythology, ete. — Manca alla letteratura indiana un’opera completa ed illustrata di Mito- logia, da compararsi a quelle già esistenti per la letteratura greca e romana; è desiderabile che gl’Indianisti vi collaborino. JAMES BURGESS, The iconography of the Digambara Jainas. RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI 11 MARTINO DE ZILVA WICKREMASINGHE, On the Progress of archaeological Research in Ceylon. — Mediante i lavori dell’ Archaeological Survey, che si propone l’esplorazione delle rovine, gli scavi e le collezioni delle iscri- zioni, si sono ottenuti interessanti risultati, in ispecie nelle provincie del Nord e del Centro dell’ isola. Rilevante è la scoverta d’ iscrizioni sanscrite nel dialetto Na7ar?, in Anuradhapura. SIR CHARLES LvALL, Report on the Progress of the Lingquistic Survey of India, ete. — Nel precedente Congresso l’autore avea presentato due vo- lumi sulle lingue del Bengali e del nord-ovest dell’India; in questo pre- senta due altri volumi sulle lingue del gruppo tibetano-birmano e del- l'India orientale. Ernst KUHN, Bericht ueber den Stand der Arbeiten an Kuhn und Scher- man's « Manual of Indo-Aryan Bibliography ». LEOPOLD VON SCHROEDER, Bericht ueber den Stand der vorbereitenden Arbeiten fiir eine hritische Ausgabe des Mahabharata. HERMANN JACOBI, Bericht diber den Beschluss des Comites fiir eine kriti- sche Text ausgabe des Mahabharata. — Dietro questa relazione, la Sezione decise, nella II seduta plenaria del Congresso, d’ inviare in India il Dott. Liders a raccogliere i manoscritti necessarî per l'edizione. M. A. STEIN, Jornrey of Archaeological Exploration in Chinese Turkestan. — Il Congresso riconosce l’importanza dei risultati ottenuti dal Dott. Stein, e presenta vivi ringraziamenti a S. E. il vicerè dell'India per avere ap- prestato i mezzi di ottenerli. A. FOUCHER, Note sur les travauax de l’ecole francaise d’extréme-orient (1899-1902). — Nel 4 ottobre 1899, durante il XII Congresso degli Orien- talisti, fu annunziata dal Senatore E. Senart la fondazione nell’Indo-Cina di una « Ecole francaise d'ertréme orient», fatta dal governatore generale dell’ Indo Cina, e messa da lui sotto il controllo dell’ Academie des In- scriptions et Belles lettres. Questa scuola, che ha seguito le norme e il programma dettato da Barth, Bréal e Sénard, in tre anni ha già im- piantato una biblioteca, contenente 23,000 fascicoli cinesi e 4000 fasci- coli, a stampa, indiani, tibetani, cambogiani , ete., ha raccolto bronzi, monete, pitture, oggetti d’arte; ha pubblicato 4 volumi in-8° (Num?sma- tique annamite par le capitaine Lacroix, Nouvelles recherches sur les Chams 12 RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI par M. A. Cabaton, Phonetique Annamite par le R. P. Cardière, Elements de sanscrit classique par V. Henry), un vol. in folio (Atlas archéologique de l'Indo-Chine par le commandant L. De Lajonquière) e ha fondato un Bulletin trimestrale, che esce ad Hanoi. SEZIONE II. B Iràn F.C. ANDREAS, Veber einige Fragen der aeltesten Persischen Geschichte. — Nella prima parte, tratta della nazionalità di Ciro e del suo posto nella stirpe degli Achemenidi; nella seconda, illustra la lista delle figure di popoli, scolpite sulla tomba di Dario. F. C. ANDRRAS, Die Entstehung des Awesta- Alphabetes und sein Urspriing- licher Lautwert. — L' Avesta, che a noi è stato tramandato sotto una trascrizione complicata, che risale al periodo dei Sassanidi, originaria- mente era scritto nel semplice alfabeto Pehlvi. Indagando il valore pri- mitivo delle lettere, si deduce che la lettura tradizionale dell’ alfabeto dell’Avesta è in molti punti falsa, essendo i trascrittori dell’epoca Sassa- nida incorsi in molti errori. Herm. CoLLITZ, Zum Awesta Alphabet.--Discute il valore e l’impiego di due segni di fonemi dentali nell’ Avesta. JIVANJI JAMSHEDJI MopI B. A., Michael the Saint of the Christians, and Mithra, the Yazata of the Zoroastrians.— Enumera ben 17 punti di con- tatto tra la figura di San Michele e quella di Mithra, tra gli altri la simiglianza con Dio, l’essere guerriero, l’aver combattuto e vinto Satana. LAWRENCE H. MiLLs, The Pahlavi text of Yasna XIX. — Osservazioni sopra un commento in Pehlvi all’Avesta. YoH. KIRSTE, Das semitische Verbum im Pehlevi. CHRISTIAN BARTHOLOMAE, VWorlegung der ersten 14 Bogen seines altira- nischen Worterbuchs. CL. HuART, Traditions populaires à Chouchtèr. —- Riferisce le tradizioni popolari sopra la città di Chouchtéèr, nella Susiana, che sona contenute in un libro scritto in India, nel 1801. RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI 13 CL. HUART, Les Resultats linguistiques de la mission de Morgan en Perse.— Preannunzia un volume contenente elementi di grammatica e vocabo- lari delle lingue attorno il Mar Caspio (talyche, gilèki, guèbres, dialetti curdi, etc.) compilato da De Morgan coi fondi della Delegazione del Mi- nistero francese dell'Istruzione Pubblica in Persia. PAUL HoRN, Vorschléige fiir ein Neupersisches Worterbuch. — Presenta la proposta e il piano di un dizionario del Persiano moderno. GREGOR CHALANTIANTZ, Worauf gehen die in der Geschichte Armeniens des Moses von Chorene angefiihrten Zeugnisse der vier griechischen Schrift- steller etc. dass der Besieger des Krosus Artasches von Armenien gewesen sei ? GREGOR CHALANMANTZ, Der Armenische Version der Weltehronik des Hippolitus. — Rintraccia e discute i fonti della «Storia degli Armeni » di Mosè di Chorene per la parte che riguarda l’epoca più antica. B. CHALATIANTZ, Veber den Ursprung der Armenischen Fiirstentiimer. — I nomi delle città e dei principati armeni, che in gran parte terminano colla sillaba -ani, -îni, -uni, (etimologicamente « egli possiede »), non ap- partenevano in origine a tutte le popolazioni dei singoli centri, ma sol- tanto alle famiglie dei capi. LEvon MSERIANTZ, Les éléments ourartiques dans la langue arménienne. C. F. LEHMANN, Die Einwanderung der Armenier in Zusammenhang mit den Wanderungen der Thrakier und Iranier. — IMustra, anche coll’ aiuto di fotografie delle sculture sulle rupi, l'interessante storia delle antiche immigrazioni degli Armeni e di altri popoli dell’ Asia Minore. C. F. LEHMANN, Vorschlaege zur Sammlung der lebenden Armenischen Dialekte. — Mostra l'opportunità di una raccolta dei dialetti armeni, che son molti, e che tendono a sparire a causa dei massacri turchi; rileva alcune caratteristiche del dialetto di Van. F. N. FINcK, Bericht ueber cine Studienreise nach Ostarmenien. Josep J. KARST, Beruehrungspunkte in der Pluralbildung des Armeni schen und der Kaukasischen Sprachen. — Studia le forme plurali in er, nè, vi, di, che costituiscono una caratteristica del medio e in parte del nuovo armeno di fronte all’antico. 14 RELAZIONE SUL XHI CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI H. ARAKELLIAN, Les Kwrdes en Perse. — I Kurdi persiani sono stanziati nella frontiera turco-persiana di Azerbaidjan e Kirmanchah, nei luoghi montagnosi. Costituiscono varie tribù sotto capi, detti agha, che domi- nano e opprimono il popolo, raya. Tutta la dipendenza del governo per- siano consiste nel pagamento , fatto dai capi, di un annuo tributo. Il brigantaggio vi è considerato come l’unica occupazione degna del po- polo; la vendetta di sangue è sacra. Tuttavia i forestieri trovano grande ospitalità presso i Kurdi. SEZIONE HI. India orientale ed Arcipelago indiano. A. A. FOKKER, La signification du Malais.—Il Malese è molto diffuso in Oceania, e, oltre di essere la lingua del nord est e dell’est di Suma- tra. di Malacca, di Batavia e di Borneo (nord e ovest), è compresa, come lingua commerciale, in tutte le coste dell'arcipelago indiano, dove gli Olandesi hanno colonie, sino nella Nuova Guinea. La lingua del Ma- dagascar, cioè il malgascio, il facorlang di Formosa e la lingua di Hawai si possono considerare come sorelle del malese. Ma questo le sorpassa tutte in ricchezza di vocabili, e facilità nella espressione, non ostante l'assenza di declinazioni e coniugazioni. I Malesi difficilmente appren- dono le lingue europee: la loro lingua è, e sarà a lungo, il migliore in- termediario della civiltà e della propaganda religiosa. Il Malese si studia ufficialmente solo in Olanda e a Parigi: sarebbe utile che si studiasse anche in Inghilterra e in America. SEZIONE IV. Asia centrale ed orientale. O. DoxxeER, Ueber Ausgrabungen und Alt-Tiirkische wie Uigurische In- schriften aus Turkestan. — Parla di una spedizione fatta nel Turkestan russo, durante il 1898, coi fondi della Società Finno-Ugrica di Helsing- fors. I risultati principali di questa spedizione furono i seguenti: sco- perta di 32 tumoli con iscrizioni in antico turco, importanti, perchè si- nora di iscrizioni con questi caratteri si conoscevano soltanto quelli di Siberia e Mongolia; scoperta di quattro iscrizioni sulle rocce in lingua uigura. RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI 15 Ton. Kunos, Veber den Rhythmus der tiirkischen Sprachen. GABRIEL BALINT, Die Hunnenfrage. — Riferisce i risultati di una sua opera sulla storia della conquista dell’ Ungheria. Gli studii etnografico- storici e linguistici provano che gli Unni non erano nè Mongoli, nè Ta- tari, ma Turani. EmiL SETALA, Zur Etymologie von « Sampo ». — Questa voce, che nelle poesie popolari finniche designa un essere miracoloso, in origine indi- cava un animale di padule e nello stesso tempo una meteora luminosa (cfr. dragon volant ete.). Emir SETALA, Ueber den hamburger Sprachforcher Martin Fogel. — Ri- corda le opere sulle lingue finniche di M. Fogel, medico amburghese, nato nel 1637, e in ispecie quella, non pubblicata, che egli compose per desiderio del Principe Cosimo III di Toscana, che porta il titolo « De Finnicae linguae indole observationes », e di cui il ms. si trova nella Bibl. Nazionale centrale di Firenze. ED.CHAVANNES, Les saintes instructions de l’empereur Hong- Wou (1368-1398). Si tratta di precetti morali, scolpiti a modo di litografia sopra una stele, in modo che poteano essere riprodotti in gran numero di stampati. Questa stele si conserva nel museo di Si-nganfou. O. FRANKE, Die Wichtigsten Chinesischen Reformschriften vom Ende des XIX Jahrhundert.— Esamina il movimento riformista in Cina, che ha preso sviluppo dal 1988, ma era già stato promosso sin dal 1888 da Kang Yeu-Wei, letterato di Canton, mercè la propaganda da lui fatta colla voce e cogli scritti. RENE MARTIN - FORTRIS, Tubleau des sons mandarins des caractères chi- nois. — Presenta la relazione della Commissione di transerizione dei suoni cinesi, nominata nel 1897 dal Congresso di Parigi, e un quadro, ripar- tito in tre colonne, di alcuni suoni cinesi. Nella 1% colonna è segnata la ortografia inglese di Wells Williams, nella 2* l'ortografia internazio- nale; la 3* colonna è lasciata in bianco, perché ciascun governo inte- ressato possa riempirla secondo la grafia del proprio paese. La IV Sezione del Congresso, a voti unanimi, approvò la mozione d’indirizzare a ciascun governo un esemplare del Quadro stato pubbli- cato dal Comitato del Congresso di Amburgo, con preghiera di riem- pirne la terza colonna, e restituirla al Segretario della Commissione in- ternazionale. : 16 RELAZIONE SUL XII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI FrIEDRICH HirTA, Umschreibung chinesischer Schriftzeichen in dem fiir Schriftzwecke modifizierten Dialekt von Peking. — Reca per intero il Qua- dro dei suoni del dialetto mandarino, e aggiunge, nella 3* colonna, la grafia tedesca. Questa, intanto, per certi suoni, viene a riuscir molto più complicata della grafia internazionale, che alla sua volta talora è più complicata della inglese. Così la sillaba cez (grafia italiana) è in inglese (I° col.) che, in grafia internazionale (II° col.) fcher, in tedesco schon. SANJI MIKAMI, On the historiographical Institute in che Imperial Univer- sity of Tokyo. — L'istituto storico del Giappone, fondato nel 1875 dal l’attuale Imperatore, ha raccolto sin oggi 25.000 volumi di diarî e 250,000 frammenti di manoscritti antichi. Ha compilato un sommario degli av- venimenti storici del Giappone, che ha fatto stampare in grossi tipi, e per fogli, distribuire nei palchetti, contenenti i manoscritti relativi al fatto storico, a cui si riferisce ogni foglio. Sistema questo eccellente, che potrebbe essere imitato dagli Europei. Nell'anno 1901 l'Istituto intraprese con 3 grossi volumi la pubblica- zione dei 250.000 manoscritti, che fu intitolata Dai Nippon Komonjo < Documenti antichi dell'impero giapponese ». Cominciò pure a pubbli care in 6 volumi da 1000 pagine ciascuno i Materiali relativi alla sto- ria del Giappone (Dai Nippon Shiryo). Si prevede che le due collezioni, quando saranno complete, consisteranno di circa 500 volumi. ELiza RUBAMAH SCIDMORE, The Niju Roku-ya.— Descrive una festa buddistica giapponese, che ricorre nella 26* notte della settima luna del calendario cinese, e in cui il popolo crede che a chi è abbastanza puro Buddha si rivelerà a traverso le gocce di acqua. Oskar NacHoD, Vorlegung con drei auf die geschichte Japan's Bezuegli- chen Photographien. — La più antica carta del Giappone si trova nel fo- glio 8 dell'Atlante di Fernao Vaz Dourado, che fu dipinto nel 1568 a Goa, e che ora è posseduto dalla contessa di Alba in Madrid. SEZIONE V. Semitologia in generale. ADALBERT MERX, Der Einfluss des alten Testamentes auf die Bildung und Entwichlung der Universalgeschichte—L’idea di una storia universale è scaturita dalla nozione dell’unità della razza umana, proclamata dal- RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI 17 l'antico Testamento. L'A esamina i tentativi fatti dai Greci, da Diodoro siculo, da Giulio africano, da Eusebio. ERNST SELLIN, Ueder Ausgrabungen von Tafannek in Nordpaltistina.— Il più importante risultato di questi scaviè la scoperta di tre borghi; dal- l'architettura e dal vasellame trovato si può affermare che uno di essi ha origine cananitica, gli altri, israelitica di varia epoca. HERMANN GUTHE, Bericht diber Verbffentlichungen des Deutschen Vereins zur Erforschung Paltistina's. — Tra le pubblicazioni della società tedesca per le esplorazioni in Palestina merita anzitutto di essere ricordata una « Carta dei materiali per la topografia dell'antica Gerusalemme » di Aug. Kimmel, Barmen, 1903. J. HAaLÉVy, Ueber den Ursprung des semitischen Alphabets. — L'alfabeto fenicio non ha origine ieratica ma geroglifica. Ciò è evidente per le v lettere aleph, ph e sin; nelle lettere d, A, 2, s, », d Vanalogia si rileva, appena si tenga conto della posizione, variazione e addizione di certi tratti diacritici, come avviene paragonando l’alfabeto greco e il latino. HUBERT GRIMME, Der Ursemitische Ablaut.--Spiega i cangiamenti vo- calici nel semitico, e li distingue in tre gradi: Urstufe, Abtonungstufe, Pliisterstufe. SAMUEL IVES CURTISS, Yhe place of sacrifice among the primitive Se- ntites.— Presso le tribù dei Sirî e degli Arabi, ancora allo stadio pri- mitivo, vige l’uso del sacrifizio; questo nasce dal timore del nume, e consiste semplicemente nello sgozzare, una bestia in un luogo stabilito o anche nella casa di chi fa il sacrifizio. Questa forma semplice e anche la mancanza dell’ altare verosimilmente rispecchiano condizioni anti- chissime. M. LipzBarsHI, Semitische Kosenamen.— Nei nomi vezzeggiativi semi- tici entrano due fattori: 1°) l'elemento vocativo, accorciato; 2°) l'influsso del gergo dei bambini, che si esplica specialmente colle formazioni re- duplicate ed analogiche. Icxnazio GUIDI, La pronunzia del Sere.— Trova analogia tra l’allunga- mento di ? in è nell’ebraico e il cangiamento che subisce è latino nelle lingue romane, o, a dir vero, nell'italiano (fede da fidem, pece da picem): stabilisce che il valore genuino di % ebraico ci è oggi conservato dal- l’abissino e dall'arabo, e corrisponde a quello del francese eu. 3 18 RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI Dr. CHRISTIAN D. GInsBURG, The Paselis throughout the Scriptures— Il Pasek è una breve linea perpendicolare, che si rinviene nella scrittura degli antichi codici della Bibbia (479 o 480 volte). L'impiego del Pause avviene in cinque casi, di cui il primo è il seguente: quando una pa- rola comincia con la stessa lettera con cui finisce la parola vicina. FepERICO CoxsoLo, « Jehiel Nahmany Sefardi».— Studia gli « accenti archeologici musicali » e le antiche melopee ecclesiastiche. La melopea ebraica rassomiglia a quella della messa cattolica greca; entrambe do- vettero avere origine comune. Anche graficamente gli accenti masso- retici, i greci e i latini si rassomigliano. L. KOTELMANN, Der Farbensinn der alten Hebreer.— Gli antichi Ebrei dapprincipio non possedeano il senso dei colori, ma solo quello della luce : distingueano il chiaro dallo scuro, il bianco dal nero. A poco a poco acquistarono il senso dei colori, e prima distinsero quelli carichi di luce, il rosso e il giallo ; poi quelli discretamente carichi, come il verde; infine quelli scarsi di luce, l’azurro e il violetto. — Ciò è dimo- strato dalle espressioni dinotanti i varî colori, che si rinvengono negli antichissimi, nei medî e nei recenti scritti ebraici. PAUL HauPT, Die Form der Biblischen Liebeslieder.—Il cosidetto can- tico di Salamone è una raccolta fatta in Damasco, al principio dell'era di Seleucide (312 av. C.), di antiche poesie popolari amorose, che dove- vano essere cantate. PAUL HauPT, Erliuternde Citate in alt Testament. — Indica ed inter- preta le citazioni, che sono nell'Antico Testamento. PaUL HauPpT, Tursiîs. — Tarsi, denominazione biblica, che indica la Spagna meridionale, è voce semitica, che vale « miniera ». L'A. indaga quali sono le pietre preziose, a cui si riferisce Ja Bibbia quando parla di « pietre preziose di Tarsi ». KARL BUDDE, Die Ueberschrift des Bucher Jeremia.— L'intitolazione del libro di Geremia sta nei primi tre versetti del I Libro. G. KLEIN, Veber das Buch Daniel. EBERHARD NESTLE, Baal Tetramorphos. LI RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI 19 EBERHARD NESTLE, Die Grosse Cambridger Septuaginta. — Dà notizie sulla pubblicazione intrapresa del testo evangelico dei Sessanta, che si conserva a Cambridge. V. RvsseL, Die Herkunft der Hebriischen Fragmente des Buches Tesus Strach. D. SIMONSEN, Der Name den Hasmontier. EUGEN MirtwocH, Veber die Etymologie des Namens Esstier.— Questa etimologia è stata già discussa nella Zettschrift fiir Assyriologie und ver- wandte Gebiete, B. XVII, 1902. G. Klein ritiene che il nome di Esséier non significa altro che « Sti/Zer », « tranquilli, santi », poichè nel tempio degli Assiri vi era una camera così detta, che conteneva il tesoro degli Essaeri. MorpcHÉ W. RaPAPORT, Die Rechtsentwichlung im Talmud. — Presso gli Ebrei, e secondo le leggi di Talmud, il dritto si compenetra nella religione, anzi è soltanto una parte della religione. JULIUS OPPERT, Die Uebersetzung des Grossen Cylinders A con Gudea. — Dà la traduzione della più importante delle scritture sui cilindri di terra cotta, scoperti recentemente dal console francese Sarzec a Telloh. C. BezoLD, Einige Bemerkungen zur Babylonisch- Assyrischen Tran- scription des hebriischen Gottesnamens.—Il nome Jahve-ilu è identico con Iabi-ilu della raccolta di Kujundschik, e perciò si deve leggere Za'p(b)i-ilu. FRITZ HOMMEL, Die Etymologie des Namens Moab.—Come nei contratti di vendita, assiri, occorre il nome personale feminile Ummia-abîa « mia madre è mio patre » si può considerare il nome biblico Moab come un’abbreviatura di /mm60-ab «sua madre è il padre ». FrIrz HommEL, Die Planeten und Tierkreisgotter der Elamiter die Pla- netenzeichen im West-Semitischen Alphabet. Nelle iscrizioni sui cilindri di creta, recentemente scoperte, là dove si enumerano le divinità ela- mite, trasportate a Ninive dopo l’espugnazione di Susa, si ha la chiave per la conoscenza della religione elamitica. Sette erano le divinità principali, corrispondenti ai sette pianeti: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno; dodici gli dei zodiacali o dei mesi. 20 RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI TeopHiLus G. PincHESs, Notes upon a small collection of Tablets from the birs Nimroud belonging to Lord Amherst of Hackney. — Questa colle- zione, che il proprietario Lord Amherst, di Hackney, si propone di fare apprezzare colla stampa, comprende una serie di tavolette di creta non cotta, ove sono iscrizioni cuneiformi babilonesi. Provengono da Borsippa, e per lo più contengono contratti di compre, vendite e annunziî legali. Exxo LITTMANN, Semitische Voll:spoesie in Abessinien. — Di poesie po- polari semitiche non si conoscevano sinora che le arabiche; è perciò che la raccolta, che sarà denominata Bibliotheca Abessinica, fatta da Litt- mann , riuscirà molto importante , abbracciando testi in antico e mo- derno amarico, tigrè e harari, con traduzioni e illustrazioni. FRaxcIsco FERNANDEZ Y GonzaLEz, Sur la predominance des elements sémitiques dans la langue basque.—Gli elementi principali sarebbero l’as- siro, il fenicio e il caldeo, la lingua popolare degli Ebrei, dopo l'esilio. Max GRUNWALD, Zur Geschichte der Juden in Hamburg. — Gli Ebrei in Amburgo vennero prima dal Portogallo , poi dalla Fiandra e dall’I- talia; conservano lo stesso rito che a Livorno. SEZIONE VI. Islam. > AHMED ZEKI Bey, Die Erfindung des Schiesspulcers dem Deutschen Genius geschuldet. — Notizia di un ms. arabo, di cui si trovano copie nelle bi- blioteche di Vienna, Costantinopoli ed Algeri, che parla della scoperta della polvere di cannone, fatta 265 anni prima che l’autore del ms.scrivesse. AHMED ZÉKI Bey, Projet du gourernement égyptien pour la réforme et l'amelioration de la Typographie arabe. — Il Khedive Abbas II ha avuto la felice idea di riformare il sistema, così complicato , della tipografia arabica, e ha nominato una commissione per mettere in attuazione questa idea. Riducendo il numero dei segni tipografici, le pubblicazioni in arabo costeranno molto meno, e avranno la maggiore diffusione. ADALBERT MERX, Die Einfiihrung der Aristotelischen Ethik in die Arabische Philosophie. RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI 21 JEAN SPIRO, La Theologie d' Aboîù Mansoîr Al Matouridy. — Questo Aboù Mansoîr fa un difensore della ragione contro gli eccessi dell’ in- terpretazione letterale del Corano. Si sa poco della sua vita; nacque a Matourîd, nella provincia di Samarcand, e mori nel 333. Fu autore di molte opere di teologia e di giurisprudenza. Joser HorovITz, Die Historia de la doncella Teodor und die Geschichte von Tavaddud. IGN GOLDZIHER, Die arabische Trauerpoesie in ihrem Zusammenhange mit des Todtenklage. — Dai primitivi lamenti funebri ( Niiaha) degli Arabi, che esprimevano la religione del lutto, si svilupparono le forme più artistiche e poetiche dei Martija. IGN. GOLDZIHER, Vorlegung eines nachgelassenen Werkes des Herrn Al- bino Nagy. Max GRUNERT, Die Etymologie bei den Arabern.—Gli Arabi considera- vano la ricerca della origine delle parole, al istigàg, come una parte della retorica, ma avevano pure le etimologie popolari. Fra le mono- grafie sulla ?sti9îg, vanno menzionate quelle delle scuole di Basra e di Kùfa e quelle di Ibn Duraid. I dizionari originali recano ben 3200 eti- mologie. Max GRUNERT, Die praktischen « Orientalischen Sprachkurse» in Prag.— Dal 1900 la Società tedesca per l'archeologia di Praga incluse nel suo programma alcuni corsi pratici di lingue orientali. Sino al 1902 questa scuola aveva corsi delle lingue turca, araba e persiana. E. MoxTET, Une mission scientifique au Maroc: l'Islam marocain.—Dal lato religioso il Marocco si connette coll’ ortodossia musulmana (rito màlikite); ma il Marocchino è poco praticante e di raro esegue il pel- legrinaggio alla Mecca. Ciò che costituisce essenzialmente la religione marocchina è il culto ai sauti (in numero prodigioso) e l’ affiliazione a confraternite , che anche esercitano una grande influenza sociale. Nel Marocco vi ha scarsissima istruzione anche presso le classi elevate. J. J. HEss, Aahtanische Beduinenlieder.—Le cantilene dei Beduini co- stituiscono , tanto dal lato poetico che dal musicale, una delle forme più primitive della espressione. 22 RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI C. H. BECKER, Weber einige Handschriften den Ibn el Kelbi und des Beladhori im Escorial und in Konstantinopel. — Si tratta non dell’ opera originale, ma di una cattiva riduzione di essa. HarrwI6 HirscHFeLD, Die Arabischen Fragmente der Cairo-Genizah zu Cambridge. — Illustra alcuni dei numerosi frammenti di mss. ebraici, scritti in parte in caratteri maomettani e Nasch?, che sono raccolti a Cambridge. MoHammMED-BEN-BRAHAM, Les cercles metriques.— L'utilità di questi cerchi metrici sta in ciò, che essi dànno il modo di verificare i paradigmi dei metri, mostrare l’ origine di questi, render sensibile il rapporto che unisce tra loro i metri di ciascuna categoria. O. F. SevBoLD, Mitteilungen iber die Tiibinger Handschriften 32 und 33. — Questi mss., di cui l'uno è del XIV e l’altro dei XV Secolo, conten- gono racconti dei 1001 Notte. C. F. SevBoLDp, Zur Drusen Litteratur. — Dà notizia della pubblica- zione di uno scritto druso tratta dai mss. di Tiibingen e di Monaco. ChaRrLEs J. LyALL, Exhibition of certain books and documents issued from the printing press of the Khalifah. OpoacRE CATERINI, Peu de mots sur le Diwan de Hafiz Mouhammad Ibrahim. Questo poema cavalleresco in otto canti, pubblicato al Cairo nel 1901, mostra che nella gloriosa capitale dell’ Egitto vige 1’ arabo nella forma più pura e letteraria. OLGA DE LEB®DEW, Les noureaur droits de la femme musulmane.—L’idea della emancipazione della donna ha fatto dei progressi nella vita in- tellettuale e nell'opinione stessa dei Musulmani, specie dell'Egitto, che si ‘può dire il centro intellettuale dei paesi devoti a Maometto. L’innova- tore più efficace è stato Kassime Émine Bey, che è riuscito a far mo- dificare le stesse leggi musulmane, che aveano fatto della donna una schiava, e aveano quasi annientata la famiglia. Kassime Émine Bey ha avuto il coraggio di affermare tra isuoi che i musulmani debbono guar- dare la famiglia europea come il loro ideale, e che debbono senz'altro sopprimere la parte del codice dell’ Islam che riguarda la donna. Egli è riuscito a fare approvare dal capo religioso dei Musulmani di Egitto varie riforme, che poi sono state accettate anche dal governo, le quali sollevano la condizione della donna nella famiglia e nella società. RELAZIONE SUL XII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI 23 SEZIONE VII. A. Egittologia. J. LIEBLEIN, Worte der Erinnerung an die verstorbenen deutschen Aegy- ptologen.— Primo tra tutti gli egittologi tedeschi defunti va ricordato Ri- chard Lepsius. Egli fu il maestro di tutta la schiera dei moderni egit- tologi, tra cui primeggiarono Heinrich Brugsch, Georg Ebers, Diimischen, Lauth ed Eisenlohr. J. LIEBLEIN, Ueder den Namen Amenophis IV.-Il nome di questo Fa- raone è veramente Ate-n khun-re, che vale Dio del sole (Aten), gloria (Rhu) di Re, (o Ra). EDOUARD NAVILLE, La pierre de Palerme.— Le iscrizioni di questa pie- tra furono riprodotte per la prima volta da Astorre Pellegrini (Archivio storico sicil. A. XX. 1895), che pure ne fece conoscere per sommi capi il contenuto. Ecco le conclusioni a cui giunge il prof. Naville, riprodotte integral mente. Queste iscrizioni sono un frammento di annali religiosi, tenuti dai preti di Eliopoli e redatti in un'epoca poco discosta dall’ ultimo re, di cui si parla nella faccia B, che tratta dei fatti e dei regni più recen- ti. Da questa iscrizione si desume che già in origine gli Egiziani avea- no due anni differenti. La cronologia, che noi vi vediamo riprodotta, era fondata sopra cicli e periodi; essa era indipendente dagli anni del regno dei sovrani, allora sul trono. Sulla faccia A il registro superiore contiene inomi dei dominî e delle proprietà del Basso Egitto, appartenenti ai Re. Il registro 2 si riferisce forse all’epoca chiamata degli dei e dei mani; i registri seguenti riguardano l'epoca thinite, cioè le dinastie anteriori allo stabilimento del potere a Menfi, sotto la III dinastia. Il fatto che l'indicazione di Sckes Hor ritorna sovente per indicare una data, dà a credere che l'epoca tinita fosse compresa in quell'epoca che gli Egiziani chiamavano dei Schesou Hor « dei seguaci di Horo ». L'ultimo registro riferisce gli atti del regno di Snefru, l’ultimo re della II di- nastia. Le misure, scritte in basso di ogni fascia, tanto in questa faccia della pietra che nella posteriore, devono essere le indicazioni dell’altezza del Nilo in quell’anno. Le iscrizioni della faccia B, molto più dettagliate di quelle della faccia A, descrivono i doni fatti dal re Scepseskaf, l’ultimo 24 RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI della IV dinastia, e dai tre primi della V, agli dei d’ Eliopoli prima, e poi a differenti divinità del Delta. Si vede che già d’allora esistevano relazioni col paese di Punt. È molto rincrescevole che questo interes- sante monumento ci sia pervenuto in cattivo stato; noi ignoriamo pure assolutamente quale ne fosse la dimensione primitiva. Kurt SerHE, Ueber die Enticikelung der Altigyptischen Jahresdatie- rungen.—Il gruppo noto di segni per le indicazioni delle date è un accor- ciamento di segni più antichi, che si riscontrano anche nella pietra di Palermo. D.rR BorcHarDT, Zéihlkarten con Volkszihlungen aus der Zeit des Mit Heren Reiches—Da una carta di censimento della popolazione su papi ro, scoperta da Griffith, e appartenente al tiempo dell’ impero medio (1900 av. C.), si desume che tali censimenti si faceano coll’ intervallo di 14 anni. Jaxes HexRy RrEastED, The battle of Kadesh.— È la prima battaglia storica, di cui abbiamo i dati per seguire i movimenti e le disposizioni dei due eserciti combattenti. Fu data da Ramses II, e dalla divisione di Amon, contro la fortezza di Kadesh, difesa dai popoli asiatici. VALDEMAR SCHMIDT, Sur les cercueils de momies datant de la XXI: Dynastie. ADpOLE ERMAN, Unterscheidung zwischen verkiirzten und unverkiirzten For- men in der hieroglyphischen Schrift.— Tanto la congiunzione copulativa che alcune preposizioni e la particella negativa, quando vengono ad ap- poggiarsi alla parola seguente e riescono atone, sono rappresentate con segni geroglifici più semplici, che non in altri casi. ADpoLF ERMAN, Die Arteiten an dem neuen Wirterbuche der Aegyptischen Sprache— Già da alcuni anni, per l'iniziativa dell’Accademia tedesca, si è impresa la raccolta degli elementi per un gran dizionario della lingua egiziana; sinora si hanno circa un quarto di milione di schede. ADOLF ERMAN, Veber ein Verzeichniss der bisher veriffentlichten Aegyp- tischen Inschriften und Darstellungen. HeixR. ScHAFER, Ein Phonizier auf einem Aegyptischen Grabstein der Ptolemeerzeit.— Nella raccolta egiziana di Berlino si trova un sarcofago, RELAZIONE SUL XII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI 25 recatovi da R. Lepsius, e appartenente a un certo Cha*hape, morto, se- condo la iscrizione demotica, nel 205 av. C. Il cadavere, mummificato, indossa una lunga e succinta camicia senza cappuccio, ha i capelli ta- gliati corti, e la barba intera a pizzo. Tutto ciò mostra che non si trat- ta di un Egiziano, ma di un Fenicio, probabilmente di Tiro. THÉOoDORE REINACH, Sur le date de la colonie juive d'Alessandrie.—Da una iscrizione greca, trovata recentemente a Schedia borgata, nei pressi di Alessandria, si rileva che all’epoca di Tolomeo III i Giudei di Sche- dia possedevano una sinagoga, e che perciò ad Alessandria era già co- stituita la comunità giudaica. GEORGES BENEDITE, Sur quelques fragments de sculpture en bois doré et incrustes d'or et d'émail conservés au Musee du Lowere.— I frammenti di legno scolpito e indorato, provenienti dalla collezione Clot-bey, che si conservano nel Louvre, hanno un carattere pienamente religioso, e devono ritenersi come parti dei mobili liturgici dei templi e delle cappelle, d'epoca faraonica e greco-romana. Ep. MAHLER, Aegyptische Altertiimer in Ungarn. — Non solo nel Natio- nal-Museum di Buda-Pest ma negli altri Musei e nelle collezioni private di Ungheria si conservano numerosi monumenti, o frammenti di antichità egiziana. Sono più di 1700 pezzi, tra cui va ricordata principalmente una stele sepolcrale, portante scolpito un inno, per il re Thutmosis II (1503-1449 av. Cr.). JAMES TEACKLE DENNIS, On ushabtis from Abydos. — Tra gli Ushabtis, scoperti recentemente ad Abydo, ve ne sono cinque, che presentano di. vergenze dai tipi degli Ushabtis, conservati nelle collezioni dello «Smi- thsonian Institute» di Washington e dei musei del Louvre e di Guimet a Parigi. P. A. A. BoesER, Zum demotischen Papyrus Insinger. — Questo Papiro Insinger reca un testo demotico estremamente difficile. Tentativi d' in- terpretazione ne sono stati fatti dal compianto Pleyte e da Boeser. Jac. KRALL, Neue Ergebnisse aus den Demotischen und Koptischen Pa- pyrus der Sammlung Erzherzog Rainer. 26 RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI SEZIONE VII. B Lingue Africane Hans STUMME, Metrische Fragen auf dem (Gebiete der Berberischen und Hausanischen Poesie. — La indagine della metrica nelle poesie dei popoli Berberi e Hausa, come anche dei Fulha e dei Suaheli, è stata general mente trascurata. Hans Stumme per il primo ha istituito delle ricerche sistematiche sulla metrica delle poesie degli Sciluk \Dichtkunst und Ge. dichte der Schluh, Leipzig 1895). A prescindere dall’Hausa, per cui man- cano buoni saggi di poesia popolare, si può affermare che presso tutti i popoli maomettani dell’Africa una influenza della poesia arabica è sempre riconoscibile. SEZIONE VII Relazioni tra l'Oriente e l’Occidente. K. KRUMBACHER, leber den Zweck und die allgemeine Bedeutung der Scktion « Wechselwirkungen zwischen Orient und Occident». — Questa Se- zione del Congresso è legata a ciascuna delle altre Sezioni più stretta- mente di quanto le altre sieno legate fra loro. Essa rappresenta la ri- cerca sistematica dei numerosi fili, pei quali l’aggregato « Oriente », ap- parentemente molto lontano dai popoli europei, è collegato colla nostra cultura. Il ponte naturale tra le due culture è certamente Ja Grecia e Bizanzio, ma ciò non toglie che le ricerche di questo genere possano estendersi profittevolmente ad altri terreni. — ADOLF DEISSMANN, Die Hellenisierung des Semitischen Monotheismus. — Non è vero che la Bibbia sia stato un libro incomprensibile pei Greci. L'idea di un Dio unico e grande lasciò profonda impronta nella religione, nella mente, nella letteratura dei Greci. Lovis BREHIER, De l’influence des Orientaur sur la civilisation occiden- tale au commencement du moyen Gge (V-VIII siècle). — L'influenza orientale si esercitò pel tramite delle colonie Greche, Egiziane, Asiatiche, che sotto il nome collettivo di « Sirii » si stabilirono dalla più remota antichità sino all’epoca di Carlomagno nelle principali città d'Occidente. A Roma gli Orientali vennero come mercanti, funzionari, monaci. Dai VII all'VIII RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI 27 secolo 8 papi sono greci, 5 sirî. A Ravenna formarono dei gruppi im- portanti; vescovi e funzionari pubblici erano reclutati tra loro. A Car- tagine, a Marsiglia, a Orléans, a Tours, a Strasburgo, a Colonia, ete. sino al tempo di Carlomagno, esistevano importanti centri. Dall’epoca delle invasioni barbariche queste popolazioni orientali divennero industriali per eccellenza, e agirono sulla civiltà occidentale per le loro importa- zioni commerciali (prodotti agricoli, industriali) e artistiche dall'Oriente, per la loro cultura, e per l’introduzione del monachismo. H. ARAKELLIAN, Les rapports des Arméniens avec l’occident au moyen dge et après. —- Gli Armeni costituiscono una nazione storica tra le più an- tiche, e anche prima del cristianesimo, che essi adottarono di buon’ora, istituirono delle ampie relazioni commerciali e di civiltà colla Grecia, Roma e altri stati, come attestano gli storici Erodoto e Senofonte. Nel VI secolo, secondo Procopio, la città di Duina, capitale d’Armenia, era centro di commercio universale. Questo commercio si ampliò nel- XI secolo, quando fu fondato il regno armeno di Cilicia. Sino al XVII secolo gli Armeni commerciavano con Venezia, Genova, Roma e la Si- cilia. Ma fu nel XVII secolo che essi ottennero il primato nel commercio mondiale, e che, primi tra gli altri popoli, valsero a introdurre in Asia i prodotti dell'industria, gli usi, le idee europee. ELKAN N. ADLER, Indian Jews and European Potentates in the sixteenth century. — È stato recentemente pubblicato dal D.r Neubauer (in Anecdota Oxoniensia , II, 133 segg.) un ms. del diario di certo David Reubeni, giudeo venuto in Europa nel 1524, e spacciatosi come fratello di un principe asiatico. Alcuni lo ritengono impostore; ma è un fatto che in una lettera indirizzata dal Papa al legato veneziano Marco Foscari, il 14 marzo 1524, si fa cenno di un ambasciatore dei Giudei d'India, che offeriva al Papa 300 000 combattenti per iscacciare i Turchi. Questi però riuscirono invece a scacciare da Cranganore i Giudei, che poi passarono in Coccincina. Col favore di Adriano VI e col tatto usato verso il Re, Reubeni potè stabilirsi nel Portogallo, ove ebbe modo di predicare in fa- vore della religione di Mosè, che lì venne per tal modo quasi tollerata, non ostante l'Inquisizione. PAUL KAROLIDIS, Veber die « Stadt der Byzantiner » (urbs Byzantinorum) in der Chronik des Assyrischen Kònigs Assarhaddon. — Il nome di Bizanzio (gr. Putivtiov, arm. Puzantagog), dato da Eusebio come luogo del combat- timento avvenuto fra il re assiro e i Cimmeri, nell’anno 678 av. C., pare & 28. RELAZIONE SUL XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ORIENTALISTI di origine tracia o cimmera: 83txw7x varrebbe « città o luogo di fiîx< ». Questa città sarebbe stata colonizzata dai Greci di Megara. C. WESsSsELY, Beitrige zum Formelwesen der Buzantinischen Urkunden mit Beriicksichtigung ihrer orientalischen Elemente. OsKkaR VON HovoRKa, Veber Grundziige einer vergleichenden Vollsmedicin der Balkaneblher mit Betonung der orientalischen Einfliisse.— La medicina popolare dei popoli slavi della penisola balcanica, non solo ha parentela con quella dei Bulgari e dei Dalmati, ma, riguardo alle proprietà tera- peutiche delle piante, offre riscontri colla Historia naturalis di Plinio, e perfino coi dati che ci appresta la scrittura geroglifica e la cuneiforme. Di grande interesse etnografica riusciranno gli studi di « Medicina po- polare comparata >, che, come la moderna medicina, abbracceranno varî rami : malattie interne, chirurgia, ostetricia, etc. RIASSUNTO D OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE Nel R. Osservatorio di Valverde in Palermo negli anni 1901-02-03. (0) 2 RIASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE ESEGUITI Altitudine della Staziori i: | BAROMETRO TERMOMETRO CENT. VENTO di (©) (©) a (©] [| (©) 5 E s E Se masi | E CO E £|E|s|5]3 E E 9 Sca [e eee Go = [ei = (mi RI he) [i = (si n= <= s d= 7 = sE ci 3 dZ 3 S n 2 © È Ei © EE @ & S © 5 e 9 si o) i > co) n N > 3 = Si E = E = n] zi = s Gi È S 4 fo Si fo +» A E [°) a S A Co E =) [(@) (=) & Ti SO — =» Pr6mk ——1kt==—@—# (<>) (a (ep) Lo (SI Li (To) {To} (D1I o) da TS ‘O I © ho DA vo (e DO 55,55| 48,99) 9 ||35, 5670| s1,40| 12 ||36,5 56,30] 52,90| 11 ||36,2 56,21 | 45,20| 29 |36, 6 55,47| 46,50) 28 |35,4 TERMOMETRO CENT. VENTO Data del massimo Medio Minimo _ © [a i =1 ho Altitudine della Stazione 29 (2 A = = j=i DI Bi S E 3 E S 05 e {gs |S|j8e ig Gel Ss |48 SI i | | | | | km. | km 6 | SW | 6,7|27,6 | SS 17 | sw| s,9|350 i | 12 |WNWÌ 8,3|29,2 | ws 2-0 | ENE | 5,0|27,2|V SI 11 | ENE| 9,3|400 Ù 20 | ENE| 7,1|280 NN: 5 |ENE| 44|242 N. | 14 | ENE | 5,3|23,2|V i! | 2 | ENE| 49|260 F 30 |WNW| 5,3|29,5 f 24 [wwW! 6,7|43,0| (Bî 7 | SE | 85/485) 0 | | Ri: Il | Massimo. . . Medio . . .. Minimo . . . | annuale del barometro (65,50 (9 gennaio) 140,70 (1 dicembre) | | i | Escursione barometrica annua = 27,80. i l ! Vas Meti NELL'ANNO 1902 NEL R. OSSERVATORIO DI VALVERDE IN PALERMO 5 n. 72,2 Latitudine 380,67. PIOGGIA | GIORNI CON Fai, a TASSE © & cea | ins) 3 E | po < | (i si E || ASSE] | = È 2 | GIORNI PIOVOSI = VENTO FORTE TUONI NEVE E (si “a 5 è E 5 E È © = È i 4552 E | | | 43,4 |3.4.15.16.20.21.26.27.31. 60,10 |4.25 dI _ 27 | 23,9 |3.8.14.15.16.17.18.19.22.23.25.26 83,60 |1.2.8.10.14.17 16.18 = — | | i 33,2 |3.7.8.9.11.13.17.18.19.24.2529 102,65 8.17.25 T.24 11.18 T.11.17.25 | } | 38,4 |7.8.11.13.16.17.19.24.25.30 69,10 (29 \19 - 19 44,3 |1.12.13.14,21,22.23.24 80,50 5 - —. - | 1 | ; 68,3 |14 0,70 19.18 14 — —_ Li i RO) 94 e | 91,3 |13 2,00 (13 = | petra = | D4,7 |24.25.26.27.28.29 55,40 13 24.25.26.28 = => 30,1 |5.6.13.14.15.17.18.19.20.24.25.26.27. | 168,60 (1.2 5.14.15.17.30 - 17 | 28.29.30.31 | 39,9 |8.10.11.15.16.17.18.20.21.29.23.26.27| 122,35 |25.26.30 20 — = 28 | ; 32,1 |1.2.4.5.6.12.13.16.17.20.22.24.27.31 88,25 ||19.23.30 5.6.531 6.23.24 |6 49,1 | 831,25. | | Î Massimo. . . 36°, 6 (16 settembre) Massima forza del annuale del Escursione termometrica | vento km. 48,5 alle Medion. < 18,51 ore 24 de] 30 dicembre. termometro annua = 349,2 Pioggia totale mil- Minimo . . . 2, 4(17 febbr.-12 marzo) limetri 831,25. (ep YA RIASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE ESEGUITE Altitudine della Staziond BAROMETRO i TERMOMETRO CENT. © VENTO #& | —_n — n | 4 | | | A | [SS [fio = © 5 EE E (ES S £ 2 = z IMBEISII I] = E E È RSS e a pe ear Z 2 = E |a Cali ga cn a a EE Ss |$| = i e i o e e = I SEA e [3 | |[alessee s | AS S sla = | d E | è E Et o: si eni | ti — | arno | de ee — eee | — | | | | | mm. | mu. mm. | | o. e. o. €. o. C. | km. km. | | | | Gennaio. . | 770,50) 30 | T61,33 | (51,50 | 192 TA CLISSO]| 2 SZ ME 6,4|40,8|) S | | WNW |A Febbraio . {| 72,10] 8 | 63,07| 46,60] 2 |20,9| 24 |1168| 0,4| 19 | N | 65|4#2| S 3 I 3, d 1 |WNW Marzo. . . | 68,40| 22 | 57,55| 4380| 4 |25,9| 27 1351] s,8|330| SY Aprile 56,30] 29 | 52,30] 47,06] 23 [27,0] 30 [14,22] 3,9| 20 |wxw|10,0|36,0] Ss Maggio 63,54 | 16 | 55,14| 47 20] 29 |30, 2 19,31 | 1,6| 19 | ENE | 5,7 |20,5 Svg Giugno . . | 58,801 so | s443| 4550| 3 |35,4| 2 |2147|10,6| 16 | ENE | 7,6/255 Luglio ..| 5950| 4 | 56,18] 50,86| 7 |33,6| 15 |2488/13,6] 11 | ENE 6,3 | 26,8 [NN] Agosto .. | 59,80] 2 | 36,75| 32,70| 20 |33,4| 4 |26,01|16,0|2223| ENE] 5,5|310 NNW Settembre. | 64,30 | (9) D (SII DN D (—) Lo Ha (fo) [de] (19) H_ ho Ho Lo LO (n (d0) hO o (K9) Ha (n Re) -I n DD tr ZA ti I Ha I N) (©) n DI Ottobre. . | 62,451 6 56, Novembre. | 69,70] 24 | 56,55] 36,08| 30 |23, (0) | | Dicembre. 60,90 | 21 52,29 | 38,00 TAM :20587] 1 |13,17| 3, 5 | 30 | | | | Medie | 763,86 756,69 | 746,24 | 29,15 |17,84| 7,26 | | | mm. Massimo. . . 12,10 {8 febbraio) Escursione barometrica & » Medio . . . . annuale del barometro 156,69 mm. Î annua = 36,02. i Minimo . .. 736,08 (30 novembre) NELL'ANNO 1903 NEL R. OSSERVATORIO DI VALVERDE IN PALERMO I Y A LE 72,2 Latitudine 389,67. NUVOLE PIOGGIA GIORNI CON i | e LAI —— E |: ; - : e GIORNI PIOVOSI a VENTO FORTE TUONI NEVE È = = 2 E 5 E È (e) fi a (o) 206 È | 32,3 |1.2.3.13.14.16.21.25 31,35 [11.12 _ 16 _ 49,2 |1.3.4.10.14.15.16.17 46,00 |2 5.17 3.17.18 — | 48,1 |2.3.4.8.9.10.12.13.14.17.18.20,28.29 | 92,20 |4.15.17 29.12 9 9.10.12 45,7 |1.3.4.5.6.9.10.11.21.23.25.26 81,90 |1.6.8.11.17.18 14 1.11 1.11 44,3 |2.3.15.30 15,50 |3 30 _ = 54,5 (5.6.13.14.15 21,50 14.21.93 13 — — 86,2 |2 1,90 8 = — -_ 95,5 > = | = = = - 68,6 |22.23.24.25 23,95 |13 3.23 _ — | | 65,9 |3.4.18.19.20.23.24.80 21,65 [10.29.31 18.19.23.30 O - 42,4 |4.5.7.12.18.19.20.21.22.30 85,90 29.30 5.12.18.19 _ —_ 36,1 |4.6.7.8.9.12.14.15.18.19.21.22.23.24. | 107,55 |1.6.9.16.17.18.31 9 _ 9.22 | 20.27.23.29.31 TANI 35,7 528,80 | | Massimo. . . 420,2 (13 settembre) Massima forza del annuale del Escursione termometrica | vento km. 57,2 alle Medio... . 17,84 20 ore del 1° dicembre. termometro annua = 410,8 Pioggia totale mil- Minimo . . 0, 4 (19 febbraio) limetri 528,80. dai MIDA st SE FIFINE Siria dr Rate * ui per: RTRT ; CAT Na TTI a È bere er An gra E rovi osrmtei 2! ‘ “amenpre È 1 A Sw È» "e VIE ri Rita sito NIE ARRE GI ALI RRAZONI malati. Li Upi » eiacea vr 6, Pte $ i Sa i Mola ( c. - i PEcOLI LES tie %j % | coli 8 è Da, JA ate ui $ ali RI IA Mr E sta RI TARA e. x AGIEI DELLA REALE ACCADEMIA DI SCIENZE, LETTERE E BELLE ARTI DI PALERMO are TERZA SERIE (Anni 1902-1908) Volume VII. PALERMO TIPOGRAFIA N. BARRAVECCHIA ® FIGLIO 1904 ATTI DELL'ACCADEMIA DI Scienze, Lettere ed Arli DI PALERMO ehe fu già Aeeademia del BUON GUSTO PRIMA SERIE Saggi di dissertazione dell’ Accademia palermitana del Buon Gusto anno 1755. Saggi di dissertazione dell’Accademia palermitana del Buon Gusto dopo la SUANIEONCONAZONMOAROIOEOOOE Ra OR00 NUOVA SERIE Atti dell’Accademia di Scienze e Lettere di Palermo VOL IRE OS RE SR NEI o VOS SN e e RI O e RNA a VOS SI RO ORA RI 5A WIN TA I SR a So) VORRETE ERO E API GA e i A Di alati, (00 RIU RSOLERIFS I VOLE AO i ne MOTAN! a o SR I Ro RR ICRO VIRA e RO TI O N I VIORAE a a i o I ATA RR], MOLO e RI MII AM ABI DOCS TERZA SERIE Atti della R. Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti VR e e] VON Eee e e e o Peg Regio IIS VOLI RN A AO CARO MOLINO NI LO RAT O E e RI VO RA e AO E LITE ERRO UE 0 IDOLO Vol: VII AE AC A 020 i SA ea ST, ine) Si LI Des di i 4 il 4 /ERRAA PEZZA E Ra SA Sl NI, À SÒ Mi 227 ARMADA Ten p. PEN \ GN di TNA 3 È ct ® SOY ERR = KR NN E S NY Pozza IAC APRAAN1 | ia S0SZ: * TNA L : gecC RARA VIA = N pi GRATE { *>_TRD ) f ; 7 _ _ . Pe = DAI ù - —— pr» " e —- dA SY » lenze »_ Ta = Pi Ch ri NECARAE a I a A Tit 0 >